Post-pornography
Abstract
For a long time now pornography has emerged from its
constitutive seclusion, inflating media, fashion and show business,
advertising and everyday language. As a result it has lost its power
to excite or disgust. Decency significance has moved from sexual to
different arenas, such as political correctness (which has appropriated
ex-pornographic leftovers like pedophily ). |
La pornografia è da molti anni uscita dalla clandestinità costitutiva. Non solo si propone ed è reperibile con il suo nome e le sue, ormai presunte, proprietà, nelle edicole, nei cinema, sui canali televisivi, al telefono, nei negozi di videocassette, nei pornoshop, ma inflaziona l'industria dell'intrattenimento, la moda, la pubblicità, il turpiloquio comune, i comportamenti e i costumi quotidiani. In tal modo ha perso i suoi requisiti necessari: il superamento dei limiti del pudore, ormai irreperibili, l'ostracismo intrinseco alla sua qualità oscena, la capacità di eccitare o disgustare il cittadino medio personificazione del giurisprudenziale comune sentimento del pudore.
Il pudore è emigrato verso sfere non sessuali: per esempio verso la cosiddetta correttezza politica, la quale si è annessa infatti residui ex-pornografici come il trattamento della pedofilia, ma per ragioni diverse da quelle propriamente sessuali. Del resto se la prostituzione è pratica ammessa di fatto al tavolo dei negoziati sindacal-mediatici, l'ultilizzo all'uopo di minori diventa non più grave di qualsiasi altro impiego minorile.
Nella società della spettacolarizzazione, la sopravvivenza della sfera privata è fuori mercato, perciò viene difesa da un'apposita autorità come specie in via d'estinzione. L'esibizione è pervasiva e rende anacronistiche e incompensibili discrezione, riservatezza ed esclusività d'accesso ad ambiti affettivi, parti del corpo, godimenti epiteliali, fantasie di ufficializzata perversità.
La pornografia è morta e siamo dunque in un contesto epocale post-pornografico, che rievoca i fasti della defunta in reiterati talk-show commemorativi.
La post-pornografia cavalca
questa nostalgia, ma può farlo solo reinventando i tre requisiti basilari del
genere: superamento dei limiti del pudore, esibizione sessuale, intento di eccitare
il fruitore. La fiducia nella possibilità di portare a compimento tale impresa
è fondata sulla consapevolezza che la sessualità, come ogni componente della
personalità umana, è un costrutto culturale. Quindi non resta che intraprendere
una ristrutturazione dell'interesse erotico su parti del corpo sessuale culturalmente
marginalizzate, recuperare loro una clandestinità sotto forma di impensato erogeno,
spettacolarizzarne l'esibizione ponderata sui modelli dei sottogeneri pornografici
obsoleti (anal, animal, Asians, amateurs, bisexual, black, blowjobs, bondage,
close-ups, cumshots, celebrities, gaping, gays, groups, lesbians, models, over
40, piss, pregnant, shaved, she-males, straight, sick, teen, toys etc.) e attendere
la ramificazione scatenante e catacombale di adesioni insospettabili.
In questo ethos, il gomito si offre indubbiamente come luogo reietto del corpo
sessuale, tanto più suscettibile di riconversione erogenetica per la sua lunga
storia di discriminazione e invisibilità. Sia nudo sia vestito il gomito è stato
sottovalutato, ignorato e depresso in termini di funzione godibile tanto attiva
quanto passiva, in prospettiva hardcore e softcore. Si esige ora per esso un'attenzione
perversamente specifica, pur consci che l'evidenziazione lo condurrà ad assumere
la stessa centralità ora vigente per altre banalizzate perversioni. Questa incrinatura
qualifica ancor più la volontà e la coscienza che, nell'arco dell'inevitabile
tragitto, e in concorrenza con la vagina elettronica, l'inventiva strategica
della passionalità desublimata e la fredda alchimia della simbolicità repressa
sapranno ri-modulare, sull'altare del gomito, eventi e frammenti di profitto
libidinale.