KARL MARX

(Treviri 1818- Londra 1883)

Il primo contrassegno del pensiero di Marx è la sua irriducibilità alla dimensione puramente filosofica, sociologica o economica ed il suo porsi come analisi globale della società e della storia. Un secondo contrassegno del marxismo è il suo legame con la prassi, ovvero la tendenza a fornire un'interpretazione dell'uomo e del suo mondo, che sia anche impegno di trasformazione rivoluzionaria. Marx si propone di attuare l'ideale di tradurre l'incontro tra realtà e razionalità, che Hegel aveva solo pensato, con la prassi mediante l'edificazione di una nuova società. Le influenze che stanno alla base del marxismo sono 3: 1) la filosofia classica tedesca da Hegel a Feuerbach; 2) l'economia politica borghese da Smith a Ricardo; 3) il pensiero socialista da Saint-Simon a Owen. L'hegelismo ha esercitato per Marx, per affinità od opposizione, un notevole influsso. Il primo testo in cui Marx si misura con Hegel è la "Critica della filosofia hegeliana del diritto pubblico": è uno scritto filosofico- politico, che si può dividere in un momento filosofico- metodologico ed uno storico- politico. Secondo Marx lo "stratagemma" di Hegel consiste nel fare delle realtà empiriche delle manifestazioni necessarie dello Spirito. Quindi Hegel afferma che lo Stato presuppone per forza una sovranità, che s'incarna necessariamente nel monarca. Poiché questo è anche razionale Hegel deduce la piena "logicità" della monarchia, identificandola con la razionalità politica in atto. Marx definisce questo procedimento "misticismo logico", poiché in virtù di esso le istituzioni finiscono per essere personificazioni di una realtà spirituale, che se ne sta occultamente dietro di essi. Il misticismo logico è il risultato del capovolgimento idealistico tra soggetto e predicato, concreto ed astratto. Hegel dopo essersi costruito il concetto astratto di Spirito partendo dalla realtà, finisce per fare della realtà la manifestazione dello Spirito. Al metodo "mistico" di Hegel, Marx oppone il metodo trasformativo, che consiste nel riconoscere ciò che è veramente soggetto e veramente predicato. Il metodo "mistico" è anche conservatore sul piano politico, poiché tende a trasformare i dati di fatto in manifestazioni razionali e necessarie dello Spirito. Marx muove ad Hegel l'appunto di aver giocato troppo sulle opposizioni concettuali, anziché su quelle reali e di aver cercato una sintesi fra gli opposti, dimenticando che nella realtà gli opposti sono come "2 armate nemiche", tra cui non c'è mediazione, ma solo lotta od esclusione. Il punto di partenza del discorso di Marx è la convinzione che l'uomo moderno, diversamente da quello della polis greca, viva 2 vite: una come borghese nella società civile e l'altro come cittadino nello Stato. Tuttavia, secondo Marx, lo Stato non si pone il problema di mediare gli interessi particolari della società, ma non fa altro che riflettere e sanzionare gli interessi dei gruppi e delle classi: infatti la proclamazione dell'uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge, successiva alla Rivoluzione Francese, ratifica la loro diseguaglianza, in quanto gli individui dell'epoca moderna si accontentano di essere tutti uguali davanti allo Stato, pur essendo ancora diseguali nella società civile. Marx considera l'economia borghesia sotto 2 aspetti: da un lato come l'espressione teorica della società capitalistica, dall'altro l'accusa di fornire un'immagine falsa del mondo borghese, in quanto la società borghese, incapace di pensare in modo dialettico, considera il capitalismo non come uno tra i tanti, ma come il sistema economico per produrre e distribuire la ricchezza. Inoltre il sistema capitalistico non tiene conto della reale opposizione tra lavoro salariato e capitale. Il lavoratore salariato rendendosi conto della sua condizione nell'ambito della società capitalistica si pone in una condizione di autoestraniazione; per cui mentre per Feuerbach l'alienazione è solo un'errata interpretazione di se, per Marx diviene un fatto reale di natura socio- economica. Il lavoratore si sente alienato sotto 4 aspetti: 1) Rispetto al prodotto della sua attività, poiché produce il capitale che diventa una potenza dominatrice nei suoi confronti; 2) Rispetto alla sua stessa attività, in cui egli è strumento di fini estranei, cioè il profitto capitalista. 