5. I generi dei media

 

         5.1 Nuovi mezzi e polisemia

         5.2 La notizia

         5.3 I siti

           5.4 Siti artistici e teorici

           5.5 Osservazione finale

 

 

 

 

 


 

 

 

5.1. I generi dei mass media 

Il concetto di genere mostra la sua utilità quando ci si avventura nella produzione dei nuovi mezzi, che offre una grande quantità di programmi, appunto perché il genere ci aiuta a capire come si costruiscono sia i significati sia le aspettative della fruizione.

La semiotica ha propagandato la ricchezza di senso, o pluralità di significati, o polisemia come carattere specifico dell’arte, e quindi come criterio di apprezzamento. Un testo è bello perché ricco di significato/i. Nei mass media la polisemia viene invece indicata come caratteristica apprezzata, non perché, come sostengono i semiologi, il testo, per la sua ambiguità, mette in evidenza le possibilità creative della lingua o di qualsiasi altro materiale, ma perché può rivolgersi a una varietà di livelli di pubblico, a diverse categorie di persone, e quindi attirare più spettatori. Ciò è sempre stato detto anche del teatro di Shakespeare, che quindi, si potrebbe dire, combinava già i due tipi di polisemia: quella cumulativa e quella sperimentale. 

Infatti la polisemia, così intesa, è fatta dalla ibridazione e dalla miscellanea di codici e generi noti (Titanic), e non deriva da ambiguità semantica. Quest’ultima permette al lettore di partecipare alla produzione del significato con quell’atteggiamento attivo che ora è diventato di moda col nome di interattività. Dunque l’ibridazione non ricerca nuove combinazioni semiotiche, ma nuovi accostamenti di codici, che talvolta esplodono creativamente, ma non sono intesi a questo. L'accumulo si oppone quindi, almeni in linea di principio, all’invenzione originale e all’esplorazione di possibilità inattese. 

La multimedialità favorisce la compresenza di più codici comunicativi o sistemi di significato: oltre gli stili linguistici, ci sono per esempio. lo stile dei vestiti e le loro mode, l’aspetto fisico, i segni del ruolo sociale o di classe o mestiere, di religione, di razza. Tutti questi livelli sono codici che producono significati contemporaneamente. La complessità qui è intrinseca alla quantità di materia e non dipende in primo luogo dalla combinazione creativa. 

Il mezzo di massa, per sua natura quindi, è miscellaneo: lo si vede nei giornali, nella televisione, nella pubblicità che si mischia ai film e adotta tecniche da film. Il crogiuolo della comunicazione opera per ibridazione e accostamenti di tutti i tipi, con tutte le tecniche associative: dalla consequenzialità più rigorosa alla più assurda demenzialità. In tal modo anche la banalità o il trash si capovolgono in moda distintiva, per trasgressione desublimizzante. 

Notizie e spettacolo sono i due settori principali in cui si collocano i generi dei mass media. Questi due filoni danno luogo a generi “formattabili” in varie misure, per lunghezza, ritmo e struttura, per essere poi inseriti in diverse fasce temporali. Un altro elemento che contribuisce alla distinzione dei generi mediatici è il tipo di pubblico, mirato di volta in volta, dai bambini agli adulti, dalle donne agli anziani. 

Anche qui tutti gli elementi, come nell’esempio di Castelvetro con le categorie aristoteliche, possono essere combinati per produrre una quantità di generi teorici. La combinatoria può dar luogo a numerose sfumature, che possono anche passare inosservate: per esempio c’è una differenza tra la soap opera, dove ogni episodio ha un solo nucleo di avvenimenti e si conclude in sé, e il cosiddetto serial o telenovela, dove invece c’è una storia continua con trame molteplici e contemporanee che si intrecciano e si rimandano da un episodio all’altro. In entrambi i casi con un gruppo di personaggi protagonisti sostanzialmente costante.

 

 

 5.2. La notizia 

La narratività è un elemento che attraversa tutti i generi. Prendiamo la notizia come esempio dei vari fattori che incidono sulle caratteristiche generiche del prodotto finale. Contenuti di tutti i tipi hanno bisogno di un “trattamento” che li rende “notiziabili”, cioè che li presenta in modo tale che sia in grado di attirare l’attenzione dei lettori. Ingredienti tipici di tale trattamento sono la sensazione, l’azione, la narrazione, la documentazione.

