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VETRINA DELLA SENTIMENTALITA' CONTEMPORANEA

A cura del Gruppo Hic Sunt

 


 2. Far from the Madding Dreams. Love as Invention.
 
(26 Gennaio 2001)

 

1.Il modello letterario

Il titolo di questo protocollo allude al romanzo di Thomas Hardy Far from the Madding Crowd, che affronta il problema della pericolosità delle illusioni amorose. Ciò che agita la mente della protagonista femminile, Bathsheba Everdene, è un prorompente e indomabile desiderio d’amore, che la induce a idealizzare un uomo,  quasi interamente plasmato dalla sua immaginazione. Immaginato perfetto e appagante a prescindere dai difetti intrinseci in ogni essere umano, l’uomo si rivelerà indegno della superiorità d’animo della giovane, destinata quindi ad un amaro e sofferto disincanto.  

L’esistenza della donna che sarà oggetto della nostra analisi, in questa vetrina della sentimentalità contemporanea, non è connotata dalla stessa tragicità che caratterizza l’esistenza dell’eroina di Hardy, ma un particolare episodio della sua vita sentimentale può essere assimilato alla tematizzazione del sentimento amoroso come viene presentato dal romanziere ottocentesco. 

Si tratta in realtà di una tipologia tematica che ha trovato feconda espressione letteraria nell’Ottocento inglese e americano, in un periodo storico che vede il raggiungimento di un equilibrio tra mondo esterno e coscienza personale, quando la descrizione del contesto passionale trova nella narrativa il suo momento di maturità. Con l'ascesa della società industriale, l'amore passione è idealizzato come mezzo di "scambio" per eccellenza tra uomini e donne, alla ricerca di nuovi codici comunicativi.

E’ così che viene sempre più frequentemente raccontata la storia di giovani donne innocenti e dotate di rara nobiltà d’animo, che rimangono vittime di uomini a loro moralmente inferiori, dei quali esse però non sono in grado di riconoscere l‘inadeguatezza, a causa di una passione che le priva delle facoltà raziocinanti e che non fa che accrescere la distanza tra l’immagine idealizzata, frutto della loro fantasia, e la realtà. 

Tra le opere esemplari di questa tendenza a connotare la narrazione di tratti passionali e tragici possiamo citare tra gli altri The Portrait of a Lady e Washington Square di Henry James, e The Return of the Native e Far from the Madding Crowd di Thomas Hardy, tutti caratterizzati da un tono pessimistico, il cui intento vuole essere l’esplicitazione della fatalità del sentimento amoroso a rivelarsi costruzione passionale idealizzata inevitabilmente effimera.

In queste opere l’amore è visto essenzialmente come un modo di realizzarsi, di trovare un equilibrio interiore, ma questo tentativo è costantemente segnato dal fallimento, perché i protagonisti, sempre dilaniati da profondi conflitti interiori, vivono i legami amorosi con una sostanziale immaturità. Allo stesso modo, oggigiorno, il problema dell'espressione narrativa delle passioni si trova inserito in una situazione assai complessa, alla luce dei nuovi orizzonti epistemici della modernità, e della crescente consapevolezza dell'isolamento spirituale che sembra caratterizzare l’esistenza degli individui in una società in cui i valori tradizionalmente accettati si sono rivelati cliché privi di sostanziale significato. Prima di procedere ad ulteriori riflessioni, vediamo di riassumere la vicenda contemporanea che sembra rifarsi per certi aspetti alle trame ottocentesche cariche di implicazioni significative..

2. Implicazioni: prima glossa teoretica

2.1. I presupposti impliciti in queste osservazioni iniziali sono i seguenti: a) l’amore esiste come desiderio dell’eroina a realizzarsi, b) attraverso un incontro con un uomo, c) sulla base di un modello imprecisato, ma d) comunque a priori rispetto all’incontro con l’uomo che dovrà incarnarlo. Questo modello, non del tutto definito, diventa ad un certo punto il cosiddetto “amore passione”, a parere di alcuni, emergente quando la spersonalizzazione della vita nella società industriale richiede la formazione di uno spazio di vita intima coltivata e condivisa.

