NUOVI SISTEMI DI CONTROLLO

"La questione Echelon"

 

LA CAMPAGNA DE

"Il Mondo"

 

 

venerdi , 20 marzo 1998

 

INFORMAZIONE

la copertina esclusivo

licenza di spiare. i segreti di Echelon

cosi' USA e Gran Bretagna ci tengono sotto controllo

 

Gatti Claudio

 

LA BASE CHE CONTROLLA IL TRAFFICO DI COMUNICAZIONI EUROPEE E' A MORWENSTOW, IN CORNOVAGLIA OGNI GIORNO I PAESI CHE FANNO PARTE DI ECHELON PIANIFICANO NUOVE INTERCETTAZIONIE BERSAGLI Monitoraggio di messaggi elettronici, intercettazioni telefoniche, satelliti - spia; che il sistema di telecomunicazioni usato ogni giorno dai singoli cittadini, dalle aziende ma anche dalle ambasciate o dai governi sia poco sicuro e' noto da tempo. Cosi' come e' noto che ci si spia e controlla anche tra Paesi amici e alleati. Fa parte di un complesso e delicato gioco post - Guerra fredda in cui ognuno e', piu' o meno, amico e concorrente di tutti. Si sa anche che c'e' un giocatore piu' bravo e forte degli altri: gli Stati Uniti. Soltanto pochissimi addetti ai lavori sapevano pero' finora dell'esistenza di una rete di monitoraggio globale di straordinaria capacita' ed estensione che gli Stati Uniti gestiscono con la collaborazione di altri quattro Paesi anglofoni - la Gran Bretagna, il Canada, l'Australia e la Nuova Zelanda. A rivelarlo ufficialmente e' un recentissimo rapporto del Technological options assessment (Stoa) della Direzione generale ricerca del Parlamento Europeo secondo il quale ogni telefonata, ogni fax, ogni messaggio di posta elettronica, criptato o meno, puo' essere intercettato, selezionato, decodificato e inserito in una potentissima bancadati computerizzata comune ai cinque Paesi in questione. Nel descrivere questo meccanismo il rapporto, intitolato "Valutazione delle tecnologie di controllo politico", non usa mezzi termini:"In Europa tutte le telefonate, i fax e i testi di posta elettronica sono regolarmente intercettati, e dal centro strategico inglese di Menwith Hill le informazioni di interesse vengono trasferite al quartier generale della National Security Agency, l'agenzia di spionaggio elettronico americana". IL PATTO UKUSA Questa incredibile macchina aspira - comunicazioni battezzata Echelon e' il frutto tecnologico piu' avanzato del Ukusa Security Agreement, un patto di collaborazione nella raccolta di "Signal Intelligence" stretto nel 1948, la cui stessa esistenza non e' mai stata ufficialmente confermata dai suoi cinque partecipanti. "La cosa che colpisce di piu' e' proprio il fatto che per tutti questi anni nessun governo in nessuno dei cinque Paesi membri ha mai detto o ammesso nulla su questo patto", dice al Mondo il ricercatore Nicky Hager, autore di Secret Power, un libro pubblicato in Nuova Zelanda che per la prima volta ha rotto il silenzio su Ukusa e su Echelon. "La magnitudine di questa rete di intercettazione globale e' il prodotto di decenni di intensa attivita' spionistica in funzione antisovietica", spiega Hager."Con la fine della Guerra fredda questa network non e' stata pero' smobilitata. E' stato invece deciso di modernizzarla, chiudendo molte basi terrestri e puntando ancor piu' sui satelliti, e di reindirizzarla verso nuovi obbiettivi di natura non militare, come il sistema di telecomunicazioni internazionale". Questo riposizionamento e' confermato anche dal rapporto europeo: "A differenza di altri sistemi di spionaggio elettronico della rete Ukusa, il sistema Echelon e' diretto principalmente contro obbiettivi civili: governi, organizzazioni e aziende di praticamente ogni Paese del mondo". I motivi strategici di questa scelta sono esplicitati in un memorandum riservato della Casa Bianca. "La fine della Guerra fredda ha drammaticamente cambiato priorita' e minacce alla nostra sicurezza nazionale", si legge nel memorandum, datato 16 settembre 1994. "Oltre alle tradizionali questioni politiche e militari sono ormai di crescente interesse e preoccupazione anche le questioni economiche." Questioni come il contratto per la nuova rete di telecomunicazioni malese per il quale era in competizione la societa' americana At & t e che sarebbe finito a una societa' giapponese se la Nsa non avesse intercettato e decifrato il messaggio in codice con l'ammontare dell'offerta nipponica. O questioni come lo spionaggio aziendale da parte del l'ex dirigente basco della General Motors passato alla Volkswagen, Ignacio Lopez, che non si sarebbe scoperto senza Echelon. "Abbiamo saputo che la Nsa ha passato alla GM i nastri elettromagnetici con le videoconferenze del consiglio di amministrazione della Volkswagen in cui Lopez ha fatto le sue rivelazioni", ha affermato a una rivista olandese l'ex capo della sezione Controspionaggio dei servizi tedeschi, Joseph Karkowski. COME FUNZIONA La particolarita' del sistema Echelon e' che la sua rete di satelliti, basi terrestri e supercomputer non e' disegnata soltanto per permettere l'intercettazione di alcune particolari linee di trasmissione, bensi' per intercettare indiscriminatamente quantitativi inimmaginabili di comunicazioni via qualsiasi mezzo o linea di trasmissione. Il primo componente di questo sistema e' costituito dalle cinque grandi basi Ukusa (vedere la mappa alla pagina affianco) da cui vengono intercettate le comunicazioni che passano attraverso i 25 satelliti geostazionari Intelsat usati dalle compagnie telefoniche di tutto il mondo per le comunicazioni internazionali. A ogni singolo Paese del patto (eccetto il Canada) e' affidata la copertura di una particolare area del mondo. La base che controlla l'intero traffico europeo sta in Inghilterra, a Morwenstow, una localita' situata 115 chilometri a est di Exeter, sulle scogliere del Cornwall. Il traffico che va da nord a sud lungo il continente americano e' sorvegliato invece dalla base di Sugar Grove, 250 chilometri a sud - ovest di Washington, nelle montagne della Virginia, mentre le telecomunicazioni sul Pacifico sono divise tra l'altra base Usa, all'interno del poligono del Us Army di Yakima, 250 chilometri a sud - ovest di Seattle, la base neozelandese di Waihopai e quella australiana di Geraldton, che copre anche l'Oceano Indiano. La seconda componente della rete Ukusa e' la costellazione di satelliti - spia che la Nsa ha messo in orbita a partire dal 1970 ed e' chiamata in codice Vortex. "L'ultima generazione di satelliti - spia e' costituita da tre nuovi "bird" geosincronici messi in orbita negli ultimi quattro anni, che da soli coprono praticamente tutto il mondo", dice il massimo esperto del settore Jeff Richelson." Quello che copre l'Europa staziona in orbita a 22.300 miglia di altitudine sopra il Corno d'Africa ed e' controllato dalla base terrestre inglese di Menwith Hill, nel nord del Yorkshire, che con i suoi 22 terminali satellitari e' di gran lunga la piu' grande e potente della rete Ukusa". Il terzo e ultimo elemento del sistema Ukusa e' costituito da una griglia di supercomputer in rete - battezzati "dizionari" - capaci di assorbire, esaminare e filtrare in tempo reale enormi quantita' di messaggi digitali e analogici, estrapolare quelli contenenti ognuna delle parole - chiave preprogrammate, decodificarli e inviarli automaticamente al quartier generale del servizio di intelligence dei cinque Paesi interessato ai messaggi che includono la parola predeterminata. "Ogni pochi giorni i "dictionary manager" dei cinque Paesi cambiano la lista delle parole - chiave, inserendone delle nuove e togliendo delle vecchie a seconda dei temi politici, diplomatici ed economici di interesse per gli Usa e i suoi alleati", spiega Hager. "E una volta inserite le nuove parole e' solo questione di minuti prima che i dizionari comincino a sputar fuori messaggi che le contengono". Cio' significa che all'indomani dalla tragedia della funivia di Cavalese, avuta conoscenza della forte reazione italiana e nel timore di un'escalation della crisi, la Nsa ha con tutta probabilita' inserito nel sistema le parole Cavalese e Cermis. "L'Italia e gli altri Paesi europei sono bersaglio costante di Echelon e la richiesta americana di inserire nuove parole - chiave relative a questioni italiane a Morwenstow sarebbe stata accolta dai tecnici inglesi senza alcuna sorpresa. Sarebbe stata un'operazione di routine, gestita a livello amministrativo", sostiene Hager. Da quel momento, ogni telefonata, fax, messaggio elettronico prov eniente da o diretto a ministeri, uffici governativi, ambasciate e probabilmente anche residenze e quartier generali di leader politici e militari italiani contenente le parole Cavalese e Cermis puo' essere diventato bersaglio del sistema Echelon. INTERVIENE LO STATMUX Con l'aiuto di Nicky Hager il Mondo e' in grado di spiegare come puo' essersi evoluto questo scenario. Le antenne di Morwenstow hanno come sempre raccolto i segnali dei satelliti Intelsat (che non sono criptati), li hanno inviati nella "operation room" dove sono stati dati in pasto prima a un potente amplificatore e poi a una batteria di radioricevitori sintonizzati sulle differenti frequenze da microonde in cui trasmettono gli Intelsat. Ogni frequenza ha un certo numero di bande di segnali ognuna delle quali contiene a sua volta centinaia di messaggi telefonici, fax, telex ed e - mail elettronicamente compattati tra loro (e' il cosiddetto multiplexing). Grazie a speciali apparecchi americani, chiamati statmux, questo coacervo di messaggi e' stato separato nei singoli messaggi individuali che lo componevano, e i messaggi inviati nelle bande di frequenza di maggior interesse, cioe' quelle che Echelon sa essere usate nelle comunicazioni importanti, sono stati inviati nel "dictionary", il supercomputer anima del sistema. A questo punto il computer ha prima convertito i vari tipi di messaggi - telefonate, fax, e - mail - in un linguaggio digitale standard, e poi ha attivato la ricerca delle parole richieste - Cavalese, Cermis e le altre centinaia di parole - chiave inserite dai "dictionary manager" dei cinque Paesi. Tutti i messaggi contenenti le parole Cavalese e Cermis sono poi stati immediatamente e automaticamente passati a un altro computer che li ha messi in codice e spediti via satellite al quartier generale della Nsa, a Fort Meade, in Maryland, dove sono stati decoficati e analizzati dai tecnici americani. I prodotti finali del sistema Echelon si dividono in tre categorie distinte: i rapporti, i "gist" (gist in inglese significa nocciolo della sostanza) e i sommari. I rapporti sono traduzioni dirette di messaggi intercettati, i "gist" sono compendi telegrafici in cui si offre il succo del discorso e i sommari sono compilazioni che contengono informazioni di diversi rapporti e "gist" e vengono poi conservate nelle banchedati di ciascun servizio di "Signal Intelligence" dei cinque Paesi membri di Ukusa. "Ogni servizio ha la possibilita' e il diritto di chiedere agli altri di fornire sommari da essi prodotti su particolari soggetti, specificando pero' a chi e' destinata l'informazione", spiega Hager. Vista la frequenza di questi scambi, i Paesi dell'Ukusa hanno creato un sistema di distribuzione elettronica e in codice che muove continuamente rapporti tra un Paese e l'altro. Nel caso di informazioni particolarmente delicate, c'e' inoltre a disposizione una rete di corrieri appartenenti allo staff del Defense Courier Service, di base al quartier generale della Nsa a Fort Meade. IL RUOLO DELLA GRAN BRETAGNA "Il grado di interazione e collaborazione e' impressionante: ogni giorno si pianificano insieme intercettazioni, si decidono nuovi bersagli, si coordina il management di satelliti e computer e ci si scambia informazioni. Insomma funziona tutto come un unico grande sistema comune", commenta Hager, che aggiunge: "Nonostante sia ormai passato mezzo secolo dalla firma di quell'accordo, e' come se dalla fine della guerra a oggi non fosse cambiato niente". Soprattutto, e' come se la Gran Bretagna non avesse deciso di entrare nell'Unione europea stringendo cosi' un'alleanza strategica con quegli stessi Paesi che spia assieme o per conto degli Stati Uniti. Al di la' di qualsiasi dichiarazione inglese di fedelta' alla causa europea, la realta' e' che questo strettissimo rapporto di collaborazione nel campo della raccolta di "Signal Intelligence ( e il Mondo ha scoperto l'esistenza di un accordo equivalente tra la Cia e il suo corrispettivo britannico, MI - 6) ha fortissime conseguenze politiche, diplomatiche e d economiche ed e' nei fatti piu' importante di qualsiasi alleanza europea. Quanto sia importante lo attesta il "1994 Strategy Summary", un documento segreto preparato da Sir John Ayde, direttore del servizio di "Signal Intelligence" inglese, il Government Communications Headquarters: "Il rapporto Ukusa e' per noi di particolare importanza. E il nostro contributo deve essere in quantita' e qualita' tale da esser ritenuto proficuo ai nostri partner. Cio' puo' voler dire che a volte e' necessario anche mettere risorse della Gran Bretagna al servizio delle richieste americane". Per la Gran Bretagna i benefici di questa straordinaria alleanza spionistica sono senza dubbio enormi. Non solo Londra puo' infatti servirsi di un sistema globale e onnivoro che da sola non riuscirebbe mai a creare, gestire e mantenere aggiornato, ma grazie al patto Ukusa e' protetta da qualsiasi attivita' di spionaggio diplomatico, industriale ed economico americano di cui sono invece bersaglio tutti i suoi partner europei. "Finche' rimarra' in vigore l' accordo Ukusa nessuno degli altri quattro Paesi membri potra' mai pensare di avere una sua politica estera veramente indipendente", conclude Hager. Non ci si deve dunque meravigliare se, quando gli Stati Uniti chiamano - come nel caso della crisi con l'Iraq -, pur avendo la presidenza dell'Unione europea, Tony Blair non si preoccupa di costruire consenso sul fronte europeo bensi' si appiattisce sulle posizioni americane. E' possibile che, con l'avanzare del processo di unificazione europea, la Gran Bretagna decida di uscire dal patto Ukusa? Gli esperti consultati dal Mondo tendono a escluderlo. Anche perche' negli ultimi dieci anni il coinvolgimento inglese e' addirittura cresciuto. Sul finire del 1988, dopo aver preso in considerazione l'ipotesi di creare una propria rete autonoma di satelliti - spia, il governo di Margaret Thatcher ha infatti preso una decisione difficilmente reversibile firmando un "memorandum of understanding" supersegreto con cui si e' impegnato a intensificare il proprio impegno in Ukusa. Per non essere troppo subalterna a Washington, Londra si e' impegnata a dare un contributo di 500 milioni di sterline, ottenendo in cambio il diritto di riorientare su un bersaglio di suo interesse uno dei tre satelliti - spia della Nsa fino a un massimo di quattro mesi all'anno (solo in caso di crisi le esigenze della Nsa mantengono la precedenza). QUATTRO DOMANDE LA SCOPERTA DI UN SISTEMA ECHELON SUSCITA ALCUNI IMMEDIATI INTERROGATIVI. ECCOLI COSA SA IL GOVERNO ITALIANO DEL SISTEMA DI CONTROLLO ECHELON E DELL'USO CHE NE VIENE FATTO? COME SI CONCILIA IL RUOLO DELLA GRAN BRETAGNA IN ECHELON E LA SUA PRESENZA NEL CONSIGLIO EUROPEO? QUALE INIZIATIVA HA ADOTTATO IL NOSTRO GOVERNO PER TUTELARE SE STESSO E LE AZIENDE ITALIANE? CHE CONTRIBUTO PUO' DARE ECHELON PER FARE LUCE SU ALCUNI DEI GRANDI MISTERI D'ITALIA?

