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09.11.2000

Commenti sulla vela latina di Stintino

Inseriamo qui alcuni commenti sulla regata di Stintino pervenuti alla nostra redazione che noi pubblichiamo nudi e crudi.

09.11.2000

L'equipaggio di Paolina, un gozzo del 1963, chiede ospitalità per alcune considerazioni sulla Regata della Vela Latina di Stintino, l'evento più prestifgioso della Vela Latina sarda che può ancora crescere e perfezionarsi.

La partecipazione  al dibattito in corso per arricchire i confronti e stemperare gli animi.
Un saluto dall'equipaggio di Paolina

Regata della vela latina? O passeggiata a vela, non necessariamente, latina?

La differenza sta qui. Se si parla di “vela latina” è necessario che vengano rispettati quei parametri che la contraddistinguono dalla vela moderna; parametri ben specificati nel bando di regata della “XVIII regata della vela latina”: al punto n° 9 dello stesso è chiarissimo che il rapporto massimo ammesso tra altezza e base della vela principale deve essere 1.75 ; se si scende sotto questo valore sono previsti degli abbuoni.

Noi, equipaggio della barca Paolina 1963 per rientrare in questo parametro siamo stati costretti a rifare la vela con successive grosse difficoltà nella regolazione della stessa: ma la vela latina è questa e ci siamo dati da fare per regolarla al meglio.

Il Bando di regata, che è un contratto tra organizzazione e regatanti al quale entrambi si devono attenere, parlava chiaro: non possono essere ammesse alla regata le imbarcazioni con un RV. superiore a 1,75

L’organizzazione, della quale comunque si apprezzano tutti gli sforzi fatti per promuovere la manifestazione, ha giustificato l’ammissione delle imbarcazioni fuori stazza con una postilla del regolamento della vela latina del 1997 (nota non citata nel bando di regata) che in “via transitoria” (sono passati quattro anni) permette l’ammissione delle imbarcazioni non in regola. Bisogna precisare che questo regolamento del 1997 (ultimo aggiornamento) è introvabile tanto che la stessa organizzazione ne possiede solo due copie che custodisce gelosamente e la maggior parte dei regatanti ne ignora l’esistenza.

Il Bando di regata non può essere una “sintesi di tutte le regole della manifestazione” come dice Paolo Ajello del comitato organizzativo, non può citare le regole di classe a caso, tacendone alcune e citandone altre, favorendo così coloro che conoscono, non si sa come, queste deroghe “transitorie”.

Poiché quello di Stintino è un appuntamento che richiama ogni anno un centinaio di imbarcazioni, tra cui alcune straniere, ci sembra doveroso che le regole debbano essere note a tutti i partecipanti e non tenute nascoste e spingano i concorrenti sempre più verso il rispetto della tradizione, tenendo però sempre presente che si tratta di una regata, quindi una manifestazione sportiva alla quale è importante si partecipare ma con un minimo di sano spirito agonistico supportato da regole chiare e uguali per tutti.

La regata è risultata falsata poiché valori superiori a 1.75 del rapporto della vela garantiscono vantaggi notevoli nella conduzione delle imbarcazioni e ne aumentano di molto le prestazioni; si sono viste così tra sabato e domenica regatare barche che armavano quasi una vela “Marconi” con barche storiche tradizionali armate con la vela latina: non ci sarebbe bisogno di guardare la classifica per sapere chi ha vinto, visto che la vela è il “motore” di queste barche.

Per chiarire questo discorso è utile analizzare alcuni esempi:

La formula citata nel bando di regata per calcolare il fattore rapporti vela FRV è la seguente:

Una barca tipo “Calasettana” che dall’elenco delle misure degli iscritti risulta avere un rapporto vela di 2,269 con questa formula è penalizzata nel calcolo del rating con 1,05 veramente poco di più di una barca come la nostra che con un rapporto vela di 1,75 è penalizzata nel calcolo del rating con 1. La penalizzazione risulta quasi la stessa ma come chiaramente spiega anche l’ing. Luigi Scotti i vantaggi derivanti da questo tipo di vela sono enormi. Come questa barca anche moltissime altre sono in questa condizione, alcune presentano addirittura un rapporto vela superiore.

Riteniamo che l’organizzazione non possa non tenere conto di questo fatto.

Per agevolare il crescere della manifestazione riteniamo che i fratelli Ajello nel lontano 1997 abbiano fatto bene ad inserire la “norma transitoria” anche se la formula utilizzata per calcolare gli abbuoni e le penalizzazioni, pensata in assenza di questa norma, sarebbe dovuta essere modificata. Il modo più semplice per adattarla a nostro modesto avviso sarebbe eliminare il denominatore così, ritornando all’esempio di prima, si avrebbe:

FRV= 2,269 – 1,75 + 1,00 = 1,519.  Questa penalizzazione a noi sembra essere una penalizzazione un po’ più equa e seria se no si rischia di cadere nel ridicolo e alimentare malumori, consentirebbe inoltre la possibilità di partecipare senza dovere modificare le vele di ciascun armatore.

È nostro preciso e principale interesse specificare che questa vuole essere una critica costruttiva e propositiva spinta a migliorare questo splendido evento e a far sì che possa giustamente fregiarsi del titolo Regata e non solo di quello di La Regata della Vela Latina..