2.2. L’uomo “perfetto e appagante” come dovrebbe essere? Se si può ardire un’ipotesi generica, la perfezione ha due direzioni qualitative: a) una prospettiva estroversa, attivata nella sfera pubblica, dove prevale la maschera sociale del gentiluomo a suo agio nella comunità, per tratto comportamentale e soprattutto potere economico e/o politico; b) una prospettiva introversa, relativa alla sfera privata, dove prevale la comunicazione intima fra i coniugi,  nell’Ottocento più di carattere semplicemente affettivo, consistente nel prendersi cura dell’altro, e integrata, soprattutto nella seconda metà del Novecento, anche dalla cura della felicità sessuale. In entrambe le direzioni la donna richiede un’attenzione costante che la faccia sentire “amata”. L’uomo perfetto quindi è colui che raggiunge questa “maturità” d’attenzione.

2.3. ”Maturità” è infatti un termine chiave di tipo valutativo, che però può essere riempito di cose diverse. In tutte le epoche, essere maturi significa, per la cultura tradizionalista, sapersi adeguare ad alcuni canoni, onde raggiungere un certo grado di integrazione sociale, e riconoscersi quindi per la considerazione che la comunità attribuisce alla propria identità. L’identità stessa consiste nel raggiungere questa maturità, ovvero questa integrazione, che situa il singolo nel sistema. Fra i requisiti della maturità era previsto infatti anche il matrimonio ad una certa età, cioè l’inserimento in quella cellula sociale che è la famiglia.

In opposizione a questo significato formale di maturità, nelle epoche di più rapida evoluzione culturale, può prendere valore l’atteggiamento di rifiuto a integrarsi, e allora prevalgono altri termini quali “liberazione”, “alterità” ecc., che intendono prefigurare un nuovo tipo di società, un nuovo patto sociale e quindi una nuova concezione di maturità. Per usare un’espressione giovanilistica, un nuovo modo di essere “giusti”. Di entrambi i termini "maturità" e "liberazione" si può fare buono o cattivo uso: la seconda metà del Novecento ha posto l'accento prevalentemente sul secondo , sia perché il vitalismo ribellistico ha trovato sbocco nel costume, mentre l'economia imponeva le sue leggi ferree, sia perché l'ideologizzazione degli eventi apriva la strada alla virtualità del potere che prende il posto dello slogan "l'immaginazione al potere". 

2.4. Si può supporre quindi che l’inadeguetezza degli uomini, rispetto al modello idealizzato dalle eroine, consista nel venir meno alla capacità di “curare” il rapporto sentimentale, da una o da entrambe queste prospettive. La verifica su quali comportamenti integrino questo tipo d’inadeguatezza, che inficia i rapporti amorosi nei romanzi citati, è compito della critica letteraria. Vedremo invece come i modelli estrapolati dalla narrativa possono applicarsi al caso clinico in questione.

2.5. Un punto di riflessione più radicale, tendenzialmente psicologico ed epistemologico, che apparentemente prescinde dalle sue rappresentazioni storicizzate, cioè collocate in un determinato momento culturale, ma in realtà sostanzialmente modernista e disincantato prima, e postmodernista e virtuale poi, presuppone invece che l’amore, per sua natura, sia: a) per i modernisti, una sopravvalutazione dell’oggetto amato, e quindi destinato quasi sempre ad andare incontro ad una disillusione: e allora la nuova maturità “aggiornata” consisterebbe nel saper accettare questo destino con la pietas umanistica dell’affetto; b) per i postmodernisti, l’amore, come tutti i valori, sarebbe un fantasma, cioè una creazione culturale immaginaria, che sarà sostituibile da altri fantasmi amorosi e amorevoli, in un continuo rimando ad invenzioni successive, incarnate o meno dalla stessa persona, o da altre persone. Infatti gli americani, per natura ottimisti e sempre disposti a inventare il futuro, dopo il fallimento di uno o due o tre matrimoni, invece di smetterla, si risposano per la quarta, quinta ed ennesima volta.

 

3. Storia di affetti ibridi e indecisi

I due protagonisti si conoscono in giovane età e, nel corso degli anni, il loro rapporto subisce metamorfosi graduali, ma sensibili. All’inizio, lei prova solo una sorta di materna tenerezza nei confronti di un ragazzino che, ancora così lontano dal suo mondo, cerca di trasmetterle, con una dolcezza quasi infantile, l’intensità dei propri sentimenti, incondizionatamente, senza chiedere nulla in cambio, se non la presenza di lei accanto a lui. Lo fa servendosi di piccoli gesti, solo apparentemente insignificanti, di frasi accennate e di sguardi “adoranti”, ma silenti, egli stesso, in un certo modo, consapevole del fatto che il suo “sogno” si sarebbe potuto realizzare solo in un mondo di fantasia.

