L'ORIGINE DEI SEGNALI D'INTERVALLO 

DELLE STAZIONI RADIOFONICHE MONDIALI

Nella cinematografia è classica la scena dell'uomo che, con aria circospetta, nel buio di una stanza, sintonizza la BBC. Altrettanto familiare risulta il segnale che l'emittente trasmette: il carattere Morse della lettera V suonata con un tamburo. In questo modo la BBC agevolava il difficile compito della sintonia da parte degli ascoltatori.

Questo, in sostanza, è lo scopo del segnale d'intervallo,  la cui origine risale ai primordi della radiofonia commerciale quando, in uno spazio ristretto della gamma, venivano a trovarsi centinaia di stazioni. Anche adesso che le emittenti hanno la possibilità di spostarsi su diverse frequenze, ogni stazione possiede un proprio e caratteristico segnale che ha l'obiettivo di farle riconoscere e, nello stesso tempo, facilitare la sintonia.

La tipologia del segnale d'intervallo di una determinata emittente affonda le radici nella storia e nella cultura della nazione a cui fa capo la stazione. Tornando al segnale d'intervallo della BBC, la lettera V dell'alfabeto Morse stava a indicare la Vittoria che l'Inghilterra perseguiva.

In moltissimi altri casi il segnale d'intervallo trae origine da opera musicali di celebri artisti. La Deutsche Welle usa le prime note del Fidelio di L.V. Beethoven, Radio Praga il famoso leit motiv della 9a Sinfonia Dal nuovo mondo di A. Dvorak, Radio Austria le note de Sul bel Danubio blu di Strass ( e poteva essere altrimenti? ).

Molte stazioni, compresa la nostra RAI, hanno tratto lo spunto per definire il proprio segnale d'intervallo impiegando il canto di uccelli tipici del luogo. Radio Bagdad usa il canto dell'usignolo ( il riferimento alle Mille e una notte è evidente ), Radio New Zealand affida al canto del kiwi, il volatile originario del posto dal richiamo simile ad una risata, per distinguersi nell'etere e Radio Australia il richiamo del kookaboorra, un uccello dal canto simile ad una risata.

Un'altra fonte dei segnali d'intervallo sono i canti religiosi. Infatti tutte le stazioni radiofoniche che trasmettono programmi a sfondo religioso traggono spunto da famosi inni specifici come la Adventist World Radio.

Se provate a sintonizzare una stazione dell'Africa Equatoriale è facile che possiate identificarla dalla musica tipica del segnale d'intervallo che, nel caso in questione, riporta alla mente i ritmi tribali. Esempi: Voice of Kenia e Radio Benin.

In tutti i modi la musica dei segnali d'intervallo " racconta " una storia. Gli ascoltatori più smaliziati riescono ad identificare una stazione o, perlomeno, hanno la capacità di definire per grosse linee la provenienza geografica analizzando il segnale d'intervallo trasmesso. Ad esempio, melodie melense e accattivanti fanno pensare alle stazioni asiatiche.

Fatta eccezione per le stazioni africane che impiegano strumenti caratteristici della cultura locale, la stragrande maggioranza delle emittenti affida l'esecuzione del segnale d'intervallo alla celesta, una sorta di pianoforte con lamine metalliche in luogo delle classiche corde, che emette dei suoni adatti a perforare il rumore fisiologico delle gamme radiofoniche broadcasting internazionali. Con l'avvento delle nuove tecnologie, le emittenti si sono aggiornate e molti segnali d'intervallo, pur restando fedeli per estrazione al folklore locale, sono eseguiti con strumentazione gestita dal computer. Un esempio è il segnale d'intervallo di Radio France International , costituito dalle note della Marsigliese orchestrato, appunto, dal computer.

Fino a qualche lustro addietro, il World Radio TV Handbook, il libro che raccoglie tutte le informazioni riguardanti le stazioni radiofoniche di tutto il mondo, pubblicava, per molte emittenti, anche lo spartito del segnale d'intervallo. Questo, oltre ad essere una simpatica iniziativa, in taluni casi permetteva di identificare una stazione.