In questa sezione vengono suggeriti dei testi utili 

per comprendere in cosa consista la pratica della meditazione 

e di approfondimento della stessa. 

Con l’augurio che sia uno stimolo a praticare 

con maggiore chiarezza e semplicità.

 

Ven Khandro Rinpoche-Shambhala Sun, luglio 2000

COMPASSIONE E SAGGEZZA

Come esseri umani, facciamo tutti del nostro meglio per favorire un mondo basato sulla gentilezza e sulla compassione. Quel che sembra non funzionare però, è che quel che io voglio, quel che io personalmente vorrei, diventa più importante che non il benessere della intera comunità.

Sia che pensiamo alla religione, alla filosofia, alla scienza, allo sviluppo o alla politica, dovunque ci sia stata una società umana essa ha manifestato saggezza e compassione. Ma per la nostra tendenza ad essere presi dall’egoismo, o dai nostri piaceri e dispiaceri, costruiamo muri e ci isoliamo dagli altri.

Non lasciamo che si esprima l’apertura che può essere sperimentata tra gli esseri umani, per due motivi fondamentali: speranza e paura. Ciascuno vuole la felicità e nessuno vuole soffrire, quindi ogni azione che facciamo nasce dal pensiero di come io posso essere felice, come posso io evitare la sofferenza. In un mondo già così diviso in così tanti modi, ci creiamo un nostro mondo. Si sviluppa un atteggiamento molto egoista.

Tutte le filosofie e le religioni nel mondo cercano di superare questo muro di auto-isolamento, in modo tale che possiamo lavorare tra noi con vera attenzione e compassione. Da un punto di vista buddhista, ci esaminiamo con attenzione, non condannandoci per aver creato questa divisione, ma come il modo di lavorare con la causa prima del problema.

Il problema non è con il mondo o con altre persone, ma con noi stessi. La saggezza è innata in noi, non è qualcosa che si possa comprare, sentire o ricevere dall’esterno. Ma il nostro coinvolgimento con l’ambiente esterno e la distrazione delle nostre proprie emozioni crea una specie di stratificazione o di velo che impedisce di osservarci attentamente. Non ci diamo abbastanza tempo e spazio per usare la nostra innata saggezza nell’osservarci prima di agire.

Tuttavia, attraverso la meditazione, per usare un termine orientale, o l’indagine o l’analisi, per usare termini più occidentali, c’è la possibilità che la saggezza nasca all’interno di ogni essere umano. La meditazione è il processo di guardare all’interno, di frenarci nella nostra tendenza dualistica a prestare più attenzione ai problemi esterni che ai problemi interni con cui non vogliamo lavorare.

Una società basata sulla pace, l’armonia, la saggezza e la compassione non nasce se ogni persona non comincia con se stessa. A causa dell’ignoranza- il fallimento di usare la nostra saggezza innata ci costruiamo molte scuse per non partire da noi stessi.La principale scusa che adottiamo è che vogliamo che l’altra persona cambi prima di noi. Così se mi sveglio la mattina e le cose non vanno nel modo che desidero, ogni cosa è colpa del mondo esterno. Nei giorni in cui tutto và bene, le persone ci appaiono buone con noi e più gentili.

Se riflettiamo, ci rendiamo conto che la nostra percezione del mondo esterno ha molto a che vedere con il nostro atteggiamento interno. La nostra mente crea scuse basate sulle circostanze esterne che riflettono quel che proviamo dentro. Quando vediamo una persona che fa qualcosa che ci piace, allora è buona. Ma se questa stessa persona fa qualcosa che non ci piace, allora è una cattiva persona. Perciò la trasformazione dell’ambiente esterno deve cominciare con la trasformazione del sé interno, perché solo quando il sé è calmato e c’è una certa consapevolezza al nostro interno, possiamo avere la forza di stabilire un rapporto appropriato con gli altri.

Il cuore umano è fondamentalmente molto buono, molto generoso, e molto compassionevole. Ma potrebbe a volte non lavorare insieme alla saggezza. Il risultato è che abbiamo molte persone pronte a uscire e cambiare il mondo in meglio, ma che continuano a vedere la filosofia, la religione e la politica in base a quel che a loro piace, secondo quel che loro desiderano

Persino in fatti di spiritualità - in cui lottiamo per raggiungere una certa generosità e per lasciar andare l’attaccamento, l’ignoranza, e l’egoismo - anche lì affermiamo che quel che noi pensiamo sia la saggezza, sia giusto. Affermiamo che quel che noi pensiamo sia la compassione, sia la corretta compassione. Anche all’apice della meditazione, potremmo ancora avere le stesse opinioni, ma usiamo la scusa che è per il benessere di tutti gli esseri senzienti. La lotta senza fine con il proprio sé crea continuamente lo stesso problema.

