HOPE
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VETRINA DELLA
SENTIMENTALITA' CONTEMPORANEA
A cura del Gruppo Hic Sunt
1.Il modello letterario Il titolo di questo protocollo allude al romanzo di Thomas Hardy
Far from the Madding Crowd,
che affronta il problema della pericolosità delle illusioni amorose. Ciò
che agita la mente della protagonista femminile, Bathsheba Everdene, è
un prorompente e indomabile desiderio d’amore, che la induce a
idealizzare un uomo, quasi
interamente plasmato dalla sua immaginazione. Immaginato perfetto e
appagante a prescindere dai difetti intrinseci in ogni essere umano,
l’uomo si rivelerà indegno della superiorità d’animo della
giovane, destinata quindi ad un amaro e sofferto disincanto. L’esistenza della donna che sarà oggetto della nostra
analisi, in questa vetrina della sentimentalità contemporanea, non è
connotata dalla stessa tragicità che caratterizza l’esistenza
dell’eroina di Hardy, ma un particolare episodio della sua vita
sentimentale può essere assimilato alla tematizzazione del sentimento
amoroso come viene presentato dal romanziere ottocentesco. Si tratta in realtà di una tipologia tematica che ha trovato
feconda espressione letteraria nell’Ottocento inglese e americano, in
un periodo storico che vede il raggiungimento di un equilibrio tra mondo
esterno e coscienza personale, quando la descrizione del contesto
passionale trova nella narrativa il suo momento di maturità. Con
l'ascesa della società industriale, l'amore passione è idealizzato
come mezzo di "scambio" per eccellenza tra uomini e donne,
alla ricerca di nuovi codici comunicativi. E’ così che viene sempre più frequentemente raccontata la
storia di giovani donne innocenti e dotate di rara nobiltà d’animo,
che rimangono vittime di uomini a loro moralmente inferiori, dei quali
esse però non sono in grado di riconoscere l‘inadeguatezza, a causa
di una passione che le priva delle facoltà raziocinanti e che non fa
che accrescere la distanza tra l’immagine idealizzata, frutto della
loro fantasia, e la realtà. Tra le opere esemplari di questa tendenza a connotare la
narrazione di tratti passionali e tragici possiamo citare tra gli altri The
Portrait of a Lady e Washington
Square di Henry James, e The
Return of the Native e Far
from the Madding Crowd di Thomas Hardy, tutti caratterizzati da un
tono pessimistico, il cui intento vuole essere l’esplicitazione della
fatalità del sentimento amoroso a rivelarsi costruzione passionale
idealizzata inevitabilmente effimera. In queste opere l’amore è visto essenzialmente come un modo
di realizzarsi, di trovare un equilibrio interiore, ma questo tentativo
è costantemente segnato dal fallimento, perché i protagonisti, sempre
dilaniati da profondi conflitti interiori, vivono i legami amorosi con
una sostanziale immaturità. Allo stesso modo, oggigiorno, il problema
dell'espressione narrativa delle passioni si trova inserito in una
situazione assai complessa, alla luce dei nuovi orizzonti epistemici
della modernità, e della crescente consapevolezza dell'isolamento
spirituale che sembra caratterizzare l’esistenza degli individui in
una società in cui i valori tradizionalmente accettati si sono rivelati
cliché privi di sostanziale significato. Prima di procedere ad
ulteriori riflessioni, vediamo di riassumere la vicenda contemporanea
che sembra rifarsi per certi aspetti alle trame ottocentesche cariche di
implicazioni significative..
2. Implicazioni: prima glossa teoretica 2.1. I presupposti impliciti in queste osservazioni iniziali
sono i seguenti: a) l’amore esiste come desiderio dell’eroina a
realizzarsi, b) attraverso un incontro con un uomo, c) sulla base di un
modello imprecisato, ma d) comunque a priori rispetto all’incontro con
l’uomo che dovrà incarnarlo. Questo modello, non del tutto definito,
diventa ad un certo punto il cosiddetto “amore passione”, a parere
di alcuni, emergente quando la spersonalizzazione della vita nella
società industriale richiede la formazione di uno spazio di vita intima
coltivata e condivisa. 2.2. L’uomo “perfetto e appagante” come dovrebbe essere?
