LE LINEE GUIDA PER IL PROGRAMMA:
Rifondazione Comunista
presenta il suo programma per il Lazio
Il lavoro, l'occupazione costituiscono le
priorità assolute dell'azione di governo nella Regione, con particolare attenzione
all'occupazione giovanile e al lavoro femminile.
Ciò comporta, in primo luogo.
a) L'attivazione di un piano coordinato e intersettoriale orientato a
creare in tempi brevi nuovi lavori stabili nei settori della manutenzione del
territorio nella riqualificazione ambientale, nello sviluppo delle attività di
tutela e valorizzazione dei beni culturali, che sia la base di una
programmazione organica dello sviluppo del territorio regionale, incentrato
sulla valorizzazione delle reali potenzialità dei territori e che contrasti con
la parcellizzazione degli interventi o la realizzazione di iniziative
estemporanee risultanti in contraddizione con le linee di sviluppo di valenza
territoriale.
b) La stabilizzazione con contratti a tempo indeterminato, di tutti i
lavoratori e lavoratrici impegnati nei progetti Socialmente Utili e nei lavori
di Pubblica Utilità, anche utilizzando tutte le possibilità nella Pubblica
Amministrazione.
c) La finalizzazione di tutte le risorse finanziarie disponibili, sia
regionali che nazionali ed europee esclusivamente a quelle imprese pubbliche o
private, che si impegnino a sviluppare occupazione stabile e al rispetto delle
norme contrattuali e di sicurezza sul lavoro e all'osservanza delle norme a
tutela dei diritti contrattuali delle lavoratrici.
d) La selezione delle attività di formazione e riqualificazione
professionale orientata agli sbocchi professionali certi.
e) Il potenziamento delle strutture di vigilanza e di controllo
finalizzate alla sicurezza e alla tutela della salute nei posti di lavoro, con
particolare attenzione agli specifici problemi relativi alla salute della
donna.
In questo quadro il ruolo dell'Agenzia Regionale per lo Sviluppo deve
marcare una totale discontinuità rispetto alla vecchia FILAS e caratterizzarsi
come promotore di progetti capaci di rafforzare la struttura produttiva della
Regione anche attraverso il ruolo attivo degli enti locali e delle agenzie e
delle aziende, pubbliche che operano nei diversi settori.
La sicurezza sociale dovrà costituire l'obiettivo di qualità per un
governo regionale che, nella legislatura compiuta, ha dato alla regione gli
strumenti di programmazione che vedano partecipi e protagonisti le Province e i
Comuni.
Elementi fondamentali sono certamente:
a) La politica della casa sviluppando la linea del recupero e del riuso
e portando a compimento la riforma degli IACP specialmente quelli di Roma e
Provincia.
b) L'estensione della rete di servizi all'infanzia e all'adolescenza e
un piano per il sostegno alle iniziative culturali e sociali dei giovani. In
questo quadro è necessario ricondurre la attività del cosiddetto "settore
no profit" nel quadro di una politica che veda gli enti locali promotori
di servizi e organizzatori degli stessi e non soltanto stazioni appaltanti per
le cooperative sociali.
c) L'estensione della rete di servizi per la terza età, sia sotto forma
di "assistenza domiciliare" sia promuovendo la realizzazione di
luoghi di residenza, di socializzazione e di attività per gli anziani
autosufficienti, come indicato nella Convenzione firmata con le Associazioni e
i Sindacati dei pensionati.
d) La attivazione di politiche di accoglienza verso i lavoratori
immigrati rendendoli partecipi pienamente dei diritti di cittadinanza (salute,
formazione, abitazione, previdenza), che siano concretizzate anche con la
chiusura dei centri lager, come quello di Ponte Galeria.
e) L'ulteriore sviluppo e qualificazione della rete di servizi sanitari
secondo le linee del Piano regionale in modo da garantire a tutti i cittadini
un livello di servizi adeguati nella qualità e nella quantità in tutto il
territorio regionale. In particolare va posta la massima attenzione al problema
dell'applicazione della Legge 194, che tocca un aspetto fondamentale della
salute delle donne e del diritto all'autodeterminazione. Per questo è opportuno
riconsiderare la dimensione delle Aziende Sanitarie Locali in rapporto alle
problematiche territoriali; il Piano Sanitario regionale deve continuare a
sviluppare e qualificare la sanità pubblica in tutte le specializzazioni, sia
attraverso le strutture ospedaliere che con opportuni e diffusi presidi
sanitari, contrastando processi espliciti o striscianti di privatizzazione.
f) L'attività di prevenzione, deve costituire in tutti i settori la
funzione principale che occorre sviluppare attraverso un piano coordinato tra
tutte le ASL della Regione.
g) Un piano regionale orientato alla tutela dei diritti degli animali e
specificamente rivolto alla
prevenzione del randagismo e alla custodia ed accoglienza in strutture
sanitarie e di rifugi adeguati.
