Ivo Abbondandolo


Ivo Abbondandolo è nato ad Avellino Il 30 luglio 1976. Vive a Pomigliano D'Arco (NA). Studia Medicina presso la "Seconda Università" di Napoli.
 Ha partecipato al Concorso di Poesia "CITTA' DI FRIGENTO" dove è stato premiato con la poesia "Anche i gatti mi guardano perplesso"

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Anche i gatti mi guardano perplesso La tolleranza L'ultimo Bacio Re Enzo Per i Tempi Migliori
Il sorriso dell'uomo con i baffi  Fine Giornata La maledizione di Ondina Ossessione Angeli custodi
Giochi cerebrali Il treno Pax Freak detto il mostro Giro ramengo
Goccia Processo all'Intenzione   Precipitazione solida di fragili cristalli di ghiaccio ramificati o  stellati, isolati o agglomerati in fiocchi. Ma E' bello per questo..

 

Anche i gatti mi guardano perplessi.
24/10/2000

Sul divano di una stanca stanza come una vecchia stampa in bianco e nero,
mi ritrovo nell'ascoltare l'elegante signora dalla gola di velluto,
sospeso in una pausa mentale.
Gli arabeschi del fumo, nella luce blu, giocano e disegnano cornici
a note che mi fasciano in un abbraccio di quelli che appagano.
Io, allora, ballo stringendomi al ricordo di una donna
che è qui solo per me.
Basta chiudere gli occhi e muovere piano il corpo
seguendo i passi dettati dal malinconico blues.
Il pianista di colore mi appare accanto con denti bianchi e sguardo greve,
gli occhi piccoli per il respiro di tabacco che sale dalla sigaretta appesa
al labbro.
Io ballo, lento, in una scena da film americano,
ma Chicago è un'illusione musicale,
e dal balcone anche i gatti mi guardano perplessi.

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La tolleranza

(Divagazione sulle Priorità della vita con epilogo grottesco ma non improbabile) ?/?/98-99-2000(3 anni per finirla...che scuorno!)

L'uomo non uomo decide che è giusto chiedermi una spiegazione razionale all'irrazionalità della sua esistenza proprio mentre, assorto in pensieri profondi e di ampio respiro, cerco sul cesso la necessaria concentrazione. Non che mi dispiaccia imbastire discorsi sulla nullità delle persone, ma gradirei non poco avere il giusto tempo e la debita tranquillità da dedicare ad una sana e soddisfacente defecazione.(Credo in fondo che sia uno delle necessità ineluttabili di ogni essere vivente). Il tempo di dare una spiegazione esauriente e, al tempo stesso veloce, a domande tanto inutili da farmi preoccupare riguardo la stabilità mentale del mio interlocutore, che ancora con le brache in mano mi avvio verso il luogo di ritiro, a cui tutti tanto dobbiamo, dilaniato all'interno dall'irrefrenabile voglia di libertà di uno stronzo ma anche sollevato nello spirito, consapevole di dare presto fine alle mie sofferenze. Mai previsione fu più errata e fallace! Nel mio viaggio catartico dal telefono al cesso, una mossa a sorpresa del vecchio tarpa le ali al mio libertario desio, sbattendomi in faccia il bianco uscio; strozzando, non proprio in gola, il mio urlo enterico. Come pendolare notturno che, stanco e stressato da settimana di duro lavoro e molteplici privazioni, si vede chiudere davanti gli occhi le porte dell'ultimo diretto per casa, così io comincio a manifestare rabbia e frustrazione, colpendo la porta con tutta la forza rimastami in corpo, preoccupandomi di non esagerare troppo onde non provocare evacuazioni inopportune e quantomai indesiderate. L'azione di protesta non sortisce effetti; il vecchio è troppo assorto e compiaciuto del suo lavoro da volermi dare retta. Nemmeno le urla più strazianti, esternazione del mio dolore intimo e profondo, e le suppliche più pietose riescono a smuoverlo; è sordo a qualunque mia preghiera, ma lo capisco e lo perdono: seduti sul trono non c'è preghiera che aiuti o parentela che tenga. Come è infame questo mondo in cui il figlio deve al padre priorità di cacata! Stremato dall'inutile lotta, il mio organismo da evidenti cenni di cedimento; meteorismo e flatulenza cominciano preoccupantemente a manifestarsi, tant'è che, per usare un eufemismo, l'aria incomincia ad essere viziata. Ma sono queste le situazioni in cui l'uomo, animale razionale, da il meglio di sé... Ed ecco l'Illuminazione, il Colpo di Genio, la Scintilla cerebrale che rende la progenie di Adamo superiore alle bestie, l'Invenzione, che ci ha permesso di primeggiare e scalare le vette del regno animale: la fioriera in candida porcellana di Capodimonte! Regalo nuziale mai capito ne tantomeno apprezzato, ha finalmente trovato la sua ragione di esistere. Così rapito da un estasiaca soddisfazione mi appropinquo al latteo catino e do sfogo al supremo atto di liberazione!