Lei infatti non sembra dare particolare importanza alle affettuose attenzioni di quel giovane, perché il suo cuore appartiene ad un altro, all’uomo che crede, illusoriamente, sarebbe rimasto accanto a lei per sempre: non immagina certo che quel giovane sarebbe diventato, nel tempo, una figura così importante nella sua vita. Anno dopo anno i due mondi, inizialmente così lontani, si avvicinano, e matura tra di loro un rapporto fatto di complicità, di dialogo e di un affetto sempre più profondo.

 L’adorazione di lui è ormai evidente anche agli occhi di estranei: “E’ vero amore”, dicono le amiche di lei, la quale invece continua ad essere scettica sulle possibilità di un’evoluzione di quel legame così peculiare, di quella che lei reputa essere l’unica vera amicizia con un esponente del sesso opposto da lei mai instaurata sino a quel momento. Ai suoi occhi di donna, lui continua ad essere il ragazzo conosciuto durante l’adolescenza, il compagno di tante avventure: sembra non rendersi conto che nel frattempo lui è cresciuto, e che quelle che potevano essere inizialmente manifestazioni di un innamoramento infantile e frutto essenzialmente di fantasia, sono ora espressioni di un sentimento più adulto, sopito da parte di lui solo per paura: “Forse i tempi non sono ancora maturi”, le dice, confessandole il suo interesse non ancora dichiarato verso “una persona” la cui identità rimane volutamente taciuta, e facendole intendere implicitamente che la “persona” in questione è proprio quella che gli siede accanto in quel momento. Ma lui ha ragione: non è ancora il momento giusto.

I loro contatti, prima più discontinui, si fanno ora regolari: non c’è mai un vero distacco, quasi come se essi, nonostante vicissitudini diverse, che li portano a temporanee separazioni, non riescano, ad un livello inconscio, a fare a meno l’una dell’altra. Lui si rivela l’unica presenza maschile stabile nella sua vita; è indirettamente (e forse dolorosamente) testimone della nascita delle storie d’amore di lei e della loro fine: lei sembra non riuscire a trovare il suo “principe azzurro” e per consolazione si rivolge a lui, che risulta sempre vittoriosamente superiore rispetto al fidanzato di turno. Lui diventa così per lei una persona per certi versi insostituibile che, seppur materialmente assente, è sempre presente al suo cuore e alla sua mente: è l’unica persona in grado di riportarle il sorriso sulle labbra nei momenti bui, di darle la forza per superare situazioni difficili…è sempre lì, pronto in qualsiasi momento a starle vicino. Lei ha la sensazione sempre più netta che c’è qualcosa d’inspiegabile che la lega a lui, qualcosa che lei sembra non voler riconoscere razionalmente.                                                      

“Non è possibile che io ne sia innamorata”, continua a ripetersi come per convincere se stessa: sa, o perlomeno crede di sapere, cosa significhi amare una persona, crede di essere in grado di discernere l’affetto dal vero amore, ma in questo caso le sue certezze iniziano a vacillare, perché non riesce più a comprendere la natura del sentimento che prova per questo “amico”. Ne sente sempre più la mancanza quando lui è lontano, e l’assenza di contatti per un periodo più lungo del solito le provoca un senso di vuoto che mai aveva provato nella sua vita. Il loro legame si avvicina sempre più alla linea di confine che separa l’amicizia dall’amore: “Non può essere solo amicizia”, è costretta alla fine a riconoscere lei, sente d’avere bisogno di un chiarimento definitivo con lui, i cui atteggiamenti, sempre più affettuosi, non vengono comunque mai esplicitati in parole: sembra che lui aspetti che sia lei a fare “la prima mossa”, trattenuto dalla paura di un rifiuto che avrebbe potuto distruggere il rapporto esistente.

Lei, dal canto suo, è arrivata ad un momento della propria esistenza nel quale, dopo tante storie sbagliate, vuole fare chiarezza dentro di sé, cancellare definitivamente tutti i fantasmi del passato e, se necessario, anche il fantasma di lui, se tale esso avesse dovuto rivelarsi. E’ convinta di avere di fronte a sé due alternative: iniziare un nuovo capitolo del libro della propria vita insieme a lui o voltare pagina e aspettare l’arrivo di qualcuno che avrebbe forse scritto le pagine di questo libro fino alla sua conclusione.

