PLATONE

Platone è stato il primo filosofo di cui possediamo tutte le opere. Platone nacque ad Atene nel 428 \ 427 a. C. Il suo vero nome era forse Aristocle. La sua famiglia apparteneva all'aristocrazia economica, intellettuale e politica della città. Platone ricevette un'educazione consona al suo rango. Oltre alla sua educazione dovette essere importante per lui anche la frequentazione dei personaggi influenti, come Crizia. Con Socrate Platone ebbe i primi contatti intorno al 408 a. C.: dal filosofo rimase così affascinato da decidere di dedicarsi alla filosofia interamente. Socrate è il personaggio principale di molte opere platoniche. La condanna a morte di Socrate ci è raccontata nella VII lettera: se la città aveva condannato l'uomo più giusto è evidente che nella sua organizzazione qualcosa era profondamente sbagliato. Allora inizia una lunga serie di viaggi d'istruzione, a Megara e poi in Egitto, a Cirene ed in Magna Grecia. A Siracusa Platone divenne amico di Dione, cognato del tiranno Dionisio il vecchio: Platone aveva aderito al progetto di Dione di rovesciare il regime ma il tiranno scoprì la trama e Platone a stento fuggì. La nave che lo trasportava fece scalo a Egina dove egli fu fatto prigioniero e salvato da un cittadino di Cirene. Nel 387 Platone fondò ad Atene l'Accademia, un complesso istituto di ricerca. Nel 367 egli ritorna a Siracusa dove governa Dionisio il giovane, ma per gli intrighi di palazzo deve ritornare con molta fatica ad Atene, dove rimarrà fino alla morte nel 348 \ 347 a. C. Le opere di Platone sono 44 dialoghi della apologia di Socrate e 13 lettere. Una parte delle opere sono dialoghi dialettici riguardanti Socrate, mentre delle lettere la VII sicuramente è vera. La prima fase del pensiero di Platone può essere definita socratica-platonica. Di Platone abbiamo delle "dottrine non scritte", dove si espongono delle idee filosofiche non facilmente comprensibili diverse da quelle dei dialoghi. Platone riserva un ampio spazio al mito. Per Platone il mito si configura come uno strumento che ha il compito di aiutare in determinati casi il lavoro del logos; il suo mito diviene indispensabile per riempire quegli spazi la ragione può chiarire soltanto nei suoi contorni generali. Nella VII lettera Platone narra che il regime aristocratico dei trenta tiranni compì tali nefandezze da fare apparire oro il governo precedente; il successivo regime democratico si macchiò dell'uccisione di Socrate. Per Platone quindi la crisi di Atene non permetteva di svolgere la politica nella maniera migliore. Certo allora se la cultura tradizionale e la sofistica hanno fallito nel loro intento è dovuto al fatto che non possiedono la conoscenza di ciò che è universalmente bene e di ciò che è universalmente male: i filosofi presocratici avevano privilegiato la physis ma anche il loro metodo di ricerca era profondamente diverso da quello auspicato da Platone. L'intento principale di Platone era quello di trovare un adeguato criterio di conoscenza, valido sia per la vita pratica e che potesse superare lo scetticismo della sofistica; il problema della verità e della certezza della conoscenza può essere reso noto solo se esiste una precisa realtà alla quale questà conoscenza si riferisce. Platone si trova costretto ad affrontare il problema ontologico, cioè il problema riguardante la natura dell'essere in generale. Gorgia negava la conoscenza in primo luogo mediante una teoria negativa sulla realtà: "nulla è ". Per Protagora tutto ciò che deve esistere è in continuo movimento e la conoscenza non potrà che essere momentanea e soggettiva. Per Platone occorre ritornare a Parmenide, occorre stabilire un essere immobile, sempre identico a sè, non soggetto né al cambiamento né alla generazione e corruzione. Per Platone la natura è organizzata in modo eracliteo: cioè era il regno della mutevolezza e della diversità. Per indicare le sue idee Platone usa il termine eidos. Ci sono due tipi ben distinti di realtà. Ciò significa che l'idea è pienamente reale, solo che la sua realtà appartiene al piano della realtà intelligibile e non a quello della realtà sensibile. Le idee sono la vera realtà mentre le cose sensibili sono la loro copia imperfetta. Le idee sono le forme o i modelli che le cose imitano. Le cose astratte sono tali perché partecipano a quella realtà perfetta, sempre identica a se stessa, veramente universale. Per Platone la conoscenza è possibile perché esiste una realtà che può essere colta dal pensiero e perché tale realtà resta sempre identica a se senza dissolversi nel perenne divenire cui sono sottoposte tutte le cose sensibili. Per Platone i principi sono le idee e possono essere principi universali perché esistono come realtà differente da tutte le cose di cui sono principio; l'esistenza della dimensione ideale gli permetteva di garantire con argomenti filosofici l'esistenza di un altro mondo ultraterreno e sovrasensibile, dove i premi e le pene vengono equamente distribuiti secondo i meriti.

 

Torna alla pagina precedente

Torna all'inizio