 

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L'ultimo bacio
30/11/2000

L'Emozione è semplice unione di pochi fattori:

una sigaretta accesa davanti un balcone aperto,

su di una radio di legno girata al contrario.

E tanti, tanti violini...

 

Grazie Carmen

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Re Enzo
20/10/2000

Pino mi racconta balle sulla sua città,
ha molta fantasia e una pinta di birra a stomaco vuoto che gli massaggia le
tempie,
sicché le sue storie sembrano più belle di qualunque realtà.
E Re Enzo è rinchiuso in cella per una principessa che non è mai esistita...

Zio guarda la strada con occhi stanchi e infinita pazienza,
il suo mezzo macina km su km inseguendo il tempo che ristagna,
sospeso, tra una sosta e l'altra;
per questo gli autogrill diventano Luna Park dove incontrare gli amici,
bere un caffè e fare discorsi che solo camionisti dagli occhi stanchi
possono fare...

Penso a re Enzo nella sua cella,
che esiste solo nella testa di chi è un po' brillo,
mentre cammino nella mia città con mio fratello che ha finalmente voglia di
parlare;
e mi vien voglia di andarlo a trovare per portargli le arance,
o almeno di cercarlo in me o in chi mi cammina a fianco.
Ma Re Enzo è morto di vecchiaia da tempo, chiuso i quattro mura di
cemento...

Ora macino anch'io km su km, con occhi distratti, però, perché stanco non
sono;
porto la principessa dal suo principe bello, ricco e un po' stronzo, sulla
collina dorata,
e vedo Re Enzo che mi sorride dal chiuso di quella cella che, ormai,
è diventata vera o, almeno, mi piace pensare tale.

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Per i tempi migliori

31/01/01

Mi accora il desiderio di far brillare in un plumbeo cielo,
come specchio di roboanti tuoni,
le parole sopite, rimaste per lungo tempo chete,
che mi è facile mascherare tra i gineprini rami dei miei pensieri,
da non mostrare e mai rivelare
agli spenti, e poco degni, globi degli spiriti venduti;
tutto questo al solo scopo, principe, di donarle,
con valore unico,
alle docili e delicate anime che ancora ridono,
inarcando le sopracciglia,
per le capriole semantiche dei bambini,
per i fuchi che ardono accesi rubando teneramente voluttuosi abbracci,
per i falsi passi con gli alti tacchi fatti,
per i buoni propositi non usi più neanche a lastricare gli infelici sentieri.
Viene voglia, si, mi brucia il desiderio,
ma non vedo ancora i presupposti e quindi non lo farò,
perché qualcosa dovrà anche rimanere ad allietare
i giorni migliori che, lentamente, verranno
ad incresparmi il viso.

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Il sorriso dell'Uomo coi baffi

4/2/98

Un giorno come tanti altri mi fermo ad un distributore di benzina.
C'è un uomo con i baffi. Non mi conosce e mi accoglie con un sorriso.
Che tipo quell'uomo! E' allegro, ride, scherza e dona a tutti quel sorriso.
Mi parla di un'associazione (che oggi porta il suo nome), mi parla di altruismo, di generosità...sempre con un bel sorriso.
Non si ritiene un uomo perfetto, ha commesso i suoi errori come è giusto che sia, e questo lo rende normale.
Penso che sia ben visto da tutti, rispettato da molti, amato dai giusti.
E' giovane, forte, robusto per il duro lavoro e la buona forchetta, è pieno di vita.
Mi racconta le sue mille iniziative, le sue mille idee.
 Non mi conosce ma mi racconta di lui, perché è fatto così.
Il tutto sempre con quel gran sorriso.
Faccio il pieno e vado via, consapevole di aver fatto un incontro speciale.