L’equipaggio di Paolina 1963

 

 

E' la volta di Piero Ajello portavoce del C.O. della Vela Latina

Ringraziando Sailing Sardinia per l'ospitalità data a queste righe e, più in
generale, alle voci della vela latina, vorrei rispondere a Luigi Scotti che,
nel suo ultimo intervento, ha accusato il Comitato organizzatore della
Regata della Vela Latina, fra le altre cose, di disonestà.
Il regolamento della Regata di Stintino si chiama "Norme di ammissione" ed è
in vigore, nella versione attuale, dal 1997, come è sempre stato scritto nel
Bando di regata e come ben sanno tutti i partecipanti.
Le Norme di ammissione stabiliscono il rapporto massimo di 1,75 fra l'
altezza e la base della vela e, al paragrafo 6.5, ammettono le vele difformi
rispetto al rapporto indicato stabilendo una penalizzazione (Fattore di
Correzione del rapporto Vela) proporzionale alla difformità.
Considerato quanto scrive, è Scotti e non il Comitato organizzatore che,
nella migliore delle ipotesi, si diletta di discutere del regolamento senza
averlo nemmeno letto: in tal caso, prima di lanciare accuse poco simpatiche
via internet è buona norma documentarsi, almeno ad un livello minimo.
Ricordo a Scotti e a quanti siano interessati che le Norme di ammissione si
possono richiedere alla segreteria del Circolo Nautico Torres, Porto Mannu -
07040 Stintino.

Piero Ajello
Comitato Organizzatore Regata della Vela Latina

18.10.2000

Bernardo Camboni continua il dibattito con Luigi Scotti                

                 Ringrazio ancora per l’opportunità di usufruire del vostro sito

 OGGETTO: VELA LATINA

 Car.mo Luigi

Non ho mai espresso né indirizzato apprezzamenti strettamente legati alla persona fisica. Poiché  non ho problemi di natura psichica (a Carloforte il dominante maestrale è fresco e mitigante,  ti confondi essendo abituato  all’entroterra sassarese e chi ha pochi capelli per coprirsi), ti sarei grato se ritorni su un binario più consono, rivolgendo l’attenzione ai  nostri punti di vista, giusti o sbagliati che essi siano.   Potresti ribattere che io ti ho tirato in ballo. Benissimo, ma non l’ha prescritto il tuo medico che dovevi rispondermi,  per cui se proprio lo vuoi fare accetta il mio invito. Grazie. Mi auguro che potremo anche scambiare due chiacchiere a quattrocchi in tempi brevi.

Premesso un tanto, ritorniamo a discorsi più interessanti. Non ho e non avevo alcun dubbio. Quando affermavo che qualcosina era uscita dalla norma mi riferivo proprio a quelle barche che tu stesso hai elencato. Solky e Calasettana, gemelle per certi aspetti. Per le altre, mi dispiace contraddirti, ma sei fuori rotta. Fra l’altro l’elementare furbizia, se così si può definire, che sfornò queste due barche fu molto semplice. La larghezza premia, punto e basta. Calasettana fu costruita l’anno successivo la vittoria di Solky. Io che ho vissuto bene ciò che ruotava attorno a quell’idea, posso garantirti che fu così. Posso anche aggiungere che se proprio un occhio si deve chiudere, credo che questo vada a loro favore, quantomeno sono barche costruite secondo i criteri tradizionali,  un po’ più larghe d’accordo. Pesanti ma comode. Per quanto ne sappia gli armatori sono comunque soddisfatti, specie il Sig. Baghino, considerato l’utilizzo prevalente per uscite giornaliere con famiglia ed amici nonché alla  pesca da diporto, essendo molto marine e confortevoli (d’altronde i soldi li hanno spesi loro !!). L’ottimo studio, come già dissi, fatto invece da voi per avere una barca performante con un  rating vantaggioso (pensando di poter regatare insieme) fu ben altra cosa. Così mi sono espresso, e questa non vuole essere un offesa, anzi. Unico neo, che avevate fatto i conti senza l’oste. Ti sbagli, il che mi stupisce, dicendo che non era prevedibile. Sai bene che vi era, e vi è sempre quella frase: “…. Escludere o penalizzare chi per la presenza di fatti ostativi, nello spirito e/o nella sostanza, non rientra ……”. Inoltre l’esclusione di Carloforte, avvenuta fra l’altro alla presenza dei Sigg. Angelo Dessi e Mario Marzari, ricordala bene (la riporto quasi integra tralasciando i preliminari): “…Indipendentemente dalle linee progettuali dello scafo, il fasciame, gli spessori quasi metà di quello necessario per un’imbarcazione delle stesse dimensioni, è incollato con stucco epossidico lungo i commenti ed internamente ad essi, realizzando una struttura monolitica e resistente alla tensione  di torsione dovuta al momento sbandante della vela ed al momento raddrizzante dell’equipaggio. Inoltre lo specchio è in compensato marino sapeli, 10 mm di spessore, la coperta lo stesso in compensato, realizzando una struttura molto leggera. La clausola infranta è quella del fasciame incollato lungo i comenti, proibita dalla regola del par n.3 del Bando di Regata”. Non era una questione di pennello e diluente come tu affermi, ma chiariva bene in pratica il discorso del calafato e della struttura (termini sempre riportati nei bandi).

Capisco che per voi non è stata semplice da digerire, e che possiate essere ancora insoddisfatti. Dico questo anche perché,  caro Luigi, io non ho nessun vincolo, non sono armatore, costruttore,  velaio,  organizzatore, né particolarmente condizionato da qualcuno. Conosco tutti o quasi, quello che affermo lo faccio in tutta serenità. Non me ne volere, ma credo invece obbiettivamente che a te l’amaro in bocca l’abbia lasciato.

A Stintino ho sempre regatato con il Moro I. Sai com’è nata questa barca. Un certo Sig. Buffetti nel ’90 commissionò  al Sig. Dessi, maestro d’ascia di S.Antioco,  un gozzo per portarselo a Civitavecchia (non a Stintino). Il Sig. Dessì, per ragioni commerciali, ne costruì due uguali, pensando di poter vendere anche la seconda, cosa che avvenne qualche anno dopo, così come fece per tante altre sue costruzioni. Non vi era alcun riferimento a Stintino, ne tantomeno alla formula, sconosciuta a molti a quell’epoca. Scusa ma non ha alcun fondamento  paragonare una guzzetta con il Moro. Stessa leggerezza? Mi sembri come una mamma quando non vuole ammettere che il proprio figlio ha qualche difetto. Io ho schuffiato con il Moro a Stintino, e posso garantirti che non fu semplice rialzarla se non in porto. Certamente i sei salsicciotti interni fecero il loro lavoro, o forse preferivi che colava a picco. Oltretutto i nuovi motori sono leggeri rispetto a quelli di una volta, o pretendi che montiamo un VM dell’epoca di Noè.