Se si può ardire un’ipotesi generica, la perfezione ha due direzioni
qualitative: a) una prospettiva estroversa, attivata nella sfera
pubblica, dove prevale la maschera sociale del gentiluomo a suo agio
nella comunità, per tratto comportamentale e soprattutto potere
economico e/o politico; b) una prospettiva introversa, relativa alla
sfera privata, dove prevale la comunicazione intima fra i coniugi,
nell’Ottocento più di carattere semplicemente affettivo, consistente
nel prendersi cura dell’altro, e integrata, soprattutto nella seconda
metà del Novecento, anche dalla cura della felicità sessuale. In
entrambe le direzioni la donna richiede un’attenzione costante che la
faccia sentire “amata”. L’uomo perfetto quindi è colui che
raggiunge questa “maturità” d’attenzione. 2.3. ”Maturità” è infatti un termine chiave di tipo
valutativo, che però può essere riempito di cose diverse. In tutte le
epoche, essere maturi significa, per la cultura tradizionalista, sapersi
adeguare ad alcuni canoni, onde raggiungere un certo grado di
integrazione sociale, e riconoscersi quindi per la considerazione che la
comunità attribuisce alla propria identità. L’identità stessa
consiste nel raggiungere questa maturità, ovvero questa integrazione,
che situa il singolo nel sistema. Fra i requisiti della maturità era
previsto infatti anche il matrimonio ad una certa età, cioè
l’inserimento in quella cellula sociale che è la famiglia. In opposizione a questo significato formale di maturità, nelle
epoche di più rapida evoluzione culturale, può prendere valore
l’atteggiamento di rifiuto a integrarsi, e allora prevalgono altri
termini quali “liberazione”, “alterità” ecc., che intendono
prefigurare un nuovo tipo di società, un nuovo patto sociale e quindi
una nuova concezione di maturità. Per usare un’espressione
giovanilistica, un nuovo modo di essere “giusti”. Di entrambi i
termini "maturità" e "liberazione" si può fare
buono o cattivo uso: la seconda metà del Novecento ha posto l'accento
prevalentemente sul secondo 2.4. Si può supporre quindi che l’inadeguetezza degli uomini,
rispetto al modello idealizzato dalle eroine, consista nel venir meno
alla capacità di “curare” il rapporto sentimentale, da una o da
entrambe queste prospettive. La verifica su quali comportamenti
integrino questo tipo d’inadeguatezza, che inficia i rapporti amorosi
nei romanzi citati, è compito della critica letteraria. Vedremo invece
come i modelli estrapolati dalla narrativa possono applicarsi al caso
clinico in questione. 2.5. Un punto di riflessione più radicale, tendenzialmente
psicologico ed epistemologico, che apparentemente prescinde dalle sue
rappresentazioni storicizzate, cioè collocate in un determinato momento
culturale, ma in realtà sostanzialmente modernista e disincantato
prima, e postmodernista e virtuale poi, presuppone invece che l’amore,
per sua natura, sia: a) per i modernisti, una sopravvalutazione
dell’oggetto amato, e quindi destinato quasi sempre ad andare incontro
ad una disillusione: e allora la nuova maturità “aggiornata”
consisterebbe nel saper accettare questo destino con la pietas
umanistica dell’affetto; b) per i postmodernisti, l’amore, come
tutti i valori, sarebbe un fantasma, cioè una creazione culturale
immaginaria, che sarà sostituibile da altri fantasmi amorosi e
amorevoli, in un continuo rimando ad invenzioni successive, incarnate o
meno dalla stessa persona, o da altre persone. Infatti gli americani,
per natura ottimisti e sempre disposti a inventare il futuro, dopo il
fallimento di uno o due o tre matrimoni, invece di smetterla, si
risposano per la quarta, quinta ed ennesima volta. 3. Storia di affetti ibridi e indecisi I due protagonisti si conoscono in giovane età e, nel corso
degli anni, il loro rapporto subisce metamorfosi graduali, ma sensibili.
