Il Metodo Sperimentale

realizzato dalla classe Ia B Scuola Media "G. Garibaldi" Milazzo (ME)

 

Aristotele (383-322 a.C.) e i filosofi dell'antica Grecia che l'avevano preceduto si erano occupati di molti fenomeni naturali come i movimenti nel cielo e sulla Terra, la luce e il suono, la nascita di piante e animali.

Essi però erano convinti di poter giungere a conoscere la natura per mezzo del ragionamento astratto, partendo da un numero limitato di osservazioni, senza procedere né a misurazioni né a esperimenti che potessero dimostrare la veridicità delle loro affermazioni.

L'autorità di Aristotele restò indiscussa praticamente fino al Rinascimento e solo l'avvento del metodo scientifico per opera di Galilei poté dimostrare l'infondatezza di queste idee.

Il metodo scientifico, formulato per la prima volta con chiarezza da Galileo Galilei (1564-1642), è fondato sull’esperimento, perciò detto anche metodo sperimentale.

Dopo Galilei, è diventato la base delle scienze sperimentali (per esempio fisica, chimica, biologia, astronomia, geologia) che hanno permesso di raggiungere l’attuale grado di conoscenza della natura.

Il metodo sperimentale si basa sull’esperienza e sull’osservazione più che su qualsiasi discorso, ma tutto ciò non è sufficiente.

È necessario, come diceva Galilei, interrogare la natura con un esperimento appositamente progettato e realizzato.

Per fare questo, occorre costruire dei dispositivi tecnici, fare uso di strumenti che potenzino i propri sensi (cannocchiale, microscopi, strumenti di misura ecc..), in modo che la risposta sia chiara e precisa.

A tal fine, i dati dell’osservazione (distanze, tempi, temperature ecc..) devono essere tradotti in numeri, cioè devono essere misurati. Solo così sarà possibile capire la realtà.

In ogni caso, occorre essere disposti a rivedere le proprie teorie quando queste si dimostrano inadeguate.



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