Le vele, sai bene come funziona. Io dico e insisto nel sostenere che se di regata stiamo parlando, faccio quanto mi è possibile per rendere la barca competitiva, sempre nel rispetto delle regole, senza eccessi d’agonismo ed alla luce del sole (forse dimentichi chi mascherava winch). Questo è stato fatto. Se domani sarà proibito superare l’1.75, ben venga, chi non vorrà adeguarsi rimane a casa. Dove sta’ il problema? Oppure bisogna armare Francesca alla portoghese o morganino come molti canotti del passato? Questo che significa. Non potrebbe partecipare.

Non posso e non devo fare l’avvocato o l’accusatore ai Sigg.Aiello. Forse sanno come la penso. Il loro non è un lavoro facile. Bisogna comunque riconoscere che l’impegno non è mai mancato, visti anche i risultati. Quest’anno altri impegni di regata non mi hanno consentito di essere a Stintino, perciò non so se quello che tu affermi abbia corrispondenza.  E’ vero che alcune barche da anni uscivano dall’1.75. Chi ha mai negato. Era ammesso a pena di correttivo al rating. Se quest’anno la musica era diversa non saprei, credo sia materia dei Sigg. Aiello.

Vedi, il mio non è un accanimento, se proprio vuoi saperlo a me piacciono molto le guzzette, ma tralasciando i gusti personali e avendo come solo scopo l’ammissione alla regata di Stintino, unicamente ribadisco che le guzzette a mio modesto parere e per quanto questo possa contare, dovrebbero avere una loro classifica a parte, in T.R. come monotipo, ovvero escluse dall’attuale Trofeo Addis. E questo al di là delle velocità simili o no. E’ una barca che è al di fuori nello spirito e nella sostanza, altrimenti che sia pure inserita nelle altre classifiche. Dov’è la differenza fra un premio in T.R. ed uno in T.C.?. Nessuna da un punto di vista dell’ammissibilità alla regata. E’ un premio che fa parte integra della manifestazione.  E’ un compromesso al quale non trovo giustificazioni, ecco perché dissi che eravate usciti dalla porta e rientrati dalla finestra. Inutile che mi riporti i dati delle regate. Sai bene che la prima prova di quest’anno è stata caratterizzata da vento debole e variabile, con zone di bonaccia, metà della flotta neanche ha tagliato l’arrivo, e quindi poco attendibile per ciò che ti proponi. Di fatto tutti i Trofei Addis sono sempre stati vinti dalle guzzette. Non credo bisogna aggiungere altro, se non che nel ‘95 la penalità per le lance era del 15% e non del 35% come tu affermi (solo nel 93 era del 35%), poi negli anni scesa per arrivare all’attuale 5%.  Scusami per la precisazione, ma solo per farti capire che non sono disattento come credi. Dovresti saper bene da dove scaturiva quel 35%. Era semplicemente il frutto delle vittorie degli anni fine 80 di S.Padre. Ossia la velocità di S.Padre paragonata alle altre imbarcazioni, quando la faceva da padrone. Poi arrivarono i Mori, Solky, Altair e per ultima Francesca. Da noi si chiama “Teoria di Gioiello” per indicare che non c’è niente d’assoluto ma che tutto è relativo. Il rating deve essere nella sostanza quel parametro che esprime la potenzialità della barca. Quel 35% era veramente assurdo agli occhi delle esperienze successive. Infatti fu subito rivisto. Sarebbe comunque interessante fare uno studio più ampio per far arrivare pari tutte le barche, considerato il gran materiale derivante da tanti anni di regate.  L’attuale formula è abbastanza semplice, anche se io lo sarei ancora di più: LWL+ Ösuperficie velica / 2. Stop.  Poi eventuali piccoli correttivi per l’età, tipologia, caratteristiche che influenzano sul potenziale velocità, tipo di armamento, autenticità… .  fermo restando le Norme di Ammissione.

La formula federale è stata un mezzo fiasco. Sironi anche lui ha detto in sintesi che quella applicata andava +/- bene ed era meglio non scervellarsi, ma renderla più semplice possibile. Se vuoi ti mando copia della lettera.

Mi farebbe piacere regatare con una guzzetta. Io non sono un buon manico, però posso dare egregiamente un apporto in altri ruoli come ho sempre fatto.

Per quanto riguarda gli amici liguri, il discorso, ripeto, presenta aspetti molto ben diversi da quelli confinati alla nostra tradizione. L’intenzione degli Organizzatori di abbracciare varie marinerie è di per se valida, anche se come presupposto  è puramente illusorio, ci si deve per forza scontrare con realtà molto diverse fra loro per ovvie ragioni.  O accetti o chiudi la porta. Io dico che la porta va lasciata aperta.

I Sigg. Aiello saranno attenti all’ingresso, non rubiamo il loro mestiere.

Cordialmente

     Bernardo Camboni

 

Vela Latina - seconda puntata

Di Luigi Scotti

Evidentemente il sole tropicale di Carloforte abbaglia un po' e ritaglia zone d'ombra molto nette, se Bernardo Camboni, che "constata" così bene alcune cose, altre non le vede per niente, o finge di non vederle. Del resto ammette egli stesso di avere dei dubbi, e quindi facciamo il possibile per chiarirli.

1) Ammissioni.

Quando affermo che l'esclusione delle guzzette non è mai stata adeguatamente motivata dal punto di vista tecnico dal comitato organizzatore di Stintino, mi riferisco espressamente a questa manifestazione, e non ad altre, perché è di questa che si sta parlando.