Nella costruzione della notizia i valori incidono sulla forma. Se per esempio si parla di un incidente aereo, prima si parla delle vittime (prima i morti e poi i feriti), poi della natura delle vittime (se sono italiani, se sono persone importanti: per esempio si parla spesso del rapimento e dell’uccisione di Aldo Moro, e raramente si ricorda che nell’occasione furono uccisi anche sei agenti di scorta). I titoli sono la sintesi estrema, non del contenuto, ma della notiziabilità.

 L’attualità è un altro elemento obbligatorio, che ha come effetto la durata effimera della notizia a causa della distribuzione quotidiana dei giornali e della programmazione, a distanza di ore, dei telegiornali. Il giornale a stampa si difende perciò dalla televisione con l’approfondimento delle notizie, e la tv a sua volta cerca di situare degli approfondimenti in fasce orarie più tarde.

Formato e distribuzione producono una cosiddetta “logica mediale” che a sua volta incide sui contenuti. Per esempio la propaganda politica si adegua al mezzo, si passa perciò dal comizio alla conferenza stampa, dall’intervista al dibattito televisivo, agli spot, che deprimono l’esposizione riflessiva delle idee a favore dell’impressione personale e delle apparenze estetiche.

I requisiti della notizia sono:

la tempestività su eventi il più recenti possibili: il futuro è l’ideale della tempestività, e ci siamo quasi arrivati con il cosiddetto tempo reale;

l’asistematicità o frammentarietà: la notizia non deve essere necessariamente collegata ad un insieme o processo più ampio; la connessione o l’ interpretazione è riservata ad altre forme quali il commento o la storia;

la notizia è effimera: dura solo nell’attualità; quanto più aumenta la reperibilità e la velocità dei mezzi, tanto più la notizia è immediatamente sorpassata da quelle successive;

la notizia deve essere insolita e imprevista, ma entro un arco di prevedibilità; è il paradosso dell’originalità regolata da un’aspettativa; questa aspettativa è in sostanza il motivo di interesse che la rende capace di attirare l’attenzione (attenzione non è sapere) e quindi in qualche modo rende la notizia desiderata.

In conclusione la notizia deve essere vendibile, superficiale, semplice, obiettiva, interessante (umanamente, politicamente, economicamente); non importante, ma con un legame con qualcosa o una persona importante; stilizzata ("pettinata") e prudente , narrabile in quanto ha un nucleo di azione.

Le notizie si distribuiscono in fasce di tempo e scandiscono con i notiziari tutte le distribuzioni degli altri programmi dei media.

 

 

 

 

5.3. Generi e siti. 


Cominciamo prendendo brevemente in considerazione i siti dei giornali www.repubblica.it e www.corriere.it. Anche perché tutta la comunicazione pubblica discende dalla stampa periodica e quotidiana. Il genere principale, dal punto di vista del contenuto, è infatti la notizia. Il termine “informatica” deriva da informazione, e afferma la preminenza della comunicabilità sul contenuto della comunicazione.


Le Home Page dei giornali sono affollate di notizie e pubblicità. L’affollamento in un primo tempo è stato ritenuto un valore per tutti i siti. Successivamente si è passati a valorizzare non solo la quantità, ma anche la selettività qualitativa, soprattutto come segnale di riconoscimenti elitari. Nelle HP dei giornali la parola prevale, anche se non mancano rimandi ad immagini. Ci sono varie combinazioni. La storia dell’illustrazione mostra come questo rapporto tra parola e immagine si è sviluppato.


Passiamo ora a commentare vari generi di siti, quelli di istituzioni educative, quelli personali, culturali e infine quelli creativi, in particolare di quel genere di arte nuova che è la e-art.

   

5.4 Le Università: http://www.iulm.it/ e http://www.unipv.it/


Le Home Page, sono la prima pagina ovvero la copertina di una sorta di libro che è il sito, e che viene portato visualmente sullo schermo pagina per pagina. La differenza rispetto ad una pubblicazione a stampa è che le pagine non si leggono di seguito, ma in un ordine prodotto dall'interattività del navigatore. Questo peraltro è già quello che si fa di solito con i dizionari e i repertori. Quindi l'ipertestualità dei siti implica una tendenza a concepire la materia in forma di reference book, cioè come libro di consultazione e non di lettura.


Il sito è fatto di "pagine web", che sono la vera unità di lettura, che possono o non possono coincidere con la lessia. Le pagine in realtà si possono anche affiancare. Questa possibilità di affiancamento fa capire che la disposizione spaziale bidimensionale è molto più fluida e quindi manipolabile che non le pagine di un libro. Assomigliano invece alle pagine di un giornale (fatte di “colonne”), che distribuiscono lo spazio e la posizione sulla base dell'importanza del contenuto.