Lo sviluppo sostenibile della Regione Lazio deve essere guidata da
politiche di incentivazione e disincentivazione che siano finalizzate ad
accrescere la capacità produttiva della Regione senza compromettere la qualità
ambientale, territoriale e paesistica.
Per questo è necessario che:
a) i piani di settori non siano sottoposti a tensioni e variazioni che
ne snaturino la funzione di equilibrata distribuzione dei pesi e delle
potenzialità; in questo quadro va data piena attuazione del piano di sviluppo
agricolo regionale e alla legge sulla biodiversità. La legge Urbanistica, il
Quadro Territoriale di Riferimento e il prossimo Piano Territoriale Regionale
Generale, insieme al nuovo Piano Territoriale Regionale Paesistico devono costituire
gli strumenti guida dello sviluppo sostenibile nella nostra regione. In questo
quadro, il piano regionale del Commercio e il piano delle aree produttive
devono rappresentare strumenti capaci di tutelare il commercio al dettaglio, il
piccolo commercio, la piccola e la media impresa e l'artigianato nel rispetto
dei diritti dei lavoratori dipendenti e del diritto dei cittadini a servizi e
produzioni di qualità e a prezzi compatibili.
b) La politica dei trasporti, saldamente ancorata sulla società pubbliche,
sia orientata allo sviluppo del trasporto su rotaia, per passeggeri e merci, e
volta a rafforzare sistema a rete nella Regione contro la logica radiale che
vede Roma al centro del sistema con costi sociali e ambientali insostenibili
per la città e la regione.
c) Il piano energetico regionale sia prioritariamente orientato al
risparmio energetico e alla cogenerazione e allo sviluppo delle tecnologie a
minimo impatto ambientale;
d) piano regionale dei rifiuti sia ridefinito e ancorato saldamente
agli obiettivi di:
· riduzione dei volumi dei rifiuti (imballaggi, confezioni, vuoti a
perdere, etc.)
· raccolta differenziata spinta incentivata da una opportuna politica
tariffaria in grado di sostenerla orientando i comportamenti individuali;
· formazione e organizzazione delle attività di recupero e riciclaggio
di tutti i materiali (carta, legno, plastica, metalli, etc.) e destinazione dei
residui opportunamente trattati, alla rinatularizzazione delle aree compromesse
e agli usi agricoli adeguati;
· in questo quadro la regione deve inibire la realizzazione dei
cosiddetti termovalorizzatori che costituiscono, oltre ad una possibile fonte
di grave inquinamento ambientale e di danno alla salute pubblica, una
alternativa alla politica di riduzione dei rifiuti, di raccolta differenziata e
di riciclaggio dei materiali;
e) il piano di sviluppo delle attività produttive che orienti la
localizzazione degli interventi nelle aree opportunamente predisposte e
soprattutto verso i costituendi "poli tecnologici" promuovendo la
costituzione di zone produttive integrate. Nel piano di sviluppo integrare un
intervento regionale che preveda la riconversione delle aree industriali
dismesse con un programma di riconversione degli eventuali lavoratori
coinvolti.
Per questo è necessario che:
· le aree artigianali vengano opportunamente attrezzate in forma
consortile con servizi a rete di tecnologia avanzata e dotati di criteri di
assistenza in grado di sgravare il singolo artigiano di compiti burocratici e
organizzativi insostenibili per la gestione aziendale;
· siano sostenute le forme di integrazione tra le attività agricole e
quelle di trasformazione industriale che garantiscano alta qualità,
valorizzazione della biospecificità naturale, collegamento con i mercati di
consumo.
La programmazione democratica deve costituire il metodo ordinario di
governo della Regione.
Ciò è tanto più importante a fronte delle competenze e dei poteri
trasferiti dallo Stato e al ruolo primario delle Regioni nell'uso dei programmi
comunitari e nell'indirizzo delle funzioni degli Enti Locali. Lo sviluppo di
questo metodo di governo è necessario per assumere programmaticamente gli
obiettivi di priorità indicati ed evitare che siano i poteri forti o le
rappresentanze degli interessi a determinare l'uso delle risorse. L'alternativa
al neoliberismo e alle sue forme perverse di concertazione corporativa può e
deve essere costruita attraverso un sistema di governo regionale attento alle
ragioni e alle domande dei più deboli ed in grado di dare ad essi le risposte adeguate.