3) Rispetto al suo stesso Wesen, ossia la sua "essenza": infatti, mentre nella società capitalistica è costretto al lavoro forzato, egli vorrebbe un lavoro libero creativo e universale; 4) Rispetto al prossimo, poiché questi per lui è il capitalista che lo tratta come un mezzo e lo priva del frutto del suo lavoro. La causa dell'alienazione risiede nella proprietà privata dei mezzi di produzione in quanto il capitalista, come possessore della fabbrica, può utilizzare il lavoro dei salariati per accrescere la propria ricchezza. La dis- alienazione, quindi, può avvenire solo con il superamento della proprietà privata. La storia si configura come il luogo della perdita e della riconquista, da parte dell'uomo, della propria essenza, poiché l'uomo, dopo essersi smarrito nella civiltà di classe, si ritrova nella società assoluta del comunismo. Hegel si è limitato a descrivere una storia ideale ed astratta, che non presuppone degli interventi pratici sul mondo. L'alienazione economica è una fatto reale, che sta alla base di tutte le altre alienazioni, come quella politica e quella religiosa, ed il solo modo per abbatterla è l'atto reale della rivoluzione e dell'instaurazione del socialismo. Per Marx Feuerbach ha avuto il merito di teorizzare il rovesciamento materialistico di soggetto- predicato, concreto- astratto, ma pur avendo sottolineato la naturalità dell'uomo egli ha perso di vista la sua storicità, perché gli uomini non sono natura, ma società. Marx sostiene che l'individuo è reso tale dalla società storica in cui vive, per cui non esiste l'uomo in astratto. L'ideologia appare come una "falsa rappresentazione" della realtà, ed in essa alla comprensione oggettiva della realtà si sostituisce un'immagine deformata di essa. Marx vuole svelare la verità sulla storia, mediante il raggiungimento di un punto di vista obiettivo sulla società: questo comporta la distruzione della vecchia filosofia idealistica e l'inaugurazione di una nuova scienza. L'umanità è una specie evoluta composta di individui associati che lottano per la sopravvivenza, quindi la storia è un processo materiale fondato sulla dialettica bisogno- soddisfacimento; inoltre l'uomo si distingue dall'animale quando inizia a produrre il proprio mezzo di sostentamento e perciò Marx pone alla base della storia il lavoro. Nell'ambito della storia bisogna distinguere 2 elementi di fondo: le forze produttive ed i rapporti di produzione. Le prime sono tutti gli elementi necessari al processo di produzione, ossia gli uomini (forza- lavoro), i mezzi di produzione e le conoscenze tecniche e scientifiche che servono per migliorare la produzione. I rapporti di produzione sono quelli che s'instaurano tra gli uomini nel corso della produzione e regolano il possesso e l'impiego dei mezzi. L'insieme dei rapporti di produzione costituisce la struttura della società, che rappresenta il piedistallo concreto su cui si eleva una sovrastruttura giuridico- politico- culturale. Inoltre è la struttura che determina le leggi, lo Stato, le religioni e le filosofie. Il materialismo storico di Marx afferma che le vere forze motrici della storia sono di natura socio- economica, e non di natura spirituale. Con la sovrastruttura Marx sottolinea la dipendenza dei fenomeni politici e culturali dalla base economica, ma non li vuole ridurre a qualcosa di superfluo. Marx non nega che le idee possano influire sugli avvenimenti storici, ma ciò avviene solo perché le idee esprimono già determinati mutamenti di struttura e quindi l'unico elemento determinante della storia è la struttura economica, mentre la sovrastruttura è un suo riflesso. Marx ritiene che ad un determinato grado di sviluppo delle forze produttive tende a corrispondere determinati rapporti di produzione e di proprietà, ma tuttavia i rapporti di produzione vengono distrutti quando non favoriscono più le forze produttive; infatti abbiamo lo scontro tra le nuove forze produttive ed i vecchi rapporti di produzione, con la vittoria della classe che rappresenta le prime. Nella Prefazione a "Per la critica dell'economia politica", Marx distingue 4 epoche della formazione economica della società: quella asiatica, fondata su forme comunitarie di proprietà, quella antica, di tipo schiavistico, quella feudale e quella borghese. La società procede dal comunismo primitivo al comunismo, passando per la società di classe, basata sulla divisione del lavoro e sulla proprietà privata e quindi il socialismo è lo sbocco inevitabile della dialettica storica. Per Marx la storia si configura come una totalità processuale necessaria, ma, a differenza di Hegel, il soggetto della dialettica storica è la struttura economica, le opposizioni che muovono la storia sono concrete ed la dialetticità del processo storico è osservabile nei fatti stessi. Marx chiama i filosofi della Sinistra hegeliana "ideologi", in quanto essi vivono nella falsa coscienza, poiché non si rendono conto che le idee, poiché rispecchiano le relazioni materiali degli uomini, non esistono autonomamente; così essi finiscono per sopravvalutare la funzione delle idee e degli intellettuali, per presentare le proprie come valide al di là del tempo e nel credere che il negativo del mondo risieda nelle idee sbagliate che gli individui si fanno di se stessi. Inoltre Marx afferma che la vera alienazione non risiede nelle idee, ma nelle situazioni sociali concrete in cui gli uomini vivono, per cui la vera disalienazione è un problema pratico- sociale risolvibile sul piano strutturale della rivoluzione; il sapere effettivo può essere solo un sapere aderente al reale.

 

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