Del resto, l'unica organizzazione che ha giustificato un provvedimento analogo con una relazione tecnica (peraltro discutibile), è stato lo Yacht Club Carloforte, e si noti che è dovuto ricorrere a un simile espediente proprio perché nessuna norma specifica del regolamento allora vigente era stata violata.

Nel caso che ha dato origine a questa polemica invece, e cioè l'ammissione alla regata di Stintino di barche aventi una vela maestra con rapporto d'allungamento superiore a 1,75, siamo in presenza di una norma ben precisa riportata a chiare lettere sul bando di regata, e poi non applicata dal comitato organizzatore: un atteggiamento disonesto nei confronti di tutti coloro che, correttamente e sportivamente, a quella norma si erano adeguati.

Quando Piero Ajello, su queste stesse pagine, dichiara che i controlli di stazza, all'edizione di quest'anno, non hanno "rilevato irregolarità", cade addirittura nel ridicolo. Calcoliamo infatti dall' "elenco misure iscritti" il rapporto altezza base della maestra e vediamo quali barche superano il famigerato 1,75. Abbiamo (in ordine d'iscrizione) :

 

Stella del Mare (Stintino) 1.84

Maria Immacolata (A.N.V.O.) 2.20

Biancamaro (Pieve Ligure) 2.12

Luisella (Carloforte) 2.12

Angelina 1923 (Stintino) 2.06

Calasettana (Calasetta) 2.27

Bengio (Stintino) 2.07

Bestini (Carloforte) 2.11

Delfina (Bosa) 1.79

Antioco il Moro (S.Antioco) 2.36

Antioco il Moro II (S.Antioco) 1.88

Buriana (Marina Militare) 1.79

Antioco il Moro III (S.Antioco) 2.47

S.M.Goretti (Portoscuso) 1.79

Isla Bonita ( ? ) 1.87

Enea ( ? ) 2.12

Francesca (Carloforte) 2.39

Altair (Carloforte) 1.86

 

Evidentemente gli organizzatori non hanno neppure letto il bollettino da loro stessi stampato per non accorgersi di un numero così elevato d'irregolarità!

 

2) Tempo reale.

Secondo Camboni il confronto fra le guzzette e le altre barche sarebbe paragonabile a quello tra un maxi e un J24. Anche in questo caso sarà bene analizzare dei dati. Per esempio l'ordine d'arrivo delle due prove di quest'anno.

Prima prova, con 5 nodi di vento:

1) Francesca 2h 41' 31", 2) Alubè 2h 43' 6", 3) Penelope 2h 49' 25", 4) Buriana 2h 50' 35",

5) Barracuda 2h 51' 57", 6) Guzzetta 2h 54' 0".

Seconda prova, con 13 nodi di vento:

1) Guzzetta 1h 3' 23", 2) Penelope 1h 8' 30", 3) Altair 1h 12' 52", 4) Maria C. 1h 15' 2",

5) Alubè 1h 15' 27", 6) Quinto da Masche 1h 17' 41".

Nessuno vuol negare che le guzzette siano barche veloci, ma i distacchi, quando ci sono, non sono quelli che il sig. Bernardo vuol far credere. Non tali, ad esempio, da non poter essere corretti da un buon sistema di compenso. (Si tenga presente, nel leggere questi risultati, che Guzzetta è una barca di m 6.60 al galleggiamento, mentre Francesca, ad esempio, di soli m 5.50).

 

3) Barche nate sulla formula o comunque per regatare.

Che Guzzetta sia veloce, ripeto, nessuno lo nega, ma che sia nata sulla formula è proprio da dimostrare: forse il sig. Camboni dimentica che quando è stata progettata c'era una penalizzazione per le lance di ben il 35% sul rating? Sarebbe stato molto più "furbo" realizzare una barca con la poppa a punta, o no?

Come giustificare invece la spropositata larghezza di barche come Solki o Calasettana, se non nel tentativo di ridurre il rating?

Guzzetta è leggera? E che dire di Antioco il Moro, che, scuffiata di 90 gradi di fronte alla Pelosa e davanti ai miei occhi, rimane così tanto a galla da poter essere raddrizzata dall'equipaggio in piedi sulla chiglia? Un gozzo normalmente "pesante" in quelle condizioni imbarca acqua dalle mastre e va a fondo fino alla coperta. Si tratta di una barca stata costruita per fare regate. Chi l'ha vista fuori dell'acqua avrà notato le particolari sezioni a V, dettate dalla ricerca del minimo di superficie bagnata compatibile con un buon piano di deriva.

Quanto all'imbarcazione Francesca, "costruita in tempi non sospetti", Camboni dimentica di dire che l'armatura originale dei canotti della sua cara Carloforte non è quella latina, bensì quella aurica "alla portoghese".

Se perciò oggi questa barca, come altre, si presenta con un armo pseudo-latino, e con quelle proporzioni (2.39!), non è certo per rispettare una tradizione o per andare a pesca!

 

4)Materiali e sistemi di costruzione.

Anche qui il sig. Bernardo è impreciso. Il materiale di costruzione di Guzzetta è il legno massello, ed il sistema costruttivo quello ad ordinate rigide e fasciame parallelo.

Cioè esattamente quelli prescritti dal regolamento.

L'unico elemento contestato a Carloforte è stato quindi l'impiego di prodotti epossidici per la stuccatura e verniciatura dello scafo. Argomento del tutto pretestuoso in quanto tale trattamento, peraltro utilizzato su numerose altre barche sia nuove che restaurate, può influire positivamente sulla durata dello scafo, ma non certo sulle sue prestazioni a barca nuova.

 

5) Vele ad elevato allungamento.

Chiunque conosca un po' di aerodinamica sa bene che un'ala allungata, a parità di superficie, è molto più efficiente di una corta. Una vela, nelle andature dal lasco alla bolina, si comporta come un'ala e non fa eccezione a questa regola. Poiché nelle regate, mediamente, il 70% del tempo si naviga di bolina, c'è un indubbio vantaggio ad avere vele allungate.

