RHAPSODY - "Rain of a Thousand Flames"
(LMP/Audioglobe)

75/100

TRACKLIST: Rain of a Thousand Flames / Deadly Omen / Queen of the Dark Horizons / Tears of a Dying Angel / Elnor's Magic Valley / The Poem's Evil Page / The Wizard's Last Rhymes

Decisamente buono questo EP di transizione per i triestini che, per prevenire l’attesa nei confronti del nuovo disco, ci offrono un compendio all’ultimo (e controverso) “Dawn of Victory”. Per quanto mi riguarda dei Rhapsody ho sempre apprezzato solamente il debut, considerando tutto il materiale successivo di scarso interesse e valore artistico, ma mi sembra che questo “Rain of a Thousand Flames” faccia davvero ben sperare per il combo guidato da Turilli e Staropoli, stilisticamente rinnovato ed ormai ad anni luce di distanza da “Legendary Tales”. L’EP in questione (che di EP ha proprio poco, vista la durata di quasi tre quarti d’ora) si compone di sette tracce, di cui quattro facenti parte della suite “Rhymes of a Tragic Poem – The Gothic Saga”. La title-track, a cui tocca il compito di aprire le danze, è un’ottima cavalcata power metal decisamente aggressiva, che permette al leggendario drummer Alex Holzwarth di dare sfoggio delle proprie incredibili capacità (sul disco prima era a dir poco sprecato, per non parlare dei concerti!): sicuramente una delle migliori tracce mai scritte dai Rhapsody, nonché un cavallo da battaglia per i futuri live shows. La successiva “Deadly Omen” è un trascurabile interludio orchestrale di quasi due minuti, mentre “Queen of the Dark Horizons” offre una grande ricchezza di sonorità ed atmosfere drammatiche, con la sua durata di quasi un quarto d’ora su una struttura assai cangiante. La traccia prevede un coro in italiano che – come scelta musicale – mi ha fatto pensare non poco ai siculi Thy Majestie, ma i legami con l’Italia non finiscono qua: nella melodia portante della canzone viene infatti inserito il sinistro tema della colonna sonora di “Phenomena”, composta dai Goblin di Claudio Simonetti. Dal momento che tale soundtrack includeva alcune tracce heavy metal (tra cui “Flash of the Blade” degli Iron Maiden), possiamo quasi ipotizzare che i Rhapsody stiano ora ricambiando il favore con questo tributo a tale band, ampiamente riscoperta dal pubblico metallico in tempi recenti. Il risultato è davvero buono e ammetto di essere rimasto sorpreso dall’esperimento, che sulla carta mi faceva invece presagire dolori (credo sia evidente che non sono di certo io il fan numero uno dei Rhapsody). E’ ora quindi il momento di passare alla sopraccitata suite, che si apre in maniera non felicissima con “Tears of a Dying Angel”, una composizione un po’ impacciata dall’impostazione marziale-epica che mi ha ricordato certe composizioni dei Bal-Sagoth. Sorvoliamo su “Elnor’s Magic Valley”, un breve interludio strumentale di natura folk, per toccare “The Poem’s Evil Page” (una speed-track vagamente pacchiana e ripetitiva) ed arrivare alla conclusiva “The Wizard’s Last Rhymes”. La canzone si svolge in maniera fluida e coinvolgente, a discapito della durata di dieci minuti, rielaborando le note principali del “Nuovo Mondo” (Sinfonia No. 9) del compositore romantico Antonin Dvorak. Chi mi conosce sa che sono sempre stato più un detrattore che un sostenitore dei Rhapsody, ma stavolta devo dire che la musica proposta non offre lati negativi... tre delle sette tracce sono realmente ottime, e rispetto al precedente “Dawn of Victory” siamo su tutto un altro pianeta (anche se si tratta solo di un EP). Bello anche l’artwork, che finalmente lega il nome dei Rhapsody a qualcosa di veramente metallico...

Alessio Oriani


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