Una giornata al campo  

                                 

Nebo, il figlio di Dragan si è sposato con Silvana, una ragazza di un campo del Collatino. Un campo che non ha un nome, lo chiamano il campo della martora di sotto il passaggio.  

È giovane, 16 anni, ed è stata tutto il tempo seduta accanto al suo sposo con aria spaurita e sconsolata. Così in questa giornata del 9 di aprile, splendida finalmente dopo tanta pioggia dei giorni scorsi, Nebo il figlio diciottenne di Dragan si è sposato una ragazza del vicolo della martora. Detto così sembra una bella favola dell’epopea degli indiani quando c’erano, diamine anche lì, dei bravi visi pallidi che peroravano la loro causa.

In realtà qui di indiani e visi pallidi non si parla. Oggi è stata una grande giornata di festa, la prima di almeno due che vedrà il matrimonio, gli sposi, i parenti, protagonisti di volta in volta in una grande ostentazione di gioia, ospitalità, musica, cibo, birra e grappa slava. Fin qui l’aspetto esteriore dell’avvenimento. Alle 11.00 lo sposo, accompagnato dal padre e da un folto gruppo di invitati su macchine strombazzanti, si è recato al vicolo della martora a rapire la sposa.                                                          

Il campo della sposa è ad una svolta della Collatina Vecchia, dopo l’Acea, sotto il cavalcavia. Là, sotto quattro altissimi tralicci, alla faccia della onde elettromagnetiche, quasi a dar ragione alle elucubrazioni più filosofiche che scientifiche del prof. Veronesi, un gruppo di roulottes e di casupole. Ci saranno almeno un centinaio di persone, circa una ventina di famiglie. Intorno alle squallide casupole, il fango della pioggia dei giorni scorsi, l’immondizia accumulata ed un’aria di precarietà assoluta: sembra un campo che stia per andar via, non che sia lì da almeno dieci-quindici anni.

                             Lo sposo arriva "compagnato" dal fratello e dal padre:

                                      

Si rompono delle bottiglie ed il fratello simula l’irruzione nella casa della ragazza per rapire la sposa. Si rompe la porta di casa,  la sposa viene fuori, soltanto dopo che il padre dello sposo ha presentato una dote adeguata alla madre della sposa che sta a guardia della porta

                     

Finalmente lo sposo entra seguito dai suoi parenti esultanti mentre la musica di fisarmonica e violini accompagna, ed accompagnerà per tutto il giorno, tutta la scena.

                                 

Poi un breve rinfresco con abbondanti birre e antipasti di salame, olive e uova sode, prima di riprendere il ritorno, con clacson e trombe, verso la dimora definitiva dei novelli sposi: il campo di via dei Gordiani. A piazza Agosta si improvvisa un corteo che raggiungerà a piedi  via dei Gordiani. 

 

 

                 

Il campo ora è pieno di gente che si assiepa dentro al grande tendone dove Dragan ha allestito tavoli e sedie e palco per la orchestrina che già suona e suona a tutto volume e non smetterà per almeno due giorni. 

                                            

                                                    

E per almeno due giorni si mangerà e berrà moltissimo alla salute dei novelli e si farà gran chiasso e allegria.  Intorno il sole primaverile illumina la piccola comunità di baracche, tavole di formica e compensato, bandoni di lamiera, tendoni di stoffa, porte di roulotte.

                                                      

 L’assenza di un impiancito di cemento rende il terreno fangose per le piogge precedenti, mentre lo spazio piccolissimo tra una baracca e l’altra crea dei vicoli casbahtici pieni di panni, rifiuti, cagnolini, giocattoli e…vasi di piante. 

               

È interessante anche la presenza dei gatti che potrebbero essere un deterrente contro i ratti che la notte escono attratti dalla luce e dall’odore di cibo e corpi umani così assiepati. Ad un angolo estremo dell’agglomerato l’acqua fangosa di una gigantesca pozzanghera fa pensare ad una sorta di laguna per cui qualcuno commenta:-abbiamo anche Venezia-, mentre saltella su un palanco per evitare di mettere i piedi a mollo.    

