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L'INSEGNAMENTO DELL'URBANISTICA TRA RIFORME UNIVERSITARIE E TRASFORMAZIONI DELLA PROFESSIONE
Quinta Assemblea Nazionale SIU RELAZIONE INTRODUTTIVA Il
tema in discussione. Antecedenti. Proposte di azione SIU : osservatorio sui
processi formativi; linee di orientamento; funzioni di accreditamento. Una via
da percorrere. Altre iniziative in corso. Una ipotesi per il prossimo anno.
Condizioni per il rilancio.
Il tema che abbiamo assunto per il
seminario-assemblea di quest'anno va al cuore delle stesse ragioni che hanno
portato alla nascita della SIU: il raccordo tra le riforme dell'insegnamento
universitario dell'urbanistica e le trasformazioni delle
pratiche professionali. La situazione ha preso a correre, e nonostante
la lungimiranza con cui abbiamo posto il problema all'atto della nostra
istituzione oggi corriamo seri rischi di trovarci impreparati all'appuntamento
della riforma sull'autonomia didattica, non diversamente da quanto accadde
all'inizio degli anni '90 con l'introduzione del Nuovo Ordinamento didattico
delle Facoltà di Architettura. Oggi ci troviamo di fronte ad uno scenario di
cambiamenti radicali che stanno investendo
non solo i processi formativi e i mestieri dell'urbanistica, ma anche le
strutture tradizionalmente deputate in Italia a fungere da cerniera tra
università e professione, gli Ordini professionali. Con il Regolamento sull'Autonomia didattica
appena emanato dal ministro Zecchino e con i Decreti d'Area che sono attesi a
breve si liberalizzano di fatto i curricula e i percorsi didattici, rinviando le
innovazioni alle disponibilità e alle capacità effettive dei singoli Atenei.
Le relazioni tra gli Atenei diventano di fatto competitive, e si offrono le
condizioni per promuovere offerte formative meglio raccordate alla specificità
dei contesti regionali oltre che al ruolo nazionale e internazionale che
ogni Ateneo si sente di voler svolgere. E' una linea che la SIU ha contribuito a
promuovere fin dal convegno al CNEL di Roma del 1996, quando si pronunciò a
favore del pluralismo dei profili formativi e della autonomia delle sedi
universitarie con la condizione però che venissero
esercitate serie funzioni di controllo di qualità e di accreditamento a
livello nazionale. Non c'è da nascondersi infatti le grandi
opportunità ma anche i
grandi rischi di una riforma imperfetta, che mantiene il
tradizionale valore legale del titolo e che può portare ad una
competizione fatta non solo di eccellenze, anche di scorciatoie e di
dequalificazioni nel rilasciare i titoli di primo e secondo livello. E dove
comunque la grande varietà dei
profili possibili deve essere commisurata anche al riconoscimento delle
professionalità , per evitare le contraddizioni che la nostra area ha già
scontato duramente con i laureati dei corsi di pianificazione di Venezia
e Reggio Calabria. Qui nascono i problemi che appaiono tuttora
irrisolti, e che richiedono una reale capacità di cooperazione tra le università
, le associazioni di settore, gli ordini professionali. Nessuno può infatti
pensare di risolvere da sè questo delicato problema, che mette a confronto la
natura e il senso dei progetti formativi, le attese dei gruppi sociali e del
mercato del lavoro e le garanzie
richieste sulla qualità delle
prestazioni professionali. Occorre creare tavoli comuni che consentano di
costruire soluzioni condivise almeno tra SIU, INU, AssoUrbanisti, Ordini degli
Architetti e degli Ingegneri. Ed è quanto appunto stiamo cercando di fare,
anche se al momento la risposta degli Ordini appare elusiva e poco affidabile,
forse anche per la incertezza generata dalla tormentata vicenda della loro
riforma che non riesce ancora a concludersi . Il lavoro fatto quest'anno dalla SIU porta
contributi rilevanti alla prospettiva
di confronto costruttivo tra riforme dell'insegnamento e trasformazioni della
professione. In particolare, con il nostro seminario di giugno a Venezia,
organizzato come anticipazione alla Assemblea di Napoli,
si sono toccate alcune questioni nodali circa il ruolo delle discipline
urbanistiche nella formazione degli architetti e degli ingegneri e più in
generale sulla possibile definizione della figura del planner in Italia. In quella occasione sono emerse posizioni di
grande interesse, anche molto differenziate tra loro. Ad esempio tra chi muove
dalla funzione costitutiva del progetto per riorganizzare profondamente il
processo formativo, e in particolare la sequenza tra discipline di base,