A questo fine occorre agire affinché:
il governo regionale superi la parcellizzazione tuttora forte degli
interventi e delle competenze e orienti la propria azione su piani di valenza
territoriale.
· Le strutture dipartimentali e operative dell'Amministrazione,
attraverso una adeguata definizione della legge n. 25\97, siano riorganizzate
in funzione degli obiettivi da raggiungere e non delle competenze burocratiche;
· Sia attivato il Comitato Regionale per la Programmazione Economica e
venga adottato il Piano Regionale di Sviluppo Sostenibile;
· Siano attivati i Comitati Interassessorili sulle materie che
investono competenze plurime e integrate.
LAVORO E SVILUPPO
Costituzione di un fondo per l'occupazione da finanziarsi annualmente
nelle leggi di bilancio per interventi tesi a favorire la creazione di nuova
occupazione. Tutte le risorse comunitarie, statali e regionali per
l'occupazione e il lavoro (comprese quelle relative alla formazione
professionale) dovranno confluire nel fondo per una gestione organica e
pianificata degli interventi.
La gestione del fondo dovrà essere realizzata attraverso: una
programmazione di medio periodo (triennale) mediante un piano regionale per il
lavoro e l'occupazione (PRLO) e una programmazione attuativa di breve periodo
(annuale) collegata alla legge di bilancio con la specificazione degli
obiettivi e delle modalità degli interventi.
Occorrerà articolare nell'ambito dei programmi i progetti relativi a
nuovi posti di lavoro specie nella difesa e tutela del territorio, nella
gestione delle risorse culturali e nelle nuove attività produttive di
sviluppo-compatibile.
L'accesso al fondo sarà permesso a quanti osserveranno, come per le
altre misure del presente programma, le leggi in materia di sicurezza sul
lavoro, contratto di lavoro, norme previdenziali e assicurative, a pena di
revoca, e di reintegro nelle casse della regione in caso di inadempienza.
Il PRLO potrà articolarsi sui seguenti assi:
Interventi atti a tutelare la
· Crezione di nuova occupazione: finanziamento di progetti con enti
locali, enti pubblici e nuove imprese giovanili e femminili per azioni di
tutela e risanamento ambientale, servizi aggiuntivi di assistenza e cura delle
persone, valorizzazione del patrimonio culturale.
· Qualificazione e riconversione professionale della forza lavoro:
orientamento del sistema della formazione professionale verso le effettive
esigenze della qualificazione dello sviluppo e dell'occupazione anche
attraverso una integrazione funzionale con gli organismi pubblici del mercato
del lavoro (agenzie regionali per l'impiego, centri per l'impiego, osservatorio
occupazione) nati con la riforma del collocamento.
· Trasferimento alle Province della gestione del sistema di formazione
professionale: la Regione dovrà riservarsi compiti di programmazione, di
indirizzo, di controllo e di distribuzione territoriale delle risorse. In
questo modo è più agevole integrare le funzioni relative al collocamento
pubblico, trasferite alle province, con il sistema della formazione
professionale.
· Contrattazione programmata.
1. Approvazione a condizione che siano garantiti i diritti contrattuali
e le norme urbanistiche che governano il territorio.
2. Predisposizione e applicazione di una metodologia di formazione del
bilancio tale da consentire una valutazione delle ricadute occupazionali di
ogni singolo intervento regionale (istituzione del VIO, valutazione
dell'impatto occupazionale).
3. Inserimento in ogni atto amministrativo o legislativo che preveda
l'erogazione di contributi alle imprese o la fornitura di beni e servizi agli
enti pubblici di una clausola relativa al rispetto dei contratti collettivi di
lavoro e delle norme di sicurezza a pena di revoca dei contributi o
dell'appalto.
4. Ricomposizione del sistema dei processi produttivi con il
riassorbimento delle attività esternalizzate.
5. Per superare il precariato, la condizione salariale e l'utilizzo
della forza lavoro di tipo anomalo, occorre garantire stabilità e diritti
contrattuali agli LSU, anche mediante l'assunzione negli enti pubblici, con
apposite quote, ed in generale con la qualificazione e la stabilizzazione delle
attività, secondo un intervento nazionale che preveda un ruolo attivo delle
Regioni, tenendo conto della proposta articolata che avanziamo nell'apposito
titolo LSU/LPU.
LAVORI SOCIALMENTE UTILI E DI PUBBLICA UTILITA'
Al fine di incentivare l'impiego in modo stabile dei lavoratori
impegnati in lavori socialmente utili e di pubblica utilità la Regione Lazio
s'impegna a concordare con il Governo l'erogazione d'incentivi non inferiori a
quelli previsti per le imprese private e le imprese cooperative (art. 4 D.L.vo
468/97) anche per le Regioni, gli Enti locali, gli Enti Pubblici, gli Enti
d'emanazione pubblica, le Aziende Municipalizzate, le Società Multiservizi e le
S.p.A. Pubbliche.
