In ritardo/Late on the
Event-Scene
Nell'universo senza memoria dell'accelerazione mediatica,
arrivare in ritardo sull'attualità è
l'ultimo modo per ricordare
13. La satira: parzialità, bersagli e genere. Recenti casi di interventi satirici e di conseguenti reazioni, simmetricamente aggressive, all'uso di questo genere di comunicazione, in prossimità di consultazioni elettorali aspramente combattute, suggeriscono l'opportunità di un chiarimento accademico, in chiave etica e metacritica, sulla materia. La satira è un genere che scavalca statutariamente il confine tra uso estetico e uso pragmatico del linguaggio. Essa elabora il suo messaggio con la funzionalità autoriflessiva dell'arte, e nello stesso tempo pone l'efficacia di tale elaborazione al servizio di uno scopo estrinseco all'estetica, che è l'aggressione ideologica, feroce e divertita, ad un bersaglio reale fuori dalla finzione. Aggressione ideologica significa due cose: che l'attacco è portato a livello di comunicazione di idee e non di violenza materiale, e che la conflittualità della situazione d'uso implica la parzialità e la partigianeria dei giudizi espressi e degli atteggiamenti manifestati contro il bersaglio. Del resto è la dimensione estetica che, per sua natura, con l'invenzione si allontana dalla referenzialità, nel caso della satira con intenzioni esplicitamente deformanti. Soddisfatte queste condizioni, la satira non ha
bisogno d'altro per essere tale. Essa può essere più o meno feroce, e
non deve necessariamente servire delle buone cause, ma è satira anche
se è portavoce di ideologie ignobili e ripugnanti. Per esempio la
satira nazista contro gli ebrei non era meno satirica per il fatto di
servire gli scopi odiosi della persecuzione razzista. In tale prospettiva la satira, come tutte le cose umane, non ha un'intangibilità sacrale. È un genere strumentale della comunicazione creativa, che si presta, come la poesia e la pubblicità, a veicolare qualsiasi argomento. Essa dunque, non è intrinsecamente né reazionaria né progressista, ma può essere di volta in volta l'una e l'altra cosa, senza venir meno alla sua vocazione.
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