caratterizzanti e integrative, alla ricerca di un nuovo costrutto epistemologico
commisurato alla natura specifica
della città e del territorio
contemporaneo. E chi invece si preoccupa della capacità di presa sulle
trasformazioni in corso e tende a
orientare di conseguenza la riforma
verso i temi delle politiche e delle strategie d'azione che costruiscono il
necessario orizzonte di senso e di efficacia per i
progetti possibili. O ancora chi preferisce indebolire la organizzazione
dell'insegnamento per discipline per rendere possibili forme di apprendimento più
interattive coerenti con lo statuto dell'urbanistica intesa come pratica sociale
a base territoriale. Le diverse posizioni hanno in comune il rifiuto
di una riforma fatta con
aggiustamenti e addizioni di
singoli pezzi che vogliono rispondere a segmenti di domanda emergente e che di
fatto tendono a confermare la
struttura di fondo dei processi
formativi esistenti. Occorre piuttosto muovere da un progetto culturale
complessivo entro cui vanno ridefiniti ruoli e contenuti dell'insegnamento
dell'urbanistica dentro le facoltà di architettura e ingegneria ma anche dentro le altre
facoltà che concorrono a formare
le figure professionali a vario titolo coinvolte nelle attività di
trasformazione della città e
del territorio. E il progetto culturale dovrà
comunque nascere da una interpretazione critica delle nuove condizioni
che caratterizzano l'agire urbanistico in una fase di profonda trasformazione
delle forme del territorio e le forme di vita di chi lo abita, allo stesso modo
in cui nel passato si sono prodotte svolte decisive nei nostri modelli
formativi in corrispondenza di una diversa tematizzazione del ruolo
dell'architettura e dell'urbanistica nei confronti del territorio. Altre importanti occasioni di confronto sono
state promosse dall'INU d'intesa con la SIU. Voglio sottolineare il clima di feconda intesa su questi temi che caratterizza i rapporti
attuali tra le nostre associazioni, come del resto con l'AssoUrbanisti. Questa
convergenza è un patrimonio che va speso bene,
in una situazione generale condizionata da molti arroccamenti e
chiusure particolaristiche. Di notevole utilità è stato il seminario
tenuto presso il CNEL in ottobre, e quello organizzato successivamente nell'ambito
della 4.a Rassegna Urbanistica Nazionale a Venezia. Effetto di queste riunioni
è stato l'impegno assunto con INU e Assourbanisti per attivare presso il CNEL
un tavolo di discussione sui temi del rapporto tra formazione e
professione, e un tavolo con gli ordini professionali
per verificare se è possibile dare finalmente corso a quanto da tempo
informalmente concordato sull' Albo degli Urbanisti. Contemporaneamente È stato
interessato anche il CUN che si è mostrato disponibile a recepire le
indicazioni provenienti dalle associazioni di settore. Assunto che la ricerca di nuovi rapporti tra
forme dell'insegnamento e della professione impegna ad una azione di confronto e
collaborazione a tutto campo che trova un limite soltanto nella disponibilità
materiale di tempo e di risorse da parte della SIU, il programma delle azioni a
breve termine dovrebbe riguardare a mio avviso : a. la istituzione di un osservatorio sui
processi formativi nell'area urbanistica; b. la definizione di linee per l' orientamento
"attivo" dei processi di riorganizzazione dei percorsi didattici; c. la messa a punto e la sperimentazione delle
funzioni di accreditamento. a. osservatorio
sulla formazione nell'area urbanistica Questo tema verrà
approfondito successivamente da Roberto Gambino. Voglio qui premettere
soltanto che l'osservatorio va pensato fin dall'inizio come una struttura
che concorre organicamente all' "Osservatorio nazionale per i programmi di
architettura e ingegneria" previsto espressamente dal Gruppo di lavoro
ministeriale per l'area dell'Ingegneria e dell'Architettura. Dovrà
quindi rapportarsi realisticamente alle modalità
di analisi e valutazione che sono praticabili in quel contesto, chiarendo
la propria funzione e le proprie possibilità
di contributo. Va inoltre tenuto presente che la costruzione e
il funzionamento dell'osservatorio sull'urbanistica comporta un considerevole
impegno da parte di tutti noi. E l'esperienza dimostra che la SIU è poco attrezzata a svolgere attività continuative fondate
solo sul volontariato. Mentre è singolarmente capace di sforzi intensi se
limitati nel tempo, come dimostra l'esperienza del dossier sulle ricerche
presentato alla Seconda Biennale delle Città
e degli Urbanisti d'Europa