Per contro un taglio allungato, rispetto ad uno tradizionale, per mantenere la forma corretta sottopone il tessuto a sforzi molto superiori, che solo i materiali moderni possono sopportare. Realizzata con i tessuti di una volta, una vela del genere si sarebbe deformata immediatamente e, oltre a non dare il rendimento aspettato, in breve tempo sarebbe stata da buttare via. Ben poco utile, quindi, a chi usava la barca per lavoro!

Insomma, l'operazione compiuta dagli equipaggi sulcitani, e cioè la ricerca dell'efficienza attraverso l'allungamento del piano velico, dal punto di vista delle finalità, è identica a quella che noi abbiamo fatto ricercando la leggerezza dello scafo.

Però scafi leggeri se ne costruivano anche cento anni fa (e i liguri, Turriga o non Turriga, lo dimostrano); vele latine con quel taglio, no! E sfido Bernardo a trovare la prova contraria.

Se poi esaminiamo la questione da un punto di punto di vista etico, bisogna notare che, mentre Guzzetta è un progetto originale virtualmente libero da vincoli, nel Sulcis sono state deturpate, con piani velici assolutamente improbabili, barche che si pretende appartengano a storiche tipologie tradizionali.

E poi, chi ha cominciato? Guzzetta è uscita nel ' 95, mentre Solki, i Mori, Calasettana etc. sono apparse alcuni anni prima. A quel tempo io regatavo ancora a bordo di Salvatore Padre, una barca del 1926 che oggi è raffigurata sul bando di regata quale simbolo delle barche tradizionali, ma contro la quale, allora, fu istituito quel famoso 35%.

Se questo si chiama favorire gli equipaggi locali....

 

6) Formula federale.

Questa formula era stata da me elaborata negli anni 93-94, partendo da un idea di Pino Damele ed utilizzando le precedenti esperienze di Stintino.

In seguito non me ne sono più occupato e non ho idea di quali aggiustamenti possa aver subìto. Mi pare di ricordare però che a un certo punto, su suggerimento addirittura di Nicola Sironi, sia stata eliminata la misurazione diretta del puntale, cioè l'elemento più importante che caratterizzava quella formula, senza il quale perde qualsiasi attendibilità.

Non posso perciò essere ritenuto responsabile dell'uso improprio che può esser fatto oggi, da organizzazioni di cui non so nulla, di ciò che resta di quella formula.

Posso invece ricordare i risultati dell'ultima regata cui ho partecipato in cui la regola da me elaborata era applicata per intero e correttamente, e precisamente la regata di Sant Elm (Alghero) del 1995: la nostra Guzzetta, prima in reale con distacco, veniva battuta in tempo compensato sia dalla lancia del nautico Altair, sia dal gozzetto algherese Luli, che evidentemente, pur disponendo di barche meno potenti, avevano condotto la gara meglio di noi.

 

7) Manico.

A questo proposito desidero non essere frainteso. Tutto quanto esposto sopra non vuole assolutamente togliere nulla alle capacità degli equipaggi di cui parla Camboni. A me le regate piace farle in mare, e in mare si vede chi ci sa fare e chi no. In questi anni ho avuto il piacere di regatare vicino ad Andrea Mura, a Salvatore Aste, ad Alessandro Cabras, all'equipaggio di Francesca, a quello di Barracuda, ed a tanti altri di cui ho sempre ammirato la sensibilità, le scelte tattiche intelligenti e la condotta impeccabile del mezzo.

Anzi, a proposito, noi qui abbiamo una bella classe monotipo, con la quale ci stiamo divertendo parecchio anche con solo tre barche, e che ci ha permesso di uscire brillantemente dalle polemiche riguardanti regolamenti e compensi (se oggi prendo la penna per raccontare un po' i fatti come stanno, è solo perché Bernardo mi ci ha tirato per i capelli, chiamandomi in causa personalmente). I piani e le specifiche della barca sono a disposizione. Chi vuole dimostrare il proprio "manico" senza dare adito a dubbi, non ha che da raccogliere l'invito.

 

Sassari 15-10-2000

Luigi Scotti

 

Ancora Bernardo Camboni

 Ringrazio per l’opportunità ci viene concessa.

 Oggetto: Vela Latina.