 

venerdi , 03 aprile 1998

 

VARIE

dossier intercettazioni. un ex agente racconta i segreti del sistema Ukusa Echelon

ho fatto la spia. anche a Roma

creammo un centro d'ascolto nella nostra ambasciata in Italia, svela Michael Frost. era il 1983. " ci interessavano notizie economiche, informazioni su terroristi, colloqui diplomatici "

 

Gatti Claudio

 

"LA THATCHER CHIESE IL NOSTRO INTERVENTO PER CONTROLLARE DUE MINISTRI CHE SOSPETTAVA TRAMASSERO CONTRO DI LEI" "NON HO DUBBI CHE IL SISTEMA DI INTERCETTAZIONESIA TUTTORA ATTIVO. ANZI, E' IN CONTINUA ESPANSIONE" Non siamo piu' nell'era di James Bond. Oggi, per convenienza economica, politica e tecnologica, il grosso dello spionaggio viene condotto grazie ai satelliti e all'intercettazione delle telecomunicazioni", dice Michael Frost, ex funzionario del Canadian Security Establishment (Cse, in sigla), il servizio di spionaggio e controspionaggio elettronico canadese. In pensione dal 1990, Frost e' un veterano di quella joint venture spionistica di cui il Mondo ha parlato per la prima volta in Italia due settimane fa. La joint venture si chiama Ukusa ed e' stata costituita 50 anni fa da cinque Paesi - Stati Uniti, Gran Bretagna, Canada, Australia e Nuova Zelanda - con un obbiettivo che e' allo stesso tempo molto ben definito e di vastissima portata: lo spionaggio elettronico. Come spiegato da un rapporto della Direzione generale per la ricerca del Parlamento europeo, la risorsa principale di questo consorzio si chiama Echelon ed e' una rete di satelliti - spia in grado di analizzare enormi quantita' di messaggi intercettati praticamente in ogni Paese del mondo (vedere il box qui accanto). Esperto di intercettazioni prima per conto della Marina militare canadese e poi, a partire dal 1972, per il Cse, Frost (in alto, il suo tesserino di riconoscimento quando era in servizio) e' stato protagonista di numerosissime operazioni di spionaggio radio - elettronico condotte dal servizio canadese in partecipazione o per conto del consorzio Ukusa. E in questa intervista a il Mondo ne parla per la prima volta con un giornale italiano rivelando tra l'altro, di aver personalmente avviato un'operazione di intercettazione dalla sede dell'ambasciata canadese a Roma. Nel periodo di suo servizio nel Cse, quali erano i compiti assegnati al Canada dal consorzio Ukusa? Dalla fine della Seconda guerra mondiale fino al 1977, il nostro ruolo e' stato stato quello di tenere sotto controllo le comunicazioni sovietiche attorno all'Artico. In particolare ci occupavamo dell'intercettazione dei segnali ad alta frequenza usati da navi e aerei, civili e militari. E come svolgevate quel ruolo? Avevamo un certo numero di stazioni di intercettazione dislocate lungo tutto il nostro territorio nazionale, dal Pacifico all'Atlantico. Operavate solo dal vostro territorio? Per lo piu'. Ogni tanto mandavamo una nave in un qualche porto sovietico o scandinavo. I bersagli delle nostre intercettazioni erano soprattutto militari, ma ci interessava anche il traffico aereo e marino civile. E le comunicazioni diplomatiche? A Ottawa facevamo operazioni di sorveglianza e intercettazione contro ambasciate straniere, ma niente di speciale. Roba di ordinaria amministrazione. Nel 1977 che cosa e' cambiato? Il capo della Nsa americana, l'agenzia di spionaggio elettronico Usa, l'ammiraglio Bobby Inman, ci fece capire che il nostro contributo al gruppo Ukusa non era sufficiente. In concreto come ve lo fece capire? Minacciandoci di toglierci l'accesso al traffico cosiddetto "crudo", cioe' a quell'enorme mole di intercettazioni non filtrate che venivano quotidianamente raccolte dai satelliti americani e dalle stazioni di terra dei nostri partner. Che cosa decideste di fare? Fu Inman a decidere che era tempo che anche noi ci cimentassimo in attivita' di raccolta e intercettazione attraverso le nostre ambasciate all'estero. Perche' dice "anche noi"? Perche' americani e britannici lo facevano da tempo. E Inman voleva che dessimo una mano anche noi. Non avendolo mai fatto, eravamo tra l'altro insospettabili. Come rispondeste alla richiesta di Inman? Non avevamo scelta: non potevamo permetterci di esser tagliati fuori da Ukusa. E allora? Lanciammo un programma di "embassy collection" battezzato in codice Pilgrim, di cui io divenni uno dei protagonisti. Qual era il suo compito? Si divideva in tre fasi. La prima consisteva nel recarmi nella capitale straniera di nostro inte resse, informare l'ambasciatore delle nostre intenzioni e convincerlo a dare il suo beneplacito. In che senso? Noi avevamo bisogno di uno spazio nell'ambasciata a nostra esclusiva disposizione, dove poter installare le nostre macchine, e di una qualche copertura. Nessuno, neppure il personale diplomatico, doveva sapere che cosa andavamo a fare. E per questo serviva il consenso dell' ambasciatore. E se l'ambasciatore non fosse stato disposto a darlo? Sarei tornato a riferirlo ai miei superiori. Sarebbe finita cosi'? Se la Nsa o i nostri partner di Ukusa avessero ritenuto assolutamente necessario procedere con l'operazione, l'intesa era che il ministero degli Esteri avrebbe richiamato l'ambasciatore non consenziente per tutta la durata della nostra missione. Oppure che lo avrebbe sostituito con un collega piu' malleabile. Veniamo alla seconda fase. Una volta ottenuto l'ok dell'ambasciatore si trattava di esplorare l'ambasciata alla ricerca dello spazio piu' adatto: doveva essere abbastanza grande per contenere tutte le apparecchiature necessarie - antenne e computer - ma dislocato in una parte separata dell'edificio. C'era poi bisogno di un buon sistema di areazione. E la terza fase? Consisteva nel perlustrare la zona dell'ambasciata, annotare l'ubicazione di ponti - radio, stazioni di "downlink" di trasmissioni satellitari, torri per microonde, paraboliche oppure sedi di organismi di nostro interesse. E con queste informazioni si individuavano i possibili bersagli. Per esempio? Se il ministero della Difesa del Paese ospite fosse stato a pochi isolati di distanza, sapevamo di poter intercettare le radiazioni emanate da li'. O se l'ambasciata si fosse trovata nell'orizzonte radio di una torre per microonde sapevamo di poterci inserire. Oppure potevamo accontentarci del traffico delle comunicazioni mobili: telefoni installati in automobili e cellulari. Che cosa cercavate in particolare? Nulla. Si trattava di gettare le reti e vedere che cosa si pescava. Ma cosa interessava di piu'? Prima di tutto le informazioni su attivita' terroristiche e poi l'intelligence economica e diplomatica. Come filtravate il materiale intercettato? Gli americani ci avevano dotato di uno speciale computer portatile, in codice si chiamava Oratory, attraverso il quale facevamo passare tutte le telefonate intercettate. Oratory ci segnalava poi le frasi o le conversazioni contenenti le parole - chiave da noi selezionate. Era un vero e proprio gioiellino, grande poco piu' di una scatola da scarpe... ma sto parlando di un decennio fa. Oggi immagino sia delle dimensioni di un pacchetto di sigarette. Tra le sedi estere in cui decideste di operare ci fu anche Roma? Si', mi recai io a parlare con il nostro ambasciatore nell' aprile del 1983. E ottenne il nullaosta. Esattamente. Poi ispezionai l'ambasciata e perlustrai la zona andando in giro a guardare sui tetti dei palazzi circostanti. In tutto rimasi circa una settimana. Che cosa concluse? Che valeva la pena di montare un'operazione Pilgrim. Quando fu avviata? Roma non era certo Mosca o Bucarest, e il controspionaggio italiano non era temuto come quello d'Oltrecortina. Ma per inviare tutte le apparecchiature, trovare un ruolo di copertura per il personale da mandare e poi addestrarlo servirono dei mesi. Se ricordo bene diventammo operativi nell' autunno del 1983. Con quali risultati? Non ritengo appropriato svelare i risultati di quell' operazione. Puo' almeno dire se fu un'operazione produttiva? Non voglio dire nulla che potrebbe danneggiare le relazioni italo - canadesi. Che cosa cercavate in Italia? Contavamo di trovare informazioni economiche o su gruppi terroristici o sulla criminalita'. Ma non erano solo le comunicazioni italiane a interessarci. Che cos'altro? Le comunicazioni di altre ambasciate, per esempio. Il suo gruppo ha svolto una missione per conto dell'ex primo ministro britannico Margaret Thatcher. A chiederlo al mio capo fu il Gchq, il nostro corrispettivo britannico. Volevano che un nostro team andasse a Londra per una missione di intercettazione delle telefonate di due ministri. La Thatc her temeva che stessero tramando contro di lei. Che cosa c'entravate voi canadesi? Servivamo al Gchq per poter negare di avere a che fare con quest'operazione, nel caso fosse stata scoperta. E' una precauzione tipica del mestiere. Qual era esattamente la missione? Il Gchg ci diede le frequenze dei telefoni installati nelle auto dei due ministri e ci chiese di piazzarci in ambasciata e registrare tutte le telefonate. Fu una missione di poco impegno: i ministri parlavano senza prendere alcuna precauzione... non so perche' ma quello di parlare liberamente al telefono dall'auto e' tipico dei ministri in tutto il mondo. I sospetti della Thatcher si dimostrarono poi fondati? Non lo so perche' non partecipai di persona alla missione e nel nostro campo solo chi ha bisogno di essere informato viene informato. Quando esplose la controversia delle registrazioni delle telefonate del principe Carlo e di Lady Diana molti sospettarono i servizi inglesi. Lei che cosa pensa? La mia e' pura speculazione, ma se il Gchq fosse stato coinvolto probabilmente si sarebbe servito di un partner di Ukusa. Per lo stesso motivo per cui ci chiesero di spiare i ministri della Thatcher: Per poter negare ogni responsabilita'. Lei e' in pensione dal 1990, crede che il programma Pilgrim sia ancora attivo? Senza ombra di dubbio. Anzi, e' in continua espansione. Il trend mondiale verso le comunicazioni senza cavo rende questo tipo di spionaggio ancora piu' efficace e vantaggioso. E grazie alla crescente miniaturizzazione delle apparecchiature elettroniche e' tutto molto piu' comodo. Quale crede sia oggi la percentuale delle telecomunicazioni internazionali intercettabili? Il 99, 99 % . Ed e' in aumento. Come fa a esserne cosi' convinto? Le cito solo un episodio: prima di andare in pensione ricordo che si discusse di montare un'operazione dall'ambasciata di Tokyo ma che si decise di rinunciare per problemi tecnici. Adesso mi risulta che l'operazione e' in pieno svolgimento. Il che vuol dire che sono stati risolti tutti i problemi... ma non si deve pensare che a fare queste cose siano solo i Paesi di Ukusa. Lo fanno tutti coloro che ne hanno le capacita' tecnologiche.

