Relazione Introduttiva.

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L'INSEGNAMENTO DELL'URBANISTICA TRA RIFORME UNIVERSITARIE E TRASFORMAZIONI DELLA PROFESSIONE

 

Quinta Assemblea  Nazionale  SIU
Napoli 10.12.1999

RELAZIONE INTRODUTTIVA
Alberto Clementi
Segretario Generale SIU

 

Il tema in discussione. Antecedenti. Proposte di azione SIU : osservatorio sui processi formativi; linee di orientamento; funzioni di accreditamento. Una via da percorrere. Altre iniziative in corso. Una ipotesi per il prossimo anno. Condizioni per il rilancio.

 

 

1. Il tema in discussione

Il tema che abbiamo assunto per il seminario-assemblea di quest'anno va al cuore delle stesse ragioni che hanno portato alla nascita della SIU: il raccordo tra le riforme dell'insegnamento universitario dell'urbanistica e le trasformazioni delle  pratiche professionali.

La situazione ha preso a correre, e nonostante la lungimiranza con cui abbiamo posto il problema all'atto della nostra istituzione oggi corriamo seri rischi di trovarci impreparati all'appuntamento della riforma sull'autonomia didattica, non diversamente da quanto accadde all'inizio degli anni '90 con l'introduzione del Nuovo Ordinamento didattico delle Facoltà di Architettura.

Oggi ci troviamo di fronte ad uno scenario di cambiamenti radicali che stanno investendo  non solo i processi formativi e i mestieri dell'urbanistica, ma anche le strutture tradizionalmente deputate in Italia a fungere da cerniera tra università e professione, gli Ordini professionali.

Con il Regolamento sull'Autonomia didattica appena emanato dal ministro Zecchino e con i Decreti d'Area che sono attesi a breve si liberalizzano di fatto i curricula e i percorsi didattici, rinviando le innovazioni alle disponibilità e alle capacità effettive dei singoli Atenei. Le relazioni tra gli Atenei diventano di fatto competitive, e si offrono le condizioni per promuovere offerte formative meglio raccordate alla specificità   dei contesti regionali oltre che al ruolo nazionale e internazionale che ogni Ateneo si sente di voler svolgere.

E' una linea che la SIU ha contribuito a promuovere fin dal convegno al CNEL di Roma del 1996, quando si pronunciò a favore del pluralismo dei profili formativi e della autonomia delle sedi universitarie con la condizione però che venissero  esercitate serie funzioni di controllo di qualità e di accreditamento a livello nazionale.

Non c'è da nascondersi infatti le grandi opportunità   ma anche i grandi rischi di una riforma imperfetta, che mantiene il  tradizionale valore legale del titolo e che può portare ad una competizione fatta non solo di eccellenze, anche di scorciatoie e di dequalificazioni nel rilasciare i titoli di primo e secondo livello. E dove comunque la grande varietà  dei profili possibili deve essere commisurata anche al riconoscimento delle professionalità , per evitare le contraddizioni che la nostra area ha già   scontato duramente con i laureati dei corsi di pianificazione di Venezia e Reggio Calabria.

Qui nascono i problemi che appaiono tuttora irrisolti, e che richiedono una reale capacità di cooperazione tra le università , le associazioni di settore, gli ordini professionali. Nessuno può infatti pensare di risolvere da sè questo delicato problema, che mette a confronto la natura e il senso dei progetti formativi, le attese dei gruppi sociali e del mercato del lavoro e  le garanzie richieste sulla qualità   delle prestazioni professionali. Occorre creare tavoli comuni che consentano di costruire soluzioni condivise almeno tra SIU, INU, AssoUrbanisti, Ordini degli Architetti e degli Ingegneri. Ed è quanto appunto stiamo cercando di fare, anche se al momento la risposta degli Ordini appare elusiva e poco affidabile, forse anche per la incertezza generata dalla tormentata vicenda della loro riforma che non riesce ancora a concludersi .

 

2. Antecedenti

Il lavoro fatto quest'anno dalla SIU porta contributi rilevanti alla  prospettiva di confronto costruttivo tra riforme dell'insegnamento e trasformazioni della professione. In particolare, con il nostro seminario di giugno a Venezia, organizzato come anticipazione alla Assemblea di Napoli,  si sono toccate alcune questioni nodali circa il ruolo delle discipline urbanistiche nella formazione degli architetti e degli ingegneri e più in generale sulla possibile definizione della figura del planner in Italia.

