X-HELLS - "Subterranean Stories"
(Lucifer Rising/SELF)

80/100

TRACKLIST: Theatre of Pain / Dreams of Hate / Paranoia / Contradiction / Angel Litanies / Subterranean Stories / Kill the Different / The Kube / Hunter's Eyes

Senza alcun preavviso, i romani X-Hells spuntano fuori dal nulla come un fulmine a ciel sereno, e colpiscono a fondo. Nelle nove tracce offerte dalla band in circa quaranta minuti di musica, vecchio e nuovo coesistono secondo delle leggi fatte e disfatte a piacimento... cosa vi viene in mente, se unite la NWOBHM degli anni ottanta con le nuove tendenze esposte da band quali Machine Head, Fear Factory, Korn o addirittura gli odiosi (almeno per me) Limp Bizkit? Judas Priest a parte (mi riferisco a “Demolition” e “Jugulator”), non c’è molto alto che può venirvi in mente... almeno per ora, visto che dal 16 gennaio in poi (data di uscita del disco) gli X-Hells proveranno a costruire un inaspettato ed improbabile ponte che unisce tutte le varie correnti principali dell’heavy metal degli ultimi vent’anni. A mio avviso, il risultato è decisamente buono, e seppur il disco non sia perfetto a causa di alcune leggere pecche puramente formali, dal punto di vista stilistico la band c’è tutta e – soprattutto – ha le idee molto chiare su cosa suonare e come farlo. Un mix esplosivo che dimostra una buonissima conoscenza dei generi trattati, delle più che discrete capacità e versatilità strumentali e, non da meno, una grande abilità di miscelare generi ed elementi diversi tra loro mantenendo un songwriting snello e fluido, ma mai troppo lineare. Si parte con “Theatre of Pain”, una bordata in cui si mischiano Fear Factory ed Iron Maiden, per poi passare alla granitica “Dreams of Hate”, che passa liberamente dallo speed metal al crossover. Al di là di un paio di filler (“Paranoia” e “Kill the Different”), il resto è un melting pot in cui troviamo veramente di tutto, dai Biohazard ai Symphony X, dai Pantera a Malmsteen, dagli Helloween ai Deftones... insomma, un grande calderone in cui però tutto è più o meno al suo posto, una proposta fresca e moderna che potrebbe risultare interessante anche per i nostalgici. Inutile fare pronostici se il disco verrà apprezzato più dai metallari vecchio stampo o dai neo-ascoltatori dell’ultim’ora, o se le canzoni possano portare le eventuali fazioni a “scoprire” ciò che sta oltre le proprie barricate... solo il tempo lo dirà, per ora è certo che abbiamo tra le mani un disco coinvolgente, che vi farà muovere e che crescerà con il susseguirsi degli ascolti (nella tracklist evidenzierei anche “Angel Litanies”, la title-track e “Hunter’s Eyes”). Unica pecca, un mixaggio che mette troppo in secondo piano la voce e pone eccessivamente l’accento sulle chitarre, assai compresse ed in-your-face, nonché un equilibrio abbastanza precario dei vari elementi sonori (che in un paio d’occasioni sfocia nel caos coinvolgendo la batteria)... se così non fosse stato, la votazione del disco sarebbe salita ulteriormente! Non fatelo scomparire in una bolla d’aria, magari pensando al prossimo disco di chissà quale gruppo ultra-sputtanato... ascoltate “Subterranean Stories” appena ne avete l’occasione, perchè difficilmente ve ne pentirete di averlo fatto!

Alessio Oriani


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