Dopo un anno mi fermo allo stesso distributore.
Cerco l'uomo con i baffi ma non lo trovo.
Vedo un piccolo uomo seduto su un'altalena.
E' esile, gracile, sembra stanco anche di essere fermo.
Da lontano mi pare un anziano.
E' senza capelli, il volto è curato, ma scarno e molto scavato.
Non è un anziano.
Ha le braccia conserte, strette attorno ad un ventre più vuoto del suo viso.
Lo sguardo è perso per terra.E' un uomo che pensa, riflette e combatte.
La Fortuna, si vede, non gli è stata compagna.
Mi avvicino e con rispetto gli chiedo dell'uomo con i baffi.
Lui alza lo sguardo e mi sorride: io riconosco il suo sorriso.
E' ancora un bel sorriso, un gran bel sorriso.

A Zio Rocco

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Fine Giornata
4/8/2000

Nasce e cresce, con affannoso respiro,
La schiuma detergente dal bidè in cui immergo
Piedi neri di troppi pensieri
Spesi lasciandosi scivolare addosso il tempo
Senza una giusta causa.
Sputo dentifricio misto a sangue
Perché,
Quando io strofino,
Lo faccio forte
E mi diverte vedere altra schiuma affacciarsi tra i denti
Fasciati di rosso e marziale tessuto.
Un ultimo sguardo ad uno specchio che non mente,
In cui ritrovi l'unico viso di cui conosci il contrario,
E finalmente sono pronto per ricominciare,
Tra 24 ore,
Da capo.
Tutto il resto è ontologicamente irrilevante.

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La Maledizione di Ondina
2/8/2000

Respira. Nascondi alla tua coscienza qualunque conflitto: Respira.

Non puoi fermarti, non devi distrarti, non essere ingannato dalla complessità dell'ambiente, non pensare niente: Respira.

Non devi stancarti, non puoi neanche addormentarti, concentrati sul semplice moto che inarca il diaframma e allarga il torace: Respira.

Costringi i tuoi occhi in una stasi serrata, cancella i ricordi, qualunque essi siano, comunque essi siano, c'è un solo ordine che piega il tuo vuoto mentale: Respira.

Non puoi parlare, non devi ascoltare, nessuna distrazione o impegno, ma placida calma, forzata tranquillità, hai un solo dovere da compiere con assiduità: Respira.

Quello che altri fanno senza pensiero o giudizio ma per riflesso, a te non è concesso, nulla ti è dovuto, nulla è permesso, se non un atto non più naturale ma programmato, costruito, ragionato: Respira.

Negati di gioire, camminare, dipingere ,vomitare, ballare, osservare, umiliare, suonare, urlare, costruire, piangere, mangiare, usare, distruggere, baciare, fottere, pregare, sporcare, procreare, scherzare, odiare, sorridere, persino sognare, ma ricorda: Respira.

E quando capirai l'inutilità del gesto di portare avanti la tua peculiare situazione, ti sarai fatalmente distratto, dimenticando l'unico comando, ma trovando con semplicità la più mite soluzione...

 

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Ossessione
10/2/98

Camminavo ed al mio fianco c'era lei.
Parlava, credo. Io annuivo. Non ricordo molto di quel discorso, forse non si discorreva affatto.
Comunque io annuivo e lei parlava. Ad un tratto al primo incrocio ti ho incontrato, ma non eri tu.
Al secondo incrocio ti ho visto, ma forse mi sbagliavo.
 Lungo la strada ti ho sfiorato più volte, ma quando facevo il tuo nome non eri tu a girarti.
Ed intanto lei parlava ed io annuivo. Ti ho visto mille volte quella sera.
Per strada, da sola, in macchina, in compagnia.
Ti ho visto baciare uomini, accarezzare un bambino, parlare con le amiche e correre per delle scale.
 Ho visto il tuo sedere, i tuoi capelli, le tue mani, il tuo seno; ma tutto insieme mai.
Non eri tu. In chi mi era affianco, no, non ti ho vista.
Sarà perché lei parlava, sarà che io annuivo.