 

venerdi , 03 aprile 1998

 

VARIE

lettere

c' e' un'altra Echelon. e non fa spionaggio

Mi chiamo Paolo Lagana' e sono il manager responsabile per l'Italia della Echelon, un'azienda la cui sede centrale e' in America e che sviluppa prodotti elettronici a elevata tecnologia. La mia azienda ha subito dei danni a seguito degli articoli apparsi sugli ultimi numeri de il Mondo dedicati all'esistenza dell'omonima rete di spionaggio Echelon. Numerosi clienti mi hanno gia' contattato, davvero preoccupati per il fatto che i prodotti da loro acquistati, o in procinto di esserlo, potessero appartenere - cito dall'ultimo articolo - "a una rete di sofisticatissimi satelliti spia... in grado di analizzare quantita' inimmaginabili di messaggi intercettati estrapolando conversazioni telefoniche, fax o messaggi di posta elettronica". Per tutelare il buon nome della mia azienda, mi vedo costretto a precisare che la Echelon per la quale lavoro non ha niente a che vedere con il sistema di spionaggio descritto dagli articoli de il Mondo. Paolo Lagana' Echelon area manager

 

 

 

 

venerdi , 15 maggio 1998

 

SPIONAGGIO

Archivio segreto. caso Echelon

In Guardian !

Per il presidente del Consiglio Romano Prodi, lo ha dichiarato lui stesso in Parlamento, il caso Echelon non esiste. All' estero, pero', la notizia della scoperta di un unico sistema di intercettazione di tutte le comunicazioni planetarie, riportata dalle inchieste del Mondo continua a tenere banco.Il quotidiano britannico The Guardian ha dedicato al tema un' intera pagina martedi' 5 maggio.Il servizio, firmato da Richard Norton Taylor (lo specialista che segue per il giornale l' attivita' i servizi segreti) e Ian Black (Diplomatic editor), conferma l' esistenza di un accordo segreto tra Stati Uniti, Gran Bretagna, Canada, Australia e Nuova Zelanda per per gestire in comune le attivita' di intercettazione: "Un' alleanza anglo sassone", scrive il giornale, "che copre tutto il mondo". Fulcro nevralgico della rete di intercettazione globale e' la base di Menwith Hill nel North Yorkshire, gestita in comune da britannici e americani. Si tratta, aggiunge The Guardian, del piu' grande centro di intercettazione del mondo, che opera in stretto contatto con altre centrali disseminate nei vari continenti: tra l' altro Geraldton in Australia, Waihopal in Nuova Zelanda, Sugar Grove negli Usa e l' impianto di Cipro per quanto riguarda la copertura dell' area del Mediterraneo orientale.

 

venerdi , 22 maggio 1998

 

ASTRONAUTICA

Politica economia e societa'. caso Echelon. i ricordi e le esperienze dell' ex premier

Io, Arafat, Reagan: tutti intercettati

Lastella Michele

Durante il sequestro dell' Achille Lauro c' erano orecchie molto potenti, che ascoltarono tutte le conversazioni telefoniche tra i dirottatori e i loro complici. E non solo quelle. Anche ogni comunicazione tra i governi impegnati nella crisi veniva captata. La conferma viene dalla fonte piu' autorevole per i fatti dell' epoca: Bettino Craxi, allora presidente del Consiglio. "Nei giorni del dirottamento dell' Achille Lauro, nel Mediterraneo non si poteva muovere foglia che non venisse intercettata", dice al Mondo l' ex premier. "Arafat telefono' a Roma dalla Mauritania. E sembrava di essere su un tram". Non e' l' unica convinzione che Craxi si porta dietro da quei giorni. "Anche la mia lunga telefonata con Ronald Reagan di quella notte e' certamente agli atti". Nervosismo. A parlare dell' attivita' di intercettazione straniera durante la crisi internazionale dell' Achille Lauro, e quella successiva di Sigonella, era stato Giuseppe De Lutiis, storico dei servizi segreti e consulente della Commissione stragi. Secondo De Lutiis, dopo la scoperta dell' esistenza della rete di intercettazioni Echelon, gestita da Stati Uniti, Gran Bretagna, Nuova Zelanda, Canada e Australia, si possono rileggere diverse vicende della storia recente. "Una ricostruzione, molto credibile, della crisi di Sigonella spiega, in questo modo, il nervosismo Usa", ha detto De Lutiis al Mondo: "intercettando le telefonate di Craxi, gli americani avrebbero scoperto che i nostri, al contrario di quanto sostenevano ufficialmente, conoscevano bene l' identita' di Abu Abbas, il terrorista palestinese che si trovava sull' aereo egiziano atterrato in Sicilia". Conferme. Oggi Craxi conferma che le telefonate di quei giorni erano ascoltate, ma si ferma a questa constatazione. Di Echelon, premette, non sa nulla: "Non ho mai avuto conoscenza diretta. Nemmeno mi e' mai pervenuto un genericamente in guardia, ma il riferimento era piuttosto ad agenti italiani che venivano sospettati di lavorare per servizi stranieri". Un' ignoranza, che, a dar retta alle parole pronunciate in Parlamento in risposta ad alcune interrogazioni da Romano Prodi, l' ex premier condivide con i suoi successori. Di Echelon il governo continua ufficialmente a non sapere niente, anche se un lungo rapporto della direzione generale Ricerca del Parlamento Europeo ne parla con toni estremamente preoccupati. E la stampa internazionale, da Liberation al Guardian, ha dedicato inchieste al tema. Anche le rivelazioni dell' ex agente canadese, Michael Frost, colgono impreparato l' ex premier. Frost ha raccontato al Mondo di aver spiato, dall' interno di diverse ambasciate canadesi, le comunicazioni di altre sedi diplomatiche. Nome in codice dell' operazione: Pilgrim. Particolare importante: dall' aprile del 1983 Frost ha operato nella capitale italiana. "L' idea che l'ambasciata canadese a Roma fosse un vero e proprio centro di spionaggio mi lascia letteralmente sbalordito", dice oggi Craxi. L' ex premier ricorda comunque, non senza una punta di veleno, che "sul piano internazionale, in materia di sicurezza interna e internazionale, i rapporti continuativi e diretti venivano tenuti rispettivamente dal ministro degli Interni, da cui dipendeva il Sisde, e dal ministro della Difesa, da cui dipendeva il Sismi. Le iniziative o le relazioni dei servizi, le spese ordinarie e straordinarie erano sotto il controllo di quei ministri. Il Cesis, che dipendeva dalla presidenza del Consiglio, era un organo di direzione generale e di coordinamento. Allora il ministro degli Interni era Oscar Luigi Scalfaro e il ministro della Difesa Giovanni Spadolini". Inoltre, ricorda sempre Craxi, "che l' Italia fosse un ricettacolo di spie dell' estero era noto. Ce lo hanno confermato autorevoli esponenti del Kgb sovietico e lo ha detto, nelle scorse settimane, anche la super spia tedesca Wolf. Quanto ai nostri alleati non credo avessero difficolta' ad avere occhi dappertutto".