A parte le solite tre settimane che trascorro ogni anno in montagna nella bellissima Val Pusteria, il resto dei miei quasi primi 40 anni proviene da un altro bel paese che è Carloforte. Questa premessa non è una promozione turistica, ma far intendere che qualcosina la sappiamo almeno per eredità.  Oltretutto conosco e frequento questo mondo da tempo e non solo confinato alla Sardegna. Proprio per questo credo di saper cogliere sfumature e furbizie che ad altri sfuggirebbero. Sorpresi della mia precedente ?? Non si trattava né d’ipocrisie né di cattivo gusto. Semplicemente di constatazioni alla luce del sole. Non me ne voglia l’amico Scotti, non ho niente di personale e di grave nei confronti di nessuno, mi piace solamente essere chiaro e soprattutto quello che dico di mattina lo confermo anche di sera.  Mi sembra di non aver scoperto niente, forse per ragioni d’opportunità potrei essere più diplomatico, ma non ho né debiti né vincoli, è una mia forma mentis  tralasciare la cosiddetta “gazzosa”. Mi vorrà quindi scusare per il mio scarso intelletto, ma mi lascia ancora nel dubbio. Nel dubbio di pensare che le buone maniere, opposte al cattivo gusto,  da sole non bastano. Nel dubbio di pensare che l’esclusione delle guzzette non fosse motivata (ho la mania di conservare tutto e potrei sfornare i primi rapporti al riguardo). Nel dubbio di pensare che ci si voglia nascondere dietro a fatti dipinti in modo diverso. Non vado oltre.  Sono d’accordo che i C.O. devono prendere decisioni serie e comuni, e mi sembra lo stiano facendo. Mi spiace sia stata strumentalizzata ed accostata la memoria di un personaggio caro a molti, ma il mio riferimento al trofeo Addis non era certo indirizzato alla persona. Schietto si, ma il buon senso non è un’esclusiva di pochi. Era chiaro che l’oggetto riguardava solo la partecipazione della classe guzzette ad un trofeo in T.R. al di là che lo stesso si chiami Addis. Gli americani si sono tenuti la Coppa America per più di cent’anni perché correvano in tempo reale. Opponevano barconi a barchette,  con i rating moderni avrebbero perso molti anni  prima di Australia II. Non so il Sig. Scotti, ma personalmente partecipo a tante regate di vario genere, in Sardegna, in penisola ed oltre, ed anche i premi in T.R. hanno una loro logica. Non ho mai visto un premio in T.R. fra un J24 ed un Maxi. Ritornando alle nostre barche, mi vorrà scusare il Sig. Scotti se insisto, ma  a parte una barca che potrebbe far nascere qualche dubbio, non ne vedo altre nate sulla formula o comunque studiate per regattare,  se non la classe guzzette, come da voi stessi dichiarato. Tralasciando il sistema ed il materiale di costruzione (fondamenta della loro esclusione ..) e senza dimenticare l’ottima matita in fatto di linee d’acqua, sono leggere, dotate di una grande stabilità di forma che associata ad un buon braccio dato dalla particolare larghezza crea una coppia raddrizzante invidiabile ed irraggiungibile  per qualsiasi altra normale lancia o gozzo che sia. E’ chiaro che ad una barca del genere non serve una grossa superficie velica (a vantaggio del rating), ed è altrettanto chiaro che per dare la stessa spinta ad un gozzo di pari dimensione si rende necessario rivedere il piano velico dello stesso, forse  uscendo da quelle proporzioni che qualcuno cita, anche se la nostra ricca storia ci ha insegnato che quando potevano le varie bilancelle, paranze …carlofortine, impegnate nei vari traffici commerciali, issavano quanta vela possibile, e non certo per un trofeo, ma bensì spinti da altri motivi.  L’imbarcazione vincitrice quest’anno a Stintino, Francesca, è stata costruita nei primi anni 80, in tempi come dire non sospetti. Né l’armatore né il costruttore pensavano minimamente a Stintino ed alla formula. Fino ad oggi si era sempre espressa bene, senza eccedere. Quest’anno grazie ad un buon equipaggio ha raccolto ottimi risultati. Ricordo un’altra nostra imbarcazione, “Nicoletta” un guzzetta di meno di 6m. Era sempre …tima, poi un giorno arriva al timone il Sig. Andrea Mura ed ecco Nicoletta davanti a tutti. Sbarcato Andrea finita la festa. Morale, poche chiacchiere e manico. Ai nostri amici storici liguri, beh forse è meglio non toccare le loro tradizioni cantieristiche, sarebbe un abuso e poco lodevole. Loro hanno un ottimo Sciacchetrà, noi abbiamo il nostro Turriga. Ogni terra ha il suo vitigno. Alcuni giorni fa si è conclusa l’ultima regata stagionale di vela latina, la “Vinetta Cup” (premi in vino, purtroppo non Turriga !!), corsa con la formula cosiddetta federale, con uno strano coefficiente di stabilità, che seppur ideato per altre classi, era stato estrapolato, modificato ed adattato per la vela latina durante una delle varie elaborazioni alla formula. Facciamo finta che sia o siamo profani in materia, ma la cosa strana era che premiava (abbuoni fino al 12%) alcune barche, e penalizzava altre fino al 15%. La coincidenza ha voluto che fossero le lance (tanto care al Sig. Scotti) graziate da questo coefficiente. Nella fattispecie della Vinetta Cup, ed in molte altre regate corse anni addietro,  in pratica un gozzetto di 6.50m pagava in APM una lancia di 8m. Come dire una  cinquecento dovrebbe essere più veloce di una Ferrari.  Da profano dico ridicolo, da addetto ai lavori grido allo scandalo. Autore di ciò indovinate chi ?? Lascio a voi il dilemma  (piccolo suggerimento: inizia con la S….).

Bernardo Camboni

 

 

Risposta alla lettera di marenostrum vela latina settembre 2000

 

Rispondo alle osservazioni avanzate da un gruppo di armatori della marineria algherese in merito alle regole che stanno alla base della Regata della Vela Latina, con alcune considerazioni:

 

  1. Nel corso dell’ultima edizione della Regata nessuna protesta o ricorso in forma regolare avverso l’ammissione e l’attribuzione della lunghezza di stazza (comunemente detta rating) di alcuna fra le imbarcazioni iscritte è pervenuto al Comitato di Regata, le qui citate chiacchiere di banchina, come in tutte le regate, restano tali. Anche in mancanza di proteste il Comitato di Stazza ha provveduto, come ogni anno, a eseguire dei controlli d’ufficio sulle misure dichiarate senza peraltro rilevare irregolarità.
  2. Proprio grazie alle "Norme di Ammissione" in vigore dal 1997 si sono tutelati i valori e i principi della preservazione delle caratteristiche tradizionali delle imbarcazioni, contro le ricorrenti tentazioni di cedimento ai ritrovati della moderna tecnica nautica, come è ben testimoniato dalle vicende delle ultime edizioni della Regata.
  3. Le misurazioni richieste e la formula di compenso adottata nelle Norme di Ammissione, sono il frutto della massima semplificazione e sono state studiate anche per consentire il calcolo della lts (rating) a chi è in possesso della licenza media. Il criterio alla base del raggruppamento in classi, basato esclusivamente sulla lunghezza dello scafo, è di gran lunga più semplice e più preciso e comprensibile di quello che mi sembra di capire sia qui prospettato (lunghezza al galleggiamento corretta con la superficie velica ecc.).
  4. La Regata della Vela Latina si corre in tempo compensato (ad eccezione del Trofeo Addis), non in tempo reale come sembra apparire nelle considerazioni.
  5. Tra i firmatari delle osservazioni in questione l’imbarcazione Barbara non era iscritta, mentre Penelope non correva in tempo compensato.
  6. Senza pretendere di affermare che l’attuale regolamento non sia perfettibile, debbo tuttavia rilevare che le Norme di Ammissione hanno avuto un ruolo determinante nel forgiare il "fenomeno vela latina" e dare alla nostra isola una flotta di imbarcazioni tradizionali tanto ammirata in Italia e all’estero.

