La pioggia nel pereto
Sorge il sole sul tiepido frutteto,
prende per mano della gleba i servi,
chi, per riposo, dal volto faceto,
chi, per bravata, ancor fra sogni impervi.
E gaio parte il solerte agricola
la lubrica messe a collezionare,
ma atroci bollori di presta canicola
idoli vuoti gli fanno invocare.
Chiacchiere cercan di domar l'arsura
ma verso sera ancor lunga è la strada,
e per la noia e la densa calura
imperlansi le ascie già d'ambra e rugiada.
Volan parole da vacui intelletti
d'etica, politica, futbal; però
solo d'un tema son dotti provetti:
del pelvico anfratto che ci generò.
Esce d'un tratto l'anziano fattore:
" Ch'at vegn'un chencher! " grid'a squarciagola.
Il pover Sandròn, con l'arcano trattore,
distrusse un filare e ne fè mantagnola.
Torrido, implacabile, immanente
splende in un disco il cerbero Sole.
Tocchi con mano la pelle rovente
con cui potresti ormai far scarpe e suole.
Cerca la mente di fuggire da ciò
librandosi fra monti, valli e città;
ma quand' ormai è più lontan che può
un colpo di clacson riporta realtà.
Gli occhi son chiusi, dal Sol accecati
quanto d'incanto, com'una favola,
non son più luce i peri inondati:
il sole coperto sta dietro a una nuvola.
Incredulo agricola , levati su!
e mira del cielo l'azzurro ingrigire.
Al torrido sole non pensi più,
e senti propinquo un tuono venire.
Cadono goccie sui servi di pere
e stempran fumanti il desertico suolo;
nuda non cessa la gleba di bere
facendo con esse un ricco crogiuolo.
Piove sui servi dal volto nero,
incredule lacrime mischiano insieme.
Piove sul carro, fumante destriero,
quand'ormai persa sembrava ogni speme.
Piove sui campi, ormai disertati
se non dai lombrichi a dai gatti alteri.
Piove sui frutti, per forma disiati,
cogenti l'agricola a insani pensieri.
Fermo sulla soglia guarda la pioggia
il contadino figlio del padrone;
rosso e adirato torna alla reggia
non senza aver lanciato una sonora invocazione.
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