All’inizio, lei prova solo una sorta di materna tenerezza nei
confronti di un ragazzino che, ancora così lontano dal suo mondo, cerca
di trasmetterle, con una dolcezza quasi infantile, l’intensità dei
propri sentimenti, incondizionatamente, senza chiedere nulla in cambio,
se non la presenza di lei accanto a lui. Lo fa servendosi di piccoli
gesti, solo apparentemente insignificanti, di frasi accennate e di
sguardi “adoranti”, ma silenti, egli stesso, in un certo modo,
consapevole del fatto che il suo “sogno” si sarebbe potuto
realizzare solo in un mondo di fantasia. Lei infatti non sembra dare particolare importanza alle
affettuose attenzioni di quel giovane, perché il suo cuore appartiene
ad un altro, all’uomo che crede, illusoriamente, sarebbe rimasto
accanto a lei per sempre: non immagina certo che quel giovane sarebbe
diventato, nel tempo, una figura così importante nella sua vita. Anno
dopo anno i due mondi, inizialmente così lontani, si avvicinano, e
matura tra di loro un rapporto fatto di complicità, di dialogo e di un
affetto sempre più profondo. L’adorazione di
lui è ormai evidente anche agli occhi di estranei: “E’ vero
amore”, dicono le amiche di lei, la quale invece continua ad essere
scettica sulle possibilità di un’evoluzione di quel legame così
peculiare, di quella che lei reputa essere l’unica vera amicizia con
un esponente del sesso opposto da lei mai instaurata sino a quel
momento. Ai suoi occhi di donna, lui continua ad essere il ragazzo
conosciuto durante l’adolescenza, il compagno di tante avventure:
sembra non rendersi conto che nel frattempo lui è cresciuto, e che
quelle che potevano essere inizialmente manifestazioni di un
innamoramento infantile e frutto essenzialmente di fantasia, sono ora
espressioni di un sentimento più adulto, sopito da parte di lui solo
per paura: “Forse i tempi non sono ancora maturi”, le dice,
confessandole il suo interesse non ancora dichiarato verso “una
persona” la cui identità rimane volutamente taciuta, e facendole
intendere implicitamente che la “persona” in questione è proprio
quella che gli siede accanto in quel momento. Ma lui ha ragione: non è
ancora il momento giusto. I loro contatti, prima più discontinui, si fanno ora regolari:
non c’è mai un vero distacco, quasi come se essi, nonostante
vicissitudini diverse, che li portano a temporanee separazioni, non
riescano, ad un livello inconscio, a fare a meno l’una dell’altra.
Lui si rivela l’unica presenza maschile stabile nella sua vita; è
indirettamente (e forse dolorosamente) testimone della nascita delle
storie d’amore di lei e della loro fine: lei sembra non riuscire a
trovare il suo “principe azzurro” e per consolazione si rivolge a
lui, che risulta sempre vittoriosamente superiore rispetto al fidanzato
di turno. Lui diventa così per lei una persona per certi versi
insostituibile che, seppur materialmente assente, è sempre presente al
suo cuore e alla sua mente: è l’unica persona in grado di riportarle
il sorriso sulle labbra nei momenti bui, di darle la forza per superare
situazioni difficili…è sempre lì, pronto in qualsiasi momento a
starle vicino. Lei ha la sensazione sempre più netta che c’è
qualcosa d’inspiegabile che la lega a lui, qualcosa che lei sembra non
voler riconoscere razionalmente.
Lei, dal canto suo, è arrivata ad un momento della propria
esistenza nel quale, dopo tante storie sbagliate, vuole fare chiarezza
dentro di sé, cancellare definitivamente tutti i fantasmi del passato
e, se necessario, anche il fantasma di lui, se tale esso avesse dovuto
rivelarsi. E’ convinta di avere di fronte a sé due alternative:
iniziare un nuovo capitolo del libro della propria vita insieme a lui o
voltare pagina e aspettare l’arrivo di qualcuno che avrebbe forse
scritto le pagine di questo libro fino alla sua conclusione.
