In ritardo/Late on the
Event-Scene
Nell'universo senza memoria dell'accelerazione
mediatica,
arrivare in ritardo sull'attualità è
l'ultimo modo per
ricordare
3. Ilona intronata. Quadri da un
talk-show sulla pornografia
Al centro del palcoscenico di un talk show televisivo Ilona Staller troneggia come un papa. Il costume di scena di merletto bianco esalta la papessa della pornografia. A figura intera, nel candore dei pizzi e del pallore, la grande bocca rossa ancora incanta i contemporanei che, volenti o nolenti, nell'era dello spettacolo impudico e dilagante, vi hanno visto e goduto il sacro inevitabile di perpetue fellatio, desiati cunnilingus. Tabernacolo, dunque, che ostenta l'onnipotenza di una sessualità iperurania, la bianca fantasima è pura, e purifica nel successo tutti gli sguardi, usciti dall'ombra del pudore. Cicciolina ha fatto la storia, e ora, quando la camera la inquadra da vicino, possiamo osservare le conseguenze di quella fatica; la vediamo un po' sfatta; appare leggermente enorme: la papessa sta diventando orchessa. Ma noi le vogliamo bene, è stata una prostituta di coraggio, che ha preso su di sé, sebbene con ottimi profitti, materiali e culturali, l'immoralità diffusa su ogni esibita o intravista coscia di valletta. Ha abitato così le nostre fantasie e ci ha costretti a pensare suo malgrado. Malgrado le ideologie d'accatto, che il tempo falsifica e conferma col lustro del passato. In questa sua fine, nel tempio del perbenismo supremo, Ilona incarna un destino comune: la mamma che, tra un pannolino e l'altro, pronuncia al telefono erotico improbabili volgarità, alternando carezze al neonato e sconcezze al parlato, sdoppiata nella schizofrenia di ogni epoca freudiana, senza sapere se le due personae della prostituta sacra e dell'angelo del focolare si siano veramente avvicinate di un passo. Come la perpetuazione dell'estro, prodotta dall'uscita dalla ferinità, anche la civilizzazione della pornografia è una pericolosa uscita dal buio della clandestinità e dell'inconscio, e chi come noi contribuisce a questa razionalizzazione si scusa, come il medico che avverte il paziente: "ora devo farle un po' male."
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