 

venerdi , 24 aprile 1998

 

SPIONAGGIO

Taccuino

Su Echelon parli Prodi

Gentili Guido

 

Una conferma tira l' altra e il caso Echelon rivelato da il Mondo comincia a incrinare il muro di silenzio che era stato eretto a protezione di un sistema globale di intercettazioni che i cittadini europei, statunitensi, canadesi, australiani e neozelandesi nemmeno potevano immaginare. E vale la pena, prima di avanzare qualche considerazione sul dibattito in Italia, ricordare per sommi capi che cosa ha scoperto il nostro giornale. Venerdi' 20 marzo il Mondo rivela i contenuti di un rapporto della Direzione generale ricerca del Parlamento europeo intitolato, significativamente, "Valutazione delle tecnologie di controllo politico". Nel rapporto c' e' scritto che "In Europa tutte le telefonate, i fax e i testi di posta elettronica sono regolarmente intercettati, e dal centro strategico inglese di Menwith Hill le informazioni di interesse vengono trasferite al quartier generale della National Security Agency, l' agenzia di spionaggio elettronico americano". A gestire questa rete immensa sono gli Stati Uniti in stretta collaborazione con altri quattro Paesi anglofoni: Gran Bretagna, Canada, Australia e Nuova Zelanda. La rete - battezzata Echelon - e' il frutto tecnologico piu' sofisticato dell' Uk Usa Security Agreement, il patto di collaborazione nella raccolta di "Signal Intelligence" stretto nel 1948, accordo mai ufficialmente confermato dai suoi cinque partecipanti. Nella lunga stagione della guerra fredda, Uk Usa Echelon ha funzionato in chiave spionistica antisovietica e poi, via via, ha cambiato indirizzo. Satelliti, basi terrestri e super computer sono stati mobilitati - afferma il documento del Parlamento europeo - "contro obiettivi civili: governi, organizzazioni e aziende praticamente di ogni Paese del mondo". Compresi, quindi, governi e paesi occidentali alleati. E ogni giorno, come risulta dall' inchiesta del nostro giornale, i "magnifici 5" pianificano insieme intercettazioni, decidono nuovi bersagli, si scambiano informazioni, coordinano l' azione di satelliti e computer. Non sfugge, in sede europea, la difficile posizione della lato partecipe dell' Unione europea, dall' altro legata a filo doppio con gli Usa, a tal punto che (grazie al patto Uk Usa) Londra e' protetta da qualsiasi attivita' di spionaggio industriale, diplomatico ed economico americano di cui, al contrario, sono bersaglio tutti i suoi partner europei. Settimana dopo settimana, il Mondo svela i misteri di Echelon e approda in Italia. Michael Frost, un ex agente canadese, racconta quando nel 1983 arrivo' a Roma per creare un centro d' ascolto nell' ambasciata: "Ci interessavano notizie economiche, informazioni sui terroristi, colloqui diplomatici". Gli ex capi dei servizi segreti italiani confermano l' esistenza della rete Echelon. Luigi Ramponi, responsabile del Sismi dal luglio 1991 al luglio 1992, afferma testualmente: "Appena arrivai al Sismi, ricordo che tra i Paesi di cui ci si poteva preoccupare maggiormente c' erano il Regno Unito e gli Stati Uniti. Se c' era qualcuno che aveva la possibilita' di violare i nostri segreti, erano proprio loro". E i politici italiani erano al corrente ? "I politici a un certo livello e quelli che hanno competenze in questo settore sono sempre informati", risponde Ramponi. Gia', i politici. Le rivelazioni del Mondo fanno partire alcune interrogazioni parlamentari e il presidente del comitato parlamentare di controllo sui servizi, Franco Frattini, mette il caso Echelon all' ordine del giorno. Il Partito popolare chiede che il presidente del Consiglio Romano Prodi risponda in aula alla Camera. Tacciono (perche', data l' importanza dell' argomento ?) i ministri Napolitano, Andreatta e Dini. Tace la sinistra, anche quella estrema. Tace la stampa di sinistra, che in passato ha versato fiumi di inchiostro sui misteri di Ustica, sulla struttura Gladio e su qualunque oggetto suscettibile di essere un "retroscena". Ora, mentre di Echel on hanno gia' cominciato a occuparsi i giornali francesi e inglesi, aspettiamo Prodi e il governo . E noi insisteremo finche' non avranno parlato.

 

venerdi , 28 agosto 1998

 

ASTRONAUTICA

Archivio segreto. caso Echelon

Come gettare nello spazio un miliardo di dollari

Sorti Francesco

 

Doveva essere la risposta europea a Echelon, il sistema di spionaggio satellitare con cui gli Usa e altri quattro Paesi anglofoni (Gran Bretagna, Canada, Nuova Zelanda e Australia) intercettano le comunicazioni via telefono, fax e Internet in tutto il mondo. E invece si sta risolvendo in un nulla di fatto a causa di indecisioni e ripensamenti. Per non essere piu' vittime inermi dello spionaggio economico che viene attuato con Echelon (e che il Mondo aveva svelato per primo in una serie di servizi nella primavera scorsa), Germania e Francia avevano deciso di dare vita a un proprio sistema di intelligence satellitare. Successivamente anche l' Inghilterra aveva dato la propria adesione al progetto, battezzato Trimilsatcom. L' investimento previsto era di tre miliardi di marchi. Ma alla fine di luglio gli inglesi hanno annunciato di volersi ritirare. "D' ora in poi sosterremo la collaborazione solo nell' ambito delle forniture militari", e' stato il secco annuncio del governo di Londra. Il forfait britannico, giunto senza alcun preavviso, ha suscitato le ire dei tedeschi. In un commento sulla Sueddeutsche Zeitung (vicina alla sinistra democratica di Gerhard Schroeder, candidato alla successione di Helmut Kohl), pochi giorni fa e' comparso un acre commento, intitolato "Un satellite precipita sull' Europa". Immagine che si e' rivelata una perfida metafora. Proprio negli stessi giorni, infatti, un satellite vero precipitava realmente, ma sugli Stati Uniti. Mercoledi' 12 agosto un missile Titan 4 dell' aeronautica militare statunitense e' esploso mentre si innalzava in cielo dalle rampe della base di Cape Canaveral, in Florida. Il razzo era destinato a mettere in orbita un satellite Vortex, commissionato alla Lockeed dal National reconnaissance office, un' agenzia governativa di intelligence. E i Vortex, come aveva segnalato l' inchiesta del Mondo, costituiscono la vera e propria ossatura satellitare del sistema di intercettazioni Echelon. Che quindi potrebbe subire qualche contraccolpo nelle aree del Medio Oriente e di Cina, India e Pakistan: quelle su cui doveva appunto orientare le sue antenne il satellite esploso. Ma il danno immediato e' stato di immagine (la foto dell' esplosione ha fatto il giro del pianeta) e soprattutto economico: secondo dollari sono finiti in cenere nel cielo della Florida. (Francesco Sorti)

 

 

 

venerdi , 02 ottobre 1998

 

ASTRONAUTICA

Punti di vista. caso Echelon: l' offensiva dell' Europarlamento

Nel club delle spie c' e' posto per noi ?

Gatti Claudio

 

Lo spionaggio industriale e le intercettazioni di messaggi telefonici o elettronici non sono cosa nuova ne' tantomeno una sorpresa. Chiunque lavori in un' ambasciata o in una grande societa' e' consapevole del rischio che "il nemico" (ma anche il concorrente o addirittura l' alleato) lo ascolti. Ma fino al marzo scorso, quando Il Mondo rese pubbliche per la prima volta in Italia le conclusioni del rapporto della divisione scientifica del Parlamento europeo sulla rete di controllo e spionaggio elettronico battezzata Echelon, pochi erano al corrente della capillarita' e della sistematicita' che contraddistingue questa potente macchina aspira comunicazioni gestita da Stati Uniti in collaborazione con Gran Bretagna, Canada, Australia e Nuova Zelanda. Negli ultimi sei mesi, tra conferme e reticenze, Echelon e' diventato tema di dibattito politico economico commerciale sia in Italia che nel resto dell' Europa. E il 14 settembre scorso e' arrivata anche la presa di posizione del Parlamento europeo, con una risoluzione che cita la rete anglo americana per nome e denuncia i rischi connessi al suo abuso. Ma adesso che abbiamo tutti scoperto Echelon, che cosa si puo' fare ? Al di la' di qualsiasi retorica sul Grande Fratello, la realta' e' che viviamo in una societa' sempre piu' telematica, in cui tutto e' di fatto piu' facilmente controllabile. Questo comporta dei vantaggi (nella lotta al terrorismo e alla criminalita' ) e dei rischi (ai diritti civili e alla privacy individuale e "aziendale"). Ma e' un processo che non si puo' fermare: Echelon e' con noi e non se ne andra'. Quel che si puo' fare e' avviare un negoziato con i suoi gestori anglo americani. La soluzione piu' immediata (ma piu' difficile) e' quella di stabilire regole precise per il suo utilizzo e far si' che siano rispettate. La soluzione piu' pragmatica e' chiedere di far parte del loro club. Al caso Echelon e' dedicato l' articolo a pagina 24

 

venerdi , 16 ottobre 1998

 

VARIE

Politica economia e societa' . spie e economia. parla l'ambasciatore britannico

E' tutto sotto controllo

" i nostri servizi segreti rispondono ai ministri competenti, nel rispetto della legge " , dice Tom Richardson. Echelon ? " no comment " . la base di Menwith Hill ? " si' , e' stata potenziata "

 

Valeri Andrea

 