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Angeli custodi
 
31/1/2000

Un angelo è venuto alla mia porta, presentandosi così, dicendo che era Dio a mandarlo.
 Cortesemente si è seduto sul divano e mi ha chiesto se avevo voglia di ascoltare.
Ho risposto perché no e lui, placidamente, ha incominciato, con una Marlboro rossa accesa in mano. ...
In macchina si parlava di Cirano con un amico, di quanto fosse stato lungo il nostro di naso e di come ora, invece, non si era più usi a tirar di fioretto.
 Poi abbiamo visto, o almeno c'è sembrato, l'ombra di una donna in compagnia di un cane e le nostri teste, tosto, Rossana sono andate a trovare.
 ... A telefono si confessava mio fratello, aveva un peccato di cuore mai espiato da raccontare, ma a me la sua colpa non sembrava poi così grave e, soprattutto, non mi andava di sentirlo soffrire. Il suo errore, lui, lo ha già capito e questa è la sua più grande punizione.
 ... Il caffè con la panna non è venuto granché, il professore non c'era e, dietro al bancone, l'allievo era troppo occupato a sognare su di un culo, venendo così a mancare la necessaria attenzione; pazienza, è pur sempre caffè, se viene male mica si muore. O no?!?
... L'angelo di fronte a me ha concluso il suo discorso, ma io non l'ascoltavo perché pensavo ad altro, e quando si è voltato per andare via, stringendomi la mano mi ha sorriso ed io ho detto si senza capire.

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Giochi Cerebrali

Dalla bocca di un amico loquace
esce il ritratto di un suo incontro con un mio nemico personale,
e il cervello va per cazzi suoi a riprendere ricordi
che era meglio se andavano perduti.
Il problema maggiore non è il risvegliarsi di remoti dolori;
ma il continuo laborio della mente
che mastica, ruminando, pensieri tanto improbabili
da diventare morbosi oggetti di Desiderio.
Riesco a sentirlo,
questo ronzio irreale che parte da un luogo non determinato della mia testa
e bussa a tutte le porte dietro cui sa che troverà risposta.
In fondo,
niente e nessuno
meglio di te stesso
sa come fregarti.

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Il treno (Elogio semiserio al cinismo)


Ho visto un treno entrare in galleria.
Ho visto dall'altra parte della galleria una mucca brucare sui binari.
Ho visto il treno uscire dalla galleria e prendere in pieno la mucca.
Ho visto la mucca spiaccicata sui binari.
Ho visto la cabina ristorante del treno.
Ho visto il cameriere e ho ordinato una bistecca di manzo alla fiorentina.

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Pax
27/11/1999

La paura del buio va via come andata via la paura di ciò che non si conosce.
Non c'è altro motivo, ora, che possa spaventare, altro motivo che blocchi il 
respiro e trasformi lo stomaco in un termitaio.
Le mani non si muovono più come foglie di autunno incupite dal freddo, i 
denti non portano più il tempo sbattendo gli uni su gli altri.
Le palpebre si rilassano e gli occhi non hanno la frenesia di un animale 
selvatico in gabbia.
Nella mente gli stessi rumori della campagna, in estate, circolari si 
susseguono.
Il cuore non colpisce più come un pugile cubano.
No, non è nostrasignora Morte, ma a me piace pensare il contrario.