In quella occasione sono emerse posizioni di grande interesse, anche molto differenziate tra loro. Ad esempio tra chi muove dalla funzione costitutiva del progetto per riorganizzare profondamente il processo formativo, e in particolare la sequenza tra discipline di base, caratterizzanti e integrative, alla ricerca di un nuovo costrutto epistemologico commisurato  alla natura specifica della città   e del territorio contemporaneo. E chi invece si preoccupa della capacità di presa sulle trasformazioni in corso  e tende a orientare di conseguenza  la riforma verso i temi delle politiche e delle strategie d'azione che costruiscono il necessario orizzonte di senso e di efficacia per i  progetti possibili. O ancora chi preferisce indebolire la organizzazione dell'insegnamento per discipline per rendere possibili forme di apprendimento più interattive coerenti con lo statuto dell'urbanistica intesa come pratica sociale a base territoriale.

Le diverse posizioni hanno in comune il rifiuto di una riforma  fatta con aggiustamenti  e addizioni di singoli pezzi che vogliono rispondere a segmenti di domanda emergente e che di fatto tendono a confermare  la struttura di fondo  dei processi formativi esistenti. Occorre piuttosto muovere da un progetto culturale complessivo entro cui vanno ridefiniti ruoli e contenuti dell'insegnamento dell'urbanistica  dentro le facoltà   di architettura e ingegneria ma anche dentro le altre facoltà  che concorrono a formare le figure professionali a vario titolo coinvolte nelle attività di trasformazione della città   e del territorio.

E il progetto culturale dovrà  comunque nascere da una interpretazione critica delle nuove condizioni che caratterizzano l'agire urbanistico in una fase di profonda trasformazione delle forme del territorio e le forme di vita di chi lo abita, allo stesso modo in cui nel passato si sono prodotte svolte decisive nei nostri modelli  formativi in corrispondenza di una diversa tematizzazione del ruolo dell'architettura e dell'urbanistica nei confronti del territorio.

 

Altre importanti occasioni di confronto sono state promosse dall'INU d'intesa con la SIU. Voglio sottolineare il clima di  feconda intesa su questi temi che caratterizza i rapporti attuali tra le nostre associazioni, come del resto con l'AssoUrbanisti. Questa convergenza è un patrimonio che va speso bene,  in una situazione generale condizionata da molti arroccamenti e  chiusure particolaristiche. Di notevole utilità è stato il seminario tenuto presso il CNEL  in ottobre, e quello organizzato successivamente nell'ambito della 4.a Rassegna Urbanistica Nazionale a Venezia. Effetto di queste riunioni è stato l'impegno assunto con INU e Assourbanisti  per attivare presso il CNEL  un tavolo di discussione sui temi del rapporto tra formazione e professione, e un tavolo con gli ordini professionali  per verificare se è possibile dare finalmente corso a quanto da tempo informalmente concordato sull' Albo degli Urbanisti. Contemporaneamente È stato interessato anche il CUN che si è mostrato disponibile a recepire le indicazioni provenienti dalle associazioni di settore.

 

3. Proposte  di azione

Assunto che la ricerca di nuovi rapporti tra forme dell'insegnamento e della professione impegna ad una azione di confronto e collaborazione a tutto campo che trova un limite soltanto nella disponibilità materiale di tempo e di risorse da parte della SIU, il programma delle azioni a breve termine dovrebbe riguardare a mio avviso :

a. la istituzione di un osservatorio sui processi formativi nell'area urbanistica;

b. la definizione di linee per l' orientamento "attivo" dei processi di riorganizzazione dei percorsi didattici;

c. la messa a punto e la sperimentazione delle funzioni  di accreditamento.

 

a.  osservatorio sulla formazione nell'area  urbanistica

Questo tema verrà   approfondito successivamente da Roberto Gambino. Voglio qui premettere  soltanto che l'osservatorio va pensato fin dall'inizio come una struttura che concorre organicamente all' "Osservatorio nazionale per i programmi di architettura e ingegneria" previsto espressamente dal Gruppo di lavoro ministeriale per l'area dell'Ingegneria e dell'Architettura. Dovrà   quindi rapportarsi realisticamente alle modalità   di analisi e valutazione che sono praticabili in quel contesto, chiarendo la propria funzione e le proprie possibilità  di contributo.