                                       

Ai bordi estremi del campo le immondizie (che l’AMA, non ha provveduto a rimuovere malgrado i fax spediti per la particolare circostanza) e una mezza dozzina di bagni chimici fanno da cornice. Penso a quanto fetore e calore emanino immondizie lasciate sotto il sole estivo, penso al freddo ed al vento delle gelide notti d’inverno, penso ai bimbi che vanno alla scuola per imparare la cultura dei gagè ed essere bravi cittadini rispettosi e consapevoli delle leggi, mentre evitano, ma non sempre, di essere travolti dalle macchine che corrono incuranti lungo via dei Gordiani, oppure di prendere la meningite, l’epatite, o qualche altra malattia guaribilissima ad appena cento metri altrove, magari in qualche bella casa illuminata e riscaldata, confortata dall’amore e dalla possibilità di genitori più fortunati. Nessuno può spiegare a Carlo o a Tomas o Sabrina che sarebbe bastato nascere pochi passi più in là….

                                                                               

 Nessuno può spiegare a Jonny che avere il bancomat o la carta di credito non è avere i soldi, ma semplicemente la comodità di spenderli più in fretta. 

                                                               

Ma forse per lui, che indossava un impeccabile giacca di Versacino “il fratello di Versace”, non aveva importanza distinguere realtà e finzione. Perché Jonny è come tutti i ragazzi del mondo che sognano quello che vogliono e vogliono quello che sognano, talvolta riuscendo a raggiungere la realizzazione. E lui le idee chiare ce le ha: vuole una bancarella grandissima dove esporre la merce, vuole una licenza di venditore ed avere la cittadinanza italiana e restare qui e fare quello che fanno tutti i ragazzi: divertirsi e vivere.            

                                          

Lazaro è il papà di Dragan, quindi il nonno di Nebo.                                                                     

                                               

L’intervista è in realtà una lunga conversazione resa difficile dalla musica assordante che spesso ha reso impossibile capire le parole. Tuttavia, dopo aver parlato con Lazaro, l’impressione che se ne ricava è un misto di dolcezza e rabbia e nostalgia. Lazaro parla, dice e ricorda e lo fa con la volenterosa disponibilità di chi ha qualcosa da dire e sa che non sempre ciò che dice cade dentro orecchie attente.  

 

                                             

