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VETRINA DELLA SENTIMENTALITA' CONTEMPORANEA

A cura del Gruppo Hic Sunt

 

1. La nouvelle Clarissa. Amore, identità e disprezzo del corpo
(2 Ottobre 2000)


Nel romanzo di Samuel Richardson Clarissa (1748), la protagonista, violentata dal libertino Lovelace, si lascia morire. Abbandonando il corpo alla morte, Clarissa libera la sua anima, che può finalmente riunirsi al padre celeste. La sua storia infatti può configurarsi anche come una ricerca del padre: dal padre naturale, dal quale fugge per evitare l'imposizione di un matrimonio combinato, al padre ingannevole Lovelace che vuole farne la sua amante. L'abbandono del corpo alla morte dopo lo stupro è una resa all'impossibilità di sopravvivere spiritualmente in un mondo dove la donna esiste essenzialmente nella sua dimensione materiale. Clarissa rifiuta tale dimensione, ma essendo l'unica permessa alla donna nella sua epoca, il suo rifiuto non ha alternativa che la morte. (Vedi P.Nerozzi, Virtù e malinconia, Milano 1990)

Esponiamo ora il caso di una giovane donna, che chiameremo nouvelle Clarissa o Clarissa 2. Abbandonata da un amante dopo alcuni anni di rapporto più o meno burrascoso, ella reagisce al dolore con un nuovo innamoramento che, per la sua genesi reattiva, chiamerei "innamoramento di rimbalzo". Il primo amante però si rifà vivo, e Clarissa 2, confusa e divisa nei sentimenti tra il vecchio e il nuovo amore, trova una soluzione singolare. Risponde alle nuove profferte del vecchio amante con parole più o meno di questo tenore: "Il mio corpo ti appartiene, ma il mio amore ora è di un altro".


Questa scelta configura un nuovo modo di abbandonare il corpo al suo destino, comparabile a quello della Clarissa settecentesca, ma riadattato alle condizioni socioculturali della contemporaneità. Laddove l'eroina di Richardson si sacrifica rifiutando la femminizzazione inevitabile, inscritta nel suo corpo e sottolineata dallo stupro, la nouvelle Clarissa svaluta e degrada il corpo a strumento di mera sessualità, introiettando la divisione freudiana tra donna idealizzata e donna desiderata, riservando quest'ultima al vecchio amante e la prima al nuovo amore. In questo modo si arroga il diritto di decidere, come la prima Clarissa, che fare di sé stessa; ma è il diritto di scegliere a quale degli amanti assegnare i ruoli dell'amore e del desiderio.

Questa divisione fra amore e desiderio è attribuita da Freud alla fenomenologia del comportamento maschile. Mentre nella teorizzazione freudiana è l'uomo ad avere due orientamenti comportamentali coesistenti, e di volta in volta decide di agire con la donna idealizzata o con la donna desiderata, in questo caso abbiamo un'unica donna che scinde i due orientamenti, di solito riuniti e rivolti ad un solo uomo, attribuendoli a due uomini diversi, colui dal quale farsi amare e colui dal quale farsi desiderare. Il triangolo è capovolto: da un uomo e due donne si passa a una donna e due uomini, quello che con lei ha un rapporto d'amore e quello che con lei ha soltanto un rapporto sessuale meno significativo o non significativo. Questa situazione non è vissuta da Clarissa 2 come rivincita o vendetta; al contrario è sofferta come un destino inevitabile analogo al destino di morte della Clarissa originale.

Un comportamento di questo tipo è attribuito anche alla fenomenologia della prostituta, che sa di usare il corpo in modo degradante per un compenso in danaro, ma riserva ad altri i suoi sentimenti, tenendoli separati dalle responsabilità dell'impiego corporeo. La situazione potrebbe riassumersi nella frase: non sappia la tua anima ciò che fa il tuo corpo. Tuttavia non è questa l'interpretazione atta a spiegare la scissione nella nuova Clarissa, perché in lei il comportamento presunto prostitutivo non è tale, in quanto manca ogni compenso monetario o d'altro genere1, e appare invece l'effetto di una pulsione incontrollabile del corpo passionale. Questo trasporto irresistibile è proprio ciò che la contemporaneità considera talvolta segno di vero amore, a cui la sua parte idealizzata "saggiamente" consente. L'idealizzazione implica infatti un'amputazione etica e identitaria della parte sessuale, che così invece viene degradata, ma non repressa.