Va inoltre tenuto presente che la costruzione e il funzionamento dell'osservatorio sull'urbanistica comporta un considerevole impegno da parte di tutti noi. E l'esperienza dimostra che la SIU è  poco attrezzata a svolgere attività continuative fondate solo sul volontariato. Mentre è singolarmente capace di sforzi intensi se limitati nel tempo, come dimostra l'esperienza del dossier sulle ricerche presentato alla Seconda Biennale delle Città   e degli  Urbanisti d'Europa di Roma del '97, del dossier sui mestieri dell'Urbanista nello stesso anno e il dossier sulla didattica universitaria che viene presentato in questa occasione.

Dunque la proposta dovrà  essere accompagnata da un attento studio di fattibilità, ad evitare soluzioni che non siamo poi in grado di sostenere in modo credibile.

 

b.  linee di orientamento per la sperimentazione della riforma didattica

Da molti è avvertita l'esigenza che la SIU non sia soltanto lo specchio dei processi di riforma in corso di sperimentazione, ma anche un luogo di possibile orientamento su linee che meglio rispondono ai principi da noi condivisi (e sottoscritti con la  "Carta dei principi" adottata in occasione della Seconda Assemblea).

Come è evidente, si tratta di un tema delicato che può prestarsi a possibili equivoci e incomprensioni. Del resto al momento - pur avendo istituito da tempo una commissione di studio- non disponiamo ancora di criteri operativi a cui rifarci per  indirizzare le iniziative di quelle sedi che hanno mostrato la loro disponibilità ad una collaborazione con la SIU.

Ciò che possiamo fare per l'immediato è di selezionare alcune esperienze che sembrano più feconde, approfondirne la conoscenza e offrirle in modo strutturato alla discussione e al confronto. Dopodiché  diventerà   possibile estrarne indicazioni e linee guida che potranno forse essere estese ad altri contesti in cui le condizioni appaiono comparabili.

In fondo, questa è una tipica attività di Osservatorio e forse va fin dall'inizio messa in carico nel suo programma di lavoro.

 

c.  funzioni  di accreditamento.

Più ancora  dell'orientamento  è l'accreditamento che appare la funzione strategica per assicurare uno snodo accettabile tra processi formativi e riconoscimento professionale dei titoli di studio.

La SIU È impegnata da molto tempo su questo tema, ma ancora non è  riuscita a produrre risultati spendibili concretamente. La labilità   delle condizioni esterne e la loro continua evoluzione ha frenato la sperimentazione che avevamo avviato l'anno scorso  al Politecnico di Torino con una commissione mista SIU-INU-Ordini professionali. Questa situazione di incertezza - che temo essere tutt'altro che congiunturale- rende ancora più complicato operare "in corsa e dal vivo" per costruire un metodo di accreditamento chiaro e generalizzabile.

Intanto altri si stanno muovendo. Le facoltà  di Ingegneria, che io sappia, stanno elaborando una propria via per istituire le funzioni di accreditamento. E noi rischiamo ancora una volta di arrivare troppo tardi, a cose fatte e senza considerazione per i problemi della nostra area.

Sulla nostra capacità di agire concretamente sto in verità   perdendo l'ottimismo che mi è abituale.  Naturalmente stiamo lavorando, in particolare stiamo dando  seguito all'impostazione decisa tre anni fa, quando si convenne che per l'accreditamento la SIU deve agire ricorrendo alla  concertazione e al partenariato. E il tavolo di trattativa SIU-INU-Assourbanisti   presso il CNEL proposto al recente Congresso INU di Venezia è il frutto di questo orientamento.

Ma ai tavoli bisogna andare portando una propria visione, forti di una progettualità   che consente un dialogo fecondo con le altre componenti. E purtroppo io  non vedo ancora maturo questo momento della nostra progettualità, forse frenati come siamo  da una diversità   di vedute interna allo stesso Consiglio Direttivo che peraltro non ha trovato ancora modo  di esprimersi compiutamente e di sfociare su una posizione di maggiore chiarezza.

E' un tema delicato quanto cruciale. Abbiamo bisogno di rilanciare la nostra iniziativa, e la discussione di oggi  dovrà   dare indirizzi sul modo di procedere.

 

Il tema dell'accreditamento si lega inevitabilmente con quello del riconoscimento professionale del titolo di studio, anche se a mio avviso è profondamente sbagliato  intrecciare in modo troppo stretto percorsi formativi e competenze professionali.