Comprendere l’innata saggezza in ogni essere umano, deve cominciare con l’addestramento del sé. Superare l’ignoranza significare sconfiggere l’ignoranza in tutte le sue forme.

L’ignoranza non è qualcosa che deriva dagli altri. Ignoranza è qualcosa che deriva dalla proiezione del sè. Nella filosofia buddhista parliamo spesso di illusione, e si riferisce a come l’ignoranza umana, o la mente umana , crea molti fenomeni esterni, e come, una volta creta l’llusione, la consideriamo molto solida e permanente.

Nella meditazione superiamo questa illusione dei fenomeni esterni analizzando la loro qualità-di-sogno. Il primo gradino è di capire come creiamo la nostra propria illusione: vedere come questa mente umana funziona nel creare e solidificare il mondo. Se allora sappiamo lasciar andare il nostro attaccamento a quest’illusione, saremo liberi dalla sofferenza, liberi dalle nostre aspettative, e liberi dalla nostra speranza e paura.

Fintanto che non raggiungete questo livello di consapevolezza tuttavia ogni momento della vostra vita, qualunque cosa usate o consumate deriva dalla dipendenza dagli altri. Sedete su sedie che sono state fatte da altre persone. Indossate abiti che sono stati fatti da altre persone. Mangiate il cibo che è stato cucinato da altre persone, che a loro volta sono state allevate da altre persone. Per quanto vorreste credere di essere la vostra persona, e che avete ottenuto le cose con i vostri sforzi personali, la verità è che siete legati a tutti gli altri esseri.

Questa consapevolezza della nostra interdipendenza conduce direttamente a un senso di responsabilità e a lasciar andare il proprio auto-attaccamento. Fintanto che non abbiamo raggiunto un vero altruismo, completamente libero dall’ignoranza, possiamo cominciare a un livello inferiore restituendo agli altri quel che abbiamo ricevuto per aiutarli nel miglior modo possibile.

Sia che la chiamiamo compassione, amore, attenzione o un termine buddista come bodhicitta , il significato è lo stesso: che nelle vostre azioni, nelle parole e nei pensieri mettete gli altri prima di voi stessi. Alcuni di noi praticano la meditazione per raggiungere questa comprensione; altri sono capaci di capirlo senza la meditazione formale.Ma per quanto possa suonare bene quando ne parliamo, il problema è di praticarla. E nessuno conosce tanto bene voi come voi stessi. Avete bisogno della saggezza per guardare all’interno per vedere che persona siete.

Compassione significa lasciar andare la vostra auto-identità, smettere di dimostrare quest’identità ogni momento. Compassione significa che agite come agisce il vento, come agisce il sole, come agisce l’aria. Prendete ad esempio l’aria che assume la forma della stanza. L’aria non dice" Vi darò questo spazio per respirare nel modo che io voglio." Ognuno gode il piacere di poter respirare nell’aria. E’ lo stesso con il sole: il sole non smette di splendere quando ci sono nuvole nel cielo.

Nello stesso modo generosità senza attaccamento, o compassione usata con saggezza, significa che andate oltre il modo in cui voi volete fare le cose. Se potete smettere di considerarvi la persona più importante del mondo, ci sarà più capacità e spazio al vostro interno per lavorare con gli altri. Troverete più spazio, tempo e energia dentro di voi.

Per esempio per il vostro buon cuore e gentilezza andate a lavorare in un ospedale o in un ospizio. Ma trovate che ci sono dei limiti e non potete fare le cose come vorreste. Vi ritrovate a lottare contro il sistema e arrivate al punto in cui siete esausti per i vostri sforzi. E concludete dicendo che la vostra compassione non è usata nel modo migliore.

Quel che và capito a questo punto, nell’applicare saggezza alla vostra compassione, è quanta solidità voi state introducendo nella situazione. Per il fatto che state attaccandovi a come pensate che le cose dovrebbero essere, i vostri sentimenti di frustrazione hanno offuscato la creatività che potevate usare nella situazione.

Quando cominciamo a generare compassione, alla fine finiamo con il lavorare con le nostre proprie emozioni. Scopriamo che ogni situazione che ci sopraffà, lo fa in quanto la solidifichiamo. Per cui senza saggezza, la compassione non funziona. La saggezza è quel che ci permette di essere incondizionati e obiettivi nelle nostre azioni. Con la saggezza, non siamo limitati da una singola causa o scopo; diamo il nostro meglio in una situazione data, e poi andiamo avanti.