Nei primi 4 mesi della VII° legislatura la Regione, in accordo con gli
Enti e le Aziende di cui sopra varerà un piano straordinario per l'occupazione
nel quale realizzare l'inserimento in pianta stabile dei lavoratori impegnati
nei progetti LSU/LPU attraverso chiamata numerica fino alla 4° qualifica,
concorsi riservati per titoli ed esami fino all'esaurimento del bacino e fino
al completamento delle piante organiche, comprensive degli attuali LSU/LPU
nella misura del:
- 50% nella Regione Lazio
- 30% Agenzia dei Parchi
- 30% nella Formazione Professionale
- 50% nell'Istituto Autonomo Case Popolari
- 40% nelle Aziende di emanazione Regione (ARPA, ADISU)
- 30% nelle ASL e delle Aziende Ospedaliere
- 40% nelle Province
- 30% nelle biblioteche pubbliche
- 50% all'ANAS
- 30% E.P.T.
- 40% nei Comuni e nelle Comunità Montane
- 50% nelle Aziende Municipalizzate e nelle S.p.A. Pubbliche (COTRAL,
ATAC, ACEA, AMA)
- 50% negli Enti gestori delle aree protette (Parchi pubblici, Regionali
e provinciali)
- 40% nelle Scuole e nelle Università
- 100% nelle Società Multiservizi Pubbliche di nuova costruzione
La Regione:
farà incontri con gli Enti Pubblici (INPS, INPADAR ecc.) per verificare
la disponibilità a riservare nelle assunzioni da parte degli stessi una quota
per i lavoratori LSU/LPU.
Sulla base dei propri indirizzi programmatici varerà un programma di
formazione professionale finalizzato alla stabilizzazione occupazionale dei
lavoratori provenienti dai progetti LSU/LPU;
approverà la proroga d'ulteriori 12 mesi per i lavoratori LSU/LPU
rimasti nei progetti, prevedendo successive proroghe fino all'esaurimento del
bacino e realizzando per gli stessi la trasformazione dell'idennità in salario
contrattuale con copertura assicurativa di tutti i periodi anche pregressi;
varerà un regolamento per il riconoscimento dei diritti sindacali e di
rappresentanza per i lavoratori LSU/LPU a pari di tutti gli altri lavoratori.
PIANO ENERGETICO
Il Piano Energetico Regionale dovrà tenere conto di alcuni punti
fondamentali legati alla produzione di energia nel Lazio che possono essere
così sintetizzati:
· forte dipendenza dai prodotti petroliferi e conseguente vulnerabilità
del sistema energetico;
· una quasi totale assenza di fonti rinnovabili di energia;
· un intollerabile impatto ambientale dei sistemi di produzione legato
soprattutto alle percentuali di inquinanti immessi nell'atmosfera;
· una percentuale di consumi energetici per abitante, nel Lazio,
inferiore del 16,5 % rispetto alla media nazionale.
Il Piano energetico dovrà quindi prevedere una rimodulazione del
bilancio energetico basato sulle reali necessità del Lazio con gli obiettivi
imprescindibili della tutela dell'ambiente, dello sviluppo delle fonti
energetiche rinnovabili, dell'uso razionale dell'energia ed il risparmio
energetico, attraverso la tutela e la crescita dei livelli occupazionali.
Una tale rimodulazione non può non tenere conto della necessità di un
forte ridimensionamento del settore termoelettrico da cui dipende la quasi totalità
della produzione di energia elettrica (96,4%), a favore di "produzioni
pulite" di energia quali: eolico, minidraulica, solare. Nell'immediato
appare necessario garantire l'alimentazione esclusivamente a metano della
centrale ENEL di Montalto di Castro (oggi alimentata ad olio combustibile) e
contestualmente procedere alla riduzione della taglia sull'intero polo
energetico Montalto-Civitavecchia.
La valutazione negativa derivata dall'esperienza maturata nella
provincia di Viterbo con la centrale geotermica di Latera induce ad un
ripensamento dell'utilizzo della geotermia che si è rivelata una fonte
energetica di forte impatto sulla qualità della vita delle popolazioni e sulle
politiche di sviluppo dei territori interessati.
Va inoltre esclusa qualsiasi ipotesi di utilizzare i rifiuti come fonte
di produzione di energia in quanto l'unico bilancio energetico conveniente in
questo caso è il riuso ed il riciclo dei materiali.
