- Intervista a Santino
Spinelli
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- 05/03/2000- FERMO (AN)
di Silvia Maritan
- Alexian Santino Spinelli e un rom abruzzese
nato a Pietrasanta (LU) il 21 luglio 1964. Risiede a Lanciano
(CH), è laureato in lingue e letterature straniere alla
facolta di Bologna. È musicista, compositore, insegnante,
cantautore, poeta e saggista.
- -Quando e come nasce in te la volontà
di scrivere poesie nella tua lingua?
- --Intorno ai vent'anni, quando matura in me la
coscienza della mia identità e della mia storia, nasce
anche la necessità di esprimere non soltanto la mia voce,
ma anche quella del mio popolo, che vive senza voce. La
necessità, quindi, di spezzare quel silenzio soffocante e
la volontà di rompere l'assedio che esiste per i rom.
Assedio che riveste una doppia funzione, se da un lato è
veramente deleterio e impone l'esigenza di spezzare questa
secolare catena di silenzio, da un altro punto di vista è
servito a conservare la nostra etnia.
- - Lo scrivere nella tua lingua e un richiamo o
un'esigenza?
- --E' un'esigenza. Io scrivo in romanes e
traduco poi in italiano le mie opere per essere compreso da tutti,
per evitare la frustrazione di non essere capito, per fare
arrivare i miei sentimenti a tutti.
- - Nella tua poesia "Agonizzante" scrivi: " Da
bambino - ero riccamente povero - vedevo lo splendore del sole -
da adulto - sono poveramente ricco - non vedo piu il mondo..."
come viene vissuta la perdita del nomadismo per l'identita
romaní?
- --Il nomadismo è stato una costrizione,
una conseguenza del rifiuto. il nomadismo è concepito dai
Rom come una componente interiore. La stabilità emotiva dei
Rom è diversa da quella dei Gage, i Rom non possiedono la
resistenza alla ripetitività che hanno invece i non Rom. Ma
il nomadismo esteriore, lo spostarsi, è il frutto della
repulsione, di tutti i bandi diffusi in tutta Europa che hanno
costretto il popolo rom a spostarsi continuamente. il nomadismo
serviva a non essere un bersaglio fisso. . .
- - Cosi dicendo stai negando il secolare
stereotipo del rom nomade?
- --Certo e una bugia inventata, ancora oggi
nelle grandi città pur vivendo ai margini i Rom sono
sedentari, possono rimanere in uno stesso punto per vent'anni. Lo
spostarsi è sempre stato legato alla ricerca di uno spazio
vitale. Di qui il motivo per cui probabilmente abbandonarono
l'India, dirigendosi, inizialmente, verso la Persia che era una
regione ricca ed attraente.
- - Parlando dell'India hai detto: "...un
sentimento di sacralita, un vago senso di nostalgia, ma è
una storia troppo antica...", quali sono a tuo avviso i legami che
perdurano tuttora con la cultura indiana?
- --È la nostra patria, è come per
un trovatello che crescendo conosce la sua vera famiglia.... vi e
un legame fortissimo. Dopo mille anni e rimasto ben poco, noi non
stiamo vivendo, stiamo sopravvivendo a dieci secoli di repressioni
ed è straordinario come un popolo senza una tradizione
scritta, senza intenti bellicosi, senza una politica, senza una
forza economica né sociale, sia riuscito a sopravvivere
allo sterminio sistematico di tutti i popoli che ha
incontrato...Della lingua indiana è rimasto poco, ma non
abbiamo perso un concetto fondamentale della nostra nazione: il
significato di puro e impuro. Mentre la società semplice si
basa sull 'essere; la societa complessa si fonda sullo Stato,
sulle leggi; noi, in quanto società semplice, ci basiamo
sulla persona umana. La nostra etnia, non è costituita da
un solo gruppo etnico, ma da tutte le varianti dei diversi gruppi
Rom nel suo complesso, il concetto di puro e impuro appartiene a
tutti i gruppi rom: il modo di vivere lo spazio, il modo ci
concepire il corpo umano, per esempio, la testa e pura, il busto
neutro, dalla cintura in giù il corpo è impuro.
