Descrizione giorni di festa e
attività del Comitato di San Lussorio.
Descrizione dei piatti
caratteristici durante la festa.
La festa di San Lussorio, le date e i
luoghi ove si celebra.
Descrizione
giorni di festa e attività del Comitato di San Lussorio
Giovedì
Il giovedì è l’ultimo giorno, prima
dell’inizio della festa; in questa giornata si definiscono e si preparano le
ultime cose. Nella casa del presidente
è il giorno in cui le donne preparano e
lavano le stoviglie e le tovaglie che serviranno per tutti i giorni della
festa. Durante questa giornata tutti i soci si danno da fare e cercano di dare
il meglio di loro stessi per la buona riuscita della sagra. La sera si da
inizio ufficiosamente alla festa.
Nella casa del presidente si
tiene l’ultima riunione di assemblea, tutti i soci partecipanti si riuniscono
per discutere degli ultimi particolari, fra gli argomenti più frequenti vi sono
le candidature dei nuovi presidenti e le indiscrezioni su qualche eventuale “imbiradori”.
Quasi sempre i soci cenano insieme e sarà il presidente ad offrire la cena
(prosciutto, olive, formaggio, vino e pane). A questo giorno possiamo fare
riferimento per un aneddoto: in un Giovedì di tanti anni fa alcuni giovani
esuberanti soci del comitato, avevano espresso la volontà di assaggiare il vino
della festa ma i soci più anziani, rigidi e tradizionalisti dissero e
“ordinarono”, che il vino della festa si sarebbe dovuto bere a partire dal Venerdì, primo giorno dei
festeggiamenti. I giovani, che ne sapevano una più del diavolo, allo scoccare
della mezzanotte dissero che il Venerdì era arrivato, perciò si sentirono
autorizzati a bere il vino della festa.
Nella notte del Giovedì è usanza
addobbare le vie cittadine con delle bandierine, e non pochi, durante questa
notte sono gli scherzi specialmente a carico del presidente, che andando a
dormire presto si prepara alla giornata successiva carica di impegni.
Venerdì (s’imbidu)
Questa manifestazione,
unica in Sardegna, presente solo a Tortolì, è una licitazione pubblica che
assegna l’onore di trasportare il Santo alla chiesetta campestre. La tradizione ha radici nell’antico mondo
contadino che ha caratterizzato l’economia e la vita di Tortolì fino agli anni
sessanta, “imbidai”, era ed è un grande onore, anche se oggi ha perso un po’
come significato.
Prima, “s’imbidu”, era una
manifestazione che richiamava parecchie persone. A memoria d’uomo si dice che
la piazza ove si svolgeva era stracolma di gente, una marea umana si stringeva
attorno al comitato intento a dare inizio all’asta. In origine il tributo per
“s’imbidu”, era costituito da prodotti dell’agricoltura poi, via via, in
conseguenza del progresso, i soldi hanno preso il posto dei beni agricoli.
“S’imbidu”, che si svolge il Venerdì è un evento importante perché segna
l’inizio della festa e ne condiziona il cerimoniale. Il comitato si riunisce a
casa del presidente e, accompagnato dal suono della fisarmonica, si dirige
verso la piazza della Cattedrale di Sant’Andrea Apostolo, ove si svolgerà
“s’imbidu”. Qui, appena giunti, si dà inizio all’asta, si parte sempre con una
cifra di base che poi, volta per volta, aumenta al rilancio, dopo un’
estenuante lotta tra i contendenti, avrà la meglio il maggiore offerente. A
questo punto tutte le persone si stringono intorno al vincitore con il giogo
sulle spalle, “s’imbirarori”, porgendogli gli auguri; trattato con grandi onori
e posto da protagonista, viene accompagnato a casa dal comitato. Giunti a casa
de “s’imbiradori”, dopo gli auguri alla famiglia, vengono cantati “is goccius”.
Per finire viene servito un rinfresco offerto dal padrone di casa. Dopo le
cerimonie si raggiunge la casa del
presidente per cenare e passare la notte fra canti e chiacchiere in attesa del
giorno seguente. Alla memoria giungono diversi episodi curiosi: una volta due
giovani ragazzi si contesero “il giogo”, e uno la spuntò sull’altro per appena
10 lire. Un famoso “imbiradori”,Franco Lai, ora socio e devoto del Santo, bravo
e stimato cantatore .
S’imbidu è una
manifestazione più unica che rara e spetta ai giovani valorizzarla, perciò, è
compito degli stessi fare il possibile per non farla scomparire.
