La storia del premio



Il Premio Rocco Chinnici, istituito nel 1985, ha attraversato 22 anni di storia della mafia e dell'antimafia .
La prima edizione, svoltasi nel 1987, arrivava dopo una lunga serie di lutti e di sangue, cominciata (solo per parlare della mafia del secondo dopoguerra) con la strage di Portella della Ginestra e proseguita negli anni successivi con innumerevoli delitti, fra cui quello di Peppino Impastato (1978), Boris Giuliano e Cesare Terranova (1979), Mattarella, Basile e Costa (1980), Pio La Torre, Giaccone e Dalla Chiesa (1982), Ciaccio Montalto e Chinnici (1983), fino a Pippo Fava (1984) e a Cassarà e Montana nell'agosto del 1985.
Questi ultimi furono anche gli anni di una prima significativa risposta dello Stato, con il maxiprocesso, avviato da Chinnici con Falcone e Borsellino, e proseguito da Antonino Caponnetto. La società civile sembrava reagire, ed anche sul piano politico qualcosa era cambiato (la "primavera" di Palermo).
Una grande voglia di lottare contro la mafia e di affermare i valori della civiltà e della democrazia, emergeva dai numerosi lavori partecipanti al Premio, provenienti da scuole di ogni parte della Sicilia. La commissione giudicatrice ebbe solo l'imbarazzo della scelta dei vincitori, sia nel settore scolastico (settore B), sia in quello extrascolastico (settore A). Il riconoscimento più rilevante venne dato all'attivissimo gruppo redazionale del periodico giovanile "Il Pungolo" di Trapani, a Cosimo Scordato, prete dell'Albergheria, ai fotografi Letizia Battaglia e Franco Zecchin e al Preside Vito Mercadante.

L'edizione dell'ottobre 1989, la seconda, ebbe come protagonisti Paolo Borsellino e Antonino Caponnetto, già allora simbolo del riscatto dello Stato contro una mafia che, nonostante lo scompaginamento provocato dall'esito del maxiprocesso, continuava ad uccidere. Nell'88, infatti, erano stati assassinati barbaramente, tra gli altri, Mauro Rostagno e il giudice Antonino Saetta con il figlio Stefano.
Paolo Borsellino, allora procuratore a Marsala, era componente della commissione giudicatrice che decise di assegnare il Premio ad Antonino Caponnetto.

Con la terza edizione (novembre 1991), il premio registra la ripresa della barbarie mafiosa che aveva eliminato figure come Rosario Livatino, "il giudice ragazzino", il funzionario regionale Giovanni Bonsignore e l'imprenditore Libero Grassi. E il premio viene assegnato proprio al figlio di Libero, Davide, che tutti ricordiamo durante il funerale del padre con le dita in alto in segno di vittoria. Quelli erano anche gli anni della nascita delle associazioni antiracket, per cui un riconoscimento viene dato a Tano Grasso, fondatore dell'ACIO.

La quarta e la quinta edizione, svoltesi rispettivamente nel novembre del 1993 e del 1995, ci portano con la memoria agli anni più terribili della storia della mafia, ma anche agli anni più esaltanti dell'antimafia. Le stragi del '92, Capaci e via D'Amelio, con l'eliminazione di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, provocarono quella forte risposta delle Istituzioni e della Società civile che portò quasi allo smantellamento della vecchia organizzazione criminale, grazie anche al fenomeno del "pentitismo", sul quale oggi c'é, comunque, parecchio da rivedere.La commissione giudicatrice della quarta edizione, quindi, assegnava il riconoscimento del settore A al pool dei magistrati di Palermo, guidato da Giancarlo Caselli, e ad altri esponenti della società civile, da anni impegnati sul fronte antimafia, come Umberto Santino del Centro Impastato, il giornalista Saverio Lodato e don Paolo Turturro.

Nell'edizione del 1995, la quinta, sulla scia della ripresa della lotta alla mafia da parte dello Stato, e sull'onda della lotta alla corruzione e alla illegalità diffuse, avviata dal pool "mani pulite" di Milano, con la sua ricaduta sugli assetti politici e istituzionali (si é parlato, forse un po' troppo affrettatamente, di superamento della prima Repubblica), il Premio Chinnici viene assegnato ai Sindaci della Provincia di Palermo, eletti direttamente nel novembre 1993, quali simbolo della forte presa di coscienza del popolo siciliano sui problemi che impediscono o frenano lo sviluppo di questa terra.

Nella sesta edizione, quella del 1997, i riconoscimenti vengono assegnati al pool dei magistrati della Procura di Caltanissetta e agli altri esponenti della Società civile, impegnati nel settore dei minori a rischio, nello sviluppo dei valori umani (AVES) o nella comunicazione puntuale e corretta e vogliono rappresentare degli esempi a cui riferirsi, e una speranza in più per la nostra gente.

L'edizione del 1999, la settima, ha inteso riconoscere ancora una volta l'impegno di quei magistrati che hanno lavorato con grande onesta intellettuale e correttezza professionale per scoprire i torbidi intrecci tra mafia e politica. Il Premio è andato infatti anche a Roberto Scarpinato e Guido Lo Forte, della Procura di Palermo, che hanno sostenuto l'accusa nel processo a Giulio Andreotti, su cui, al di là delle strumentalizzazioni di parte, restano le ombre della sentenza di appello che parla di "prescrizione" dei reati commessi fino al 1980. Altri premi sono andati a giornalisti coraggiosi come Andrea Purgatori, per il disastro di Ustica, e a personaggi come Don Fortunato di Noto che ha messo in luce il turpe traffico di pedofili via Internet.

L'edizione del 2002, l'ottava, giunta dopo quattro anni, rinnovata nella struttura ed estesa a tutto il territorio nazionale, ha visto un'ampia partecipazione di scuole di ogni ordine e grado, con una forte rappresentanza di regioni come il Lazio e di studenti laureati anche del Nord.
Per il settore A i riconoscimenti sono andati all'Associazione Nazionale Magistrati per la sua coerente e tenace opera di difesa dell'autonomia e indipendenza dei magistrati in una fase politica in cui gli attacchi per intaccarla si esprimono ai massimi livelli. Altri riconoscimenti, sono stati assegnati a parlamentari, come Leoluca Orlando, e responsabili di associazioni di volontariato, come Don Luigi Ciotti, giornalisti, registi cinematografici, come Paolo Benvenuti, amministratori locali, dirigenti di PS ed altri operatori ed organismi operanti a difesa della legalità, per il loro personale impegno e per il significato simbolico che il loro nome e la loro azione rappresentano per la società tutta e i giovani in particolare.

La nona edizione, svoltasi nel 2005, consolida la partecipazione delle scuole secondarie di altre regioni italiane, e nel settore A vede tra i premiati i ragazzi di Addio Pizzo di Palermo che in maniera nuova, ma efficace si battono contro il racket. Altri significativi premi vengono assegnati a giornalisti come Marco Travaglio, Giorgio Bongiovanni e Marco Benanti; ad artisti come Bruno Caruso e ai giudici di Magistratura Democratica. Tra le targhe alla memoria da segnalare quella in ricordo di Felicia Bartolotta, mamma di Peppino.

Salvatore Roccaverde
Presidente della Commissione Giudicatrice