Allora Lazaro, sei contento che si sposa tuo nipote?-

Sì certamente. – Adesso tuo nipote dove va, non va via?- No rimane qua. –È il primo nipote che si sposa?- Sì, il primo- Ma vi sposate sempre  così “presto”? Almeno per noi è presto. – Non è presto: ha diciotto anni- Diciotto anni? – Antonella domanda:Perché non ti sei fatto bello? Perché non ti sei vestito bene?- Perché non sono elegante? – Ma va! – Ha diciotto anni Nebo. La sposa quanti ne ha? – Ci credi neanche lo so – Antonella: 16 – sedici? Beh in Sicilia è l’età.-Guarda, io andato militare ha lasciato la mia moglie incinta. Quando maturato la licenza ha trovato nostra bambina Brancia aveva otto mesi: Ero sposato. – Ma ti sei sposato tardi o anche tu all’età di Nebo – Io quasi venti a anni. Quando finito a militare. Ti dico andato militare ha lasciato la moglie incinta. – Militare in Yu. quando c’era Tito. –Sì sono stato vicino a Cesana poi sono stato a casera Slovena di Maribor e poi l’8 ottobre (io sono partito 18 luglio ’53) l’8 ottobre dopo tre mesi appena preso il giuramento ho fatto ….con la Italia sono stato a VillaOpicina, paese vicino….ecco – Che anno sei andato militare? – nel ’53, milenovecentocinquantarè. – Ah, c’era già il problema dell’Istria…- Ecco bravo. – Chiedeva anche prima Italia. Ma Tito ha detto NO! Prima firmare internazionale, poi venire tutti ….._Istria zona Franca…- e poi ha messo zona A e zona Be. –Nel ’53 avevi ventianni. ………Hai venti anni meno di me: hai 67 anni. – sì Bravo, in marzo. –E quando siete venuti? – Io ho cominciato appena sono riuniti i passaporti nel 1970. – È dal ’70 che sei qua?- Non solo qua: io stato in Via Venezia Giulia perché parocchia  di don Isidoro. E poi mi han trasferito in Quarticciolo  da Quarticciolo mi han trasferito a Casilina. – Casilina 900?- Adesso ti porto patente….[Lazzaro va nella sua piccola casupola a prendere la patente per farmi vedere tutti ì luoghi dove si è trasferito, perché nella patente sono riportati i campi di residenza] Lazaro torna con la foto del suo Matrimonio con OLGA È una grande foto in bianco e nero con Olga in Bianco e Lazaro in scuro. La cornice della foto è di semplice legno. – Olga aveva diciottenni. Due ani meno che me. – Ma adesso dov’è?- Chi?-la tua signora. – A casa a preparare il brodo.  [Lazaro mi mostra la patente con tutti i cambi di residenza regolarmente riportati] – La patente italiana? Ma tu allora sei cittadino italiano=- Quasi. Non ho cittadinanza. –Hai la patente vuol dire che sei cittadino italiano- Ho fato nel ’72 a Torino patente io. 28 anni fa. Hai capito. – Fino al Casilino 900. Voi stavate lì. Poi lì è successo che hanno sbaraccato tutto… - Perché han voluto fare campo per noi. Poi arivati turchi, arivati altri gente. Noi non am voluto stare con loro perché loro non sono bravi e noi abbiam trasferito qua. Perciò noi stiamo qua e han fatto trasferimento qua. – Ma tu sei a via dei Gordiani da quando?- 92 son oto ani- Io ero qua ma ancora la residenza mia era là. Poi un giorno ci han trasferito qua. – Voi siete di…-Kragujevac. – Noi siamo gli ultimi rumeni. Io parlo rumeno. Mio papà, mio nonno. Ecco questa quando andato a la yugoslavia, Cambiato patenti italiana, no e poi la sera arrivato qua. Polizia mi ha fermato e dice non tu qua sei residente non voglio più patente stranero e fatto correttivo [guardo i fogli bianchi e rosa che attestano quello che afferma] leggo: Miki Lazaro. Quindi hai fatto domanda  e hai avuto la tua patente. – E poi fatto domanda andato motorazione civile via ferraria. Aspettato due mesi. Loro fatto proprio a casa se è vero, se è falso eccetera (han fatto gli accertamenti). Queste non te le perdere…Ma poi in estate andate a Kragujevac, tornate in Yu?.- Non so perché fatto la firma per cittadinanza. Han fatto tutto.- Tu sì, ma i tuoi figli non sono cittadini italiani? Pure loro?- Loro ce l’hanno cittadino l’ han fatto. I miei figli son nati qua. La mia filia è nata il 21 febbraio 1972, 28 anni,- Eh si ed è italiana?-Eh sì- E non hanno ancora sistemato la situazione. Hai nostalgia del tuo paese? Eh da quando cominciata guera…-Passata la nostalgia. –Che ho paura, dico la verità. Perché devo passari a confini a Croazia Slovenia. Non ti fidi no? Perché non sai ti ferma poliziotto. –Eh già magari…. Ecco questa è mia nuora. Ecco io quando ho sposato. Avevo venti anni. Appena sposato andato militare. Tua nuora voleva vendermi il buchè. M’ha preso per un gagè.-Ti dico ho fatto la fili la cittadinanza tutto. [Lazaro mi fa vedere altre foto tra cui quella della figlia] Ecco questa e la figlia. –Come si chiama?-