di Roma del '97, del dossier sui mestieri dell'Urbanista nello stesso anno e il
dossier sulla didattica universitaria che viene presentato in questa occasione. Dunque la proposta dovrà
essere accompagnata da un attento studio di fattibilità, ad evitare
soluzioni che non siamo poi in grado di sostenere in modo credibile. b. linee
di orientamento per la sperimentazione della riforma didattica Da molti è avvertita l'esigenza che la SIU non
sia soltanto lo specchio dei processi di riforma in corso di sperimentazione, ma
anche un luogo di possibile orientamento su linee che meglio rispondono ai
principi da noi condivisi (e sottoscritti con la
"Carta dei principi" adottata in occasione della Seconda
Assemblea). Come è evidente, si tratta di un tema delicato
che può prestarsi a possibili equivoci e incomprensioni. Del resto al momento -
pur avendo istituito da tempo una commissione di studio- non disponiamo ancora
di criteri operativi a cui rifarci per indirizzare
le iniziative di quelle sedi che hanno mostrato la loro disponibilità ad una
collaborazione con la SIU. Ciò che possiamo fare per l'immediato è di
selezionare alcune esperienze che sembrano più feconde, approfondirne la
conoscenza e offrirle in modo strutturato alla discussione e al confronto.
Dopodiché diventerà
possibile estrarne indicazioni e linee guida che potranno forse essere
estese ad altri contesti in cui le condizioni appaiono comparabili. In fondo, questa è una tipica attività di
Osservatorio e forse va fin dall'inizio messa in carico nel suo programma di
lavoro. c. funzioni
di accreditamento. Più ancora
dell'orientamento è
l'accreditamento che appare la funzione strategica per assicurare uno snodo
accettabile tra processi formativi e riconoscimento professionale dei titoli di
studio. La SIU È impegnata da molto tempo su questo
tema, ma ancora non è riuscita a
produrre risultati spendibili concretamente. La labilità
delle condizioni esterne e la loro continua evoluzione ha frenato la
sperimentazione che avevamo avviato l'anno scorso
al Politecnico di Torino con una commissione mista SIU-INU-Ordini
professionali. Questa situazione di incertezza - che temo essere tutt'altro che
congiunturale- rende ancora più complicato operare "in corsa e dal
vivo" per costruire un metodo di accreditamento chiaro e generalizzabile. Intanto altri si stanno muovendo. Le facoltà di Ingegneria, che io sappia, stanno elaborando una propria
via per istituire le funzioni di accreditamento. E noi rischiamo ancora una
volta di arrivare troppo tardi, a cose fatte e senza considerazione per i
problemi della nostra area. Sulla nostra capacità di agire concretamente
sto in verità perdendo
l'ottimismo che mi è abituale. Naturalmente
stiamo lavorando, in particolare stiamo dando
seguito all'impostazione decisa tre anni fa, quando si convenne che per
l'accreditamento la SIU deve agire ricorrendo alla concertazione e al partenariato. E il tavolo di trattativa
SIU-INU-Assourbanisti presso
il CNEL proposto al recente Congresso INU di Venezia è il frutto di questo
orientamento. Ma ai tavoli bisogna andare portando una
propria visione, forti di una progettualità
che consente un dialogo fecondo con le altre componenti. E purtroppo io non vedo ancora maturo questo momento della nostra
progettualità, forse frenati come siamo da
una diversità di vedute
interna allo stesso Consiglio Direttivo che peraltro non ha trovato ancora modo
di esprimersi compiutamente e di sfociare su una posizione di maggiore
chiarezza. E' un tema delicato quanto cruciale. Abbiamo
bisogno di rilanciare la nostra iniziativa, e la discussione di oggi
dovrà dare indirizzi
sul modo di procedere. Il tema dell'accreditamento si lega
inevitabilmente con quello del riconoscimento professionale del titolo di
studio, anche se a mio avviso è profondamente sbagliato
intrecciare in modo troppo stretto percorsi formativi e competenze
professionali. Al momento, come già
riconosciuto dalla Associazione Nazionale degli urbanisti,
sono possibili due diversi percorsi per giungere al riconoscimento della
professione di urbanista: la istituzione di un nuovo Albo o di una sezione
specifica dell'Albo degli Architetti e degli Ingegneri; oppure la costituzione
di una Associazione di autocertificazione delegata per legge
a riconoscere chi è abilitato a esercitare la professione di urbanista. La Siu due anni fa aveva maturato una prima
intesa con l'Ordine degli Architetti e quello degli Ingegneri per l'introduzione
della Sezione specializzata dentro l'Albo esistente opportunamente riarticolato.
