Santino Spinelli

nome italiano di Alexian, musicista Rom di fama internazionale, 35 anni, nato a Pietrasanta (Lucca), vive a Lanciano (Chieti), tre figli, un maschio e due femmine

 

 

 

Mio padre e del 1937 e io sono nato durante uno degli spostamenti stagionali che la mia famiglia effettuava regolarmente dall'Abruzzo verso il Nord Italia. Io e mio padre abbiamo sempre vissuto insieme tranne il periodo in cui ho prestato il servizio di leva e il primo periodo trascorso a Bologna all'Università. Ho preferito tornare dopo un anno a casa dando solo gli esami a Bologna, dove di recente mi sono laureato. Non sono stato con mio padre solo nei periodi di vacanza e nei viaggi per i concerti. Ancora oggi che sono sposato e ho tre figli, io e mio padre viviamo insieme in una grande casa e sarà così fino alla fine dei nostri giorni. Da piccolo seguivo mio padre in tutte le sue attività. Era venditore di cavalli nelle fiere, li vendeva sia ai Rom che ai Gaggé (non rom), poi venditore di automobili. Nella mentalità romaní non vi è separazione fra il mondo degli adulti e quello dei bambini, per cui ho sempre condiviso la realtà di mio padre nei momenti felici e in quelli tristi, così come le mie cinque sorelle hanno condiviso quella di mia madre, con cui nell'infanzia praticavano il manghel, la questua. La questua o elemosina o accattonaggio è, primo, una maniera molto forte di dire ai Gaggé': "Esisto anch'io!" e, secondo, è una forma di resistenza passiva nei confronti della società maggioritaria. L'accattonaggio è venuto fuori quando le repressioni contro i Rom sono diventate sistematiche. Il popolo Rom non poteva controbattere con le armi essendo l'unico popolo al mondo a non avere mai dichiarato guerra a nessuno perché, essendo nomadi, non ha mai avuto la necessità di un territorio e non ha mai dovuto sopraffare alcun altro popolo per mettere se al suo posto. I Rom avevano capito che per i Gaggé la mendicità era una grande vergogna e per far comprendere loro che non avevano intenti bellicosi avevano ripiegato su un atteggiamento apparentemente umile, ma che in realtà cela una fortissima resistenza alla sottomissione e all'arroganza del potere che ti elimina perché diverso. L'accattonaggio nella mia famiglia é stato smesso quando l'attività di papa' e andata meglio e la conflittualità con i Gaggé é diminuita. Nelle famiglie romanès ci sono tre tipi di educatori: i nonni i genitori e i fratelli maggiori. Dai nonni si apprende la storia recente e la tradizione, dai genitori si apprendono la cultura e il rispetto per se stessi e gli altri, i fratelli maggiori rappresentano l'anello di congiunzione fra il mondo degli adulti e quello dei piccoli. Questo insieme di relazioni dà coesione e sicurezza di fronte alle minacce esterne. Oggi mio padre è il mio miglior confidente e un collaboratore prezioso e instancabile. Sostiene attivamente tutte le mie iniziative e spesso mi segue nei concerti. Lo stesso mia madre: da veri Rom vivono intensamente e passionalmente tutto ciò che mi riguarda. I miei genitori, particolarmente mio padre, sono stati sempre presenti nella mia vita. Se mio padre fosse un personaggio di un mito Gaggé sarebbe il dio Thor per la sua eroicità, sarebbe il Gatto con gli stivali per la sua astuzia e abilità, e l'attore Schwarznegger per la sua forza e il suo coraggio; e se fosse una musica sarebbe la Nona di Beethoven, per la sua maestosità! Mio padre mi ha dato tantissimo, soprattutto considerando le condizioni in cui ha dovuto gestire la sua vita e quella della nostra famiglia, perché si é fatto carico anche degli zii e dei nonni: mi ha permesso lo stesso di studiare sia la musica che a scuola e di realizzarmi nella vita e nella mia professione, ma in particolar modo mi ha trasmesso un grande valore: la famiglia. Il mio successo artistico e la mia laurea vanno divisi anche con lui. Quanto a me, io credo di aver dato a mio padre tante soddisfazioni e di aver