Biserca. –Ma la Biserca è un fiume, che cos’è? – si avvicina Roberto- Biserca è una bellissima signora, sua figlia- Naturalmente -Da noi quella è un importante nome. Bischera (continua a far veder foto che prende da dentro la cornice)…Ecco questa foto quando fatto patente a Torino, avevo 38, 39 anni. Ecco questa è la figlia – Biserca? Ah bellissima dievojka. Molto bella dievojka,- Ma sei il più vecchio di campo. – Io sono il più anziano di omini. Come si cambia a ora…- Gli avvenimenti ti fanno cambiare però quello che sei dentro – Eh, core no! Avevo foto de la militare, no ce l’ho qua. Ce l’ho a casa devo cercare. – Ma come mai siete venuti in Italia? – Io venivo, te lo dico la  verità, prima come turisto, no ? e poi han visto che Tito è stato malato, era ricoverato a Lubjana a Slovenia lui era ferito di gamba, poi ha preso qualche cosa gli han tagliato gamba, lui guarire ... però anziano…-ma nel ’70…ha campato ancora tanti anni.- È così . Io poi tornato a casa e rimasto qua. Ho cominciato lavoro: Ho trovato lavoro alla Fiat…. 14 ani come sono da saldatore. Prima mi davano 140000 alla settimana. Diciamo 400000…-Ci riesci a campare con tutti questi figli?- Eh lavorano loro con le rose. Io lavoro con macchina raccolgo fero. E vendo e poi gente non ……Insomma sei rimasto qua. – Eh rimasto qua. Poi Tita morto…-Ma Tito  è morto nell’80.- si 80.- Quindi per dieci anni sei rimasto qua. -  Se Andato casa mi mandava riserva di militare. Se vado in guerra chi ci sparo? Diciamo la mia moglia arriva a Bosnia,  ha diciamo cugini, parenti. – [arrivano i parenti] Siete tutti rudari di Kragujevac? Si tutti, tutti di Karagujevac. – Quindi è non è concepibile che qui venga un Sinti, o venga un Karakanè, un kalderascia…-No, no.- Proprio. Ognuno di noi ha la propria città. – Voi non concepite che potrebbe accadere questo. – Può qualcuno capitare, arrivare così, ma non è stimato. Noi lo rispettiamo lo stesso se si comporta bene. Gli diamo da mangiare e da bere perché siamo tutti umani, fratelli sorelle. Tutti al mondo. – Siete tutti Rom. – Ecco.- …

25 nipoti, 4 stranipoti e sono bisnonno.- E figli?- 4 maschi e 3  femmine. – Tutte famiglie numerose. Anche Dragan ha 5 maschi…- e nessuna femmina lui c’ha (ride divertito). – E vabbe per sistemarli tutti..- E lui è nato il 20 gennaio 59 e poi ci ho la figlia nata nel dicembre ‘953 quando sono andato a militare e da Leutro, sua figlia, si è sposata, ce l’ho fra nipoti. – Senti, ma cosa ti piacerebbe succedesse. I tuoi sogni. – I miei sogni io voglio …insieme a loro che stamo bene e libertò e salute. La ricchezza non mi interessa  ….. Se sono rispettati, la buona educazione. Si ma loro devono  rispettari e poi se rispetta loro si rispettano a tutti uguali. – Ma questa gente che non vi vuole dare le case, che non rispetta i diritti, a questi che cosa…-Io gli do la proposta perché anche loro sono di carne, di pelle, di osso. Anche loro sono genitori che hanno figli come anche io. Non devono fare differenzia che noi siamo zingari o diciamo straniero. Noi già viviamo vili nei ghetti cittadini come loro italiani. Io li rispetto loro e loro devono rispettare queste povere creature…diciamo normale….