Le piu' recenti sono le accuse mosse dall' ex agente dell' MI 6, il servizio segreto britannico, Richard Tomlinson (il Mondo, n. 41). Gli agenti britannici, ha rivelato l' ex 007 oggi "in esilio" in Svizzera, in questi anni sono stati costantemente impegnati in attivita' di spionaggio economico finanziario ai danni di altri Paesi europei. Primo fra tutti la Germania, ma anche Francia, Italia, Spagna. Ci sarebbe stato persino un informatore dell' MI 6 ai vertici della Bundesbank, la banca centrale tedesca. Accuse forti, che giungono a pochi giorni dall' approvazione, avvenuta alla fine di settembre, da parte del Parlamento europeo di un documento che certifica l' esistenza del sistema Echelon, la rete globale di intercettazioni anglo americana (vedere il box in questa pagina) sospettata di captare informazioni di ogni tipo a livello mondiale. Ma come risponde a queste "rivelazioni" il governo britannico ? Come concilia il proprio ruolo di partner europeo con l' appartenenza al sistema Echelon ? il Mondo lo ha chiesto a Tom Richardson, ambasciatore britannico in Italia. Secondo un documento del Parlamento europeo, la Gran Bretagna fa parte di un sistema mondiale di intercettazioni anglo americano, di nome Echelon, in grado di captare comunicazioni telefoniche in ogni parte del mondo (Europa compresa), al di fuori di ogni controllo. Non giudica difficilmente compatibile questo sistema con la presenza della Gran Bretagna nello stesso Parlamento europeo e, in futuro, come possibile aderente alla moneta unica europea ? Da sempre adottiamo la politica di non commentare, ne' per dare conferma ne' per smentire, le indiscrezioni relative alle attivita' della nostra intelligence e dei servizi di sicurezza. Tuttavia, e' falso e riprovevole suggerire che le intercettazioni dell' intelligence britannica siano "al di fuori di ogni controllo". Nel Regno Unito i servizi di sicurezza e dell' intelligence rispondono delle loro attivita' secondo un avanzato sistema di controllo democratico delle responsabilita'. Rispondono delle loro attivita' ai ministri, secondo quanto stabilito dalla legge. Sono sottoposti alla scrutinio dei Parlamentari attraverso il Comitato per l' Intelligence e la Sicurezza composto da rappresentanti di tutti i partiti politici. Presentano un rapporto annuale al Parlamento. Sono oggetto di un dibattito annuale nel Parlamento. Sono regolamentati dalle leggi sui servizi dell' intelligence e sull' intercettazione delle comunicazioni (Intelligence Services Act 1994 e Interception of Communications Act 1985), in linea con le disposizioni della Convenzione Europea per i Diritti dell' Uomo. E i casi in cui l' uso delle intercettazioni e' autorizzato sono chiaramente indicati nelle suddette leggi. Secondo l' organizzazione Privacy International la Gran Bretagna partecipando a un sistema come Echelon "avrebbe contravvenuto al trattato di Maastricht", in particolare all' articolo V del trattato, che obbliga i Paesi membri a informare gli altri partner su tutte le questioni relative alla sicurezza e alla politica estera che rivestono un interesse generale. Qual e' la sua opinione a tal proposito ? Come ho gia' affermato, non intendo fare commenti sul presunto coinvolgimento del Regno Unito in un ipotetico sistema di intercettazione. Il nostro impegno con altri Stati dell' Unione europea all' interno della Nato e di altri raggruppamenti e' un dato di fatto, e lavoriamo senza sosta in questo contesto e in altri ancora per mantenere informati i nostri partner su questioni che riguardano la loro sicurezza. Inoltre, per fermare i criminali, i baroni della droga e i terroristi che fanno uso di sistemi sofisticati, occorre una tecnologia altrettanto sofisticata. Il centro d' ascolto di Menwith Hill, nella regione di North York Moors, in Gran Bretagna, e' definito, nel documento del Parlamento europeo, un "centro cruciale" del sistema Echelon. Nel corso degli ultimi anni questo centro e' stato notevolmente potenziato. Con quali finalita' ? La funz ione del centro d' ascolto di Menwith Hill riveste una grande importanza per il Governo britannico ai fini della strategia di difesa del Regno Unito. I ministri sono a conoscenza dell' operato del centro, che e' soggetto alla legge britannica. Non sarebbe opportuno discutere sulle operazioni condotte in tale centro. Tuttavia, posso dire che il recente potenziamento riguarda un elemento del sistema orbitante di scoperta a distanza dei missili balistici che opera su base mondiale. Esiste il forte sospetto, riportato anche da giornali britannici come il Sunday Times (edizione dell' 11 maggio 1998), che la rete di intercettazioni Echelon venga usata da britannici e americani anche per ottenere informazioni economiche riservate relative alle politiche di grandi gruppi industriali o finanziari. Lei e' in grado di smentire che cio' sia mai accaduto ai danni dell' Italia e di altri Paesi dell' Unione europea ? La stampa ha semplicemente riciclato il contenuto della sezione del rapporto relativa alle tecnologie di sorveglianza; tuttavia la ripetizione non serve a dare consistenza a un' accusa. Ancora una volta, ripeto che non facciamo commenti su indiscrezioni avanzate senza alcuna prova. Perche' altre nazioni, come l' Italia, che fanno parte dell' Alleanza Atlantica, sono escluse dal sistema Echelon ? Come ho gia' affermato in precedenza, non e' nella nostra prassi fare commenti sul lavoro dei servizi di sicurezza. Recentemente un agente del servizio segreto britannico, Richard Tomlinson, in una lettera inviata alla Commissione per i servizi segreti della House of Commons, ha rivelato che il servizio segreto britannico aveva tra i suoi obiettivi principali azioni di intelligence economica nei confronti di alcuni Paesi europei tra cui l' Italia e la Germania. E' in grado di smentire categoricamente che cio' sia avvenuto ? Ribadisco che, in linea con la nostra politica, non commentiamo le questioni relative alla sicurezza. UNA RETE, CINQUE PAESI PATTO INGLESE Un sistema complesso e assai sofisticato, in grado di captare le telecomunicazioni in ogni angolo del mondo. E' Echelon. Il sistema si basa sull' accordo tra Gran Bretagna e Stati Uniti - l' UkUsa - del 1947 e fa perno su cinque centri d' ascolto ( in Europa c' e' quello di Menwith Hill, in Gran Bretagna) che sono puntati verso i satelliti Intelsat, attraverso i quali passa oggi la maggior parte delle comunicazioni telefoniche, via telefax o via Internet. La rete Echelon e' organizzata in modo tale da potere incamerare un' enorme quantita' di informazioni: si immettono nel sistema alcune parole chiave e tutte le comunicazioni che le contengono vengono captate e poi decodificate attraverso un sistema di intelligenza artificiale, il Memex. Cinque nazioni di lingua inglese fanno parte di Echelon: Stati Uniti, Gran Bretagna,Canada, Nuova Zelanda e Austrialia. Tuttavia il ruolo di guida e di controllo del sistema e' esercitato dagli Stati Uniti, e in seconda battuta dalla Gran Bretagna. Gli altri Paesi hanno invece un ruolo di supporto all' attivita' operativa del sistema. LE MOSSE DI STRASBURGO E IL PARLAMENTO VOTERA' "Surveillance technology and risk of abuse of economic information". E' questo il titolo del nuovo rapporto ordinato dal Parlamentro europeo dopo la discussione sul caso Echelon avvenuta a fine settembre. Il documento dovra' essere pronto entro tre mesi e, come il suo titolo lascia capire, avra' il compito di approfondire soprattutto gli aspetti relativi alle attivita' di spionaggio economico e gli eventuali abusi legati al sistema Echelon. A questo rapporto ne fara' poi seguito un altro, piu' approfondito, su tutta la materia relativa all' attivita' della rete di ascolto e intercettazioni anglo americana. Questo ulteriore documento dovrebbe essere completato e presentato alla Commissione delle liberta' politiche di Strasburgo entro la fine di marzo: dovrebbe essere in sostanza il rapporto conclusivo su cui il Parlamento europeo dovrebbe esse re poi chiamato a un pronunciamento politico, prima della fine della legislatura comunitaria. Il crescente interesse nei confronti di Echelon, nel frattempo, e' dimostrato anche dall' aumento di siti Internet che parlano della rete di intercettazioni anglo americana: sono arrivate a undici. Fino a pochi mesi fa ce n' era una sola. Fornire informazioni via rete su questi temi puo' pero' provocare qualche inconveniente. Come sembra dimostrare il messaggio che appare sul video quando si entra nel sito "Soft Eye archive de lettres freeware", uno di quelli che parla di Echelon. Si legge: "A causa delle minacce ricevute, l' archivio non e' piu' attivo" (R.S.)

 

 

 

venerdi , 18 dicembre 1998

 

VARIE

taccuino

tre battaglie del Mondo

fondazioni bancarie, Echelon, finanziamento dei partiti: si combatte alla luce del sole

 

Gentili Guido

 

Fondazioni bancarie, questione Echelon, finanziamento pubblico dei partiti. Di queste tre vicende il Mondo ha parlato a piu' riprese, nelle settimane e nei mesi scorsi, e ne ha fatto argomento di "battaglia", spesso quasi solitaria. In tutti e tre i casi siamo in presenza di temi che investono direttamente tutti i cittadini: e ci fa piacere poter rilevare che, anche grazie all' insistenza di questo giornale, la "battaglia", finalmente, e' approdata sulle prime pagine dei grandi quotidiani. Sul caso Echelon, la rete di controllo e di spionaggio elettronico gestita dagli Usa in collaborazione con Gran Bretagna, Canada, Australia e Nuova Zelanda (di cui il Mondo ha parlato per primo in Europa nel marzo scorso, attivando l' interesse della stampa internazionale), si puo' ben dire, oggi, che siamo a un punto di svolta dopo le lacunose e imbarazzate risposte che il governo Prodi aveva dato alle Camere in seguito all' emersione del caso e alle conseguenti interrogazioni parlamentari. Il commissario europeo Emma Bonino, nell' intervista sulle nuove frontiere della "societa' digitale" che pubblichiamo questa settimana, usa parole molto severe. La Bonino spiega infatti che la Commissione europea si e' attivata per avere informazioni, ma che nessun Paese "ha ufficialmente comunicato alcunche' ", fatto ritenuto "molto grave". Adesso, aggiunge il commissario, e' stato commissionato uno studio piu' approfondito sulla base del quale verranno chiesti chiarimenti sulla tutela della privacy, la sicurezza delle comunicazioni e la correttezza della competizione economica. E non sfugge alla Bonino un dato politico molto importante, nel caso venisse confermata l' adesione della Gran Bretagna al sistema Echelon: "Se cosi' fosse", dice, "la Gran Bretagna sarebbe innanzitutto in violazione delle sue leggi nazionali; in quanto guardiano dei trattati europei, la Commissione dovra' comunque verificare la compatibilita' di un' eventuale appartenenza della Gran Bretagna a Echelon con i suoi obblighi di rispetto del diritto comunitario". Echelon: fuori tutta la verita' una volta per tutte, viene da dire. E le parole della Bonino ci trovano d' accordo: "La Cia si sa che esiste, che dipende da qualcuno e che e' oggetto di un sistema di vigilanza. Su Echelon ufficialmente non si sa niente, non si sa se esiste, chi ne fa parte e chi la dirige. E la cosa piu' grave e' che non sembra esserci alcuna forma di controllo democratico, giudiziario, o comunque istituzionale su chi decide che cosa controllare e come utilizzare le informazioni raccolte da Echelon". Anche sulle fondazioni bancarie e sul sistema di finanziamento pubblico dei partiti la battaglia e' infuocata. Formalmente le due questioni non sono assimilabili ma, nemmeno troppo in fondo, si puo' ben dire che la partita ha radici comuni. In entrambi i casi e' in gioco la presa del potere politico: sul sistema creditizio (e da qui anche su quello industriale) nella vicenda della legge sulle fondazioni bancarie che e' arrivata alla Camera per la terza lettura dopo che il passaggio al Senato ha segnato un peggioramento della normativa; sui diritti (e le tasche) dei cittadini nella questione della legge sul finanziamento pubblico del sistema dei partiti attraverso il meccanismo fiscale del 4 per mille, dopo che il referendum del 1993 aveva sancito a larghissima maggioranza un bel "no" al finanziamento. E in entrambi i casi, al di la' delle disquisizioni tecniche, va segnalato, purtroppo, l' eterno guaio per il quale alle ottime dichiarazioni di principio e alle buone partenze fanno seguito, tra colpevoli silenzi e colpi di mano, percorsi ben diversi. Ma ora questa battaglia e' sotto gli occhi di tutti e due partiti, quello dei "cassieri" e quello delle fondazioni, dovranno uscire allo scoperto: non possiamo fare previsioni sull' esito dello scontro, ma almeno sappiamo che avverra' alla luce del sole. Il che e' gia' qualcosa.

