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26.11.2004

Maurizio Strazzera allenatore

Maurizio Strazzera frequenta Marina Piccola da ragazzino. Il suo talento ha incominciato a fare capolino quando regatava in 470 col fratello Enzo. Poi è stato travolto dal boom del windsurf dove forse non è riuscito a vincere quanto avrebbe meritato. Negli anni ottanta è stato per un paio d'anni il surfista più quotato. Era richiesto da tutte le aziende del settore ed era l'atleta di punta del Martini team. Poi dopo l'ubriacatura surfistica ha preferito concludere gli studi di Farmacia. In seguito si è riavvicinato al surf e più precisamente ai divertenti funboard, dove, nonostante la mancanza di peso, ogni tanto dava una bella zampata. Negli ultimi anni, al seguito di suo figlio Enrico, ha iniziato a seguire i giovani dell'Optimist. Da subito si è capito che Maurizio stava portando quel qualcosa che è sempre mancato ai nostri giovani velisti. I risultati si sono iniziati ad intravedere dopo anni di vacche magre. Lorenzo Gemini, Alessandro Cau e lo stesso Enrico sono frutti della gestione Strazzera. Sono tre ragazzi tra i tanti che in diverse occasioni sono emersi a livello nazionale. Qualche prova vinta, qualche buon piazzamento in regate nazionali, anche qualche vittoria interzonale.  Però, è sempre mancato il guizzo vincente. Ci voleva Giovanni Meloni. Temprato velisticamente dai suoi tre amici Giovanni col suo titolo italiano ha confermato che o Strazzera's style è grandissimo. Anche perchè Giovanni è sì un talento, ma è spesso in buona compagnia. Franco Guicciardi è un'altra "creazione" di Maurizio. Franco ha il solo problema di avere come compagno di squadra uno come Giovanni, ma i suoi piazzamenti promettono grandi cose.

Abbiamo cercato di scucire qualche segreto a Maurizio, ma  forse non amando troppo parlare di se è stato abbastanza sintetico. Sentiamo cosa ci dice

Velista, surfista, allenatore. Noi la tua carriera velistica l’abbiamo raccontata in tre parole, tu puoi dirci qualcosa di più?

Innamorato del mare.

Quali sono stati i momenti più importanti di questa carriera?

Velista e surfista sono ormai emozioni passate…Come  allenatore, la conquista del titolo a squadre nel 2003 a Sapri, in cui regatava ancora anche mio figlio Enrico; e quella del titolo individuale di Giovanni Meloni a Cagliari lo scorso settembre.

In che periodo hai visto più “vivacità” nell’ambiente velico isolano?

Senz’altro quello attuale per lo YCC; non seguito, purtroppo, dal resto dei circoli isolani

Per essere un buon allenatore devi essere stato un buon regatante?

Si, senz’altro

 E’ inutile negare che la squadra Optimist dello YCC ha ingranato la quarta da quando sei arrivato tu. Hai qualche segreto?

Passione, dedizione……Una ricerca costante di piccole innovazioni, trucchi con i quali conquistare l’attenzione dei ragazzi e rendergli meno pesante l’allenamento o lo studio del regolamento di regata.

Quante volte la settimana fai uscire i ragazzi? Curi anche la preparazione atletica?

4 volte alla settimana d’inverno, 5 volte d’estate. Non curo ancora la preparazione atletica, me ne manca il tempo e del resto quasi tutti i bambini praticano almeno un altro sport, ma non è escluso che in seguito possa occuparsene Mirko Todesco, con cui collaboro.

Quante regate fanno ogni anno?

10-15 regate, secondo me troppo poche rispetto all’attività agonistica continentale.

Pensi che un’impegno di tale dimensioni possa essere troppo per i ragazzini sotto i 15 anni?

Il livello attuale dell’optimist richiede questi ritmi di allenamento. Allenarsi di meno significherebbe avere meno sicurezza in mare e quindi generare più stress nel momento della regata, che invece deve rappresentare un momento di sfogo ed appagamento.

 E con la scuola come la mettiamo?

Devono imparare a gestire le due cose

Ad esempio: Giovanni Meloni ha qualche aiuto (di qualsiasi genere) da parte della sua scuola?

Non mi risulta che la scuola Italiana faccia qualcosa per lo sport.

Per l’anno prossimo che programmi hai?

Con quest’anno la squadra è raddoppiata numericamente e c’è molto lavoro da fare. L’obbiettivo è quello di creare un vivaio ancora più competitivo

Infine, non ti manca la tensione della competizione vissuta in prima persona?

Assolutamente no! Da questo punto di vista l’emozione è la stessa, ma con meno stress. E inoltre mi sentirei anacronistico.