La home page dello IULM si presenta con la seguente ripartizione: il logo nell'angolo superiore sinistro, una barra superiore orizzontale, una colonna di scorrimento a sinistra, e la facciata centrale. Tutte le ripartizioni sono dette "frame" e possono essere mobilizzate in maniera indipendente l'una dall'altra.


La barra superiore, contiene tre rubriche: un annuncio mobile che vuole richiamare l'attenzione su un aspetto insieme d'attualità e di particolare rilevanza, (in questo caso "L'anno europeo delle lingue"), un motore di ricerca, e la sede di Feltre, che subentra alla sezione centrale della HP la quale all’apertura riguarda Milano.


La colonna sinistra contiene una serie di cartelli (in gergo ogni serie o elenco di opzioni è detta "menù") che denominano settori e contenuti. Questo naturalmente è il principio generale di ripartizione di ogni schermo, diviso in spazi a loro volta contenenti spazi più ridotti per successive suddivisioni. Ogni spazio ha un titolo che linguisticamente corrisponde alla ripartizione spaziale stessa. Questo tipo di ordinamento è una mappa, che attraverso la sintesi espressa dai titoli riassume l'intero e ne dà una visione d'insieme.


La posizione, l'ampiezza e il colore, ed eventualmente la mobilità, sono tutti segnali significativi della qualità e del valore dato dagli autori del sito ai vari contenuti. Questo è materia di discussione specifica in relazione all'efficacia dei mezzi per i fini perseguiti.


Il quadro centrale è ciò che contiene la materia identificante dell'istituzione, anche perché è lo spazio più esteso, dove lo sguardo si deve soffermare più a lungo. Qui l'elemento decorativo opera in maniera più libera e arbitraria. Lo IULM sceglie per esempio di porre al centro quattro quadrati con fotografie di ambienti dell'edificio interni ed esterni. I siti universitari sono informativi su se stessi, a differenza dei giornali che sono informativi sull'esterno. Sono guide alla vita nell'istituzione e ai modi per usufruire dei servizi istituzionali.


Sebbene lo spazio centrale sia in parte ornamentale, l'ornamento resta subordinato alla comunicazione di nozioni usufruibili. Infatti sotto le immagini ci sono tre rubriche che evidentemente sono ritenute di maggior interesse, o da un punto di vista dell'attualità (però su scala più ampia rispetto al dato in movimento posto sulla barra superiore), o dal punto di vista dell'orientamento generale.


L'estetica rimane un contorno, e in tutti i tempi, dalle miniature agli stili tipografici, fino alla pubblicità, ci sono momenti in cui al lato estetico viene data più o meno visibilità e importanza rispetto alla pura informazione nozionale.


In queste HP si vede in massimo grado l'utilità dell'organizzazione ipertestuale, che consiste nella rapida reperibilità dei materiali. A differenza degli ipertesti creativi, qui i link sono sistematici e non arbitrari, e l'operatore-navigatore sa a priori dove sta per andare, perché la destinazione coincide col titolo.


La HP dell'Università di Pavia ha sostanzialmente la stessa struttura con delle figure al centro. Anch'esse contengono del movimento, che, come nel caso dello IULM, non è propedeutico all'apparizione delle parole, ma indipendente e, in ultima analisi, superfluo da un punto di vista informativo. O meglio dà un'informazione di stile esornativo, che allude per via di scelte estetiche a connotazioni del carattere che l'Università vuole darsi. Qui si mette in evidenza un tentativo di richiamo alle tradizioni delle università come centri di vita, che risalgono al concetto di comunità studiosa dell'umanesimo e del medioevo (torri medievali, toga come costume rituale). Ma anche alle tradizioni di università britanniche con i canottieri e la presenza di attività sportive e collegi. Lo IULM invece vuole mettere in evidenza uno stile di concretezza moderna

 

 

5.5. Siti commerciali: http://www.barneys.com


Barneys.com è il sito di un grande magazzino di New York, con filiali in molte parti dell’America. La HP si presenta con eleganza di colori che sono bianco e grigio, che connotano discrezione ed equilibrio. Qui è evidente che l’affollamento dei giornali non è adatto. La HP è una porta: ha una entrata che non porta subito all’immagine, ma ad un momento di transizione necessario per il caricamento, e che viene nascosto e mostrato insieme da una sorta di giochino strutturale, che allude, e forse è effettivamente, la rappresentazione spaziale della composizione delle figure che poi si vedranno. Assomiglia al procedimento insegnato col programma Storyspace, con lo schema delle lessie che entrano nelle cartelle.  


