Gian Filippo Orlandi

 

SASSARI

la nascita di una città

Seconda parte

 

tratto da:

 

SACER

Bollettino della Associazione Storica Sassarese

Anno VI

a cura di Renato Pintus

TAS, Sassari 1999

 

 

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Le nuove cognizioni acquisite nell'interpretazione del disegno del centro storico di Sassari ci consentono di aggiungere queste pagine a quelle già pubblicate nel numero 4 di Sacer; infatti, sia pur con estrema difficoltà, poco alla volta ogni tessera di quel mosaico sta ritrovando la sua giusta collocazione e il suo significato contestuale.

L'individuazione dei due poli di sviluppo, quello radiale-semicircolare e quello quadrilatero, intorno ai quali si sviluppò una concentrazione di genti diverse che un giorno non lontano si sarebbero unite sotto un unico governo civile e uno religioso per diventare città a tutti gli effetti, aveva consentito di leggere a grandi linee le fasi fondamentali dello sviluppo urbanistico della città medioevale.

Gli studi successivi avevano confermato la presenza di una precisa pianificazione di cui si intravvedono oggi, sempre più numerose, le tracce nel tessuto urbanistico, ma la pluralità degli schemi di sviluppo e/o di impianto, a volte anche apparentemente in contrasto l'uno con l'altro, consigliava di attendere nuove cognizioni prima di trarre delle conclusioni sul rapporto cronologico tra una fase urbanistica e l'altra.

Oggi possediamo nuovi elementi che consentono una lettura più precisa del settore radiale-semicircolare e di collegare il suo disegno in modo interdipendente sia a quello della chiesa principale della città (o dell'edificio originario sul quale sorse la chiesa pievana di San Nicola de Thathari) che a quello della cinta muraria.

 

Osserviamo infatti il disegno del settore radiale-semicircolare, (apri immagine) nel quale abbiamo inserito la pianta della Cattedrale; dal centro del settore abbiamo tracciato un raggio A1-A passante per il centro della cupola, una linea ortogonale A2-A3 passante anch'essa per lo stesso centro e i due assi della chiesa A-B e A-D.

Il disegno mostra chiaramente che l'edificio è costruito esattamente all'incrocio tra le due tangenti del secondo cerchio, in perfetta diagonale rispetto al raggio A1-A.

Nel quadrato che circoscrive il secondo anello del settore circolare (apri immagine), in uno degli angoli (A) sta la Cattedrale; l'altro angolo a sinistra (D) è vicinissimo all'incrocio dei due assi ortogonali che collegano le quattro porte della città e si può dire che coincide con quest'ultimo; molto prossimi al terzo angolo, a destra in basso, si trovavano i Bagni pubblici (B) e il Monastero di Sant'Elisabetta e, non distante, il Pozzo di Villa (B1), lungo una delle diagonali del quadrato; nei pressi del quarto (C), ma non coincidente con quest'ultimo, sta la chiesa di Sant'Apollinare e ancora più vicina ad esso doveva trovarsi la chiesa di San Bartolomeo; ma in questo settore è da notare che il primo tratto della via San Carlo coincide con uno dei lati del quadrato.

A questo punto possiamo già affermare che un disegno estremamente preciso univa il nucleo ed il primo anello del settore radiale-semicircolare all'impianto della chiesa pievana di San Nicola de Thathari (o dell'edificio più antico sul quale essa sorse) e allo stesso disegno si uniformava tutto il settore gravitante intorno a Sant'Apollinare.

Particolarmente interessante è poi la coincidenza dello spigolo D con l'incrocio dei due assi della città murata perché ciò consente di decifrare un aspetto della fase urbanistica successiva, quella comunale, in cui intorno alla città sorsero una dopo l'altra le quaranta torri e le cortine della cinta fortificata.

Già in altra sede infatti avevamo spiegato come, durante la costruzione della cinta muraria, l'incremento della popolazione oltre le previsioni aveva reso necessaria una variante in corso d'opera al tracciato della cinta che originò quel rigonfiamento della pianta della città nei pressi della Porta Utzeri (apri immagine); ma ora possiamo ricostruire il disegno anche nei dettagli, perché nelle figg. 5 (apri immagine) e 6 (apri immagine) vediamo chiaramente che a partire dalla Porta de Sanctu Flasiu (Porta Sant'Antonio) fino ai Bagni pubblici (B) sia la cinta muraria che tutta la fascia limitrofa di edifici correvano ad arco di corona in modo concentrico rispetto all'incrocio D degli assi della città, formando in modo preordinato la continuazione a spirale del terzo anello di fabbricati in cui si trova San Nicola; e ciò che ci interessa di più è che si spiega così la brusca rientranza della cinta muraria presso i Bagni pubblici, perché nelle intenzioni di chi la progettò e la costruì essa doveva raccordarsi col settore circolare (apri immagine) risalendo tra via Maddalenedda e Quadrato Frasso, attraversando poi l'area dell'Arcivescovado e, continuando a deviare a sinistra, chiudere il circuito in un disegno molto più regolare. Ma quella variante consentì di ampliare l'area urbana e di accogliere nuovi forestieri che accorrevano per abitarvi.

 

 

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ultima modifica:01 gennaio 2001

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