 

 

 

venerdi , 18 dicembre 1998

 

SPIONAGGIO

politica economia e societa' . spionaggio e diritti civili. intervista al commissario europeo Emma Bonino

Echelon, fuori tutta la verita'

l' esistenza di una rete di intercettazione planetaria gestita da USA e Gran Bretagna mi sbalordisce e mi preoccupa. perche' insidia la privacy, la sicurezza, la libera concorrenza. ed e' molto grave che l' UE non riesca ad averne notizie dai paesi interessati. parola della responsabile della tutela dei consumatori di Bruxelles. che parla anche di Internet, del commercio elettronico e dei ritardi italiani

 

Gatti Claudio

 

Internet, multimedialita' , realta' virtuale, lavoro online e commercio elettronico. Il futuro del mondo occidentale e' tutto, o soprattutto li' , nella societa' digitale. Gli americani sono piu' vicini, con i loro 60 milioni di utenti di Internet e i 3 miliardi di dollari che si prevede spenderanno online in questa stagione natalizia. Ma l' Europa non potra' che seguire a ruota. "L' economia digitale costituira' le fondamenta di un nuovo ordine net centrico mondiale", ha dichiarato Gary Hamel, presidente della societa' di consulenza strategica Stratego, secondo il quale siamo oggi alla vigilia di una svolta che alterera' profondamente la vita, il lavoro e il commercio dei Paesi avanzati. Come in ogni svolta epocale, le opportunita' sono accompagnate anche dai rischi. In particolare alla privacy e ad alcuni diritti civili. La societa' digitale potrebbe diventare una societa' dell' intromissione elettronica. Se quasi tutto verra' fatto online, vuol dire infatti che ci saranno computer in grado di sapere che cosa si legge, come e quando si lavora, con chi si comunica, che cosa si compra, dove si viaggia e, attraverso i segnali dei cellulari, persino dove si va. Sara' la societa' del Grande Fratello ? Al di la' di qualsiasi retorica orwelliana, la realta' e' che gia' oggi viviamo in una societa' in cui tutto e' piu' facilmente controllabile. Dal marzo scorso, quando il Mondo ha reso pubbliche per la prima volta le conclusioni di uno studio della divisione scientifica del Parlamento europeo, lo "Scientific and Technological Option Assessment" o Stoa, in Europa si discute dell' esistenza di una rete di controllo e spionaggio elettronico battezzata Echelon. Da quello che si e' finora riusciti a sapere si tratta di una potentissima macchina aspira comunicazioni gestita dagli Stati Uniti in collaborazione con Gran Bretagna, Canada, Australia e Nuova Zelanda. Per sapere di piu' su Echelon, sui rischi presenti e futuri alla nostra privacy e su come l' Europa sta preparandosi al futuro digitale, il Mondo si e' rivolto a Emma Bonino, commissario europeo per la tutela dei consumatori e responsabile dell' ufficio per gli aiuti umanitari. Il 30 novembre scorso, presentando un rapporto della sua task force sull' e commerce, Bill Clinton ha definito il commercio elettronico "uno dei motori dell' economia del prossimo millennio". Concorda con questa analisi ? La condivido assolutamente. Quello del commercio elettronico e della economia digitale sara' un settore motore per sviluppo, ricerca e occupazione. L' Europa pero' resta a guardare. Effettivamente e' una priorita' di investimenti che da questo lato dell' Atlantico non sembra essere ancora percepita fino in fondo. Sono convinta che l' Europa sia in ritardo e che in Europa alcuni Paesi, Italia inclusa, lo siano piu' di altri. L' Internet puo' essere ritenuta una giungla oppure la massima espressione della liberta' . Lei come la vede ? Io sono molto attaccata alla liberta' , ma c' e' differenza tra liberta' e licenza, e non esiste liberta' senza responsabilita' . Allora non e' pensabile che l' Internet, di cui io sono sostenitrice e utilizzatrice, possa essere un regno legibus solutus, in cui, non si sa per quale motivo, si debbano sospendere il diritto penale e quello civile. In particolare nel commercio elettronico non penso debbano venir meno dei dispositivi normativi che permettono di individuare con sicurezza il soggetto - persona fisica e giuridica - responsabile dell' introduzione sul mercato di prodotti o servizi. Un minimo di quadro normativo e' necessario. Anche perche' , se viene meno la fiducia, lo sviluppo di cui si parla potrebbe non verificarsi. Legislazione e norme tradizionali sono pero' difficilmente applicabili, data la natura decentrata e sregolata dell' Internet. E' indubbio, ma se non si stabiliscono delle regole, non ci si puo' neppure porre il problema della loro applicabilita' . Europa e Stati Uniti su questo punto non hanno comunque le stesse vedute. Noi europei condividiamo l' analisi del presidente Clinton, cioe' credia mo che sia un settore foriero di sviluppo tecnologico, economico e occupazionale. Ma anche in un' ottica di mercato, pensiamo che si debba stare attenti a non trasformare l' Internet in una giungla. Gli americani, che puntano su autoregolamentazione e libero mercato, sono piu' entusiasti. Gli europei, che pensano piu' alle regole, sono piu' prudenti. Non pensa che cosi' facendo il gap digitale tra i due continenti continuera' ad aumentare ? Porre un minimo di paletti non vuol dire essere statalisti ne' protezionisti. Per funzionare bene, anche il mercato deve avere delle regole. Nel mercato esistono due protagonisti - il produttore e il consumatore - e tutti e due devono poter contare su regole certe. Per esempio, in caso di controversia con il venditore, il consumatore deve poter contare su regole contrattuali che conosce e su un giudice che parli la sua lingua. D' altra parte, capisco anche che un produttore europeo che voglia vendere tramite Internet non puo' essere costretto a conoscere e rispettare le 15 normative dei 15 Paesi membri dell' Unione. Per questo motivo la Commissione ha recentemente proposto una direttiva che obbliga chi commercia via Internet a rispettare solo la legge del suo Paese di appartenenza. Salvo consentire in caso di lite al consumatore di ricorrere al proprio giudice e alla propria legge contrattuale. C' e' chi condanna qualsiasi forma di censura online (politica, ideologica o morale) e chi chiede un controllo dei contenuti messi in Internet. Lei che cosa ne pensa ? Se fare apologia di terrorismo su un giornale e' un reato, non vedo perche' non lo debba essere se il mezzo usato e' l' Internet. Il problema e' che in Germania l' apologia del nazismo e' un reato, mentre in America e' permessa dal Primo Emendamento della Costituzione. Per questo molti siti nazisti sono di base negli Usa. Come si puo' stabilire quale legge applicare ? Questo e' uno dei problemi ancora aperti. Non dico che si possano risolvere tutti i problemi, dico che non mettendo alcun paletto non se ne risolve neppure uno. A ogni buon conto, esistono espedienti tecnici che consentono alle autorita' di un determinato Stato di impedire la circolazione di contenuti considerati illegali. La preoccupa il rischio della "colonizzazione" linguistica dell' inglese via Internet ? E' un problema non solo dell' Internet. L' Internet viene pero' vista da alcuni come "un cavallo di Troia" dell' imperialismo culturale americano, causa di appiattimento linguistico e culturale. Faccio fatica a condividere queste battaglie pseudoculturali. A me sembra che la prevalenza dell' inglese sia un dato di fatto. Il problema e' che cosa fare per mantenere vivi patrimoni e attivita' culturali in altre lingue. La pura demonizzazione non mi pare abbia prodotto grossi risultati. Il problema e' : quanto stiamo investendo noi europei ? Mi pare che da questo punto di vista l' Europa rischi di perdere il treno. Purtroppo, su questo fronte, grandi attivita' o iniziative di respiro non ne vedo. Veniamo alla questione della criptatura: nel nome della lotta alla criminalita' e al terrorismo, gli americani vorrebbero che le autorita' avessero una chiave di accesso a tutte le comunicazioni. Occorre valutare bene le implicazioni con un dibattito aperto. Mi preoccuperebbe infatti se nel nome della lotta alla mafia o al terrorismo venisse meno qualunque forma di privacy. Non vorrei che sull' altare dello sviluppo tecnologico si sacrificassero diritti basilari codificati. A questo proposito, alcuni mesi fa uno studio dello "Scientific and Technological Option Assessment" (Stoa) del Parlamento europeo ha rivelato l' esistenza di una rete di intercettazione internazionale chiamata Echelon. Durante una question time, l' allora premier Prodi disse: "L' esistenza di una rete planetaria integrata appare di non facile praticabilita' e anzi molto difficile". Lei condivide quello scetticismo ? Non sono un ingegnere di telecomunicazioni, ma sulla base dell' attuale sviluppo tecnologico non mi pare del tutto irrealizzabile. E se venisse confermato quello che ha scritto lo Stoa sarebbe una cosa sbalorditiva. E preoccupante. Che cosa la preoccuperebbe di piu' ? Finora siamo ancora alle supposizioni, ma se il quadro fosse quello descritto dallo Stoa ci sarebbe motivo di preoccuparsi su tre fronti: privacy dei cittadini, rispetto delle regole di concorrenza internazionale e sicurezza delle telecomunicazioni. E in tutti e tre questi fronti si porrebbe il problema della mancanza di trasparenza. La Cia si sa che esiste, che dipende da qualcuno e che e' oggetto di un sistema di vigilanza. Su Echelon ufficialmente non si sa niente. Non si sa se esiste, chi ne fa parte e chi la dirige. E la cosa piu' grave e' che non sembra esserci alcuna forma di controllo democratico, giudiziario, o comunque istituzionale su chi decide che cosa controllare e come utilizzare le informazioni. La Commissione europea sta cercando di saperne di piu' ? La Commissione s' e' attivata e ha inoltrato richieste di informazioni agli Stati che in teoria potrebbero far parte del sistema. Risultato ? Nessuno di questi Paesi ha ufficialmente comunicato alcunche' . Non ci sono state risposte ? Nessuna risposta ufficiale. E questo lo ritiene accettabile. No. Anzi, il fatto che la Commissione europea non riesca neppure a sapere se Echelon esiste o meno e' molto grave. Che cos' altro puo' fare la Commissione ? Adesso stiamo aspettando i risultati di uno studio piu' approfondito, che e' gia' stato commissionato. Sulla base di quello studio chiederemo poi chiarimenti su almeno tre aspetti: la tutela della privacy, la sicurezza delle comunicazioni e la correttezza della competizione economica. Se l' esistenza di Echelon venisse confermata, la Gran Bretagna sarebbe in violazione dell' articolo V del trattato di Maastricht, che obbliga i Paesi membri a informare gli altri partner su tutte le questioni relative alla sicurezza e alla politica estera di interesse generale. Se fosse cosi' la Gran Bretagna sarebbe innanzitutto in violazione delle sue leggi nazionali. In quanto guardiano dei trattati, la Commissione dovra' comunque verificare la compatibilita' di un' eventuale appartenenza dei britannici a Echelon con gli obblighi di rispetto del diritto comunitario. A suo giudizio e' possibile che Echelon sia usato a fini di spionaggio economico ? Una cosa e' raccogliere informazioni tecnologiche o anche segreti militari nell' ambito della prevenzione e della lotta alla proliferazione di armi nucleari o batteriologiche, un' altra raccogliere informazioni economiche o commerciali per alterare la concorrenza in settori civili. Sarebbe veramente incredibile se informazioni raccolte da un sistema come Echelon venissero utilizzate per avvantaggiare imprese nazionali. Quali sono campi di interessi e obbiettivi legittimi di un sistema come Echelon ? E' soprattutto una questione di controllo, seppur nel rispetto della riservatezza. Allo stato attuale della nostra cultura giuridica, una telefonata puo' essere intercettata se c' e' un' indagine e l' autorizzazione di un giudice. Non e' quindi pensabile che a livello internazionale ognuno possa fare cio' che vuole. Lei pensa a un organo che controlli le attivita' di Echelon o solo l' uso delle informazioni da esso raccolte ? Non si puo' semplicemente setacciare il mondo delle telecomunicazioni. Si deve partire da una base di ipotesi e su quella base chiedere un' autorizzazione a qualcuno che poi ne risponde politicamente. Quindi un sistema "aspiratutto" come Echelon e' inammissibile ? Echelon puo' esistere per raccogliere informazioni, purche' sia utilizzato in modo mirato e specifico. Devono inoltre esserci norme molto severe sull' utilizzo e la gestione dei dati raccolti. Per tutelare i cittadini, la riservatezza di quei dati deve essere garantita. C' e' motivo di sospettare l' esistenza di sistemi equivalenti a Echelon, seppure in scala ridotta, gestiti da altri Paesi della Ue ? Non abbi amo alcun elemento a riguardo. Un fatto e' comunque certo: il problema della privacy nelle telecomunicazioni non riguarda certamente solo Echelon. Si e' spesso posto anche in Italia. Si sta parlando di creare una sorta di super Echelon di cui farebbero parte anche i Paesi dell' Ue. Lei sarebbe favorevole ? Nel caso i Paesi Ue decidessero di aderirvi, io mi auguro che lo facciano nelle condizioni di cui ho parlato prima. In conclusione, non posso non chiederle quali sono le sue intenzioni sul fronte presidenziale ? E io non posso che dirle "no comment". Ma che cosa pensa delle iniziative del comitato "Bonino for President" ? Si tratta di legittime attivita' di liberi cittadini, che mi hanno emozionato, impressionato e anche molto gratificato. Ma non ho altro da aggiungere. LA CIA SI SA CHE ESISTE E DA CHI DIPENDE. DI QUEST' ALTRA RETE SPIONISTICA, INVECE, NON SI SA NULLA. E LA COSA PIU' GRAVE E' CHE NON SEMBRA ESSERCI CONTROLLO DEMOCRATICO SULLE NOTIZIE CHE RACCOGLIE "E' IMPENSABILE CHE L' INTERNET, DI CUI SONO UTILIZZATRICE E SOSTENITRICE, POSSA ESSERE UN REGNO ASSOLUTAMENTE SENZA REGOLE" "ATTENZIONE: NEL NOME DELLA LOTTA ALLA MAFIA O AL TERRORISMO INTERNAZIONALE NON POSSIAMO SACRIFICARE QUALUNQUE FORMA DI PRIVACY" Ciclone Emma, da Bra a Bruxelles Nata a Bra (Cuneo) il 9 marzo 1948, Emma Bonino ha svolto la sua carriera politica nelle fila del Partito radicale. Nominata commissario europeo nel 1994 durante il governo Berlusconi, ha avuto le deleghe per la pesca, la tutela dei consumatori, gli aiuti umanitari. E' ufficialmente sostenuta per la corsa al Quirinale da un vasto gruppo di estimatori IN PRIMA PERSONA Emma Bonino durante la durissima battaglia degli anni Settanta per la legalizzazione dell' aborto. Nel 1975, dopo una autodenuncia per procurato aborto, fu anche arrestata LEONE UNO E DUE Aspre proteste davanti al Quirinale contro Giovanni Leone, coinvolto nello scandalo Lockheed. Di recente, Bonino e Pannella hanno chiesto "scusa" all' ex presidente TIVU' , AMORE ODIO Una manifestazione contro l' abuso della Rai da parte dei partiti. Le critiche della Bonino si sono accompagnate a un abile "uso" degli spazi concessi al partito e alle sue battaglie civili "PICCOLO SOLDATO" "Piccolo soldato dei diritti umani": questa la felice definizione del commissario Bonino fatta da "Le Monde". Somalia, Ruanda, Kosovo sono solo alcuni dei suoi fronti di combattimento FIORI ANTI TALEBANI Emma Bonino con una dottoressa afghana coperta dall' indumento imposto dai Talebani alle donne. Durante una missione a Kabul (settembre 1997), la Bonino fu arrestata ECHELON UKUSA, STOA: GUIDA PER CAPIRE NEL MIRINO ANCHE LE AZIENDE il 13 marzo 1998 il Mondo ha reso noto un esplosivo rapporto della Scientific and Technological Options Assessment (Stoa), la divisione scientifica del Parlamento europeo, secondo il quale "in Europa tutte le telefonate, i fax e i testi di posta elettronica sono regolarmente intercettati". Il "grande orecchio" sarebbe costituito da Echelon, un sistema strutturato e basato su satelliti spia, basi di intercettazione terrestre e supercomputer gestito da Stati Uniti, Gran Bretagna, Australia, Canada e Nuova Zelanda nell' ambito di un accordo quadro di scambio di intelligence noto col nome di Ukusa. Secondo il rapporto, "a differenza di altri sistemi di spionaggio elettronico della rete Ukusa, il sistema Echelon e' diretto principalmente contro bersagli civili: governi, organizzazioni e aziende praticamente di ogni Paese del mondo". Il cuore del sistema e' nel quartier generale della National security agency (Nsa), a Fort Meade, nel Maryland (Usa) e un ruolo di grande importanza e' rivestito dalla basa britannica di Menwith Hill. La notizia ha immediatamente innescato richieste di chiarimenti da parte di organi istituzionali e rappresentanti politici italiani e soprattutto stranieri. L' allora presidente del Consiglio Romano Prodi, il 24 aprile scorso, ha pero' minimizzato la questione rispondendo alla Camera a una interrogazione parlamentare: "Ne' la presidenza del Consiglio ne' i ministeri interpellati sono a conoscenza dell' esistenza di questo sistema di intercettazione... che appare di non facile praticabilita' , anzi molto difficile". Al contrario, il 14 settembre scorso, il Parlamento europeo ha riaperto la questione con una risoluzione ufficiale che si conclude dicendo: "La crescente importanza... del sistema Echelon, nonche' i rischi connessi al (suo) abuso richiedono misure precauzionali per quanto concerne le informazioni economiche". E il presidente dello Stoa, Alain Pompidou, ha assicurato l' intenzione di "andare fino in fondo", chiedendo "due rapporti complementari entro la primavera del 1999".