Entrati nel sito, abbiamo un’immagine con un movimento orizzontale avanti e indietro, ma con colori che si sovrappongono spostandosi, creando delle velature sovrapposte sotto le quali sfilano due figure che mostrano il viso di un uomo e di una donna, ma dal naso al collo. Senza occhi, specchio dell’anima nel modo tradizionale, significano una sottolineatura della corporeità, edonistico-erotica, ma soprattutto parti da valorizzare coi prodotti in vendita d’abbigliamento e cosmetica. E’ una sorta d’opacità del corpo, su cui si sovrappone e si ferma il make up.  


Sopra e sotto questo spazio rettangolare figurato compaiono due sottili barre: con istruzioni in quella superiore, e con un menù in quella inferiore. Inoltre le velature contengono scritte in calligrafia a mano: Taste, Luxury, Humor! L’ordine dall’alto al basso può essere l’ordine gerarchico degli interessi dei clienti che l’azienda intende suggerire e soddisfare.  


Le velature sovrapposte connotano varietà di sfumature, ricchezza di toni e discrezione, pur nella scelta di un colore caldo tra il rosso e l’arancione. Il sovrapporsi è una scomposizione e ricomposizione dei piani che permette di vedere e negare la visione. Questa è una tecnica tipica dell’erotismo.  


Il movimento rallenta invece che accelerare la visione: lentezza che forse le clienti ricche di una ditta come Barneys possono permettersi: tra contemplazione pseudo-artistica e ozio alto borghese. La lentezza in generale è contro la filosofia della rete. Peraltro i navigatori passano molto tempo in rete. L’interattività commisura la velocità agli interessi del navigatore, mentre il movimento anche se è veloce appare lento o troppo veloce in quanto non sincronizzato con i desideri del navigatore. E’ come vedere la televisione col telecomando in mano ad altri.  


Cliccando sul menù woman, sfilano con la stessa tecnica di velature e sovrapposizioni (che ormai sono la peculiarità del sito) figure di donne visibili dalla pancia in giù, con pezzo superiore (canotta?), ombelico scoperto e pantaloni, più bracciali come accessori. Insieme compare un cartiglio tipo carta da visita con un altro menù. Tale cartiglio è spostabile, e il menù contenuto ha uno schema che segue i piani del magazzino: main è il pian terreno o piano principale. C’è anche il simbolo zodiacale alchemico di Venere.  


Puntando sui piani, appare il nome della categoria merceologica. Cliccando si ripete lo scorrimento di parti e dettagli dei prodotti in vendita. Al secondo piano abbiamo una serie di nomi di marche produttrici, che si muovono ingrandendosi come se fossero proiettate in avanti con un effetto a cascata o a cassetto. Le marche non sono prodotti, ma livelli di classe dei prodotti.  


Lo stile estetico generale è sofisticato e modernista o post. come i supplementi femminili di Repubblica e del Corriere o di riviste come la francese Marie Claire. Il suggerimento frammentato prevale sulla figura intera, che denoterebbe ormai solo povertà o semplicismo.  


La sofisticatezza para-estetica sfuma nell’idea della pubblicità come vera arte contemporanea, fino alle teorie dell’arte digitale che propongono l’arte come pura funzionalità applicata a scopi comunicativi non autoriflessivi.

 

L'ordine dei piani è così disposto:

I piano: varietà plurale e generica di merci

II piano: prodotti che danno l’idea di una distinzione di classe e costo

III piano: abiti da sposa e abiti da sera. Si cita il panorama sul Central Park, allusione a un futuro fortunato ed elegante della sposa.      

IV piano: sperimentale, eccentrico e interattivo. Allude a valori di liberazione e invenzione.

Abbiamo poi gli altri menù: un Menù Men, un Menù Cosmetici, con vari livelli di look. Abbiamo un Menù di Self assessment, ovvero di ricerca della propria collocazione nella tipologia degli acquisti, tramite l’inventario di ciò che si ha, a confronto con ciò che si dovrebbe avere.

Si conclude con “Click to print”.

