La
storia del premio L'edizione
dell'ottobre 1989, la seconda, ebbe come
protagonisti Paolo Borsellino e Antonino Caponnetto, già
allora simbolo del riscatto dello Stato contro una mafia che,
nonostante lo scompaginamento provocato dall'esito del maxiprocesso,
continuava ad uccidere. Nell'88, infatti, erano stati assassinati
barbaramente, tra gli altri, Mauro Rostagno e il giudice Antonino
Saetta con il figlio Stefano. Con la terza edizione (novembre 1991), il premio registra la ripresa della barbarie mafiosa che aveva eliminato figure come Rosario Livatino, "il giudice ragazzino", il funzionario regionale Giovanni Bonsignore e l'imprenditore Libero Grassi. E il premio viene assegnato proprio al figlio di Libero, Davide, che tutti ricordiamo durante il funerale del padre con le dita in alto in segno di vittoria. Quelli erano anche gli anni della nascita delle associazioni antiracket, per cui un riconoscimento viene dato a Tano Grasso, fondatore dell'ACIO. La quarta e la quinta edizione, svoltesi rispettivamente nel novembre del 1993 e del 1995, ci portano con la memoria agli anni più terribili della storia della mafia, ma anche agli anni più esaltanti dell'antimafia. Le stragi del '92, Capaci e via D'Amelio, con l'eliminazione di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, provocarono quella forte risposta delle Istituzioni e della Società civile che portò quasi allo smantellamento della vecchia organizzazione criminale, grazie anche al fenomeno del "pentitismo", sul quale oggi c'é, comunque, parecchio da rivedere.La commissione giudicatrice della quarta edizione, quindi, assegnava il riconoscimento del settore A al pool dei magistrati di Palermo, guidato da Giancarlo Caselli, e ad altri esponenti della società civile, da anni impegnati sul fronte antimafia, come Umberto Santino del Centro Impastato, il giornalista Saverio Lodato e don Paolo Turturro. Nell'edizione del 1995, la quinta, sulla scia della ripresa della lotta alla mafia da parte dello Stato, e sull'onda della lotta alla corruzione e alla illegalità diffuse, avviata dal pool "mani pulite" di Milano, con la sua ricaduta sugli assetti politici e istituzionali (si é parlato, forse un po' troppo affrettatamente, di superamento della prima Repubblica), il Premio Chinnici viene assegnato ai Sindaci della Provincia di Palermo, eletti direttamente nel novembre 1993, quali simbolo della forte presa di coscienza del popolo siciliano sui problemi che impediscono o frenano lo sviluppo di questa terra. Nella sesta edizione, quella del 1997, i riconoscimenti vengono assegnati al pool dei magistrati della Procura di Caltanissetta e agli altri esponenti della Società civile, impegnati nel settore dei minori a rischio, nello sviluppo dei valori umani (AVES) o nella comunicazione puntuale e corretta e vogliono rappresentare degli esempi a cui riferirsi, e una speranza in più per la nostra gente. L'edizione del 1999, la settima, ha inteso riconoscere ancora una volta l'impegno di quei magistrati che hanno lavorato con grande onesta intellettuale e correttezza professionale per scoprire i torbidi intrecci tra mafia e politica. Il Premio è andato infatti anche a Roberto Scarpinato e Guido Lo Forte, della Procura di Palermo, che hanno sostenuto l'accusa nel processo a Giulio Andreotti, su cui, al di là delle strumentalizzazioni di parte, restano le ombre della sentenza di appello che parla di "prescrizione" dei reati commessi fino al 1980. Altri premi sono andati a giornalisti coraggiosi come Andrea Purgatori, per il disastro di Ustica, e a personaggi come Don Fortunato di Noto che ha messo in luce il turpe traffico di pedofili via Internet. L'edizione
del 2002, l'ottava, giunta dopo quattro
anni, rinnovata nella struttura ed estesa a tutto il territorio
nazionale, ha visto un'ampia partecipazione di scuole di ogni
ordine e grado, con una forte rappresentanza di regioni come
il Lazio e di studenti laureati anche del Nord. La nona edizione, svoltasi nel 2005, consolida la partecipazione delle scuole secondarie di altre regioni italiane, e nel settore A vede tra i premiati i ragazzi di Addio Pizzo di Palermo che in maniera nuova, ma efficace si battono contro il racket. Altri significativi premi vengono assegnati a giornalisti come Marco Travaglio, Giorgio Bongiovanni e Marco Benanti; ad artisti come Bruno Caruso e ai giudici di Magistratura Democratica. Tra le targhe alla memoria da segnalare quella in ricordo di Felicia Bartolotta, mamma di Peppino. Salvatore
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