realizzato ciò che a lui e stato negato dalle circostanze: suonare la musica, e studiare: egli ha sempre dovuto pensare a tutti fratelli e le sorelle, ai genitori entrambi malati di tumore, in un dopoguerra fatto di miseria e di stenti, un periodo duro per tutti, ancora di più per i Rom. È stato terribile: se gli altri, i Gaggé, non avevano lavoro, figuriamoci noi; era difficile anche il contatto tradizionalmente più facile con il contadino, perché anche vendere il bestiame, i cavalli o le mucche al contadino veniva meno in quanto anche lui stava malissimo, era senza denaro. Per questo, forse, mio padre segue la mia attività con grande passione. Tutto ciò mi gratifica immensamente. Fondamentalmente io e mio padre abbiamo sempre vissuto insieme in sintonia e non c'é nulla che non avrei voluto dirgli o che avrei voluto sentire da lui. Se oggi la nostra esistenza è soddisfacente a livello familiare è la logica conseguenza di un ottimo rapporto. Mio padre ha sempre rispettato e sostenuto le mie scelte, io ho sempre rispettato la sua etica. L'etica dei Rom: 1) rispetto del capofamiglia 2) il padre decide per tutti, sempre. Ma mio padre mi ha lasciato autonomia; 3) bisogna onorare i parenti e gli ospiti; 4) bisogna avere orgoglio della lingua e delle tradizioni Rom; 5) bisogna evitare il più possibile il conflitto con i Gaggé. A queste regole mio padre ha aggiunto l'esempio della sua relazione positiva con i Gaggé abruzzesi. Del resto l'Abruzzo e il Sud dell'Italia, specie il Regno di Napoli, sono stati e sono molto meno razzisti di altre regioni, come un tempo il Ducato di Milano e la Repubblica di Venezia. Il rapporto fra mio padre e mio nonno è stato sostanzialmente lo stesso che mio padre e io viviamo oggi nonostante siano state diverse le condizioni economiche e sociali di allora. Il rispetto per la figura paterna in una famiglia patriarcale è la base per qualsiasi altra espressione di vita. Mio padre è dotato di tre grandissime e invidiabili qualità: l'intelligenza, che gli ha dato l'opportunità di superare tutte le difficoltà della sua vita conservando un equilibrio straordinario; la generosità, che gli ha permesso di guadagnarsi il rispetto di tutta la sua famiglia, e il coraggio, che gli ha procurato il rispetto degli altri rom, e dei Gaggé. Il rapporto con i miei figli é basato su un grandissimo affetto, simile a quello che mio padre aveva per me, ma é diverso perché per i miei figli io rappresento spesso un amico, visto che gioco moltissimo con loro. I miei figli (7 anni il maschio, 4 e 2 anni le bambine) hanno una vita completamente diversa da quella della mia infanzia: a una vita semi nomade è subentrata la sedentarietà, entrata per la prima volta nella mia famiglia da quando io sono andato a scuola: mio padre con generosa lungimiranza allora si è fermato, e poi oggi la televisione fa sentire la sua influenza anche sui bambini Rom. I bambini di oggi sono più svegli e ricettivi rispetto a quelli della mia infanzia, per questo preferisco essere un educatore e una guida per i miei figli piuttosto che un'autorità. Un personaggio favoloso che io impersono agli occhi dei miei figli? Credo di essere Peter Pan, forse perché è il personaggio dei cartoni animati che loro prediligono. Se dovessi identificarmi con un genere musicale non avrei esitazioni: per loro io sono la musica romaní. Io e mia moglie abbiamo compiti diversi e ruoli che restano sostanzialmente divisi; e soprattutto mia moglie che si prende cura dei bisogni pratici dei bambini, del resto la mia intensa attivati professionale mi porta spessissimo fuori di casa. Comunque non faccio mai mancare il mio contributo per ciò che riguarda le pappe e le ninne, ma soprattutto li porto al parco giochi e sono addetto a tutti i loro svaghi. Ricordo soprattutto la nascita del primo figlio: un'emozione fortissima e una gioia intensa. Appena uscita dalla sala parto, l'ostetrica mi ha messo in braccio il bambino e una felicità