 

 

5.6 Sito educational di Steven Connor: http://www.bbk.ac.uk./eh/eng/staff/skc.htm

Il sito di Steven Connor è molto semplice ed è l’elenco dei saggi messi in rete. Ci sono dei link con la sua università, che è il Birkbeck College di Londra. Qui l’unica cosa che conta è il testo di parola e i suoi contenuti saggistici. Il sito non è diverso da un libro. Il vantaggio è che i saggi qui sono scaricabili e si possono stampare da casa. Una sola pagina ha qualche tratto di creatività elettronica, quella in cui Connor espone la sua metodologia di “fenomenologo della cultura” in forma di manifesto, come quelli delle avanguardie storiche del 900.

 

 

5.7. Siti artistici e teorici

5.7.1. Kia.net/maggy:  http://kia.net/maggy/

E' un sito che, a prima vista, a me appare ermetico. Il titolo è "Mimo", seguito dal nome dell'autrice. I caratteri dell'ermeticità, ovvero difficoltà di capire, sono dovuti all'integrazione di figure sfumate sullo sfondo delle parole di testo, e a nessuna precisa titolazione, a parte "Mimo". Si entra immediatamente nel sito, perché manca una soglia, e non si capisce esattamente dove si sta entrando. Si percepisce a malapena una divisione dello schermo in tre frame, che però non sono indipendenti, cioè scorrono all'unisono. Si può supporre che la funzione dell'ermetismo si di selezionare i visitatori.  


Nella colonna di sinistra c'è un titolo, "Input", in quella di destra c'è "Output", entrambi non cliccabili. Cliccando su "Archivio" si capisce che il principale criterio d’assemblaggio è quello cronologico. La colonna centrale infatti è intitolata con una data. Probabilmente ogni giorno si segnalano dei link a dei siti. La natura del materiale in un contesto misterioso si deduce da alcuni nomi riconoscibili, come ad esempio Bob Dylan, che ci fa pensare che ci sia qualche connessione con la musica. Si può infatti scaricare un programma d'ascolto.  


Si nominano Stephen King e Bruno Bettelheim, il che ci fa pensare che forse la colonna di sinistra è una colonna di recensioni. In realtà la segnalazione quotidiana o settimanale sembra lo scopo del sito, quindi una sorta di portale di consigli. La mistura che appare ermetica inizialmente vuole forse essere una galassia di suggerimenti scelti dalla redattrice.  

 

 

5.7.2. http://www.heelstone.com/


Questa è una sorta di rivista on line con un nome più o meno misterioso "The Astrophisicist's Tango Partner Speaks". E' una rivista di testi di poesia. Non ha chiarimenti nella home page, ma cliccando sulle figure si trova l'indice. C'è un quadrato che forma un menu entro cui sono distribuiti vari titoli, che in realtà sono testi per lo più poetici, abbinati a immagini fisse, qualche volta in movimento. Parole e immagini sono combinate in vari modi. Il livello estetico e tipografico è abbastanza raffinato. E' una rivista culturale che si collega ad altre riviste sia di testo sia d’arti visive. Questa rivista si distingue per la piacevolezza del design in generale.

 

 

5.7.3. Rice: http://www.idaspoetics.com.au/rice/riceheading.html

E' un sito di poesia che si presenta con un patchwork di immagini iniziali, cliccando ciascuna delle quali si apre un testo fisso o mobile. E' una sorta di poema costituito da un itinerario nel Vietnam, ciascuna tappa del quale è rappresentata da un testo. L'interesse visivo è limitato, e quello dei testi sta nel fatto che ha dei richiami alla presenza degli Stati Uniti in Oriente durante la guerra del Vietnam e, prima ancora, all'occupazione francese dell'Indocina. C'è anche una parte musicale che è una canzone di Bob Dylan. Le immagini iniziali potrebbero essere interpretate come elementi residui (cartacce, biglietti, spazzatura...) e quindi tracce di qualcosa che è passato in quei luoghi.

 

 

 

5.7.4.http://www.altx.com/index2.html             


E', come dice il titolo, un “on line publishing network”. E’ ben visibile, e con una frase-citazione spiega benissimo il suo scopo: creare l'equivalente di una letteratura in rete. Usufruendo del nome "literati", rende omaggio al prestigio della letteratura, perchè i "literati" sono una sorta di classe a sé. La parola è una autodefinizione. I "digerati" vogliono costituire con lo stesso prestigio una classe autonoma di artisti della rete o di intellettuali umanisti della rete. Anche qui vediamo che lo schema del menu, come spesso accade, è una distribuzione sferica di titoli.  