Sabato
Il sabato è il grande
giorno, il giorno in cui la sagra da inizio al suo spirito religioso. Il Santo
di sera verrà portato nella chiesetta, ma questo è uno degli ultimi atti della
giornata. Come sempre si comincia presto, i soci si riuniscono nella casa del
presidente per prendere ciascuno la propria direzione, al fine di compiere il
compito stabilito. Un gruppo esegue un rituale che si compie da anni, si
raggiunge la casa Sardanu da cui si prende il carro che servirà per il
trasporto del Santo, nel mentre a San Lussorio un gruppo di persone, porta
fuori dalla chiesetta il cocchio, ove sarà riposto il simulacro del Santo. Dopo
averlo pulito per bene, sarà portato in piazza di chiesa, qui verrà caricato sul
carro, dove sarà legato con grosse funi. Finita questa operazione, il cocchio
sarà addobbato, verranno messe le bandierine color granata, verrà messa una
striscia granata col pizzo, all’interno nella parte superiore, verrà infine
messo un bardo rosso nella pedana ove poggerà il Santo.
Dopo aver fatto questo,
nella chiesetta fervono i preparativi, le mogli dei soci vi si recano per le
ultime pulizie e per gli addobbi sacri, con un set di tovaglie ricamato a mano
da una sorella di un socio scomparso, al termine di queste operazioni la chiesa
sarà pronta con fiori addobbi per accogliere San Lussorio ed i fedeli giunti in
pellegrinaggio. La sera vengono portati
i buoi, ora di ziu Luigino Sardanu, ora di ziu Antoneddu, ora di ziu Perdu, un
rituale che si svolge da secoli come per seguire una catena nel passare degli
anni. I soci del Santo, addobbano i buoi “dus’ muranta”: vengono messe al collo
“is campaneddas” e nelle corna “is pupusas”. Fatto questo, i soci dopo essersi
preparati, si radunano a casa del presidente, da dove partiranno con la
bandiera alla volta della casa de “s’imbirarori”. Svolti alcuni convenevoli, si
và in Cattedrale, dove i buoi verranno legati al carro, dalla chiesa esce San
Lussorio, portato in braccio da S’imbirarori, da questo momento inizia il lungo
pellegrinaggio, s’imbirarori affianco del cocchio, il comitato avanti con la
bandiera, arrivano a San Lussorio, in mezzo ai cori che scandiscono preghiere e le caratteristiche Ave Maria in
sardo. Giunto nella chiesetta, quando il Santo vi entra, tra tante persone fra
il profumo del basilico e dei fiori è difficile spiegare la sensazione che
prova un socio, che veramente sente, per tutto il corpo, un brivido di
commozione. Dopo la benedizione, il comitato accompagnato dalle “launeddas”
canta “is goccius”. Finito il rito religioso, il comitato offre un rinfresco.
La sera alla cena, sono invitate le guardie municipali e i militari che hanno
fatto da scorta al Santo.
Intorno alle ventidue, si
dà inizio alla prima manifestazione civile, un fisarmonicista, suonerà balli di
ogni genere. Durante il sabato notte “su saburu a notti”, quando non vi
era la luce elettrica, e anche in tempi
recenti, nell’intimità dei soci, si dava inizio in modo bonario, agli scherzi e
in momenti di serietà e compostezza si cantavano “is muttettus”, in onore del
Santo e di qualche persone cara. Possiamo dire che il sabato è uno dei giorni
più carichi di lavoro, ma anche il giorno in cui si sente di più lo spirito
della sagra, perché si ripetono, delle cose né usuali né giornaliere, ma che
per secoli lo sono state.
Domenica
La domenica è il culmine
dei giorni di festa; è in questo giorno che le manifestazioni religiose hanno
un loro più recondito significato. Tutti i soci, compresi quelli che sono
rimasti tutta la sera nella chiesetta campestre, si danno appuntamento alla
stessa dove verrà celebrata la Santa Messa. Prima della celebrazione si snoda
la processione attorno alla chiesetta , San Lussorio ornato di tutti i suoi
gioielli, viene accompagnato dal comitato e dal suono delle “launeddas”. Al
rientro della processione, viene celebrata la Santa Messa, nel corso della
quale, vengono messe in risalto le qualità e la storia del nostro Santo
Martire, alla fine della Messa, come per ogni cerimonia religiosa, vengono
cantati “is goccius”. Dopo la funzione, il comitato, offre ai presenti, da
tempi immemorabili, un rinfresco, questo è un
ringraziamento che il comitato, offre alla popolazione.Quando la
popolazione se ne va, il comitato si
riunisce e pranza. Tutti i soci fino a
metà pomeriggio, quando il suonatore da inizio ai balli tradizionali,
passeranno ore di spensieratezza e allegria. I soci andranno a riposare in modo
da poter affrontare al meglio il pellegrinaggio di ritorno al paese. Da questo
momento le donne danno inizio, ad un pomeriggio carico di lavoro, in
preparazione del pranzo del giorno successivo. Verso le 18.30, ,tutti i soci si
danno appuntamento alla chiesetta da dove ripartirà per l’ennesima volta il
Santo, per primo dalla chiesetta esce il santo, poi il comitato e le
“launeddas”. La prima parte del percorso ha come scenario la campagna, questa è
la parte più suggestiva della processione. Appena comincia a far buio il carro
del Santo si illumina, i gruppi folk, si uniscono alla processione, un bagno di
folla festante commossa e fedele accompagna il Santo per tutto il percorso fino
alla chiesa ove sarà ripartita la benedizione con le sacre Reliquie. Dopo aver
fatto questo si cantano “is goccius”, mentre le mani dei fedeli, sfiorano il
santo, invocando una grazia, con profonda devozione. Finita la funzione
religiosa, il comitato accompagna a casa s’imbirarori, qui lo stesso, offrendo
un rinfresco, chiude e porta a compimento il suo compito, ricevendo gli auguri
e i ringraziamenti del comitato. Dopo sarà il presidente ad essere
riaccompagnato a casa.