Senza saggezza, troppo spesso ci concentriamo su un singolo problema o questione che consideriamo il più importante. Ma viviamo in un mondo popolato da esseri viventi e siccome ci sono miliardi di esseri viventi in azione, non ci sarà una cosa sola accettata da tutti. Molte cose non saranno fatte o dette esattamente come a voi piace. Se considerate differenti filosofie - cristianesimo, buddhismo, islam o induismo - tutte nascono dalla compassione. Ma io credo che questo è giusto, voi pensate che quest’altro è giusto, qualcun altro crede che un'altra cosa è giusta. Persino un concetto universale come la compassione, i buddisti sentono il bisogno di chiamarlo bodhicitta, gli indù sentono di doverlo chiamare karuna, i cristiani sentono necessario chiamarlo amore. Ci attacchiamo alle parole.

La saggezza c’insegna che queste differenze non devono farci desistere. Non ci devono trattenere dall’esercitare la nostra compassione con ancor maggiore forza e motivazione. Quando il Buddha per la prima volta diede insegnamenti, quante persone li hanno capiti? Nessuno. Per questo, egli rifiutò di dare insegnamenti per un periodo di sette settimane, ma dopo riprese ad insegnare.

Se il Buddha avesse smesso di insegnare perché nessuno lo ascoltava, non avremmo la religione buddhista oggi. Allo stesso modo se insisto perché le mie parole e la mia compassione deve essere accettata da tutti, questa sarebbe vera saggezza decadente. Sarebbe saggezza per me e per nessun altro. Ma la vera saggezza è lasciar andare la fissazione di quel che io penso sia giusto, in modo da poter vedere quel che realmente serve. La saggezza è l’apertura che ci fa vedere cosa è essenziale e più efficace, cosa veramente tutta l’umanità deve praticare. Questo è assai necessario. Questo è qualcosa che dobbiamo praticare.

Saggezza richiede di lavorare con il sè interiore, per agire con la bontà fondamentale che tutti abbiamo. E quando incontriamo ostacoli o difficoltà, li possiamo usare per avere più ispirazione, perché se veramente consideriamo importanti la gentilezza e l’attenzione, questa convinzione ci darà il coraggio per superare tutti gli ostacoli. Saggezza è essere capaci di usare gli ostacoli in questo modo. Altrimenti, la saggezza diventa un pezzo da museo, e finiamo col collezionare filosofie, ragionamenti e insegnamenti come persone che raccolgono vecchi mobili.

La saggezza di tutte le tradizioni del mondo ha bisogno di essere alimentata e dobbiamo prendercene cura, non collezionarla. La nostra innata saggezza deve essere sviluppata, compresa e affilata. Ognuno deve sviluppare la qualità dell’impavidità così che la saggezza possa attraversare la propria ignoranza. La migliore saggezza è quella che avete il coraggio di applicare a voi stessi. Solo allora potete capire gli esseri umani per quel che sono. Così potete dare a voi e agli altri la passibilità di crescere individualmente, di pensare come vogliono.Ognuno di noi ha bisogno di spazio per crescere.

Possiamo tutti imparare insieme fino a un certo grado, ma la trasformazione del mondo deve cominciare da noi stessi. Compassione e saggezza devono lavorare insieme, combinate con l’abilità, la tolleranza, la pazienza. Se veramente ci diamo il tempo e lo spazio per osservare i nostri propri pensieri e le nostre azioni, può venirne fuori del bene. Diamo a noi e agli altri un ampio spazio per funzionare bene; invece di comportarci in modo egoista, ci comportiamo generosamente.

Molto di questo è facile a dirsi. La pratica comincia sicuramente con noi stessi. Quando guardiamo in uno specchio, di solito sappiamo quel che vorremmo vedere, perciò vediamo solo quello che vogliamo vedere. Vedere quel che c’è veramente nello specchio, bello o brutto, e lavorare con quel che vediamo è molto importante e necessario. Richiede un certo coraggio.

Quindi riflettete attentamente, perché il tempo cambia. Ogni momento perdiamo qualcuno che conosciamo. Il tempo non aspetta nessuno, e siccome c’è cambiamento in ogni momento, l’essere superficiali danneggia solo noi stessi. Ma se nelle nostre brevi vite come esseri umani siamo capaci di essere di un certo beneficio per qualcun altro, allora questa è l’attività di un essere illuminato.

1 settembre 2000

 


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