Anche gli animali sono classificati come puri ed impuri. Il
cavallo è l'animale puro in assoluto, gli arnesi da taglio
sono tutti puri, ad esempio il coltello, perché servivano
alla lavorazione dei metalli, da sempre una delle principali
attvità economiche dei Rom. I metalli sono puri, il fuoco e
la luce anche, il buio è impuro. Per puro intendo anche
tutto ciò che é lecito nella nostra societa, ed
impuro il contrario. Tutto cio che riguarda l'onore del soggetto e
della sua famiglia è puro, tutto si basa su questa
relazione...è questo e il bagaglio che ci portiamo
dall'India, così come la religione, lo sentiamo
inconsciamente, faccio un esempio: puro deriva dal sanscrito,
gorda in lingua hindi, budda in lingua bali (che sono sempre ligue
neoindiane), Buddo, "b" non esisteva in armeno e passa a "ph", la
"d" per rotacismo si trasforma i "r", per cui do > ro, >
puro che significa: vecchio, anziano, illuminato, saggio; ecco
perché guardiamo l'anziano con rispetto incondizionato,
è lui il potere morale che regola all'interno della Kriss,
il tribunale rom, le controversie, i matrimoni, ecc.; lui con la
sua ragione ed esperienza riesce a mantenere la pace. Kriss deriva
da Krisna il dio della pace, della concordia, dell'armonia, e
della musica. Anche questo è un legame che abbiamo
mantenuto con l'India dopo 10 secoli.
- - La triste storia di Pausza, poetessa
polacca, rivela una non volontà di interagire con il mondo
gage. Come è concepita l'immagine dello scrittore
all'interno della comunita romaní?
- Questa chiusura è legata alla
necessità della clandestinità per la sopravvivenza,
nasce dall'esigenza di non essere intercettati. Qual è
stato l'espediente creato dai rom per poter sopravvivere? Evitare
i contatti con l'esterno, far poggiare questa civiltà su
nessun abbaglio per non essere colpiti. Per i gage la nostra
cultura non è cultura, la nostra civiltà non
è civiltà.
- --Il segreto dei nostri padri è stato
preservare dagli attacchi esterni il nostro patrimonio culturale
tenendolo gelosamente nascosto. Altre civilta come gli incas, i
Maya, o gli Atzechi sono scomparse pur essendo più evolute
poggiavano su basi fisse. . . l 'elasticita ha consentito ai rom
di sopravvivere. La fgura dello scrittore, è vista in
maniera diversa, in ogni gruppo c'è chi l'apprezza e chi
è contrario. Molti rom non sono in grado di comprendere il
significato della scrittura essendo ancora analfabeti. Se fino ad
ora essere analfabeti, come condurre una vita nomade si sono
rivelate due strategie indispensabili alla sopravvivenza della
nostra razza, oggi le stesse strategie ne minacciano la scomparsa.
Mentre prima il nemico poteva essere davanti a noi o dietro di noi
e scappando da un posto all'altro lo si evitava, oggi il nemico
è nella nostra testa, nella televisione, che plagia dei
modelli di vita funzionali alla società maggioritaria, non
ai rom. Oggi bisogna essere preparati, perché un analfabeta
cade, inevitabilmente, nella rete dei massmedia. Essere preparati
oggi è fondamentale tanto quanto diffondere la nostra
cultura. Il popolo rom sopravvivera solo se la lingua romanes
entrera nelle istituzioni, solo se sarà diffusa e parlata.
Queste sono le nuove "strategie " da adottare al passo con i
tempi.
- - Per chi scrivi?
- --Per me stesso in primo luogo, per la mia
gente e per i gage. Attraverso la lingua romanes voglio
interagire, donando al mondo la nostra cultura, non solo
perché sia capita ed apprezzata e valorizzata, ma anche
perché essa non muoia, se non ci accostiamo alla scrittura,
oggi, la nostra cultura è destinata a scomparire. I nostri
figli stanno vedendo il solco incolmabile tra la società in
cui vivono e la cultura romani, stanno vivendo una frustrazione
che i nostri genitori non hanno conosciuto, e loro sono davanti ad
un bivio, devono scegliere come armonizzare queste due
identità: quella di rappresentante della propria etnia, e
allo stesso tempo, cittadino della societa maggioritaria. Fino ad
oggi si poteva essere: emarginato o clandestino; io credo si debba
proseguire per la terza via: ed io credo di esserne l'esempio
vivente, essendo un soggetto attivo all'interno della
società non romaní, pur non perdendo nessuna delle
caratteristiche della mia etnia, essendo perfettamente cosciente
della mia identità etnica ed essendo pienamente integrato
nella società maggioritaria. La terza via è anche la
strada più difficile da seguire, perché passa
attraverso la scuola, che è un istituzione dei non-Rom, la
scuola sta pero aprendosi sempre di più
all'interculturalità. Questa sarà la nostra grande
arma, dobbiamo approfittare assolutamente di questa apertura e
trovare nuovi spazi vitali, non si tratta altro che di
affualizzare quello che i nostri padri ci hanno insegnato, questo
è il vero nomadismo, il Rom ha sempre fatto questo in tutte
le epoche.