In che consiste questa "saggezza"? Ed è veramente tale? I vantaggi di questa saggia soluzione sono vari. Uno è di permettere la gestione di una coesistenza di pulsioni che la cultura occidentale formalmente, e soprattutto per la donna, non accetta.2 Per farlo deve differenziare le pulsioni stesse, attribuendo all'una un carattere più elevato, più elaborato e completo, e all'altra un carattere di inferiorità etica e di mera e primitiva istintualità. Quest'ultima è anche corroborata (a dire di Clarissa 2) da una traccia esperienziale di intensa soddisfazione sessuale, che di nuovo è resa attraente dall'ideologia dell'autenticità passionale già menzionata.

Resta il fatto che si opera la scissione all'interno della medesima donna, perché la traccia del passato amore resta incancellabile, come un tempo era incancellabile la perdita della verginità. Ma stavolta resta incancellabile sotto forma di memoria del piacere e persistere del desiderio a cui il suo corpo non può rinunciare, se non a costo di repressione, che invece si converte in svalutazione e disprezzo. La morte di Clarissa 2 non è più fisica, bensì etica. Il corpo sopravvive, ma viene espulso dalla sfera dell'identità. Invece della morte c'è la scissione tra comportamento identitario, l'amore, e comportamento deperibile del corpo svalutato, abbandonato all'atto sessuale.

Il corpo abbandonato in questo modo alla pratica sessuale viene dunque de-soggettivizzato, diviene cioè un oggetto che può essere ceduto senza intaccare la soggettività della persona autonoma con un fine in sé. Il corpo acquista una funzione e una strumentalità sua propria attraverso la scissione: diventa un pegno spendibile. Ma come si è accennato diventa anche altra cosa, e precisamente substrato biologico, che trattiene tutte le tracce dei trascorsi amori, anche quando sono stati espulsi ed emarginati dallo strato superiore dell'affettività amorosa. Questa traccia sarebbe il residuo arcaico (di un era patriarcale sepolta nel biologico) della funzione materiale che la donna ha avuto fino a tempi recentissimi, e a cui la prima Clarissa ha cominciato a ribellarsi, sacrificando il corpo in modo definitivo.

C'è una conversione della pulsione di morte in questa degradazione affascinante operata da Clarissa 2. E' lo stesso fascino ctonio insito in ogni passione amorosa che, attraverso la regressione istintuale, domina e rituffa l'io nella ferinità. Come si è detto la separazione di corpo e amore è un'amputazione, che sacrifica strumentalmente una parte meno importante per salvare la parte più importante. Dunque la pulsione di morte viene neutralizzata dandole in pasto una preda parziale. La morte è ridotta e deviata in amputazione.

Tuttavia la passione è tale e dominatrice, e quindi mantiene un profumo di tenebra, anche quando non è sessuale, ma intellettuale e spirituale, come il più delle volte è nell'innamoramento. Infatti anche in questo caso la soggettività è catturata dalla persona amata e non è più libera. Il legame del rapporto amoroso è insieme aggiunta e limite. Sennonché abbiamo in Clarissa 2 entrambe le passioni e ad entrambe la scissione di corpo e anima viene incontro dando a ciascuna la sua preda. La scissione è insieme saggezza, che salva dalla morte totale, e deviazione patologica, che viene vissuta angosciosamente. Non è infatti un'opzione in favore del piacere, anche se di piacere si tratta in quanto si riconosce il suo diritto a esistere come appetito, ma senza il consenso di una felice accettazione ideale, del tutto riservata all'altra faccia, completa, dell'amore.


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