 

 

 

giovedi , 24 dicembre 1998

 

SPIONAGGIO

politica economia e societa' . spionaggio internazionale. il Nouvel Observateur rilancia il caso Echelon

amico yankee, j' accuse

i francesi denunciano le intercettazioni illecite dei servizi segreti USA. ma l' ex consigliere di Carter, Brzezinsky, dice: " niente di immorale "

Una gran parte delle comunicazioni in Europa viene intercettata dai servizi segreti americani. Telefonate, messaggi fax, Internet: tutto puo' essere ascoltato, decrittato, selezionato da giganteschi computer e trasformato in rapporti riservati. Paranoia anti yankee ? Niente affatto, sostiene il settimanale francese Nouvel Observateur, che ha dedicato un' inchiesta di copertina al "grande orecchio" con il cervello alla Casa Bianca e il cuore a Fort Meade, nel Maryland, dove c' e' la sede della National security agency. Grande orecchio. Nell' inchiesta si analizza il gigantesco sistema di spionaggio elettronico americano, che impiegherebbe 100 mila agenti, i suoi scopi legittimi (la lotta al terrorismo, alla proliferazione nucleare, l' assistenza alle forze armate...) e i possibili utilizzi impropri (per esempio lo spionaggio economico a favore delle imprese nazionali). E si fa cenno anche al sistema di intercettazione planetaria gestito dai Paesi aderenti al patto Ukusa (Usa, Gran Bretagna, Nuova Zelanda, Australia, Canada) e noto col nome Echelon, di cui ha parlato per primo il Mondo nel marzo scorso. Si tratta di una rete di intercettazione sistematica sulla quale l' Europarlamento di Strasburgo ha steso un "violento rapporto", dice il settimanale francese, un rapporto ufficiale che prelude a nuove e piu' approfondite indagini (il Mondo numero 40). Lo stesso commissario Emma Bonino, responsabile della tutela dei consumatori, ha chiesto che venga fatta piena luce su Echelon, i suoi gestori, le sue finalita' (il Mondo numero 51), dicendosi preoccupata per un sistema che potenzialmente insidia la privacy, la sicurezza, la libera concorrenza. Argomenti che sembrano non convincere Zbigniev Brzezinsky, ex consigliere per la sicurezza nazionale con il presidente Jimmy Carter: intervistato dal Nouvel Observateur, sostiene che non e' "immorale" spiare anche i Paesi amici.

 

 

 

venerdi , 05 febbraio 1999

 

VARIE

politica economia e societa' . spionaggio internazionale. parla Carlo Sarzana, capo dei GIP romani

Echelon e' una minaccia si muova il garante

il sistema di intercettazioni globali non e' un' invenzione da film, ma il rischio maggiore per la riservatezza. eppure nessuno reagisce. e' l' accusa del giudice piu' esperto in tema di privacy. che ipotizza anche un intervento della magistratura

 

Sisto Alberto

 