Lunedì
Il lunedì, è il giorno in
cui terminano i festeggiamenti religiosi e civili. Viene eletto il nuovo
presidente. Verso le nove, il comitato accompagnando la bandiera, parte dalla
casa del presidente, alla volta della Cattedrale, luogo in cui tradizionalmente
si svolgono le confessioni dei soci; dopodiché
parte la processione. San Lussorio,
passa per la cittadina, in mezzo alla sua gente. Al termine
della processione, viene celebrata la
Messa e dopo aver cantato “is goccius”, ogni devoto saluta il Santo con
espressioni familiari: “attrus annus Lusso’, a occ’annu chi enni’ Lusso’,
castiasi tui Lusso”, tutto questo è segno di una devozione vera e sincera che i
devoti esprimono verso il loro Santo. Concluso l’aspetto religioso della sagra,
la festa continua nei locali della chiesetta campestre dove si consuma il
tradizionale pranzo insieme alle famiglie e alle autorità della cittadina. È
importante ricordare che i soci dovranno presenziare ai pasti rigorosamente con
i pantaloni lunghi.
Il pranzo si svolge verso
le 14.00, tutte le componenti, in un ambiente allegro e festoso, passano il
tempo fra le chiacchere e l’ascolto dei “is mutetus”. Dopo questi momenti di
svago, si vota per l’elezione del nuovo presidente. Ad ogni socio viene
consegnata una scheda dove apporre il nome del candidato che preferisce.
Avvenuto lo spoglio delle schede, si proclama il nuovo presidente che riceve le
congratulazioni di tutti.
Martedì
Il martedì è l’atto
conclusivo della festa. È un giorno in cui non si svolgono manifestazioni
religiose. Ci sono dei momenti di familiarità in cui i soci si riposano e
preparano la festa che si svolgerà la sera. Tutti i soci, con le famiglie,
pranzano in un clima di particolare intimità. Dopo i momenti di divertimento,
si fanno i conti delle spese sostenute durante la festa; ogni socio, dopo “is
contus”, paga “sa quota” (quota che
ogni socio versa al comitato per pagare le spese avute durante i cinque giorni
di festa). Il segretario poi, illustrerà le varie offerte avute dalle ditte e
dalla popolazione, questo è l’ultimo atto dovuto al presidente uscente che si
accinge a consegnare la bandiera al suo successore. Tutti i soci, dopo essersi
preparati, si radunano a casa del presidente uscente, e prima di dare inizio
alla cerimonia, un piccolo rinfresco viene offerto dallo stesso. Tutti i soci
danno gli auguri e ricevono i ringraziamenti, del presidente uscente e da sua
moglie. Per ultimo a dare gli auguri sarà il nuovo presidente, da questo
momento si avvia lo scambio della bandiera, il vecchio presidente, con la
bandiera sulla destra, pronuncia una formula come in un rito che fa così: “Ti
consegnu custa bandiera, cicca de da onorai e chi ti porti fortuna a tui e a sa
famiglia tua”. Il rito è concluso, il nuovo presidente riceve la bandiera, come
ogni anno e da anni. Dalla casa del vecchio presidente il corteo parte alla
volta della casa del nuovo presidente. Ad aspettarlo vi saranno i familiari e
gli amici, dopo aver ricevuto gli auguri dei soci e degli invitati, vengono
cantati “is goccius” e si dà inizio alla festa, i balli si susseguono durante
al notte, spezzati dalla cena che si svolge verso mezzanotte. Lo scambio della
bandiera è l’ultimo atto della festa, si dà inizio al nuovo anno, che sarà
ricco di lavoro in preparazione della festa dell’anno seguente.
