“Tempeste di suoni e rumori si abbattevano sulle orecchie di Elias con inaudita violenza. Un pandemonio di battiti cardiaci, uno scricchiolare di ossa, un ronzare modulato di infinite vene e arterie, un secco sfregare di labbra screpolate, uno stridere di denti digrignati, un frastuono incredibile di salive inghiottite, di gargarismi e colpi di tosse, di sputi, nasi soffiati e rutti, un gorgogliare di succhi gastrici gelatinosi, il fischio sottile delle gocce di sudore evaporate, l’urlo del sangue [...].
Si aprì al suo orecchio uno scenario fantasmagorico [...].
Venne poi il concerto indescrivibile della vita animale e di ogni vita, e la varietà interminabile dei solisti, [...].
E poi scenari più lontani e abissali: i mostri della profondità marine, il canto dei delfini, i lamenti grandiosi delle balene in agonia, gli accordi misteriosi dei grandi branchi di pesci, il ticchettìo del plancton, le fruscianti volute dei pesci che depongono le loro uova, il fragore delle inondazioni e degli immani crolli sotterranei, il rombo assordante delle colate di lava, il canto delle maree, lo spumeggiare delle onde, il sibilo dell’acqua succhiata dal sole, il sussurrìo e lo schianto titanico dei cori di nuvole, il suono limpido della luce...
C’è però un ultimo suono di cui dobbiamo riferire, un suono tanto sottile che avrebbe potuto restare impercettibile nello sconfinato frastuono dell’universo. Ma così non fu, veniva da Eshberg. Era il debole battito cardiaco di un bambino non ancora nato: un feto, di sesso femminile. Quello che Elias avevo udito e visto lo scordò, non potè invece dimenticare il suono di quel cuore non nato perchè apparteneva alla persona che gli era destinata da sempre. Era il cuore della sua amata”