ALERAMO   - MARCHESE DEL MONFERRATO 

 
 
Aleramo - Marchese del Monferrato

 
Aleramo è il capostipite della dinastia degli Aleramici, i Marchesi del Monferrato.
Figlio di Guglielmo, conte che tra i secoli IX e X si era distinto per il valore e l'onestà dimostrata verso il regno, Aleramo si era dimostrato all'altezza del padre, diventando uno degli uomini più ricchi del regno, grande coordinatore politco e ottimo militare.

Era quindi l'uomo che l'Imperatore cercava per affidargli la carica di Marchese. Essa infatti giunse a coronamento di una carriera gloriosa e trentennale.
Il 23 Marzo 967 ricevette dall'Imperatore Ottone I sedici grandi aziende agrarie e le loro terre.

Un vastissimo territorio compresto tra il fiume Tanaro, l'Orba ed il mare si andava ad aggiungere ai suoi beni di Acqui, Asti, Bergamo, Cremona, Parma, Torino, Vercelli, Savona e del Monferrato. 


Esiste addirittura una leggenda sul personaggio di Aleramo.
Si dice che Aleramo, cavaliere della corte di Ottone, si innamorò di sua figlia Adelasia. Ovviamente l'Imperatore si oppose a questo amore, ed i due giovani furono costretti a scappare in Italia, sulel montagne sopra a Savona.

Vivendo in miseria sotto falsi nomi, Antriso e Alasia ebbero sette figli maschi, cresciuti ed educati come nobili cavalieri.
Antriso faceva il boscaiolo ed il carbonaio quando qualche anno dopo lo stesso Ottone I giunse a Savona per organizzare un grande torneo di cavalieri.
Su consiglio del vescovo di Albenga, al quale Aleramo aveva raccontato la sua storia e che quindi era a conoscenza della sua vera identità, Antriso si armò per partecipare alle lizza, nella speranza di ottenere il perdono dall'imperatore.

Egli si distinse dagli altri concorrenti, risultò notevolmente più bravo di tutti, tanto che l'Imperatore volle conoscerne il nome. Fu il vescovo l'intermediario tra i due, convincendo Ottone a perdonare al cavaliere qualunque colpa passata in cambio del suo nome.
Ammirato dal valore dimostrato Ottone accettò. Venuto a conoscenza della verità accettò a corte la figlia, Aleramo ed i sette nipoti.

Decise inoltre di concedere ad Aleramo tutte le terre che sarebbe riuscito a percorrere a cavallo in tre giorni.
Così Aleramo partì senza fermarsi per tre giorni e tre notti, correndo velocissimo tra il Tanaro e l'Orba, ottenute in seguito da un diploma ufficiale.

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