Essendo cinque i giorni di festa da passare assieme, non poteva mancare la parte culinaria, che si ripete nei secoli e affonda le sue radici nelle antiche tradizioni. Tutte le tradizioni culinarie, a cominciare dal venerdì sera, si possono collegare alle celebrazioni dei matrimoni, che in passato duravano per un paio di giorni. Questo modello di festeggiamenti è rimasto nelle feste dei comitati, che lo hanno adattato alle loro necessità.
Durante questi giorni, perlomeno per il comitato di san Lussorio, giorno per giorno, ci sono delle particolari pietanze da preparare, che rimangono invariate negli anni e immuni ai cambiamenti. Qui di seguito riportiamo le pietanze giorno per giorno:
Venerdì: trippa con sugo,
frattaglie miste (fresciurau),
fegato fritto.
Sabato pranzo: spaghetti al pomodoro,
formaggio.
Sabato cena: malloreddus con sugo alla carne,
arrosto di vitello,
insalata di pomodori e cipolle.
Domenica pranzo: malloreddus con sugo,
carne arrosto,
polpette al sugo.
Domenica cena: non si cucina, i soci mangiano una cena fredda.
Lunedì pranzo: antipasti, prosciutto, olive, sottaceti,
minestrina, spaghetti,
arrosto di vitello,
polpette,
frutta,
formaggio,
zuppa inglese e caffè.
Martedì pranzo: spaghetti e ritagli carni.
Martedì cena: dopo un rinfresco fatto di dolci,
si mangiano i seguenti piatti:
la gelatina di vitello,
le polpette fritte,
la carne ad insalata,
prosciutto, formaggio, olive.
Come possiamo ben vedere, i giorni più ricchi sono la Domenica, culmine della festa, e il lunedì, giorno in cui ci sono le autorità. Si nota che il venerdì, si cucinano le interiora dell’animale, perché sono le prime cose da consumare. Ci è sembrato giusto informarvi dell’aspetto culinario della festa dato che fa parte della nostra tradizione.
Quanta fatica ci sia attorno ai preparativi di una festa non si sa, tutti vedono il fatto compiuto alla festa già pronta. Il primo atto ufficiale, dopo la nomina del presidente, è l’elezione del consiglio direttivo, composto da cinque consiglieri, un segretario e un vice presidente. Il segretario ed i consiglieri, vengono eletti a scrutinio segreto, mentre il vice presidente, viene nominato dallo stesso presidente in carica. Quando il consiglio direttivo è stato nominato, si dà inizio alle prime riunioni, dove si discuteranno i vari lavori e le linee programmatiche dell’anno in corso. Durante tutto l’anno, la chiesa e i locali attinenti, necessitano di vari lavori per la conservazione e le migliorie, infatti, nel corso dell’anno, sono tante le domeniche in cui i soci di buona volontà, si recano alla chiesetta per fare lavori (imbiancatura, rinnovo del tetto, pulizie delle aiuole ecc…). Tutto questo è fatto per rendere decente e decorosa la località per i giorni della festa. I preparativi, più frenetici e faticosi arrivano a Giugno, con l’inizio della questua. Tutto il comitato si dovrebbe recare per il paese, a chiedere dei contributi per l’organizzazione della squadra. Questi quindici giorni sono di grossa fatica, ma da chi li svolge, vengono fatti con grande piacere. Dopo la fine della questua, si stila il programma, si contattano i gruppi folk, il fisarmonicista e le fabbriche dei fuochi d’artificio. Nelle settimana antecedente la festa fervono gli ultimi preparativi, vengono commissionati e affissi i manifesti, comprate le bibite dai vari rivenditori, viene contattato il carrolante. Tutti questi atti culminano nel Giovedì, giorno in cui possiamo dire che il lavoro si fermi per cinque giorni, prendendo il volto spensierato e allegro della festa.
La devozione a San Lussorio è molto
sentita in Sardegna. La festa si celebra nei seguenti paesi:
il 21 Agosto a Borore,
Fordongianus, Nuraminis, Oliena, Orotelli, Romana, Santu Lussurgiu, Tortolì.
La terza Domenica di Agosto a
Gairo.
Il Martedì di Pasqua e l’ultima
Domenica di Agosto a Musei.
Il Lunedì dopo la Domenica in
Albis a Borore.
La penultima Domenica di Agosto a
San Vito.
La prima Domenica di Settembre a
Baunei.
A metà Settembre a Pabillonis.
Il 23 Settembre ad Albagiara.
La terza Domenica di Ottobre a
Selargius.