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Freak detto il Mostro
20/4/19997

...dreaming...
Mi giro, rigiro e ancora giro.
Va bene, testa sopra il cuscino: ora sto fermo.
E' caldo il letto, molto caldo. Placenta che mi avvolge e mi protegge e la 
mia mente ad uso di cordone ombelicale con la realtà.
Tra le pagine non scritte della mia anima vado cercando risposte, forse 
anche domande.
Il sogno, ecco dove trovare la via, nel sogno.
Non un sogno qualunque, bensì uno di quelli che al risveglio mi lasciano 
senza fiato poiché troppo reale e veritiero x 
non avere alcun significato.
Là è la soluzione, là prende vita il Mostro, diramandosi nel mio ego, 
invadendo la mia coscienza x poi arrivare a verità da solo.
Sì, da solo,
ed è lui a darmi le soluzioni, ad ergersi ad arbitro
del mio equilibrio, della mia instabilità.
Mi ha in pugno; sa di dominarmi e gode nel saperlo.
Anche perché lui non fa nulla; sta lì, fermo,
e aspetta che gli sbatta contro.
E la sua attesa non dura mai troppo.
Eppure il mostro è figlio mio,
frutto di un amplesso incestuoso tra ciò che realmente voglio
e ciò che non avrò mai il coraggio di fare.
È lui ad avere la consapevolezza di tutto e, x questo, a ridere di me.
Il mostro non parla, aspetta le domande,
che io non trovo ma disperatamente faccio; farfugliando frasi senza senso, 
balbettando parole sconclusionate, perdendo il filo logico del mio discorso, 
se mai c'è stato.
E il mostro ride di me, mi umilia, mi sbeffeggia,
mi rende ridicolo fino a che, mosso a compassione o più semplicemente 
annoiato dalla mia questuante litania,
si decide e , infine, parla.
Ed a quel punto a ridere sono io...

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Giro Ramengo
12/1/1998

La birra gelata stretta tra le gambe mi anestetizza i coglioni
mentre una superstite lucidità fissa il mio sguardo sulla grande serranda 
rossa con una freccia bianca al centro, proprio di fronte a me.
Mi intima di svoltare a sinistra, io lo faccio per istinto.
Lo stereo è da ore fermo sulla stessa frequenza e da ore passa la stessa 
musica;
ad ogni tiro di sigaretta fiocchi di cenere si posano come neve sul sedile 
posteriore, e nel loro volo nuziale danzano cullate dal flebile ma caldo 
vento del mio respiro.
Come uno stronzo mentale in un budello di asfalto e cemento, io nella mia 
macchina giro ramengo in questo immondezzaio che la gente normale con un 
atto di pietà o incomprensibile rassegnazione, si ostina a chiamare città.
È anche questa una forma di coprofilia.
Velocità di crociera costante, rari scali di marce, ancora più rare frenate 
seguite da false ripartenze. E la testa persa in giro per il mondo,
contemplando albe e tramonti, ricordando il passato
e scommettendo sul futuro.
Un bastardo mi taglia la strada (o sono forse io a non rispettare lo stop)
i clacsons delle due macchine si scambiano cortesie,
ma non mi applico più di tanto e continuo il mio viaggio.
La bottiglia di birra vuota rotola da un po' di tempo
vicino ad un cassonetto, e nella bocca un forte sapore di filtro bruciato
quando mi rendo conto di essere arrivato al capolinea.
Rallento, parcheggio, spengo macchina e stereo, ma non scendo.
Questa sera resto a dormire con ciò che è mio...

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Goccia
2/5/19997

Senza più chiedere nulla al passato...
Io, goccia di pioggia, scivolo sul vetro di questa finestra, di questa 
camera da letto.
Come un serpente disegno improbabili rigagnoli e più mi muovo, più parte di 
me resta come scia.
Provo con la mente a ripercorrere tutta la strada fatta finora, ma solo con 
la mente.
Troppo veritiera la legge sulla gravità per riuscire a tornare su.
Più facile guardare al di là del vetro la camera e fermarmi su quel letto, 
quelle coperte e quel corpo nudo adagiato su di esse.
Donna, come resisterti ?
Il viso, il suo seno, il pelo pubico, le sue mani;
armonia del creato, disegno divino mai meglio riuscito.
Donna, come accarezzarti ?
Un raggio di sole impazzito, o un dono di qualcuno non sordo alle mie 
preghiere, proietta la mia ombra su di lei, ed io scivolando sul freddo 
vetro posso percorre tutto il suo corpo, posso insinuarmi tra le pieghe 
della sua carne, e godo, mi emoziono, anche solo con il pensiero.
Non chiedo ne mani ne corpo, ma solo essere io e non la mia ombra a posarsi 
su di te.
Io acqua, tu carne. Io realtà, tu sogno.
Donna, come amarti ?
Non sento il tuo profumo ma riesco a immaginarlo: dolce come vaniglia, 
ruvido come muschio selvatico.
Passo sulla tua bocca, scendo giù tra il tuo seno, ascolto il respiro 
partire dal tuo ventre,
e non c'è più questo vetro, e non è più la mia ombra, e non sono più goccia.
Mi perdo nel bruno del tuo pube, scompaio, ombra tra le ombre, nelle tue 
gambe, fino ad annullarmi, a non esistere più.
Ma non c'è più sole ed il vetro è finito; io termino la mia corsa...
Ora, su di un bordo di alluminio con le altre mie sorelle gocce, guardiamo 
ognuno la propria scia sognando di tornare indietro, sognando un altro 
raggio di sole, una nuova ombra, nuovamente te.
Donna, come ricordarti?