4.Glossa seconda. Storia d’una capinera 4.0. L’interesse di questa parte della storia, sta nella
fenomenologia degli affetti, e precisamente nei tratti che possono
segnare e suddividere, magari anche soltanto terminologicamente, quel
continuum sentimentale che tra un uomo e una donna può trapassare
dall’amicizia all’amore. 4.1. Una modalità distintiva, semplice, e il più delle volte
efficacemente operativa, per riconoscere la differenza, è la presenza o
meno di un desiderio di rapporto sessuale. Tuttavia ci sono state e ci
sono concezioni del matrimonio che ritengono poco rilevante la presenza
di tale desiderio, e per converso molte persone, soprattutto
donne, ritengono che il desiderio, specialmente maschile, di un
rapporto sessuale, abbia poco o nulla a vedere con l’amore. D’altro
lato se (giusto o meno che sia) la presenza di un desiderio sessuale
maschile non può essere considerata prova d’amore, occorre chiedersi
se invece un sentimento possa considerarsi amore, quando manchi
l’attrazione sessuale. Questo aspetto del rapporto non viene
esplicitato nel presente protocollo, il che potrebbe essere sintomatico
oppure no. Ma la cosa va chiarita. Né può essere velata con
l’ipotesi che tra i due si sia prolungata una fase d’amicizia
fanciullesca anche in età adulta, poiché al contrario l’infanzia
stessa, e tanto meno l’adolescenza, non sono immuni da attaccamenti
affettivi fortemente erotici, anche se di un erotismo che non trova di
solito una manifestazione genitale. 4.2. È da notare comunque, l’energia volitiva di lei, che
“dopo tante storie sbagliate, vuole fare chiarezza”, vuole
“cancellare definitivamente tutti i fantasmi del passato e, se
necessario, anche il fantasma di lui, se tale esso avesse dovuto
rivelarsi.” Encomiabile, e tuttavia esattamente il contrario della
disposizione d’animo aperta alla visitazione della passione che, come
da etimologia, è ciò che si patisce come una forza che piega la volontà
o per lo meno ne prescinde. Non è facile innamorarsi a volontà, è più
facile subire (patire) l’innamoramento, indipendentemente che poi sia
accolto o respinto. È dunque possibile anche sospettare che questa
energia volitiva abbia spinto il soggetto a gettarsi nel tentativo di
“iniziare un nuovo capitolo del libro della propria vita”, prima di
eventualmente “voltare pagina e aspettare l’arrivo” di qualcuno più
… 4.3. Ancora, è notevole la metafora della vita come libro, dove
le storie d’amore sono capitoli, dove si volta pagina e soprattutto
dove occorre che si pervenga ad una conclusione. Possiamo ricordare, da
studiosi di letteratura, che il senso della conclusività è stato
eliminato dai requisiti della narrativa alta, o per lo meno è stato
modificato verso modelli più sofisticati, che non escludono un finale
aperto, o felicemente infelice, proprio in consonanza con il paradigma
novecentesco per cui “il n’y a pas d’amours heureux”. Naturalmente non è vero che nella realtà non ci siano amori
felici; è solo che gli autori non sanno renderli interessanti. Ma se si
entra nella metaforica della realtà come narratività, occorre essere
consapevoli che i modelli di conclusività più sofisticati, sono
certamente i più frequenti, se non inevitabili, nella realtà. E
quindi non sarebbe inopportuno essere più familiari con essi. 4.4. Ancor più interessante è il fatto che "risultare
sempre vittoriosamente superiore al fidanzato di turno" sembra
essere più una questione di ruoli, che di persone. L’amico è
sempre superiore al fidanzato, forse proprio perché è amico e non
fidanzato. Forse perché ciò che la soddisfa è l’amicizia o, più
probabilmente, quella premurosa cura che di lei si prende colui che di
lei è innamorato, senza però pretendere in cambio le contropartite
previste dall’amore e non dall’amicizia: egli infatti è “sempre
presente al suo cuore e alla sua mente”, purché “materialmente
assente”, laddove un fidanzato non può, ad un certo punto, non voler
essere “materialmente presente”. 5.