Sembrava quasi una cosa fatta, e invece le vicende successive hanno allontanato
di nuovo il traguardo al punto che oggi sembra di dover cominciare daccapo, ma
con una sfiducia crescente nei confronti degli Ordini e della loro capacità di
assecondare le riforme necessarie. Più difficile -ma anche più stimolante-
appare la via della Associazione autocertificante. Proprio la esperienza fatta
fin qui ci insegna quanto difficile sia l'autogoverno del nostro settore
disciplinare, attraversato da spinte contraddittorie e spesso da individualismi
che ostacolano la costruzione di visioni condivise e operanti nell'interesse di
tutti. Eppure non c'è dubbio che solo attraverso
un nostro maggior impegno verso una politica comune
si potrà partecipare
attivamente ai processi di riforma in atto, che incentivano le autonomie ma che
al tempo stesso richiedono una forte dose di coordinamento e di
responsabilizzazione di tutti gli urbanisti che operano nelle università. Intanto mi sembra di grande utilità conoscere
meglio l'esperienza francese, che è la più simile a quella italiana anche se
assai più avanzata. Per questo abbiamo invitato la vice presidente della Società
Francese degli Urbanisti, che ci darà
conto in particolare della interessante iniziativa dell'Office de
Qualification che si sta sviluppando presso il loro ministero de l'Equipment. Questa mi sembra una via da percorrere anche in
Italia : l'accreditamento degli urbanisti di intesa con ministero dei Lavori
Pubblici, rinnovando la filosofia dell'albo degli "esperti di
pianificazione" ( soppresso come noto dalla "Bassanini") e
soprattutto contribuendo a definire una procedura e un metodo per esercitare
concretamente quelle funzioni più complessive di accreditamento che ci è tanto
più difficile immettere nei processi formativi delle università. Può essere
questo il modo di uscire dall'impasse in cui ci troviamo ormai da troppo tempo?
Io credo di sì. Si tratta però di disegnare un percorso
realistico fondato prima di tutto sul metodo delle intese. Intese tra
associazioni del settore, - se possibile con gli Ordini professionali,
altrimenti si va avanti lo stesso. Con il ministero dei Lavori Pubblici (un pò
sul modello francese) che dovrebbe essere garante della correttezza procedurale.
Con quelle rappresentanze istituzionali significative per l'esercizio della
professione (ANCI, UPI, Regioni,..) che sono disponibili a riconoscere la
qualificazione prodotta da questo "Ufficio" espressione delle
associazioni del settore. La validazione legislativa di questa pratica
potrà maturare poi con i tempi
necessari. Sulla base delle esperienze fatte finora, dobbiamo infatti
riconoscere che il voler anteporre
la definizione normativa genera
conflitti al momento irresolubili, e soprattutto impedisce di avviare un
processo di sperimentazione che può
aiutarci a costruire regole e
pratiche realmente efficaci. Consideriamo inoltre che la funzione di
qualificazione/accreditamento deve tener conto di un mercato professionale che
si dilata ormai su tutta l'Europa. Al momento la situazione è alquanto confusa,
e servono regole per orientare meglio il riconoscimento delle titolarità
in urbanistica. Dunque si apre un versante di lavoro i cui interlocutori
sono il Consiglio Europeo degli Urbanisti e le altre Società degli Urbanisti.
In particolare appare opportuno avviare una collaborazione con la Società
Francese degli Urbanisti, che mi sembra la più vicina alle nostre posizioni. E
la presenza oggi di Francoise Maquigny, vicepresidente della SFU,
può consentire un utile riscontro sulla fattibilità
di questa prospettiva. Se questo è un percorso condivisibile, si può
cominciare fin d'ora con un programma di lavoro che non deve sottostare
alle defatiganti verifiche esterne, in particolare degli Ordini, che ci
hanno paralizzato fino ad oggi. 5. Altre iniziative in corso L'attenzione alle riforme dei processi
formativi e ai loro esiti nei confronti del riconoscimento professionale non
esaurisce per fortuna gli interessi che la Siu sta sviluppando in questi anni. Alla precedente Assemblea di Roma del '98 si è
avviata una riflessione sullo stato e le tendenze della ricerca urbanistica
italiana. In quella occasione venne presentato un programma di lavoro da
Bernardo Secchi a cui era stato richiesto di predisporre il percorso per
giungere alla costruzione di un Rapporto SIU da aggiornare ogni due anni.