- - Nel 1994 nasce per tua iniziativa il
"Concorso letterario Amico Rom", a sei anni dalla prima
edizione.quali sono i risultati raggiunti?
- --Si tratta del primo concorso letterario a
livello mondiale che parla della cultura romanes, perche' è
nato? Perché non esiste una sola politica a sostegno della
cultura romani, che fino ad ora è servita alla politica di
chicchessia, quindi non solo la volonta di valorizzarla, ma di
fare incontrare. Per questo il concorso è stato aperto a
tutti, perché dall'incontro tra la nostra cultura e le
altre vi sia un confronto tra intelleffuali di diversa estrazione
sociale, di provenienza culturale e di differenti
nazionalità. È stato un successo straordinario, ogni
anno circa mille intelleffuali di tante nazioni si confrontano,
per la prima volta, su un piano culturale paritario. il concorso
ha dato la possibilita di emergere a tanti artisti Rom, e
soprattutto a permesso l 'incontro tra tanti rom e gage. E'
servito inoltre a creare un identita sovranazionale, ossia un vero
e proprio movimento di rivendicazione.
- - La tua opera artistica va dalla musica, al
teatro, alla poesia, caratteristica degli artisti rom e lo
sperimentare diverse forme d'arte contemporaneamente.
- --La versatilità romaní è
una caratteristica di questo popolo. D'altra parte gli stessi
pochi artisti rom affermati essendo coscienti di essere dei
privilegiati, e consapevoli che il lavoro di valorizzazione della
cultura romani è importante, si danno a diverse
attività. Il fatto stesso che sia un campo vergine diventa
uno stimolo enorme. L'attivismo di tanti Rom nasce dall'esigenza
di evitare che il nostro patrimonio culturale vada perduto.
- - Negli ultimi trent'anni si è
verificato il passaggio dall'oralità alla scrittura alla
scrittura. Pensi che la tua sia ancora una "cultura della memoria"
?
- --Il termine "cultura della memoria" ci
è stato imposto, non potendo soggiornare stabilmente in un
luogo, costretti a spostarsi continuamente, i Rom sono rimasti
analfabeti solo recentemente hanno cominciato ad esprimersi come
gli altri. I primi pionieri della scrittura si sono affidati alla
poesia perché avevano bisogno del mezzo piu diretto per
esprimersi, per evitare ancora una volta la frustrazione di non
essere compresi. Di qui la necessità di usare un linguaggio
molto semplice e lineare. La nostra è una lingua pratica,
non letteraria tanto meno aulica, da questo punto di vista
più povera rispetto ad altre lingue. Ma è ricca di
suggestioni, ogni parola possiede mille significati, a seconda del
supporto psicologico che la sorregge, qui nasce la ricchezza della
poesia romani. Caratteristiche universali della poesia romanes
sono: l'immediatezza, il senso ritmico e la musicalità, la
semplicità. La volontà di essere semplici nasce
dall'esigenza di essere capiti. La musicalità vuole
nascondere in qualche modo le emozioni. L'immediatezza serve ad
esprimerle e ad aprire la possibilita di un dialogo con il mondo
non-rom: questa è la poesia romani. In dieci secoli il Rom
non ha avuto mai tempo e modo di potersi fermare e riflettere sul
mondo, gli uomini, la natura, la vita: i grandi temi che da sempre
attanagliano l'umanità. Oggi anche lui ha conquistato gli
strumenti, la conoscenza c'é sempre stata, mancavano i
mezzi lefferari per esprimersi, io mi sento davvero un pioniere .
Mi auguro che la situazione si trasformi, verso la prospettiva di
un villaggio globale, e di una società
multiculturale.
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