Dove vanno a finire i palloncini quando sfuggono di mano ai bambini? E’
il loro incontro successivo che, per una qualche alchimia di cui loro
stessi non sembrano essere pienamente consapevoli, segna il superamento
della famosa linea di confine. Appare ad entrambi strano, quasi irreale,
dopo così tanti anni di conoscenza, trovarsi all’improvviso
proiettati in una nuova dimensione, avere l’impressione di essere come
due sconosciuti che iniziano a percorrere insieme una strada
generalmente ignota ad entrambe le parti, ma che a loro invece sembra già
così familiare. Ma questo percorso, che, nelle loro aspettative avrebbe
dovuto essere privo d’ostacoli, si rivela invece irto d’inaspettate
difficoltà. “C’è
qualcosa che non va”, percepisce lei chiaramente: l’idea che si era
fatta di come avrebbe potuto essere una relazione sentimentale con lui
non rispecchia quello che sta accadendo nella realtà. Lei si rende
conto di averlo forse idealizzato, di aver sempre visto solo i suoi lati
migliori, avendo avuto modo di “viverlo” in prima persona solo per
brevi periodi, e di averlo così levato su di un piedistallo che, dopo
tanti anni di solida resistenza, inizia a sgretolarsi dopo i pochi
momenti vissuti insieme come coppia. Nella mente di lei si fa strada
anche un’altra ipotesi: forse è lui che ha subito, nel corso degli
anni, una metamorfosi che lo ha mutato nel profondo ma che non ha ancora
intaccato la sua “maschera sociale” e quindi forse anche il suo
rapporto con lei. Credeva di conoscere perfettamente il suo carattere e
invece si ritrova di fronte ad uno sconosciuto. Quel giovane uomo, da
lei sempre giudicato come equilibrato, pieno di vita e di buoni
sentimenti, nel passaggio da amico ad amante rivela aspetti della
propria personalità fino a quel momento a lei ignoti, e in particolare
quell’immaturità, da lei tanto aborrita, ma così spesso esperita nel
genere maschile, dalla quale pensava che lui fosse l’unico immune.
Questo disvelamento influisce anche profondamente sulle reazioni di
attrattiva da parte di lei per lui: mentre lui prova chiaramente una
forte attrazione nei confronti della donna, da sempre vista come una
sorta di ideale, in lei il mancato innamoramento dovuto all’entità
della delusione inibisce il sentimento istintuale della passione,
disgiungibile, dal suo punto di vista, dal vero amore.
“Non è lo stesso uomo che pensavo di conoscere”, continua a
ripetersi, quasi incredula, finché arriva a sentirsi soffocare dalla
presenza di una persona rivelatasi così diversa da quella che lei aveva
sognato per il proprio futuro, non potendo fare a meno di ascoltare
quella voce interiore che ripete “Non è lui”.
6.1.
È molto acuta la descrizione del momento del trapasso dall’amicizia
all’amore, vissuto come un’inoltrarsi su un terreno sconosciuto.
Tuttavia prevale lo spaesamento rispetto alla felicità della scoperta
amorosa. Addentrarsi in questa wilderness-non-wilderness non è
esilarante, ma semplicemente estraniante; l’incertezza dell’ignoto,
accanto alla coscienza di aver già percorso quei sentieri in altre
vesti, avvolge e mantiene tutto, anche ciò che è già familiare, in
una nebbia di reticenza che è il sintomo di una reazione di rigetto che
sarà presto evidente. 6.2.
“C’è qualcosa che non va”. Sì,
ma che cosa? In quali comportamenti si manifesta quest’inadeguatezza e
immaturità? Quale idea si era fatta lei di “come avrebbe potuto
essere una relazione sentimentale con lui”? Che cosa “sta accadendo
nella realtà”? Quali sono gli “aspetti della di lui personalità
fino a quel momento a lei ignoti”? In che consiste quella “immaturità…
così spesso esperita nel genere maschile”? 6.3.
C’è una confusione di tempi sentimentali: 1. la delusione inibisce
l’innamoramento (nel senso che lo toglie, mentre prima c’era, o nel
senso che impedisce che cominci perché nemmeno prima c’era?); 2. di
conseguenza non c’è la passione e l’attrattiva (anche qui, prima
della delusione, l’attrattiva c’era o no?); 3. che comunque lei
ritiene disgiungibili dal vero amore (se sono disgiungibili, ciò vuol
dire che lei crede di averlo amato anche se non provava attrazione? E
solo adesso, in seguito alla delusione viene meno anche l’amore?)
La
risposta a queste domande viene da un’aggiunta, in cui la paziente fa
un apprezzabile sforzo di sincerità. 7.