4.Glossa seconda. Storia d’una capinera

4.0. L’interesse di questa parte della storia, sta nella fenomenologia degli affetti, e precisamente nei tratti che possono segnare e suddividere, magari anche soltanto terminologicamente, quel continuum sentimentale che tra un uomo e una donna può trapassare dall’amicizia all’amore.

4.1. Una modalità distintiva, semplice, e il più delle volte efficacemente operativa, per riconoscere la differenza, è la presenza o meno di un desiderio di rapporto sessuale. Tuttavia ci sono state e ci sono concezioni del matrimonio che ritengono poco rilevante la presenza di tale desiderio, e per converso molte persone, soprattutto  donne, ritengono che il desiderio, specialmente maschile, di un rapporto sessuale, abbia poco o nulla a vedere con l’amore. D’altro lato se (giusto o meno che sia) la presenza di un desiderio sessuale maschile non può essere considerata prova d’amore, occorre chiedersi se invece un sentimento possa considerarsi amore, quando manchi l’attrazione sessuale. Questo aspetto del rapporto non viene esplicitato nel presente protocollo, il che potrebbe essere sintomatico oppure no. Ma la cosa va chiarita. Né può essere velata con l’ipotesi che tra i due si sia prolungata una fase d’amicizia fanciullesca anche in età adulta, poiché al contrario l’infanzia stessa, e tanto meno l’adolescenza, non sono immuni da attaccamenti affettivi fortemente erotici, anche se di un erotismo che non trova di solito una manifestazione genitale.

4.2. È da notare comunque, l’energia volitiva di lei, che “dopo tante storie sbagliate, vuole fare chiarezza”, vuole “cancellare definitivamente tutti i fantasmi del passato e, se necessario, anche il fantasma di lui, se tale esso avesse dovuto rivelarsi.” Encomiabile, e tuttavia esattamente il contrario della disposizione d’animo aperta alla visitazione della passione che, come da etimologia, è ciò che si patisce come una forza che piega la volontà o per lo meno ne prescinde. Non è facile innamorarsi a volontà, è più facile subire (patire) l’innamoramento, indipendentemente che poi sia accolto o respinto. È dunque possibile anche sospettare che questa energia volitiva abbia spinto il soggetto a gettarsi nel tentativo di “iniziare un nuovo capitolo del libro della propria vita”, prima di eventualmente “voltare pagina e aspettare l’arrivo” di qualcuno più …

4.3. Ancora, è notevole la metafora della vita come libro, dove le storie d’amore sono capitoli, dove si volta pagina e soprattutto dove occorre che si pervenga ad una conclusione. Possiamo ricordare, da studiosi di letteratura, che il senso della conclusività è stato eliminato dai requisiti della narrativa alta, o per lo meno è stato modificato verso modelli più sofisticati, che non escludono un finale aperto, o felicemente infelice, proprio in consonanza con il paradigma novecentesco per cui “il n’y a pas d’amours heureux”.

Naturalmente non è vero che nella realtà non ci siano amori felici; è solo che gli autori non sanno renderli interessanti. Ma se si entra nella metaforica della realtà come narratività, occorre essere consapevoli che i modelli di conclusività più sofisticati, sono certamente i più frequenti, se non inevitabili,  nella realtà. E quindi non sarebbe inopportuno essere più familiari con essi.

4.4. Ancor più interessante è il fatto che "risultare sempre vittoriosamente superiore al fidanzato di turno" sembra essere più una questione di ruoli, che  di persone. L’amico è sempre superiore al fidanzato, forse proprio perché è amico e non fidanzato. Forse perché ciò che la soddisfa è l’amicizia o, più probabilmente, quella premurosa cura che di lei si prende colui che di lei è innamorato, senza però pretendere in cambio le contropartite previste dall’amore e non dall’amicizia: egli infatti è “sempre presente al suo cuore e alla sua mente”, purché “materialmente assente”, laddove un fidanzato non può, ad un certo punto, non voler essere “materialmente presente”.  

 

 5. Dove vanno a finire i palloncini quando sfuggono di mano ai bambini?  

E’ il loro incontro successivo che, per una qualche alchimia di cui loro stessi non sembrano essere pienamente consapevoli, segna il superamento della famosa linea di confine. Appare ad entrambi strano, quasi irreale, dopo così tanti anni di conoscenza, trovarsi all’improvviso proiettati in una nuova dimensione, avere l’impressione di essere come due sconosciuti che iniziano a percorrere insieme una strada generalmente ignota ad entrambe le parti, ma che a loro invece sembra già così familiare. Ma questo percorso, che, nelle loro aspettative avrebbe dovuto essere privo d’ostacoli, si rivela invece irto d’inaspettate difficoltà.

