L’UFOLOGIA CONTEMPORANEA E GLI ANTICHI MALI DEL GRUPPISMO UFOLOGICO

di Carlo Sabadin

 

Nell’ufologia moderna ha ancora senso trincerarsi nei propri "piccoli" bunkers mostrando diffidenza, rivalità, sospetto verso tutti gli "altri", quelli cioè, che non appartengono alla nostra parrocchia?

Non è vero che la ricerca in campo ufologico sia ferma ed immobile. In realtà, negli ultimi tempi, l’ufologia italiana ed internazionale ha compiuto passi decisivi verso lo screening della verità o, almeno, di una sua parte.

In particolare, tre sono state le conquiste decisive che hanno determinato un vero miglioramento nell’indagine globale del fenomeno.

In primo luogo la disponibilità di testimonianze definibili come "altamente qualificate" che si differenziano da quelle precedenti, comunque sempre rilevanti, per la particolare posizione, occupata dai testimoni, all’interno di strutture governative o collegate. Tra tutte spicca, imponente, la figura del compianto Colonnello Philip Corso, il cui impeccabile curriculum – tuttora non smentito -, la sua incredibile testimonianza e le conseguenze provocate, l’avvidavit inoltrato dal CAUS poco prima di morire circa la veridicità dei fatti che lo videro protagonista, hanno determinato una nuova fase per la ricerca che si è – ora - concretizzata nella campagna mondiale del dott. Steven Greer per la creazione di un "Progetto Archivio Testimoni" per divulgare e preservare le testimonianze straordinarie di uomini e donne che hanno assistito ad alcuni degli eventi più importanti della storia umana.

Secondariamente, è stata completamente ribaltata quell’infelice sentenza emessa al termine del Progetto Blue Book - poi riconfermata dalla "scienza ufficiale" col rapporto Condon e dalla commissione europea di Tullio Regge – che definiva ininfluenti, ai fini di una corretta ricerca scientifica, gli studi di tipo ufologico. Il "ribaltone" – per certi aspetti clamoroso - è avvenuto per merito della cosiddetta "Commissione Sturrock " (dal nome del fisico dell’Università di Stanford che la presiedeva) la quale ha preso in esame una serie di dati forniti da alcuni tra i più noti esponenti dell’ufologia mondiale. Le conclusioni sono dirette a promuovere un’attenta valutazione del fenomeno, comprese le testimonianze, e, pur non riconoscendo che si tratta inequivocabilmente di fenomeni extraterrestri, non si esclude – ed è questa la novità più importante! – che dati "così intriganti ed inspiegabili potrebbero portare, se indagati a fondo, a tale conclusione". L’impatto di una simile "sentenza d’appello" a favore della piena legittimità della ricerca ufologica, è stato, tranne rarissime eccezioni, raccolto con entusiasmo tra tutti gli addetti ai lavori e ci ha fornito una potente arma contro debunkers ed ultrasciettici.

