il manifesto 23 Febbraio 2000

SCUOLA CONTRATTO

Berlinguer tiene duro ma prende tempo
Da oggi la legge di parità è alla camera per il varo definitivo

- COSIMO ROSSI - ROMA

U n titolo sparato sul nulla". E' furioso il ministro della pubblica istruzione Luigi Berlinguer per la prima pagina del Messaggero di ieri, che annunciava la riapertura del contratto della scuola dopo la mobilitazione dei docenti contro l'ipotesi della differenziazione salariale. "Il titolo è falso. Inventato", dice il ministro. Che non ci pensa proprio a smontare il contratto, ma pensa semmai a discuterne le modalità di attuazione. Sempre con la dovuta calma, però. Scivolando addosso ai docenti Berlinguer ha infatti acutizzato un mal di scuola che già serpeggiava; e anche a causa delle "riforme" del centrosinistra: dall'autonomia, ai cicli, alla parità che da oggi è a Montecitorio per l'approvazione definitiva. Una "maalessere profondo" ravvisato anche il segretario della Quercia Walter Veltroni in un articolo su Repubblica. A riprova che sulla scuola il centrosinistra è forse arrivato a un passaggio chiave.

"La discussione tra governo, sindacati e docenti è appena cominciata - smentisce il Messaggero Berlinguer - Siamo solo ai primi contatti". Di qui a ridiscutere il contratto, comunque, non se ne parla. Rispondendo all'interrogazione del senatore del Prc Giovanni Russo Spena durante il question time a palazzo Madama, il ministro ricostruisce le tappe che hanno portato il governo ad azzerare il cosiddetto "concorsone". Le due obiezioni di fondo in cui si è imbattuto Berlinguer sono state quella contro l'istituto del trattamento economico differenziato e quella che contestava le modalità della prova. Buona la seconda, scartata la prima: "Il governo ribadisce che l'introduzione di un principio di differenziazione costituirebbe una novità importante per la qualificazione professionale, affidata non solo ad automatismi di anzianità".

Il contestato articolo 29, insomma, per il governo resta valido. Si apre invece una fase di confronto e di discussione sulle modalità di attuazione. "Una fase di ascolto", la chiama Berlinguer. Che non sarà certo breve, visto la brutta prova da metabolizzare. E neppure pacifica, visto che restano in piedi le obiezioni dei Cobas e degli altri sindacati autonomi che contestano l'istituto contrattuale delle differenziazione salariale. E in attesa della convocazione al ministero i Cobas stanno dunque organizzando nuove inziative di lotta nelle scuole.

La partita sembra comunuqe destinata a restare aperta almeno fino a dopo le regionali. E non solo per lo scontato opportunismo elettorale della maggioranza, che non intende inimicarsi oltre il corpo docente. Con la mobilitazione dei prof è infatti traboccato il vaso rotto della scuola. Il segretario del Ds Veltroni ha letto nella manifestazione "la spia più elequonte" della necessità di trovare consenso sulle riforme in campo scolastico. Veltroni risponde rilanciando il pirmato della scuola pubblica rispetto alla mercantilizzazione voluta dal Polo, ma nella versione della parità che porta al rango di pubblico anche il privato e dell'autonomia che permette di trovare risorse aggiuntive. Chiude con una "provocazione paradossale" per gli inseganti, Veltroni, citando il Don Milani che diceva: "Io vi pagherei a cottimo , un tanto per ragazzo che impare tutte le materie".

Non lo scrive Veltroni, ma nell'articolo in cui riconosce che gli insegnanti hanno vissuto come "insopportabile umiliazione" l'idea del "concorsone" il segretario ds centra inavvertitamente anche il tappo che il centrosinistra ha sempre messo alle riforme della scuola: la mancanza di consenso e partecipazione attiva dei soggetti interessati: docenti e studenti. La Cgil scuola ha cominciato a cogliere questo punto. Sono infatti due le priorità indicate dal segretario Enrico Panini: una risposta politica e non solo contrattule per "coinvolgere i docenti nei processi di riforma" e una "consultazione vincolante di tutta la categoria" al termine del confronto sul contratto. In questo caso l'occasione per discutere di scuola potrebbe anche rivelarsi concreta e proficua. Altrimenti prevarrà solo l'eccesso di delega al governo che finora ha caratterizzato il centrosinistra.