Fatalità vs costruzione Ad
un primo stadio, il desiderio a lungo sopito sembra non poter essere più
frenato da parte di lui, pervaso da sentimenti che si potrebbero
definire di pura passione. Ma il loro non è un “incontro fatale”,
è qualcosa che, dal punto di vista di lei, ha bisogno di essere
costruito, o forse, più propriamente “ricostruito”, gradualmente,
senza bruciare le tappe. Infatti, ciò di cui lei in quel momento ha più
bisogno è il sentimento nella sua forma più pura. Ed è a questo
livello che iniziano a delinearsi le differenze di sentire tra i due:
lui, per il quale la dimensione relazionale propriamente amorosa è
sostanzialmente ignota, sembra essere rimasto ad uno stadio infantile,
simile ad un bambino che dopo aver ottenuto il tanto bramato pezzo di
torta lo divora avidamente nella sua interezza senza assaporarne il
gusto autentico, preso solo dall’ansia di soddisfare il proprio
desiderio. Lei invece ha raggiunto quel livello di maturità che la
porta a privilegiare, in un rapporto interpersonale, la sfera più
autenticamente sentimentale, un coinvolgimento dei sensi totale e non
soltanto fisico. Nella
sua mente aveva infatti sempre immaginato un rapporto con lui basato
sulla complicità, sul dialogo, e invece stava drammaticamente scoprendo
nel suo comportamento delle “mancanze” che lei stessa aveva
difficoltà a definire: forse si trattava di una durezza di carattere
che gli impediva di scendere a compromessi rendendo difficile un vero e
profondo scambio di opinioni; o forse, più semplicemente, della famosa
“sindrome di Peter Pan” che non gli permetteva di crescere, di
uscire dalla ovattata dimensione nella quale aveva vissuto fino ad
allora, una dimensione fatta di uscite “senza meta” con amici che
lei aveva da sempre definito “superficiali”, persone che si
inventavano la vita giorno dopo giorno, senza pensare con serietà al
domani, andando alla ricerca di divertimenti fatui che non facevano che
intensificare il senso di noia già dominante nelle loro esistenze. Ecco
dunque la ragione per la quale lei era stata sempre così importante per
lui: perché lei rappresentava l’”alterità”, una possibile via
d’uscita, una luce nel buio di una vita sostanzialmente spenta e priva
di vere emozioni. Ma lo scontro tra due mondi effettivamente così
diversi non poteva essere evitato, così come le divergenze di
aspettative rispetto al futuro non potevano essere ignorate: lui aveva
vissuto per troppo tempo in quella dimensione fanciullesca e pur amando
lei e sforzandosi di essere all’altezza delle sue attese, riusciva in
un certo senso a capire che con lui, in quel momento, la ricerca di
sicurezze da parte di lei non avrebbe potuto essere soddisfatta. Ma
era soprattutto lei ad esserne drammaticamente consapevole. Nonostante
fosse doloroso ammetterlo, non si sentiva a suo agio in quella
dimensione: avrebbe voluto costruire qualcosa di importante con lui ma
capiva che non era il momento giusto, e che forse non lo sarebbe mai
potuto essere. Ed è allora che, con incredibile determinazione, decide
di allontanarsi da lui… 8.
La donna della XXI Century Fox
Mentre
le donne jamesiane, e soprattutto hardiane, si mostrano disponibili a
cercare incondizionatamente l’amore appassionato, senza porsi
interrogativi sull’effettiva validità della scelta compiuta,
apparentemente indifferenti di fronte all’eventualità di esiti
negativi - che paiono essere, peraltro, il più delle volte, altamente
prevedibili -, la nostra protagonista è una donna del XXI secolo,
colta, indipendente, che si è costruita una propria identità a
prescindere dalla presenza di un uomo al proprio fianco – presenza
invece indispensabile alle eroine ottocentesche per il riconoscimento di
un apprezzabile ruolo sociale. Inoltre, mentre la donna del XIX secolo
è generalmente caratterizzata da una forte sottomissione al volere
dell’uomo, e viene ritratta dalla maggior parte degli scrittori come
una figura fragile, ingenua, la cui unica preoccupazione è conformarsi
agli ideali sociali richiesti ad una donna rispettabile, la donna
contemporanea è alla ricerca di un attivo e gratificante ruolo sociale
ed intenta a difendere tenacemente la propria indipendenza, perlomeno
per quanto riguarda il rifiuto a sottomettersi al volere di un uomo
nell’ambito del matrimonio. Nonostante dunque si tratti di una giovane
forte e sicura di sé dal punto di vista sociale e professionale, la
nostra protagonista si rivela però, in questo frangente della sua vita,
piuttosto fragile per quel che riguarda la sfera dei sentimenti, vittima
forse di una visione ancora troppo idealistica dei rapporti
interpersonali e dell’elevatezza dell’animo umano. |
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