 

Ringraziando gli Amici della Vela Latina di Alghero per i suggerimenti, ricordo che Il Comitato Organizzatore resta aperto all’esame di qualunque osservazione, critica o suggerimento riguardo al Regolamento e alle modalità di svolgimento della Regata della Vela Latina.

 

Il Presidente del Comitato Organizzatore della Regata della Vela Latina di Stintino

 

Piero Ajello

 

 

Al Presidente del Comitato Organizzatore

della Regata della Vela Latina

 

 

Gentilissimo

Dopo le discussioni e le chiacchiere di banchina che hanno seguito la Regata della Vela Latina di Stintino 2000, sull'attribuzione dei compensi, il loro calcolo, nonché sulle Regole di ammissione alla Regata, desideriamo esprimere alcune nostre brevi considerazioni, perché a nostro modesto avviso è necessario che siano forniti dei chiarimenti inequivocabili da parte degli organi competenti che rappresentate.

Il rispetto dei principi, prima ancora delle regole, che sono esposti quali fondamentali dovrebbero essere la linea guida da seguire nella manifestazione stintinese, ovvero "la preservazione del patrimonio storico, culturale ed estetico costituito dalle imbarcazioni tradizionali a Vela Latina d'Epoca e Classiche è assolutamente preminente. Questi giusti principi sembrano ormai divenuti derogabili, considerato il continuo evolversi degli scafi partecipanti e delle loro armature, pertanto un nuovo sistema di valutazione dovrebbe essere preso in considerazione per le prossime edizioni, affinché l'aspetto storico riprenda la sua rilevanza su quello agonistico.

La stesura di una classifica prevede che i metodi di handicap assegnati alle imbarcazioni partecipanti, nel caso in cui una regata si disputi in tempo compensato sia assolutamente neutro ed inequivocabile, ed i relativi controlli di veridicità sulle caratteristiche dichiarate. Quanto accaduto quest'anno ha lasciato troppi dubbi, alimentando non poche perplessità circa il metodo ed il calcolo dei compensi. Il ritorno a dei sistemi più semplici e comprensibili, per esempio dei nuovi raggruppamenti delle classi, sia per la lunghezza al galleggiamento con alcuni correttivi secondo la superficie, il taglio ed il materiale delle vele, ed anche un'ulteriore suddivisione in barche d'epoca e ricostruzioni o nuovi scafi.

Per concludere auspichiamo l'emanazione di norme certe e tempestive, per evitare che gli armatori osservanti delle regole non si trovino a confrontarsi in regata con quelli che dei regolamenti fanno una più elastica interpretazione.

In particolare: Rapporto massimo ammesso per la vela ed applicazione corretta delle formule della Lunghezza Teorica di Stazza.

Riconoscendo alla Regata di Stintino il merito indiscusso del successo e della rivalutazione della Vela Latina, nonché il riarmo e la costruzione di numerose imbarcazioni, riteniamo che un'attenta osservanza di tutte le regole, proprie della Regata di Stintino e soprattutto del Regolamento di Regata ISAF, porterà sicuramente maggiori consensi e soddisfazione tra i partecipanti e incrementare ancora gli armatori appassionati di Vela Latina.

Buon vento Gli amici della Vela Latina d'Alghero

Giovanna d'Arco Barbara MariaPaolina Penelope

 

La risposta di Luigi Scotti alla e-mail di Bernardo Camboni (vedi sotto)

Vela latina!?

Stintino, 8 Settembre 2000

Anche quest'anno, commenti e polemiche sulla vela latina a Stintino!

Particolarmente velenoso (e sinceramente ingiustificato) il commento di Bernardo Camboni apparso su queste stesse pagine, che richiede una doverosa risposta, necessaria anche per chiarire alcuni equivoci che si protraggono ormai da anni.

Approfittando di un mio commento negativo su una svista del comitato organizzatore, che scrive le regole e poi si dimentica di applicarle, si scaglia, con un certo livore ed anche un po' di cattivo gusto, contro l'ammissione a Stintino delle barche monotipo "Guzzetta" e contro l'istituzione del Trofeo Addis, assegnato al primo in tempo reale.

La prima Guzzetta è stata progettata e costruita nel 1995 come barca a vela latina da diporto, con l'intenzione dichiarata di realizzare una barca sportiva e veloce.

Peraltro la costruzione di questa barca rispettava tutti i dettami tecnici dell'allora vigente regolamento di ammissione, e la sua esclusione dalle categorie "tradizionali" non è stata mai motivata dal C.O. con un appropriata argomentazione, per cui il risentimento di allora fu più che giustificato.

Del resto il recente restauro, da parte degli amici liguri, di alcuni gozzi costruiti anche un secolo fa, con le stesse caratteristiche di leggerezza della nostra Guzzetta, e tranquillamente ammessi alla regata, dovrebbe far riflettere.

A mio avviso, esiste molta confusione e anche una certa dose di ipocrisia nell'interpretazione del significato di "tradizione della vela latina". Molti, che si sono avvicinati alla vela latina di recente, la considerano come qualcosa di morto da resuscitare. Per me, che ho navigato a vela latina fin dall'infanzia, gareggiando amichevolmente con Antonio Addis e gli altri appassionati molto prima che esistessero le regate, ed ho visto costruire e riparare a Stintino tante barche, questa tradizione è qualcosa di sempre vitale, che non ha conosciuto soluzione di continuità.

Le imbarcazioni da lavoro a vela latina e remi sono state costruite, con un metodo vecchio di migliaia di anni (legno, ordinate e fasciame), fino agli anni 40-50.