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Processo all'Intenzione
5/3/1998

Non c'è più il rumore , non c'è più l'armonia ,non c'è e basta.
E' inutile stare qui a chiedersi dove sia finito o cosa sia successo ,
è andata così.
Evidentemente era questo il suo destino. Sempre se esiste un destino.
Io non ho mai creduto al destino. O forse si?
Se l'ho fatto è stato sicuramente un errore momentaneo.
Comunque momentaneo o no l'errore c 'è stato ed giusto che venga punito.
Quindi che Qualcuno si erga a giudice ed emetta una sentenza.
No , se processo ci deve essere voglio che sia un processo serio,
con tanto di giuria popolare , pubblico ministero corrotto
e avvocato difensore senza scrupoli.
L'accusa chiederà l'ergastolo , che in Italia stranamente è
il massimo della pena.
Io ed il mio avvocato ci batteremo per ottenere la mia infermità mentale
E se il destino , che non esiste , vorrà ,
io uscirò dal tribunale sotto una pioggia di flash e mille e più giornalisti 
mi faranno mille e più domande ed darò mille e più risposte.
Tutte false e sconclusionate , s'intende : se no che matto sarei.
E quando piangendo griderò al mondo la mia felicità ,
alla fine dirò l'unica cosa vera di tutto quel discorso fatto di
parole strane appicicate dalla saliva l'une sulle altre:
io non ho mai cercato l'amore vero ,
ho sempre preferito costruirmelo da solo.
Matto e disincantato non ho mai e dico mai e ripeto mai e
sottolineo mai amato una donna.
Ho sempre creduto di farlo , ma era solo una umida ,
malsana , ammiccante , provocante puttana: l'Illusione.

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Precipitazione solida di fragili cristalli di ghiaccio ramificati o 
stellati, isolati o agglomerati in fiocchi.

24/6/2000

Sono un fiocco di neve,
simmetrico scherzo della natura,
diverso da qualsiasi voglia altro fiocco,
se si è usi ad andare al di là della superficialità,
destinato a mai posarsi,
trascinato da un leggero e perpetuo vento,
in un esile e delicato oblio.

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Ma è Bello per questo
5/3/98

Vado via. Ma a te non conviene.
Anche se io non ci sono tu resta pure qui senza me.
E' passato il tempo delle assurde verità.
Dicono che sono cresciuto, di sognare proprio non mi va più.
Guardo avanti perché mi conviene, a tornare indietro non ci sto.
E' il più bel gioco del mondo e l'ho inventato io...
Le regole sono semplici, basta stare fermi e non pensare a nulla.
Questa si che è una bella soddisfazione.
In questa vita mi sembro un turista che ha perso la cartina e non capisce la 
lingua.
Ci siamo incontrati, abbiamo parlato, non ci siamo capiti.
Che colpa ne ho io se non capisco l'idioma locale.
Ti ripeto che puoi restare qui anche senza di me.
Io ne soffrirò ma tu resta qui.
E' giusto così.
Anche se non mi capisci, se non mi rispondi, se non mi conosci, lascia che 
sia io ad andarmene.
Non mi trattenere, non bloccarmi.
E' così bella la strada di fronte a me.
Non c'è nessuno ma l'asfalto è nuovo, ancora fumante.
Da dove sto adesso non vedo neanche la fine: ma è bello per questo.

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