Si può oggi bloccare la crescita di nuovi impianti con una seria
politica di efficienza nell'uso finale.
E' possibile cioè soddisfare la crescita prevista della domanda
investendo in tecnologie efficienti anziché alimentare tecnologie inquinanti e
pericolose per la salute e l'ambiente.
L'utilizzo ad esempio di motori a frequenza variabile (nei settori
interessati) potrebbero consentire risparmi molto consistenti (dal 30 all'80% a
seconda delle applicazioni) sia in termini energetici che economici. E'
necessario costruire un "sistema di convenienze" che renda
vantaggioso per tutti l'investimento in efficienza, riconoscendo, agli
investimenti in tecnologie efficienti rispetto all'uso finale, pari valore e
opportunità rispetto alla costruzione di nuovi impianti di produzione elettrica.
Rinnovare il parco delle tecnologie d'uso dell'elettricità è peraltro
un'occasione di innovazione tecnologica per l'industria. Spostare le risorse
economiche dalla costruzione di impianti allo sviluppo delle tecnologie
efficienti, può creare molti posti di lavoro, da 2 a 3 volte secondo l'analisi
condotta da Greenpeace a livello europeo.
Un'attenzione particolare va riservata alla formazione nel campo delle
energie alternative, così come avviene in altre regioni italiane (es. parco dei
venti in Abruzzo).
POLITICHE SULLE AREE NATURALI PROTETTE
La gestione e lo sviluppo del sistema delle Aree Naturali Protette
(Parchi e Riserve Naturali) del Lazio (LR 29/97), dovrà essere parte integrante
delle politiche di assetto territoriale e di sviluppo socio-economico ed occupazionale.
Per rilevanza territoriale e pluralità di aspetti e convergenze
settoriali, il sistema delle Aree Naturali Protette della Regione dovrà essere
oggetto di definizioni politico-programmatiche coordinate e pluriennali da
parte della Giunta reguionale, entro sei mesi dal suo mandato.
A tale scopo dovrà esere approvato un Piano Regionale delle Aree
Naturali Protette.
Piano Regionale delle Aree Naturali Protette
Il Piano, già previsto nella LR 29/97, dovrà essere adottato entro 12
mesi e dovrà realizzare tre obiettivi prioritari:
· pianificazione territoriale
· qualità ed efficacia gestionale
· rispondenza/sostenibilità "strategica" delle finalità
ecologiche e sociali del sistema e delle singole Aree
Il Piano, come parte integrante del Quadro di Riferimento Territoriale
Regionale, dovrà essere recepito in termini di salvaguardia ambientale ed
integrazione degli indirizzi programmatrici già previsti. Per l'attuazione del
Piano, ossia per la realizzazione dei suoi obiettivi, è indispensabile un impegno
programmatico regionale che dovrà adempiere almeno ai seguenti punti
essenziali.
Riordino e Istituzione di Aree Naturali Protette
Il riordino dovrà essere coordinato con la prevista istituzione di
nuove Aree Naturali Protette. In particolare nei primi 24 mesi dovranno essere
promossi e istituiti il Parco Naturale Regionale dei Monti della Tolfa (Rm-Vt),
il Parco Naturale Regionale dei Monti Lepini (Rm-Lt), il Parco Naturale
Regionale dei Monti Ernici (Fr), il Parco Naturale Regionale dei Monti Cimini (Vt)
e il Parco Naturale Regionale Salto-Cicolano (Ri).
Sono inoltre da definire accordi per la realizzaxione di Parchi
interregionali.
Personale, formazione professionale e occupazione
Entro i primi tre mesi si dovrà procedere a:
· adeguamento della dotazione organica degli Enti di gestione
· corsi di formazione professionale per il personale e per gli addetti
ai servizi di gestione, in particolare per le quote di LSU-LPU da assumere
· promozione di Società Multiservizi a capitale maggioritario pubblico,
che operino nei servizi socio-ambientali (raccolta di rifiuti, tutela e
gestione forestale,monitoraggio e recupero ambientale...).
Gestione e risorse economiche per le Aree Naturali Protette
La Giunta Regionale dovrà emanare una direttiva di criteri guida per la
realizzazione ed integrazione del piano e del programma pluriennale di
promozione economica e sociale delle Aree Naturali Protette.
Dopo l'approvazione del Piano Regionale delle Aree Natrurali Protette,
la Regione dovrà garantire per ogni nuova Area da istituire, risorse per la
prima fase di attivazione gestionale.
Per i Comuni/Enti di gestione delle Aree Naturali Protette già
esistenti, dovranno essere disponibili risorse economiche per la realizzazione
di nuovi interventi, con occupazione duratura (DOCUP).