Al momento, come già   riconosciuto dalla Associazione Nazionale degli urbanisti,  sono possibili due diversi percorsi per giungere al riconoscimento della professione di urbanista: la istituzione di un nuovo Albo o di una sezione specifica dell'Albo degli Architetti e degli Ingegneri; oppure la costituzione di una Associazione di autocertificazione delegata per legge  a riconoscere chi è abilitato a esercitare la professione di urbanista.

La Siu due anni fa aveva maturato una prima intesa con l'Ordine degli Architetti e quello degli Ingegneri per l'introduzione della Sezione specializzata dentro l'Albo esistente opportunamente riarticolato. Sembrava quasi una cosa fatta, e invece le vicende successive hanno allontanato di nuovo il traguardo al punto che oggi sembra di dover cominciare daccapo, ma con una sfiducia crescente nei confronti degli Ordini e della loro capacità di assecondare le  riforme necessarie.

Più difficile -ma anche più stimolante- appare la via della Associazione autocertificante. Proprio la esperienza fatta fin qui ci insegna quanto difficile sia l'autogoverno del nostro settore disciplinare, attraversato da spinte contraddittorie e spesso da individualismi che ostacolano la costruzione di visioni condivise e operanti nell'interesse di tutti. Eppure non c'è dubbio che solo attraverso  un nostro maggior impegno verso una politica comune  si potrà   partecipare attivamente ai processi di riforma in atto, che incentivano le autonomie ma che al tempo stesso richiedono una forte dose di coordinamento e di responsabilizzazione di tutti gli urbanisti che operano nelle università.

 

4. Una via da percorrere

Intanto mi sembra di grande utilità conoscere meglio l'esperienza francese, che è la più simile a quella italiana anche se assai più avanzata. Per questo abbiamo invitato la vice presidente della Società Francese degli Urbanisti, che ci darà   conto in particolare della interessante iniziativa dell'Office de Qualification che si sta sviluppando presso il loro ministero de l'Equipment.

Questa mi sembra una via da percorrere anche in Italia : l'accreditamento degli urbanisti di intesa con ministero dei Lavori Pubblici, rinnovando la filosofia dell'albo degli "esperti di pianificazione" ( soppresso come noto dalla "Bassanini") e soprattutto contribuendo a definire una procedura e un metodo per esercitare concretamente quelle funzioni più complessive di accreditamento che ci è tanto più difficile immettere nei processi formativi delle università. Può essere questo il modo di uscire dall'impasse in cui ci troviamo ormai da troppo tempo? Io credo di sì.

 

Si tratta però di disegnare un percorso realistico fondato prima di tutto sul metodo delle intese. Intese tra associazioni del settore, - se possibile con gli Ordini professionali, altrimenti si va avanti lo stesso. Con il ministero dei Lavori Pubblici (un pò sul modello francese) che dovrebbe essere garante della correttezza procedurale. Con quelle rappresentanze istituzionali significative per l'esercizio della professione  (ANCI, UPI, Regioni,..) che sono disponibili a riconoscere la qualificazione prodotta da questo "Ufficio" espressione delle associazioni del settore.

La validazione legislativa di questa pratica potrà  maturare poi con i tempi necessari. Sulla base delle esperienze fatte finora, dobbiamo infatti riconoscere che  il voler anteporre la definizione  normativa genera conflitti al momento irresolubili, e soprattutto impedisce di avviare un processo di  sperimentazione che può aiutarci a costruire regole  e pratiche realmente efficaci.

Consideriamo inoltre che la funzione di qualificazione/accreditamento deve tener conto di un mercato professionale che si dilata ormai su tutta l'Europa. Al momento la situazione è alquanto confusa, e servono regole per orientare meglio il riconoscimento delle titolarità   in urbanistica. Dunque si apre un versante di lavoro i cui interlocutori sono il Consiglio Europeo degli Urbanisti e le altre Società degli Urbanisti. In particolare appare opportuno avviare una collaborazione con la Società Francese degli Urbanisti, che mi sembra la più vicina alle nostre posizioni. E la presenza oggi di Francoise Maquigny, vicepresidente della SFU,  può consentire un utile riscontro sulla fattibilità   di questa prospettiva.

Se questo è un percorso condivisibile, si può cominciare fin d'ora con un programma di lavoro che non deve sottostare  alle defatiganti verifiche esterne, in particolare degli Ordini, che ci hanno paralizzato fino ad oggi.

 

5. Altre iniziative in corso

L'attenzione alle riforme dei processi formativi e ai loro esiti nei confronti del riconoscimento professionale non esaurisce per fortuna gli interessi che la Siu sta sviluppando in questi anni.