In seguito, gli stessi maestri d'ascia, mentre nelle barche da pesca sostituivano la vela col motore, hanno cominciato a realizzare imbarcazioni a vela latina da diporto, inevitabilmente diverse dalle precedenti, perché diverse erano le esigenze dei committenti.

Oggi, sostanzialmente con lo stesso metodo artigianale, si costruiscono barche a vela latina che sono, è inutile negarlo, vere e proprie imbarcazioni da regata, con proporzioni dello scafo e del piano velico ben diverse da quelle che erano un tempo quelle delle barche da lavoro.

Per me queste barche, finché sono costruite artigianalmente con legno, ordinate e fasciame, ed armano una vela Latina (non una Marconi con l'antenna!), fanno parte della tradizione a pieno diritto ed è più onesto chiamarle con il loro nome, che volerle camuffare da replica di imbarcazioni storiche che, con quelle proporzioni, non sono mai esistite.

Per quanto riguarda il Trofeo Addis, a me risulta che sia stato offerto dal Comune di Stintino, di sua propria iniziativa, nell'anno della scomparsa di Antonio. Del resto ogni regata che si rispetti ha un premio per il tempo reale, e mi sembra molto bello che questo trofeo sia stato dedicato ad Antonio in ricordo del tempo in cui le gare a vela latina si correvano per l'appunto in tempo reale.

In conclusione sarebbe ora che i comitati organizzatori mettessero mano, con competenza e professionalità tecnica più puntuale di quella finora dimostrata, alla suddivisione in classi di queste regate, in modo che vi sia una maggiore rispondenza con la realtà delle barche partecipanti e di ciò che avviene effettivamente in mare.

 

Luigi Scotti.

 

 

 

05.09.2000

Commenti sulla Velalatina di Stintino

 

Vela latina a Stintino

di Bernardo Camboni

Come sempre, con cadenza cronometrica, i commenti del dopo Stintino sono sulla falsariga dei precedenti. Certo l’avvenimento merita, ma qualcosa non convince. Il linguaggio a volte è povero e sterile. Cambia qualche attore ma non la trama. Fa bene il buon Pietrino a lamentarsi  , ma la competizione non dovrebbe stupirlo, specie quando si ha un mezzo come dire bello da vedere ma …. .  Sorprende lo sgomento in stile corporativo dell’astuto Scotti, non certo conosciuto come fra i più accaniti conservatori della tradizione, ma attenti. Non può dimenticarsi di aver creato un ibrido (molto interessante di per se, ma lontano da quello spirito della manifestazione che lui ora elogia) con il quale sappiamo bene cosa fece agli inizi per far parte della famiglia. Se proprio vogliamo fare un ragionamento serio al riguardo, non dovrebbe esistere il Trofeo Addis, creato grazie al plebiscito promosso da una fetta di amici bene che contano, per far rientrare dalla finestra il malcontento e chiamiamoli disagi generati con l’esclusione delle guzzette alla loro prima uscita. Ma trascuriamo i discorsi tecnici, almeno quelli troppo fumosi, che sono una noia per molti.  Le due anime di Stintino le conoscono tutti. E sotto sotto se la godono anche gli Aiello, motivo in più perché se ne parli. Sanno bene che sarebbe un suicidio separarle. E’ una questione di dosaggi. Non posso non trovarmi d’accordo con loro e non  certo per ragioni di comodo. Fummo noi a chiedere proroga alle appena nate “Norme di Ammissione” al riguardo altezza albero, ferzi etc. Fu un richiesta tempestiva (prima della regata), lecita, fondata, peraltro poi successivamente applicata. Allora sì che il Bando fu oscurato (esiste anche una sentenza della Giuria d’Appello al riguardo), eppure a quell’epoca nessuno disse niente a nostro favore. Probabile andava bene a molti che noi, barbari ed imbroglioni sudisti, lasciammo le barche ai loro ormeggi. Fu l’unica occasione in queste ultime 10 edizioni che le varie coppe, targhe e trofei più ambiti non preso la 131 in direzione sud. Vi è comunque un abundare di premi e riconoscimenti per tutti. Per i più veloci, i più originali, i più vispi… sino ad arrivare ai Vip e politici di turno (classifiche a parte naturalmente). Senza poi dimenticare che è una festa, una vacanza dalla vita quotidiana. Un costante appuntamento che come qualsiasi rito ha bisogno periodicamente di rinnovarsi, di creare nuovi stimoli, delle trasgressioni per non dissecarsi. Al di là dell’175 è indubbio che i risultati vanno a premiare alla lunga chi è più preparato, sia come equipaggi che come barche. Non è pensabile che sia frutto di sole furbizie. E’ capibile che in alcuni scatti un meccanismo di difesa nel tentativo di proteggersi attraverso l’azione maldestra di attaccare e svalutare  chi è stato più forte, più fortunato. Bisogna saper accettare la competizione fatta secondo le regole. Hanno ancora ragione i Sigg. Aiello nel dire che è patetico dannarsi nel cercare di dare le più nobili interpretazioni al regolamento. E’ tutto scritto. Il resto è terreno libero. Non si può privare il miglioramento dentro le regole.  Un suggerimento, semplice e disinteressato, ai Sigg. Aiello, quantomeno per calmare gli animi di chi pensa che il rinnovamento, una volta avviato, non sarebbe più possibile fermarlo. Visto il fiasco dell’AIVEL (anche se un vero legame non è mai esistito), considerata la consuetudine che l’ingresso di nuove regole, specie se molto restrittive, consente di norma per la flotta esistente una non immediata applicazione tale da consentire un naturale deflusso legato principalmente a motivi economici, sarebbe bene che come C.O. stabilite un limite definito (xx.. anni) oltre il quale non saranno concesse deroghe, e comunque i nuovi armi non potranno godere di tali benefici.

E chi vuole cullarsi per aver vinto il Trofeo Addis, beh siamo in un paese libero, auguri e felicitazioni.

Bernardo Camboni