indescrivibile mi ha assalito nel vedere quella piccola parte di me muoversi al di fuori del mio essere. Un'emozione indelebile. I bambini di oggi sono più "cresciuti" rispetto a quelli della mia infanzia, hanno una maggiore capacità di esprimersi e ciò permette di avere un dialogo aperto con loro. È inutile raccontare a un bambino di 7 anni che i neonati li porta la cicogna, sanno perfettamente che cos'é una gravidanza e da che cosa é determinata. Fra i Rom, i bambini più grandi già fanno da genitori ai piccoli e c'é molta franchezza nel loro dialogo. Nel mondo rom c'é molto tabù sul sesso e proprio per questo tabù non si parla mai ai figli di sesso i bambini arrivano a capire presto tutto; c'é molta precocità sessuale perché spesso i bambini fino a 7 anni girano nudi, scalzi, la sensualità è più forte. I bambini oggi chiedono moltissimo soprattutto in termini materiali. Qui giocano un ruolo fondamentale gli influssi della televisione; i bambini non hanno senso dello spreco e questo è un fattore negativo. I bambini chiedono sempre di più ed è sempre più difficile accontentarli. Tuttavia ho un rapporto soddisfacente con i miei figli e non c'é niente in particolare che vorrei sentirmi dire o dare da loro. Spero solo che nella vita possano realizzarsi e che evitino il più possibile dispiaceri o errori che possano danneggiarli. La loro soddisfazione è la mia, la loro realizzazione è la mia. Come padre non posso che augurargli ogni bene. Quel che chiedo loro esplicitamente è il rispetto per se stessi, fra di loro, per noi genitori e per i nonni. Questo credo sia basilare per vivere armoniosamente, in famiglia innanzitutto e poi anche con gli altri. Nell'educazione familiare romaní l'autonomia dei più piccoli è molto importante. Un bambino Rom è già molto autonomo a due, tre anni. Il genitore Rom non è mai autoritario. Quella che i Rom picchiano i loro figli è una delle più grandi menzogne inventate contro il nostro popolo: qualsiasi rom adora i propri figli. Per i Gaggé la questua con i bambini è uno sfruttamento, per i Rom è necessaria per vivere. Poiché non esiste divisione tra il mondo dei piccoli e quello degli adulti, se la madre va a domandare l'elemosina anche il bambino va non abbiamo nidi o asili. Quel che offro ai miei figli? La mia esperienza di vita, i miei sentimenti, il mio affetto, la mia cultura romaní. Cerco, quanto più e possibile, di far vivere i miei figli in condizioni ottime da un punto di vista affettivo, economico, sociale e culturale. Cerco sempre di evitare di fare io qualcosa al posto loro, preferisco insegnare loro a farlo. È l'unico modo per farli crescere e responsabilizzarli oltre che gratificarli. Tutt'al più posso dare dei suggerimenti o dei consigli, ma le loro cose devono farle loro. Per il momento sono ancora molto piccoli, ma per quanto possibile cerco di presentare un quadro del mondo in chiave positiva. Questo crea speranze e stimoli. È chiaro che non tutto funziona nella vita e occorre avvertirli dei pericoli e delle insidie che possono presentarsi. I miei figli devono imparare che nel mondo non tutto è negativo così come non tutto è positivo. Devono essere in grado di mediare e di affrontare le situazioni, per questo occorre essere positivi e ottimisti. Il modo più semplice per stimolare i figli ed evocare il senso delle loro risorse credo sia l'esempio pratico, diretto, quello della propria esperienza. Un'azione esemplare vale più di tante sterili ciance e i bambini hanno un senso d'imitazione straordinario. È chiaro che bisogna dargli l'opportunità di scegliere, ma partire dall'esperienza e dall'esempio positivo del genitore credo sia un fatto imprescindibile. Sono felice di essere padre di tre stupende creature che mi stimolano a essere coerente col mio lavoro e danno forza alla mia vita. Senza di loro perderei un sacco di stimoli, e un motivo di orgoglio immenso.

 

 

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