“C’è qualcosa che non va”, percepisce lei chiaramente: l’idea che si era fatta di come avrebbe potuto essere una relazione sentimentale con lui non rispecchia quello che sta accadendo nella realtà. Lei si rende conto di averlo forse idealizzato, di aver sempre visto solo i suoi lati migliori, avendo avuto modo di “viverlo” in prima persona solo per brevi periodi, e di averlo così levato su di un piedistallo che, dopo tanti anni di solida resistenza, inizia a sgretolarsi dopo i pochi momenti vissuti insieme come coppia. Nella mente di lei si fa strada anche un’altra ipotesi: forse è lui che ha subito, nel corso degli anni, una metamorfosi che lo ha mutato nel profondo ma che non ha ancora intaccato la sua “maschera sociale” e quindi forse anche il suo rapporto con lei. Credeva di conoscere perfettamente il suo carattere e invece si ritrova di fronte ad uno sconosciuto. Quel giovane uomo, da lei sempre giudicato come equilibrato, pieno di vita e di buoni sentimenti, nel passaggio da amico ad amante rivela aspetti della propria personalità fino a quel momento a lei ignoti, e in particolare quell’immaturità, da lei tanto aborrita, ma così spesso esperita nel genere maschile, dalla quale pensava che lui fosse l’unico immune. Questo disvelamento influisce anche profondamente sulle reazioni di attrattiva da parte di lei per lui: mentre lui prova chiaramente una forte attrazione nei confronti della donna, da sempre vista come una sorta di ideale, in lei il mancato innamoramento dovuto all’entità della delusione inibisce il sentimento istintuale della passione, disgiungibile, dal suo punto di vista, dal vero amore.  “Non è lo stesso uomo che pensavo di conoscere”, continua a ripetersi, quasi incredula, finché arriva a sentirsi soffocare dalla presenza di una persona rivelatasi così diversa da quella che lei aveva sognato per il proprio futuro, non potendo fare a meno di ascoltare quella voce interiore che ripete “Non è lui”.  

6.Glossa terza: acutezza e occultamento.

6.1. È molto acuta la descrizione del momento del trapasso dall’amicizia all’amore, vissuto come un’inoltrarsi su un terreno sconosciuto. Tuttavia prevale lo spaesamento rispetto alla felicità della scoperta amorosa. Addentrarsi in questa wilderness-non-wilderness non è esilarante, ma semplicemente estraniante; l’incertezza dell’ignoto, accanto alla coscienza di aver già percorso quei sentieri in altre vesti, avvolge e mantiene tutto, anche ciò che è già familiare, in una nebbia di reticenza che è il sintomo di una reazione di rigetto che sarà presto evidente.

6.2. “C’è qualcosa che non va”.  Sì, ma che cosa? In quali comportamenti si manifesta quest’inadeguatezza e immaturità? Quale idea si era fatta lei di “come avrebbe potuto essere una relazione sentimentale con lui”? Che cosa “sta accadendo nella realtà”? Quali sono gli “aspetti della di lui personalità fino a quel momento a lei ignoti”? In che consiste quella “immaturità… così spesso esperita nel genere maschile”?  

6.3. C’è una confusione di tempi sentimentali: 1. la delusione inibisce l’innamoramento (nel senso che lo toglie, mentre prima c’era, o nel senso che impedisce che cominci perché nemmeno prima c’era?); 2. di conseguenza non c’è la passione e l’attrattiva (anche qui, prima della delusione, l’attrattiva c’era o no?); 3. che comunque lei ritiene disgiungibili dal vero amore (se sono disgiungibili, ciò vuol dire che lei crede di averlo amato anche se non provava attrazione? E solo adesso, in seguito alla delusione viene meno anche l’amore?) 

La risposta a queste domande viene da un’aggiunta, in cui la paziente fa un apprezzabile sforzo di sincerità. 