"What's new" è una sorta di indice ragionato che guida agli altri titoli nella HP. Il menu comprende le seguenti rubriche:

     una sorta di newsletter intitolata "Internet Column" di Mark Amerika che contiene delle riflessioni teoriche;

     la "Electronic Book Review", che è un forum di recensioni, sempre su "media, art and theory";

     "Alt-x Virtual Imprints", che è una casa editrice virtuale con romanzi pubblicati elettronicamente, anche romanzi già usciti.

 

 

5.7.5.  “grammatron” è la sezione artistica di altx. http://www.grammatron.com/


Ha una struttura ipertestuale con un menù iniziale a cui si accede cliccando sull’immagine, che porta a un indice il cui primo titolo “About Grammatron” è il manifesto dello strumento, cioè spiega i compiti e i fini di queste pagine. Seguono gli altri titoli:  


“Begin”, che porta a varie schermate con immagini e parole che appaiono in una sequenza predeterminata, che procede da sé, ma su cui si può interagire, seguendo così altri percorsi. 


“Hypertextual Consciousness”: quasi tutte o tutte queste sezioni sono scritte da Mark Amerika. La caratteristica di queste lessie è la brevità, rispetto alla quale la quantità di link risulta percentualmente elevata. Per esempio “Cyborg-narrators” è costituita da sei righe e contiene cinque link. La brevità dà chiarezza alle lessie e facilita la lettura.  


Il discorso teorico di “Hypertextual Consciousness”, ma anche delle altre sezioni, è interessante. Ci si può però chiedere se la costruzione ipertestuale, che abolisce una specifica linearità, non vada a detrimento della chiarezza espositiva, abolendo una continuità e consequenzialità determinata. Questo è un problema teorico importante su cui si deve riflettere a parte.  


“Grammatron Soundtrack” è dedicato al suono e implica lo scaricamento di un file audio. Infine c’è la Mailing List.  


Si può osservare in generale che il tono prevalente degli scritti in rete, quando non sono immissioni di testi già editi, ma implicano il fatto che chi scrive si rivolge direttamente al navigante, tende ad essere un po' eccessivo, flamboyant, da energumeno allegro o delirante. Raramente c'è un tono pacato e ragionevole. Lo si può vedere persino nei pezzi di Mark Amerika, che pure hanno un loro valore di contenuto. E' un tipo di scrittura di cui bisogna essere consapevoli per diffidarne (oppure no, secondo i gusti,) perché tende a nascondere dietro un tono spettacolare e apparentemente confidenziale i seguenti elementi: volontà espressionistica, connotati settari da confraternita, mimesi di inventività correlata alla innovazione del mezzo, come se le parole dovessero trovare una qualità di stile adeguata alle acrobazie visive o connettive permesse dalla rete.

 

 

5.8. Sunshine69:  www.sunshine69.com

Sunshine69 ha a che fare con la storia, la cronaca, la geografia e l’invenzione interattiva. Potrebbe essere una realizzazione pratica del connubio tra fiction e storia teorizzata da alcuni studiosi che applicano aspetti del postmodernismo a tutte le discipline, in questo caso la Storia.  

 

 

5.9. Osservazione finale


Un ipertesto è qualsiasi spazio in rete collegato con link dentro il testo ad altri testi. Quindi un ipertesto è tale per la qualità e la collocazione dei collegamenti. Un sito invece è qualsiasi spazio in rete designato con un nome. Un sito di solito è anche un ipertesto, ma potrebbe anche non esserlo. Un sito, come dice il nome, consiste nell’essere spazio e di essere on line. Non è considerato sotto l’aspetto dei collegamenti, anche se ci sono. Al limite potrebbe essere costituito da una sola schermata o da una sola pagina web fissa, reperibile solo attraverso la digitazione dell’url (indirizzo), e non collegato a nulla, se non ad un motore di ricerca. Naturalmente questa ipotesi estrema è la negazione della rete, che nasce come ipertestualità.

 

 

 

 

 

Bibliografia minima

 

Lawrence Danson, Shakespeare Dramatic Genres, Oxford U.P. 2000  

Northrop Frye, Anatomy of Criticism, (1957) Penguin, Harmondsworth 1990  

Denis McQuail, Sociologia dei media, Il Mulino, Bologna 1996 

Jakob Nielsen, Designing Web Usability, 1999. Tr.it. Apogeo Milano 2000

Jean-Marie Schaffer, Che cos’è un genere letterario, Pratiche Editrice, Parma 1992 

Leonardo Terzo, Sui generi formulaici, Milano 1991

 

 

 

    

  Back