Come loro respirano devono anche noi respirare, ma noi siamo troppo imbrionati ….ho paura che un giorno tu prendi qualcuno grave malattia. – MA l’ambiente e tutto pericoloso. Senti ma la notte che hanno bruciato i bagni (I bagni chimici sono stati bruciati nella notte tra mercoledì 4 e giovedì 5 marzo) tu c’eri?-Sì- non hai visto niente. – Niente, giuro perché io ti ho detto che tutti i giorni vado là al lavoro ecco la sera devo andare quando finisce la messa dopo le sette, pulisco, lavo, cambio le rose, nella parocchia… tutti i giorni anche domenica vado. Domenica tutto il giorno.- Ma qua non sai chi possa essere stato. Perché qualcuno ce l’ha con i rom. – E ti credo, ma io spero di no; Io ho paura di notte che succede qualcosa del male. E poi ormai è tardi quando arriva polizia, arriva genti, ornai diciamo, e poi mettiamo le corna, il disastro è successo, ormai è tardi. Ma io li prego ha voluto dire la vostra genti qua la cittadina italiana, la nostra quartiere a zona dove abitiamo se mi danno una mano io prezzo se mi incomincia, se mi fa un po’ questa a nostro accampamento, se mi alarga e c’abbiamo anche noi un bagno, un doccia per poter essere più puliti più igienici, più sani. Perché se diciamo che a caso,  prendo la malattia,. esco in città, faccio spesa eccetera, se tacca quela malattia prende anche altra gente. – Come è successo a Salona. – Ecco hai capito fratello. Io li bacio loro mani, loro poi danno permesso di dare via libera per cominciare qua più presto lavoro per uscire presto di questa gabbia.- Ma voi in Jugoslava avevate casa. Avevate il lavoro?- Avevo casa. Che lavoro facevi? – Io facevo alla Stella Rossa radiatori, scaldamenti per tutti autoveicoli. Ho fatto lavoro 26 anni. –Radiatorista eri ?- sì con la stagno, con la piombo con la acidi muriatici han fatto 26 anni lavoro e poi mi han dato quela invalidità, quela come si chiama, un piccolo pensione, quela quando cominciata guera ha rimasto a Stato a Milosevic…..Ci ho diploma giuro. Primo, giuro, a tutti saldatrici erano noi 300, io primo. C’era conferenza sindacale, io sempre ero primo. – quindi tu con un saldatore sei un dio. Ti metti con la saldatrice, radiatorista saldatore. – Poi qua cominciato fare un po’  di caldaie di rame. Qua poco si vendi , Dopo avere comperare,. C’era un progetto di recuperare l’alluminio, le lattine di alluminio, ti ricordi?- Sì mi ricordo- Che fine ha fatto questo progetto? Non si fa più ?- Non si fa. Anche poi riparavo con polvere di rame come si chiama. -Ah riparavi le pentole, il fondo per fare le pentole – Hai capito. Poi ho fatto anche muratore. Ho fatto la comune. tre ani han polito case toeletti, bagno. Perché tutti avevano fori bagno, Non casa. Noi la puliamo di notte con la cisterna con un …grande, con la secchio quella …grande pesa 80 quintale….-Ma qua oggi i ragazzi ce l’hanno un avvenire, un lavoro…-A campo qualcuno già comincia lavori ecco anche mio figlio Drago ha cominciato lavoro a la Comuna. Loro presentati tanti al la ufficio di collocamento. Aspettano che gli danno lavoro. Come ha promesso adesso loro Alianza Nazionale che gli danno lavoro. Che dopo votazione…- Tu ci credi?. –No non credo. –Perché non ci credi? –Perché quela è solo una parola per votare  e poi no. – Ma tu che sei stato nella Stella Rossa, sentire A.N. che dice ste cose tu che cosa provi. – Io metà credo , ma metà non credo. Diciamo 50% credo, ma 50%  non credo ecco. Lo dico la verità . perché io sono presentato all’Ufficio di Collocamento quasi 15 anni di più, anch’io, anche la mia moglia, anche i miei figli, ancora nessuno mi ha chiamato per darmi lavoro. – Ma questi di A.N. sai che sono quelli che non volevano, che hanno brindato il 4 febbraio. – Febbraio sì. – Quindi che gente è questa. Ce se po’ fidà?  Adesso non so se gli altri. Oddio....  Io credo…. [scuote la testa incerto ] - Certo se eri partigiano di Tito.....

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