Alla precedente Assemblea di Roma del '98 si è avviata una riflessione sullo stato e le tendenze della ricerca urbanistica italiana. In quella occasione venne presentato un programma di lavoro da Bernardo Secchi a cui era stato richiesto di predisporre il percorso per giungere alla costruzione di un Rapporto SIU da aggiornare ogni due anni.  L'interesse suscitato allora ci conferma l'importanza di questa attività che  forse deve ancora trovare modelli organizzativi e metodi di lavoro adeguati, ma che certamente può costituire un punto di forza della nostra Società.

Intanto la SIU sta finalmente cercando di migliorare la propria capacità di comunicazione e quindi di servizio rispetto ai propri iscritti.

Presentiamo oggi la SIU Newsletter promossa per iniziativa di Giuliano Leone e del gruppo palermitano. Inoltre presentiamo il Sito web-SIU predisposto da Piero Rovigatti e dal gruppo pescarese che consentirà   di mettere in circolazione la cospicua mole di documentazione prodotta dalla SIU in diverse circostanze, troppo poco conosciuta anche perché  priva di adeguati canali di diffusione.

Infine si stanno attivando le Sezioni regionali,  previste dal nostro Statuto ma ancora da istituire formalmente. Sono giunte richieste dall'Abruzzo, dal Lazio, dalla Lombardia, dalla Sicilia, dalla Campania, dall'Umbria, dalla Toscana, dal Piemonte. Altre verranno certamente se decidiamo oggi di avviare concretamente questa modalità   di funzionamento della nostra Società, che ha un gran bisogno di liberare le energie disponibili ed estendere la partecipazione attiva dei propri iscritti per limitare i rischi di una involuzione  verticistica che nessuno di noi vuole.

 

6. Una ipotesi per il prossimo anno

Alla luce della esperienza che abbiamo fatto finora , appare opportuno ristrutturare l'agenda degli impegni organizzativi per il prossimo anno e in prospettiva anche per gli anni successivi.

Non diversamente da quanto accade per le altre Società consimili, dovremo preoccuparci soprattutto di organizzare un Congresso  tematico annuale a scadenza fissa, preparato con adeguato anticipo (almeno di sei mesi) e aperto alla partecipazione di esperti tanto interni che esterni alla SIU.

L'Assemblea sarà  chiamata a deliberare sul tema da assumere per il Congresso, eventualmente sulla base delle proposte predisposte dal Consiglio Direttivo.

Questa  finalizzazione più esplicita delle  nostre attività dovrebbe consentire di organizzare meglio il lavoro di tutti e soprattutto di far conoscere per tempo agli iscritti il programma assunto, evitando le rincorse dell'ultima ora che lasciano tutti insoddisfatti.

Naturalmente, tutte le altre attività che la SIU sarà  comunque in grado di sviluppare ( Osservatorio, Tavolo di concertazione, Azioni di sperimentazione per l'accreditamento, ..........) potranno offrire l'occasione per ulteriori iniziative che volta per volta potranno essere messe in agenda con un coinvolgimento parziale o complessivo della base di iscritti.  CosÏ le Sezioni regionali saranno libere di programmare le proprie attività, una volta concordato con il Direttivo il piano di lavoro e il fabbisogno di risorse.

 

7. Condizioni per il rilancio.

A sei anni dalla sua istituzione la SIU può ormai ritenere conclusa la fase dell'avvio che si è  retta su una base volontaristica fatta di generosità e di disponibilità individuali necessarie per sopperire ad una struttura organizzativa ancora non consolidata.

Ora che si sta portando a compimento le prime attività previste nel mandato istitutivo della Società, ora che sono stati tracciati  con più  sicurezza i percorsi di lavoro e le forme organizzative, si è  fatto il tempo di aprire all'ingresso di nuove forze in grado di rilanciare ed estendere l'impegno della SIU .

Stanno scadendo le cariche elettive definite alla Assemblea di Torino. Forse questa può diventare la occasione per discutere dei modi e delle persone attraverso cui impostare una seconda fase ( una seconda generazione ?) della vita della nostra Società. Con l'augurio che le scelte incombenti di organizzazione di nuovi profili formativi e di nuove forme di riconoscimento della professionalità  non ci trovino impreparati, ma al contrario diventino la testimonianza della nostra utilità nel raggiungere soluzioni da tutti condivisibili.