DANTE ALIGHIERI

Tra i vari autori letterari studiati quest'anno quello che mi ha colpito maggiormente per la sua originalità, la sua fervida immaginazione, il suo sagace uso dell'allegoria e della sua vasta cultura, che gli ha permesso di affrontare temi complessi, quali quelli politici, storici, teologici, etici e filosofici, è Dante Alighieri. Egli ha saputo trarre dalla sua vita, piuttosto difficile e travagliata, utili insegnamenti morali e religiosi, che si proposto di divulgare attraverso le sue opere ai suoi contemporanei, corrotti, immorali, avidi di potere, schiavi di peggiori vizi, nella speranza di moralizzarli e redimerli. Nato a Firenze nel 1265 da una famiglia nobile, ma modesta, sposò Gemma Donati, alla quale era stato vincolato all'età di dodici anni e dalla quale ebbe tre figli, ma amò platonicamente e perdutamente Beatrice Portinari, che fu l'ispiratrice della maggior parte della sua creazione poetica. Aderì ad una scuola poetica d'avanguardia, il "Dolce Stil Novo", della quale, presto, divenne il maggiore esponente. Contemporaneamente partecipò alla vita politica di Firenze, che allora era dominata dal partito dei Guelfi, a sua volta diviso in due fazioni: i Bianchi, a favore della media e bassa borghesia, ed i Neri, a favore della nobiltà e del papa Bonifacio VIII, schierandosi tra i primi. Dopo alterne vicende prevalsero i Neri, che, con accuse false e diffamanti, lo costrinsero all'esilio per il resto della sua vita, inducendolo a girovagare per le corti dei vari signori, che, col tempo, impararono ad apprezzarlo, tributandogli onori e affidandogli incarichi politici. Proprio durante l'esilio scrisse la sua opera maggiore, la "Commedia", definita in seguita "Divina" dal Boccaccio per il suo contenuto religioso, che egli terminò poco prima della sua morte, che avvenne a Ravenna nel 1321. La "Divina Commedia" è un poema epico, un autentico capolavoro letterario e allegorico, nel quale l'autore narra di un suo immaginario viaggio attraverso i tre regni dell'oltretomba, compiuto all'età di trentacinque anni durante la settimana santa dell'anno 1300, descrivendolo con tale realismo, drammaticità e passione da sembrare vero. L'originale descrizione dei tre regni ultraterreni si basa sulla concezione tolemaica del cosmo, secondo la quale la Terra si trovava al centro dell'Universo ed era circondata da nove cicli mobili, che comprendevano i rispettivi pianeti, ed erano racchiusi nell'Empireo, immobile e sede di Dio. Dante colloca l'Inferno nell'interno dell'emisfero settentrionale e lo immagina come un'enorme voragine a forma di imbuto, che si apre nei pressi di Gerusalemme e si restringe verso il centro della Terra, dove è conficcato Lucifero, l'angelo scacciato dal Paradiso per aver osato ribellarsi a Dio. L'Inferno è suddiviso in nove gironi, dove i peccatori sono distribuiti in base ai peccati compiuti, che aumentano di gravità con la profondità, e sono puniti con la legge del "contrappasso", secondo cui la loro pena è simile o opposta ai loro peccati. Il Purgatorio, secondo Dante, si trova, invece, nell'emisfero meridionale, ed è un monte a forma di tronco di cono, circondato dall'oceano e suddiviso in sette cornici, custodite da angeli nelle quali la gravità dei peccati diminuisce con l'altezza ed i peccatori possono espiare le loro colpe e rendersi meritevoli di accedere al Paradiso. Quest'ultimo è costituito dai nove cieli mobili, che circondano la Terra e dall'Empireo, sede di Dio e di tutte le anime beate, che circondano la Vergine Maria in una figura a forma di "candida rosa". Attraverso il suo viaggio immaginario Dante vuole indicare ai suoi contemporanei la giusta via da seguire, che, attraverso il pentimento, l'espiazione delle loro colpe e la purificazione della loro anima, può renderli meritevoli di godere del bene supremo: la grazia divina. Egli sceglie con sagacia le sue guide ultraterrene; infatti Virgilio simboleggia la saggezza, la sapienza e la ragione, che allontanano gli uomini dai vizi e dal peccato, e Beatrice la purezza e la nobiltà d'animo, che li elevano spiritualmente. Inoltre Dante si serve di innumerevoli personaggi famosi del suo tempo e di altre epoche, peccatori di ogni genere o persone dalla condotta esemplare, che, attraverso il racconto sofferto o compiaciuto della loro vita, testimoniano l'importanza dei valori spirituali, della rettitudine e della giustizia, ma soprattutto la grandezza di Dio e l'immensa gioia di godere della sua grazia. Penso proprio che Dante sia un poeta eccezionale e che il suo messaggio sia ancora valido ed utile e possa servire a farci riflettere sui veri valori della vita ed a allontanarci dai falsi miti e dagli insani vizi, che sicuramente non possono offrirci la vera felicità.

 

Torna alla pagina precedente

Torna all'inizio