Infine, sono cominciate a nascere, spontaneamente, alcune collaborazioni tra diversi gruppi di ricerca, in particolare a livello locale, che, inizialmente basate su rapporti di amicizia e stima esistenti tra i diversi ricercatori, hanno finito per ricomprendere alcuni dirigenti delle più disparate associazioni di tipo ufologico. S’incomincia, quindi, a delineare una nuova figura di ufologo, libero da condizionamenti di tipo associativo e disponibile ad impegnarsi in indagini serie e costruttive con qualunque "collega", indipendentemente dalle rispettive appartenenze. Se tale tendenza diventasse prassi comune i benefici per l’intera ufologia, nazionale e non, sarebbero enormi. In realtà, la storia dell’ufologia moderna nel nostro paese è costellata di battaglie legali, polemiche, contrasti, rotture emblematiche e scissioni tra i più diversi gruppi ed associazioni di ricerca. Recentemente, lo stesso Centro Ufologico Nazionale, la maggior associazione di ricerca italiana, che sembrava oramai immune da ulteriori divisioni (dopo la scissione avvenuta nella seconda metà degli anni ’80 che diede origine al Centro Italiano Studi Ufologici) ha dovuto precipitosamente provvedere alle defezioni avvenute in seno al proprio consiglio direttivo. E non è che all’estero siano da meno. A puro titolo esemplificativo ricordiamo, anche per le forti reazioni che ha suscitato, l’improvvisa decisione dell’ufologo americano Barry Greenwood di dimettersi dall’associazione CAUS in diretta conseguenza del ritorno sulle scene dell’avvocato Peter Gersten. Peraltro, non va dimenticato il principale - e forse unico! - merito del gruppismo ufologico: la possibilità per giovani ed intraprendenti ricercatori di potere provare sul campo, direttamente, il fascino dell’inchiesta, l’estrapolazione dei dati, le interviste ai testimoni, "farsi quindi le ossa", ricorrendo magari all’esperienza di colleghi più anziani e smaliziati. I problemi cominciano, invece, al momento del confronto con ricercatori che appartengono a diverse associazioni, tutte con filosofie proprie e scopi differenti o, al momento della presentazioni dei risultati al pubblico, oppure quando s’interviene in dibattiti e contraddittori. In tali contesti tende, quasi sempre, a prevalere l’interesse di "bottega", l’affermazione della superiorità della propria posizione, dei propri metodi, procedure e obiettivi. Si giunge persino a tentare di distruggere – più o meno consapevolmente - il "tempio" stesso dell’ufologia tradizionale o a ricorrere al più banale pettegolezzo di stampo scandalistico. Tutto ciò per fare vincere la propria casacca, i propri colori disprezzando, ridicolizzando, condannando o, peggio, semplicemente ignorando chi non la pensa come noi ed "osa" contraddirci. Nondimeno, molti di questi comportamenti li abbiamo spesso ravvisati in quell’atteggiamento tipico che la scienza "ufficiale" utilizza sempre – o quasi sempre – nei nostri confronti. Si è allora parlato di "dittatura intellettuale" della scienza ufficiale, di pretesa ad essere l’unica depositaria del sapere mentre, in realtà, è composta non da una maggioranza di scienziati autentici ma da semplici "funzionari" delle scienza che, di fatto, detengono le leve del comando. Questo è il vero e nuovo pericolo per l’ufologia: che accanto alla sindrome di "Erostrato" e a quella di "Elsa Maxwell" si affianchi un’inedita e più pericolosa "patologia". Una malattia che si cela pericolosamente in quella miriade di articoli ed interventi che, recentemente, anche i più insospettabili e seri ricercatori hanno prodotto, senza alcuno scopo utile e costruttivo per la ricerca ufologica, col solo intento di difendere la propria storia – e non le proprie attuali posizioni, ricorrendo magari ad argomentazioni solide e convincenti – per denigrare tutto ciò che è stato fatto o si sta tentando di fare altrove. Identificando se stessi – e solo se stessi! – come gli unici "legittimati ed autorevoli" rappresentanti dell’ufologia e riconoscendo agli "altri" il ruolo (nella migliore delle ipotesi!) di dilettanti giovani ed inesperti. E’ a questo punto che la nuova ed infida malattia s’insinua, in modo forse irreversibile, anche nella coscienza del più serio e critico tra gli ufologi, il quale, in parte inconsapevolmente o, forse, senza neppure rendersene conto si trasforma, gradualmente, in un semplice "ufficiale", burocrate, funzionario dell’ufologia, che realizzerà un proprio sapere codificato e considererà "eretici" tutti coloro che non accetteranno acriticamente i suoi "dogmi" e la sua ortodossia. Quell’atteggiamento tanto temuto ed imperdonabile che ravvisavamo nella cosiddetta scienza "ufficiale, " ci si ritorce, così, contro, rallentando la comunicazione e la condivisione delle idee, col solo effetto di allontanarci dal nostro scopo comune.

Ma esiste la possibilità di combattere tutto ciò? Io credo di sì, guardando oltre ed in positivo, con serenità di giudizio e tolleranza. Questo è il terzo – e per certi aspetti più importante – elemento di novità e progresso che credo di intravedere nel movimento ufologico contemporaneo: l’affermarsi di un "nuovo" modello di ricercatore, aperto alla collaborazione di tutti per migliorare e crescere insieme, indipendente e libero di pubblicare i propri contributi ove ritenga più opportuno, fiero della propria appartenenza ad un determinato gruppo ma super partes in quanto ad obiettivi ed interessi, orgoglioso della propria collocazione all’interno di una precisa corrente di studio ma consapevole che l’ufologia ricomprende diverse e differenti scuole di pensiero.

E’ mai esistito un simile ricercatore? Anche in questo caso credo che la risposta debba essere positiva e che il suo nome sia Pier Luigi Sani, il compianto Presidente Onorario del CUN nonché coscienza critica dello stesso centro. Sani è autore delle più belle pagine di ufologia scritte in questo paese e pubblicate nelle Informazioni di Ufologia da lui curate su Il Giornale dei Misteri e la sua recente "guida" rivolta alle giovani generazioni era diretta a tutti coloro che intendevano formare "nuovi" gruppi di studio per la ricerca ufologica. Sani non era un "funzionario", non lo è mai stato, non pensava agli interessi di "bottega", aveva posizioni assolutamente autonome ma riconosceva anche gli "altri" volti dell’ufologia. Tutti, indipendentemente dalla nostra appartenenza, gli dobbiamo un enorme debito di riconoscenza e siamo tenuti, per quanto possibile, ad imitarne lo stile.

Recenti sondaggi hanno dimostrato che la maggioranza della popolazione americana crede nell’esistenza degli ufo. Analoghi rilevamenti, in Italia, hanno raggiunto percentuali decisamente inferiori. Qualcuno ha ipotizzato che la colpa fosse da attribuire all’atteggiamento assunto dai media nei confronti del fenomeno e al preponderante spazio dato ai detrattori d’ufficio del CICAP. In realtà, anche negli Stati Uniti, stampa e televisione, tranne rarissime eccezioni, sono state sempre mezzi indispensabili per le operazioni di Ufo-debunking. E i cugini del CISCOP non sono certo meno "coccolati", dai mezzi d’informazione, di quanto lo sono Angela e soci. Credo, invece, che la colpa sia da attribuire a tutte quelle inutili e fuorvianti polemiche che ultimamente riempiono la scena ufologica nazionale. Forse sarebbe preferibile indirizzare la propria energia in altre direzioni, collaborando – perfino! - insieme.