In ritardo/Late on the Event-Scene



Nell'universo senza memoria dell'accelerazione mediatica,
arrivare in ritardo sull'attualità è
l'ultimo modo per ricordare

 

     

13. La satira: parzialità, bersagli e genere.
(Academicus, 6 maggio 2001)

Recenti casi di interventi satirici e di conseguenti reazioni, simmetricamente aggressive, all'uso di questo genere di comunicazione, in prossimità di consultazioni elettorali aspramente combattute, suggeriscono l'opportunità di un chiarimento accademico, in chiave etica e metacritica, sulla materia.

La satira è un genere che scavalca statutariamente il confine tra uso estetico e uso pragmatico del linguaggio. Essa elabora il suo messaggio con la funzionalità autoriflessiva dell'arte, e nello stesso tempo pone l'efficacia di tale elaborazione al servizio di uno scopo estrinseco all'estetica, che è l'aggressione ideologica, feroce e divertita, ad un bersaglio reale fuori dalla finzione.

Aggressione ideologica significa due cose: che l'attacco è portato a livello di comunicazione di idee e non di violenza materiale, e che la conflittualità della situazione d'uso implica la parzialità e la partigianeria dei giudizi espressi e degli atteggiamenti manifestati contro il bersaglio. Del resto è la dimensione estetica che, per sua natura, con l'invenzione si allontana dalla referenzialità, nel caso della satira con intenzioni esplicitamente deformanti.

Soddisfatte queste condizioni, la satira non ha bisogno d'altro per essere tale. Essa può essere più o meno feroce, e non deve necessariamente servire delle buone cause, ma è satira anche se è portavoce di ideologie ignobili e ripugnanti. Per esempio la satira nazista contro gli ebrei non era meno satirica per il fatto di servire gli scopi odiosi della persecuzione razzista.

Se il nazismo ha cercato di realizzare lo sterminio reale delle sue vittime, a ciò la satira anti-ebraica ha contribuito per i suoi contenuti, non per il suo carattere di genere comunicativo, per quanto aggressivo. Per ciò stesso tuttavia si dimostra che la satira non è intoccabile in assoluto, sempre e comunque, per il solo fatto di avere una componente estetica e di essere aggressività ideologica e non aggressività concreta. In certe occasioni una società può a ragion veduta reprimerla, se ritiene che l'espressione di opinioni  possa tralignare in comportamenti effettivamente distruttivi.

In tale prospettiva la satira, come tutte le cose umane, non ha un'intangibilità sacrale. È un genere strumentale della comunicazione creativa, che si presta, come la poesia e la pubblicità, a veicolare qualsiasi argomento. Essa dunque, non è intrinsecamente né reazionaria né progressista, ma può essere di volta in volta l'una e l'altra cosa, senza venir meno alla sua vocazione.

 

 

 

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