In Italia tutti dicono di preoccuparsi della privacy ma nessuno si allarma per il sistema di intrusione piu' potente del mondo, la rete di spionaggio anglo americana la cui esistenza e pericolosita' sono state rivelate da uno studio del Parlamento europeo". Carlo Sarzana, capo dei giudici per le indagini preliminari della procura di Roma, punta il dito sul sistema planetario di intercettazioni a cui partecipano Stati Uniti, Gran Bretagna, Canada, Australia e Nuova Zelanda in grado di captare ogni comunicazione: telefonate, fax, messaggi via Internet. Il nome in codice e' Echelon, ed e' una specie di grande orecchio in grado di ascoltare tutto, proprio come nel film Nemico Pubblico che ha fatto scandalizzare Francesco Cossiga. Per primo ne ha parlato il Mondo, nel marzo del 1998. E da allora le polemiche non si sono mai spente. Anche se alle parole, come ammette Sarzana, non sono seguiti i fatti. Il capo dei gip romani e' un' esperto di intercettazioni. E' lui il magistrato che da' il via libera alle richieste che arrivano dalla procura. Inoltre, siede in commissioni internazionali che si occupano dei problemi della privacy, presso l' Ocse e il Consiglio d' Europa. Ora, in questa intervista al Mondo denuncia il silenzio del governo, del Parlamento e anche del garante della privacy. Il caso Echelon e' scoppiato quasi un anno fa. Ma nemmeno l' intervento del commissario europeo Emma Bonino, che in una intervista al Mondo ha chiesto di fare chiarezza, e' servito a ottenere azioni efficaci. Perche' ? Nessuno vuole affrontare davvero la questione. Nel luglio scorso il Consiglio d' Europa affermo' di essere a conoscenza di notizie pubblicate dalla stampa, ma di non disporre di informazioni. E due mesi dopo approvo' una risoluzione molto morbida. Anche in Italia sembra che la cosa non riguardi nessuno. Il presidente del Comitato di controllo sui servizi di sicurezza, Franco Frattini, aveva promesso un suo interessamento: non si e' saputo piu' nulla. Come non si e' saputo nulla di prese di posizioni istituzionali italiane. Devo cosi' presumere che nemmeno il governo abbia fatto passi ufficiali. L' ex presidente del Consiglio Romano Prodi ha dichiarato in Parlamento che il governo italiano non ne sapeva nulla. L' ha sorpreso ? Mi ha sorpreso il fatto che questo sistema esiste da tempo e che non ci siano iniziative dei singoli Stati dell' Unione europea per avere almeno delle informazioni concrete su questa grave forma di violazione della vita privata. Da qualche anno in Italia abbiamo anche un Garante, eppure non succede nulla. Siamo al paradosso: in Italia parliamo continuamente e ossessivamente di tutela della privacy mentre tutte le nostre conversazioni sono a rischio di intercettazione da parte di qualcuno che e' fuori del Paese. Siamo come dei cavalieri con una corazza che protegge la parte anteriore del corpo ma che lascia scoperta quella posteriore. Credo che uno dei compiti principali del Garante della privacy debba essere quello di attivarsi fortemente per ottenere notizie dal governo. Ma questa non sarebbe un' estensione indebita dei compiti dell' Autorita' ? Niente affatto. Il Garante dovrebbe avere anche una funzione rappresentativa degli interessi del cittadino. E in tale veste Stefano Rodota' dovrebbe, o meglio avrebbe gia' dovuto, occuparsi a fondo di questo problema. Che e' molto piu' grave di quello degli schedari e delle banche dati. Del resto l' Autorita' sta gia' interessandosi di questioni che non rientrano strettamente nei suoi compiti, come la videosorveglianza. Un campo in cui siamo molto indietro rispetto a Paesi come la Francia che hanno gia' una legislazione. E anziche' commissionare inchieste per conoscere l' entita' del fenomeno, Rodota' farebbe meglio a sollecitare una legge. E i magistrati ? Con notizie piu' precise riguardanti l' Italia certamente la magistratura potrebbe intervenire. Si potrebbero per esempio configurare ipotesi di reato come quelle previste dalla legge sulla privacy, ma anche reati comuni come lo spionaggio politico ed economico o il traffi co di notizie riservate. Anche se sarebbero prevedibili difficolta' a perseguire a livello internazionale i reati che si commettono via satellite. Non ci sono le leggi sovranazionali. Esistono delle convenzioni, come quella sottoscritta dal Consiglio d' Europa, o le due direttive dell' Unione europea sulla protezione dei dati personali. Che si traducono pero' in leggi nazionali, nel momento in cui i Parlamenti le recepiscono. Al Consiglio d' Europa stiamo ora preparando una convenzione internazionale per la lotta alla criminalita' via Internet e quindi ci stiamo occupando a fondo di questi problemi. Ma, sembra incredibile, nessuno vuol prendere di petto la questione. Come sarebbe a dire ? Faccio parte di una commissione dell' Ocse che si occupa di sicurezza e riservatezza. In occasione di una riunione ho sollevato il problema di Echelon. E sa che cosa mi hanno risposto ? Che ero andato fuori tema. Bisogna risolvere un' ipocrisia che avvolge tutta questa materia. Da un lato c' e' chi, come per esempio l' Ocse, sollecita la protezione assoluta dei dati, magari con l' uso della crittografia. Dall' altro lato c' e' chi ricorda che esiste anche l' esigenza di controllo delle forze di polizia: d' altra parte oggi attraverso Internet si possono comprare le armi, c' e' il riciclaggio del denaro sporco, il contrabbando, il traffico di droga. E' un conflitto insanabile. Quale esigenza dovrebbe prevalere ? E' la quadratura del cerchio. Non si riesce a trovare una soluzione. Pero' una scelta va fatta. Ecco perche' parlo di ipocrisia: occorre dire qual e' l' interesse preminente nei vari casi, con tutte le cautele e i controlli possibili da parte dei cittadini. Anche gli americani hanno gli stessi problemi ? Si' . Non a caso il presidente Bill Clinton avrebbe voluto che i sistemi crittografici pubblici contenessero in se' una chiave di decrittazione permanente da parte del National security agency (la stessa agenzia a cui fa capo la rete di Echelon, ndr) che avrebbe potuto utilizzarla, sia pure sotto il controllo della magistratura. Alla fine pero' il presidente ha dovuto ritirare la direttiva. Perche' i sistemi crittografici non avrebbero avuto piu' alcun mercato. I canadesi fecero capire subito che non avrebbero mai comprato un sistema che il governo Usa avrebbe potuto violare a suo piacimento. Problemi simili ci sono anche con l' Europa e rischiano di creare un blocco di tutto il sistema informatico internazionale. Per quale motivo ? L' Unione europea sta per approvare una normativa che vieta di trasferire dati in Paesi che non assicurino una tutela equivalente. Gli americani non ne vogliono sapere e non garantiscono un' eguale riservatezza. E stanno facendo pressioni enormi affinche' questa normativa non passi. Ma se la normativa europea verra' approvata le comunicazioni commerciali con gli Usa dovranno subire grosse limitazioni. Non sara' esagerato tanto allarmismo sulle intercettazioni ? A giudicare dalle reazioni sembra un tema che interessa piu' ai registi cinematografici che alla gente. E' la tecnica dello struzzo. Si minimizza per non vedere. E poi c' e' dell' altro. Il cittadino e' sempre piu' disposto a rinunciare a gran parte della sua privacy in cambio del bene sicurezza. Questa e' una situazione preoccupante, sembra che si sia diffusa la convinzione che lo Stato e' comunque il grande fratello a cui non si puo' sfuggire. Fra i cittadini si e' diffuso un sentimento di ineluttabilita' . Del resto tutti, ormai, lasciano scie elettroniche dappertutto. E ora c' e' anche un nuovo rischio. Di che si tratta ? Quello dell' incrocio dei dati pubblici. E' in preparazione un decreto che disciplina questa materia. Bisognera' fare molta attenzione perche' ci sia un controllo efficacissimo sull' uso di questi sistemi anche da parte del cittadino. Gia' , ma in che modo ? Io vedrei meglio un ombudsman, piuttosto che il Garante della privacy. Nel settore pubblico questo compito potrebbe essere anche affidato all' Autorita' per l' informatica nella pubblica amministrazione, che e' un organismo piu ' indipendente del Garante. I componenti, infatti, sono stati individuati con una procedura che ha consentito di verificarne le capacita' attraverso la pubblicazione dei curriculum dei candidati. Una strada che non e' stata seguita per i membri dell' Autorita' per la tutela della privacy, i quali sono stati scelti a scatola chiusa dai partiti. "RODOTA' DEVE TUTELARE I CITTADINI. E QUESTO PROBLEMA E' MOLTO PIU' GRAVE DI QUELLO DEGLI SCHEDARI O DELLE BANCHE DATI" Rete planetaria 13 marzo 1998. Il Mondo rende pubblico in Italia un rapporto dello Stoa, la divisione scientifica del parlamento europeo, secondo la quale esiste un sistema di intercettazione di telefonate, fax e E mail basato su satelliti spia, basi di intercettazione terrestre e supercomputer denominato Ukusa e gestito da Stati Uniti, Gran Bretagna, Nuova Zelanda, Australia e Canada. 24 aprile 1998. Rispondendo a un' interpellanza parlamentare, l' allora presidente del Consiglio Romano Prodi dichiara che il governo non conosce il sistema Echelon, e che comunque lo ritiene "di non facile praticabilita' ". 14 settembre 1998. Il Parlamento europeo conferma in un suo atto ufficiale le allarmate conclusioni dello Stoa. Che intanto avvia nuove indagini i cui risultati dovrebbero essere resi noti nei prossimi mesi. 11 dicembre 1998. Il commissario europeo Emma Bonino, in un' intervista al Mondo, chiede che sulla rete Echelon sia fatta piena chiarezza.

 

 

 

venerdi , 12 febbraio 1999

 

SPIONAGGIO

punti di vista. conferme agli allarmi lanciati dal Mondo

Echelon esiste, scusate il ritardo

Gatti Claudio

 

La fantasia cinematografica ha sempre molto piu' appeal della realta' . Lo ha dimostrato anche il caso di Echelon, la rete di controllo e intercettazione delle telecomunicazioni internazionali creata e gestita dagli Stati Uniti in collaborazione con altri quattro Paesi anglofoni: Gran Bretagna, Canada, Australia e Nuova Zelanda. C' e' voluto un film perche' fosse raccolto l' allarme lanciato in Italia (e in Francia) dalle inchieste e dalle interviste che il Mondo ha cominciato a pubblicare a partire dal marzo scorso, riprese in prima pagina da giornali quali Liberation e Guardian. Prima dell' uscita di Nemico Pubblico, a parte qualche rara eccezione, i rappresentanti dello stato e i garanti di liberta' democratiche e diritti civili nelle istituzioni (primo fra tutti il garante della privacy, Stefano Rodota' ) non avevano dato troppo peso al problema. Come se si fosse parlato di Ufo, di qualcosa che puo' forse anche esistere ma su cui non vale la pena investire tempo ed energia per indagare. Il 24 aprile scorso, Romano Prodi, allora primo ministro, aveva dichiarato in Parlamento che di Echelon non ne sapeva nulla, aggiungendo che comunque a lui l' esistenza di un sistema capace di intercettare le telecomunicazioni planetarie sembrava poco credibile. Era evidentemente quello che gli avevano detto gli addetti ai lavori a cui si era rivolto dopo aver ricevuto la richiesta di rispondere a una interrogazione urgente del popolare Romano Carratelli. In una successiva intervista a il Mondo, la commissaria europea Emma Bonino aveva assunto una posizione molto piu' possibilista. "Non sono un ingegnere di telecomunicazioni", aveva detto, "ma sulla base dell' attuale sviluppo tecnologico non mi pare del tutto irrealizzabile". La commissaria aveva inoltre aggiunto che, nel caso l' esistenza di Echelon fosse stata confermata, sarebbe stata "una cosa sbalorditiva e preoccupante" perche' avrebbe costituito una minaccia alla privacy, alla sicurezza e alla libera concorrenza. Bonino aveva anche rivelato che la Commissione europea si era rivolta al governo della Gran Bretagna chiedendo una conferma o una smentita ufficiale sull' eventuale partecipazione di quel Paese al sistema Echelon e che Londra aveva risposto con il silenzio piu' assoluto. Sarebbe stato logico indignarsi e lanciare una campagna di protesta contro l' atteggiamento britannico. Invece anche la denuncia di Emma Bonino e' passata inosservata. Echelon e' rimasta una parola per addetti ai lavori. O per i fanatici della spy story. Poi e' arrivato il debutto sugli schermi di Nemico Pubblico. Ed ecco allora che rischi e pericoli di quel grande fratello elettronico di nome Echelon sono stati colti da tutti. Ecco che si sono poste le domande che prima nessuno aveva sentito il bisogno di porsi: chi ci controlla ? Che cosa si intercetta ? Che uso si fa delle comunicazioni intercettate ? Echelon ha finalmente colpito l' immaginario del Paese e dei rappresentanti delle istituzioni. Per chi da mesi si adopera a che si faccia chiarezza sulla questione, questo sviluppo non puo' naturalmente non fare piacere. Forse ora i cittadini italiani ed europei potranno avere le risposte che per mesi ne' il Mondo ne' la Commissione europea sono riusciti a ottenere. Grazie a Hollywood.