Agenzia Regionale per i Parchi (A.R.P.)
L'attività dell'Agenzia Regionale dovrà seguire gli indirizzi
politico-programatici del Consiglio Regionale e le direttive della Giunta (LR
21/93 e DCR 827/93).
Dovrà essere approvata una pianta organica dell'A.R.P. e valutare suoi
eventuali adeguamenti normativi, in particolare riguardo alla sua funzionalità
ed efficacia ed ai suoi ruoli di competenza tecnico-amministrativa.
POLITICA AGRARIA NEL LAZIO
Le politiche neoliberiste agricole stanno producendo la distruzione
delle piccole e medie aziende e una profonda crisi nella nostra società. Noi
riteniamo che ogni paese abbia il diritto a produrre un' alimentazione sicura e
di qualità per i propri consumatori, con una grande varietà di prodotti ed un
consumo adatto alle loro esigenze nutrizionali e alle loro preferenze
culturali.
Il recente fallimento del Millennium Round a Seattle ha messo in
risalto come l'opposizione alle politiche neoliberiste, in particolare in
agricoltura, sia estremamente diffusa tra strati diversi delle società
attraverso tutto il Pianeta.
Noi riteniamo che non si possa ridurre lo sviluppo agricolo a semplice
sviluppo del sistema agro-industriale, così come non accettiamo nessuna
divisione netta tra agricoltura e ambiente, tra sviluppo agricolo e sviluppo
rurale: l'economia agricola deve restare settore centrale dell'economia dei
territori rurali. Le aziende agricole del Lazio sono circa 180 mila, di cui 175
mila (l'80%), impiegano esclusivamente mano d'opera familiare. Malgrado la concorrenza
sleale da parte di una produzione alimentare priva di effettive qualità, queste
aziende resistono e quindi vanno sostenute con misure specifiche.
Il Programma
· Il territorio e la sua complessità è lo spazio in cui si devono
muovere le linee di politica agraria, e lo sviluppo rurale durevole è
l'obiettivo da raggiungere.
· Una economia diversificata accompagnata da un'agricoltura
diversificata, secondo le specificità storiche, economiche ed ecologiche dei
territori regionali.
· Una economia articolata, coordinata in cicli corti, capace di
potenziare la qualità dei prodotti e dei sistemi di produzione.
· Una funzione politica regionale innovativa capace di ristabilire un
contatto ed un dialogo diretto con i consumatori, sui prezzi, sulla qualità,
sui vincoli della produzione, per riattivare il legame tra città e campagna.
· Un sistema di normative regionali che sostengano economicamente
quegli agricoltori che rispettano disciplinari di produzione finalizzati a
favorire l'occupazione e l'uso durevole delle risorse naturali disponibili.
Gli obiettivi
· Riconversione ecologica dell'agricoltura, con alto impiego di lavoro,
riportando le attività agricole in collina e in montagna, con sistemi di
produzione biologica e biodinamica;
· migliore qualità delle materie prime agricole, escludendo l'uso di
OGM (Organismi Genetica-mente Modificati);
· ricerca agricola per il miglioramento della qualità e per un migliore
adattamento delle coltivazioni e degli allevamenti all'agroecosistema
regionale;
· accesso alla terra per le aziende direttocoltivatrici e per i
giovani;
· iniziative di permuta e riaccorpamento per favorire l'allargamento
della maglia poderale, incentivando i Comuni all'acquisizione di terre con i
proventi derivanti dall'alienazione degli usi civici. Rafforzamento delle
Università Agrarie, recupero delle terre di comprensori industriali dismessi;
· sviluppo del mercato regionale, favorendo il rapporto tra produttori
e consumatori;
· nuova contrattualistica che favorisca l'accesso all'erba per i pastori;
· potenziamento dei servizi sociali nelle zone rurali ((asili nido,
scuole, trasporti)
· coordinamento tra Assessorato alla Sanità e Assessorato
all'Agricoltura per la sanità animale;
· valorizzazione del patrimonio ittici regionale e delle professionalità
connesse;
· trasformazione del fermo biologico da interruzione tecnica ad
interruzione biologica.
PROPOSTA PER UN PIANO REGIONALE DI GESTIONE DEI RIFIUTI URBANI
Per quanto riguarda la gestione dei rifiuti è fondamentale come primo
atto politico-amministrativo, la ridiscussione dell'attuale Piano Regionale,
ribadendo l'assoluta indisponibilità ad installare impianti di termocombustione
o di termovalorizzazione sul territorio regionale.