 

7. Fatalità vs costruzione

Ad un primo stadio, il desiderio a lungo sopito sembra non poter essere più frenato da parte di lui, pervaso da sentimenti che si potrebbero definire di pura passione. Ma il loro non è un “incontro fatale”, è qualcosa che, dal punto di vista di lei, ha bisogno di essere costruito, o forse, più propriamente “ricostruito”, gradualmente, senza bruciare le tappe. Infatti, ciò di cui lei in quel momento ha più bisogno è il sentimento nella sua forma più pura. Ed è a questo livello che iniziano a delinearsi le differenze di sentire tra i due: lui, per il quale la dimensione relazionale propriamente amorosa è sostanzialmente ignota, sembra essere rimasto ad uno stadio infantile, simile ad un bambino che dopo aver ottenuto il tanto bramato pezzo di torta lo divora avidamente nella sua interezza senza assaporarne il gusto autentico, preso solo dall’ansia di soddisfare il proprio desiderio. Lei invece ha raggiunto quel livello di maturità che la porta a privilegiare, in un rapporto interpersonale, la sfera più autenticamente sentimentale, un coinvolgimento dei sensi totale e non soltanto fisico.  

Nella sua mente aveva infatti sempre immaginato un rapporto con lui basato sulla complicità, sul dialogo, e invece stava drammaticamente scoprendo nel suo comportamento delle “mancanze” che lei stessa aveva difficoltà a definire: forse si trattava di una durezza di carattere che gli impediva di scendere a compromessi rendendo difficile un vero e profondo scambio di opinioni; o forse, più semplicemente, della famosa “sindrome di Peter Pan” che non gli permetteva di crescere, di uscire dalla ovattata dimensione nella quale aveva vissuto fino ad allora, una dimensione fatta di uscite “senza meta” con amici che lei aveva da sempre definito “superficiali”, persone che si inventavano la vita giorno dopo giorno, senza pensare con serietà al domani, andando alla ricerca di divertimenti fatui che non facevano che intensificare il senso di noia già dominante nelle loro esistenze.

Ecco dunque la ragione per la quale lei era stata sempre così importante per lui: perché lei rappresentava l’”alterità”, una possibile via d’uscita, una luce nel buio di una vita sostanzialmente spenta e priva di vere emozioni. Ma lo scontro tra due mondi effettivamente così diversi non poteva essere evitato, così come le divergenze di aspettative rispetto al futuro non potevano essere ignorate: lui aveva vissuto per troppo tempo in quella dimensione fanciullesca e pur amando lei e sforzandosi di essere all’altezza delle sue attese, riusciva in un certo senso a capire che con lui, in quel momento, la ricerca di sicurezze da parte di lei non avrebbe potuto essere soddisfatta.

Ma era soprattutto lei ad esserne drammaticamente consapevole. Nonostante fosse doloroso ammetterlo, non si sentiva a suo agio in quella dimensione: avrebbe voluto costruire qualcosa di importante con lui ma capiva che non era il momento giusto, e che forse non lo sarebbe mai potuto essere. Ed è allora che, con incredibile determinazione, decide di allontanarsi da lui…

 

8. La donna della XXI Century Fox

Mentre le donne jamesiane, e soprattutto hardiane, si mostrano disponibili a cercare incondizionatamente l’amore appassionato, senza porsi interrogativi sull’effettiva validità della scelta compiuta, apparentemente indifferenti di fronte all’eventualità di esiti negativi - che paiono essere, peraltro, il più delle volte, altamente prevedibili -, la nostra protagonista è una donna del XXI secolo, colta, indipendente, che si è costruita una propria identità a prescindere dalla presenza di un uomo al proprio fianco – presenza invece indispensabile alle eroine ottocentesche per il riconoscimento di un apprezzabile ruolo sociale. Inoltre, mentre la donna del XIX secolo è generalmente caratterizzata da una forte sottomissione al volere dell’uomo, e viene ritratta dalla maggior parte degli scrittori come una figura fragile, ingenua, la cui unica preoccupazione è conformarsi agli ideali sociali richiesti ad una donna rispettabile, la donna contemporanea è alla ricerca di un attivo e gratificante ruolo sociale ed intenta a difendere tenacemente la propria indipendenza, perlomeno per quanto riguarda il rifiuto a sottomettersi al volere di un uomo nell’ambito del matrimonio. Nonostante dunque si tratti di una giovane forte e sicura di sé dal punto di vista sociale e professionale, la nostra protagonista si rivela però, in questo frangente della sua vita, piuttosto fragile per quel che riguarda la sfera dei sentimenti, vittima forse di una visione ancora troppo idealistica dei rapporti interpersonali e dell’elevatezza dell’animo umano.

 


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