L'interesse suscitato allora ci conferma l'importanza di questa attività
che forse deve ancora trovare
modelli organizzativi e metodi di lavoro adeguati, ma che certamente può
costituire un punto di forza della nostra Società. Intanto la SIU sta finalmente cercando di
migliorare la propria capacità di comunicazione e quindi di servizio rispetto
ai propri iscritti. Presentiamo oggi la SIU Newsletter promossa per
iniziativa di Giuliano Leone e del gruppo palermitano. Inoltre presentiamo il
Sito web-SIU predisposto da Piero Rovigatti e dal gruppo pescarese che consentirà
di mettere in circolazione la cospicua mole di documentazione prodotta
dalla SIU in diverse circostanze, troppo poco conosciuta anche perché priva
di adeguati canali di diffusione. Infine si stanno attivando le Sezioni
regionali, previste dal nostro Statuto ma ancora da istituire
formalmente. Sono giunte richieste dall'Abruzzo, dal Lazio, dalla Lombardia,
dalla Sicilia, dalla Campania, dall'Umbria, dalla Toscana, dal Piemonte. Altre verranno
certamente se decidiamo oggi di avviare concretamente questa modalità
di funzionamento della nostra Società, che ha un gran bisogno di
liberare le energie disponibili ed estendere la partecipazione attiva dei propri
iscritti per limitare i rischi di una involuzione
verticistica che nessuno di noi vuole. 6. Una ipotesi per il prossimo anno Alla luce della esperienza che abbiamo fatto
finora , appare opportuno ristrutturare l'agenda degli impegni organizzativi per
il prossimo anno e in prospettiva anche per gli anni successivi. Non diversamente da quanto accade per le altre
Società consimili, dovremo preoccuparci soprattutto di organizzare un Congresso tematico annuale a scadenza fissa, preparato con adeguato
anticipo (almeno di sei mesi) e aperto alla partecipazione di esperti tanto
interni che esterni alla SIU. L'Assemblea sarà chiamata a deliberare sul tema da assumere per il Congresso, eventualmente sulla base delle proposte predisposte dal Consiglio Direttivo. Questa finalizzazione
più esplicita delle nostre attività
dovrebbe consentire di organizzare meglio il lavoro di tutti e soprattutto di
far conoscere per tempo agli iscritti il programma assunto, evitando le rincorse
dell'ultima ora che lasciano tutti insoddisfatti. Naturalmente, tutte le altre attività che la
SIU sarà comunque in grado di
sviluppare ( Osservatorio, Tavolo di concertazione, Azioni di sperimentazione
per l'accreditamento, ..........) potranno offrire l'occasione per ulteriori
iniziative che volta per volta potranno essere messe in agenda con un
coinvolgimento parziale o complessivo della base di iscritti.
CosÏ le Sezioni regionali saranno libere di programmare le proprie
attività, una volta concordato con il Direttivo il piano di lavoro e il
fabbisogno di risorse. 7. Condizioni per il rilancio. A sei anni dalla sua istituzione la SIU può
ormai ritenere conclusa la fase dell'avvio che si è
retta su una base volontaristica fatta di generosità e di disponibilità
individuali necessarie per sopperire ad una struttura organizzativa ancora non
consolidata. Ora che si sta portando a compimento le prime
attività previste nel mandato istitutivo della Società, ora che sono stati
tracciati con più
sicurezza i percorsi di lavoro e le forme organizzative, si è
fatto il tempo di aprire all'ingresso di nuove forze in grado di
rilanciare ed estendere l'impegno della SIU . Stanno scadendo le cariche elettive definite
alla Assemblea di Torino. Forse questa può diventare la occasione per discutere
dei modi e delle persone attraverso cui impostare una seconda fase ( una seconda
generazione ?) della vita della nostra Società. Con l'augurio che le scelte
incombenti di organizzazione di nuovi profili formativi e di nuove forme di riconoscimento
della professionalità non ci
trovino impreparati, ma al contrario diventino la testimonianza della nostra
utilità nel raggiungere soluzioni da tutti condivisibili.
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