La redifinizione del Piano Regionale dovrà prevedere due obiettivi
essenziali: la prevenzione e riduzione della produzione di rifiuti; la raccolta
differenziata finalizzata al riciclaggio dei materiali.
Prevenzione e riduzione della produzione dei rifiuti
Tale obiettivo può essere raggiunto, ad esempio, attraverso:
· incentivazione dell'uso di imballaggi a rendere;
· incentivazione dell'autocompostaggio e del compostaggio locale verde;
· accordi di programma tra le Camere di Commercio per istituire uffici
per l'informazione e l'assistenza, nonché sostegno, per gli esercizi
commerciali che realizzano obiettivi verificabili di riduzione dei rifiuti;
· obbligatorietà della sostituzione dei materiali a perdere in tutte le
mense pubbliche;
· sostegno ad iniziative per l'attività di manutenzione e ripristino di
beni durevoli;
· incentivi per le industrie che introducono cicli produttivi
"chiusi" producendo meno rifiuti.
Raccolta differenziata "spinta" finalizzata al riciclaggio
E' questa una scelta organizzativa e gestionale che deve governare
l'intero Piano Regionale.
In particolare il Piano dovrà:
· fissare le percentuali e i tempi certi per ogni tipologia di rifiuto
per la raccolta differenziata;
· definire due livelli per la raccolta differenziata: uno minimale ed
uno premiante
· stabilire un livello minimo di invio al compostaggio di qualità
dell'80% della frazione organica umida contenuta nella totalità dei rifiuti per
la realizzazione di compost verde;
· vietare lo smaltimento in discarica dei rifiuti provenienti da
raccolta differenziata;
· monitoraggio delle industrie riconvertibili al riciclaggio (es.ATA di
Bagnoreggio);
· divieto di "importazione" nella Regione Lazio di rifiuti
indefferenziati provenienti da altre regioni o stati esteri;
· incentivare le aziende che nella ristorazione non utilizzino oggetti
"Usa e Getta".
La Regione dovrà inoltre decentrare alcune competenze ed attribuire
maggiori risorse agli enti locali, in particolare alle Province, affinché
possano dotarsi di strutture tecnico-amministrative finalizzate agli obiettivi
previsti.
Imballaggi
Dovranno essere fissati obiettivi di recupero degli imballaggi
differenziati, distinti tra imballaggi primari, secondari e terziari; gli
strumenti di incentivazione per la riduzione di rifiuti di imballaggio, con
accordi, tramite le Camere di Commercio, con le imprese e la grande
distribuzione; l'obbligo per tutti gli enti pubblici di utilizzare imballaggi a
rendere.
Tutte le informazioni raccolte dalle strutture provinciali dovranno
essere trasmesse all'Osservatorio Regionale per la redazione di statistiche.
Impianti di compostaggio
La Regione dovrà istituire un fondo per il finanziamento di impianti di
compostaggio con caratteristiche qualitative elevate, secondo il DMA 5/2/98 in
attuazione del D.LGS 22/97.
Il Piano Regionale di Gestione dei Rifiuti Urbani, dovrà evitare la
proliferazione di impianti di smaltimento (discariche e inceneritori) e
favorire la realizzazione di piccoli impianti di compostaggio, anche a livello
comunale.
Per evitare la proliferazione di impianti di trattamento e smaltimento
dei rifiuti sarà opportuno agire sugli iter autorizzativi dei singoli impianti,
evitando procedure semplificate e agevolando invece una effettiva
partecipazione degli enti locali e dei cittadini.
VIA (Valutazione Impatto Ambientale)
L'introduzione della VIA regionale è il principale strumento per
verificare la "congruità" di un impianto di gestione dei rifiuti. I
contenuti della VIA dovranno essere quelli indicati dal DPR 12/4/96 (studi di
impatto, pubblicizzazione, fase di audizione e contraddittorio); la procedura
dovrà essere rigorosa e dovrà riguardare gli impianti esplicitati nel DPR
12/4/96.
Occorrerà prevedere uno strumento di identificazione e certificazione
dei professionisti abilitati alla stesura degli studi del VIA. In tutti i casi
va prevista "l'opzione zero" e le alternative anche strutturali
all'opera proposta.
La VIA regionale va applicata a tutti gli impianti per rifiuti
classificati come pericolosi.
Per gli impianti esclusi dalla VIA regionale, per tipologia e
dimensione, rimarrebbe lo strumento dello studio di compatibilità ambientale.
Al fine di controllare il rischio sanitario e ambientale l'ente competente
all'autorizzazione di un impianto di smaltimento dei rifiuti deve verificare da
parte dell'ente gestore lo stanziamento di un fondo sufficiente per il
monitoraggio del territorio in un raggio non inferiore a 5 km. La scelta
dell'ente incaricato per il monitoraggio è deliberata dal Consiglio Comunale,
sulla base di un'apposita Commissione Comunale.
Non sono sottoposti alle procedure VIA:
· i lavori di manutenzione ordinaria;
· i lavori di manutenzione straordinaria ove non venga modificata la
potenzialità dell'impianto;
· le attività di riutilizzo, riciclo e recupero, nonché le piattaforme
comunali e le aree di stoccaggio dei materiali soggetti a raccolta
differenziata.
Per le opere sottoposte a VIA non possono essere rilasciate da parte
della Regione, della Provincia, degli enti locali o dei pubblici uffici,
autorizzazioni, concessioni, nulla osta anche parziali prima della positiva
conclusione della procedura di valutazione di impatto ambientale.
SANITA'
Le tematiche sanitarie sono un nodo importante delle politiche generali
della Regione Lazio, basta pensare a quanto incide la spesa sanitaria sul
bilancio regionale.
Le politiche del governo nazionale, nonostante alcuni elementi positivi
contenuti nella Riforma del Ministro Bindi, non hanno risolto i problemi del
settore.
Il programma della Sanità di Rifondazione Comunista del Lazio, ricalca
in gran parte le proposte fatte a livello nazionale dal Partito.
Prevenzione
Aumento delle risorse finanziarie per garantire la prevenzione con
particolare attenzione agli incidenti nel lavoro. Nel Lazio nel 1997 abbiamo
avuto 53312 casi di infortunio e malattie professionali e 71 infortuni mortali.
Chiediamo perciò che nella prossima legislatura incidenti ed infortuni
vengano perlomeno dimezzati attraverso specifici investimenti come prevede una
legge nazionale che stanzia il 5% delle risorse in questo settore.
Chiediamo l'aumento delle risorse per la prevenzione anche negli altri
settori e l'avvio di campagne mirate di diagnosi precoci su argomenti
specifici.
Chiediamo l'ospedalizzazione a domicilio, l'assistenza domiciliare
integrata, l'attivazione delle RSA, strutture per la riabilitazione.
Il rispetto della 194 attraverso un potenziamento del centro regionale
di coordinamento che ha sede nell'ospedale romano del S.Camillo in cui sono
rimaste solo due impiegate e il rafforzamento delle strutture nel territorio.
Inserimento anche gestionale delle strutture ospedaliere universitarie
all'interno del sevizio sanitario nazionale, come in parte è stato fatto al
policlinico Umberto I.
Un impegno della Regione verso il Governo Nazionale per la
riunificazione contrattuale tra i lavoratori del pubblico e del privato.
Assunzione e copertura delle piante organiche. Riapertura dei concorsi.
La proposta di Piano Regionale Sanitario presentato dall'Assessore
Cosentino limita i processi di liberalizzazione attraverso la funzione di
"ADVOCACY" cioè della rivendicazione del diritto alla salute, ma se
non si agisce sulla salvaguardia dei lavoratori non può frenare i processi di
privatizzazione.
Esiste infatti oggi una pletora di situazioni contrattuali non più
sostenibili.
Superamento del precariato e incremento del personale dei servizi
territoriali.
Superamento della libera professione "intramoenia" attraverso
un controllo serio della applicazione della legge nazionale.
Attivazione di servizi sul territorio (casa famiglia, comunità alloggio
etc.) per garantire la chiusura degli ospedali psichiatrici.
Riqualificazione degli ospedali di provincia in Centri di Salute
sviluppati e collegati in rete (medicina di base, poliambulatori, consultori,
sert, primo soccorso, centri diurni, piccola chirurgia, Day Hospital, Rsa,
centri epidemiologici e di prevenzione).
Un controllo più puntuale sui flussi finanziari specie nel rapporto
pubblico privato, con un serio ed effettivo controllo dei bilanci preventivi e
consultivi.
La fine di appalti ed esternalizzazioni che mettono i servizi sanitari
in un'ottica di guadagno economico e non di reale risposta ai bisogni degli
utenti e dei lavoratori.
La Regione deve attuare al più presto l'organo di controllo per i DRG
(raggruppamenti omogenei diagnosi) per evitare ricoveri impropri.
La modifica del finanziamento a prestazione definendo un sistema misto
che veda l'utilizzo dei DRG affiancato a criteri qualitativi, quali i metodi
diagnostici, la verifica sulla qualità e di conseguenza dell'accreditamento, il
rispetto delle linee guida, i risultati effettivamente ottenuti.
Introduzione di un sistema di esenzione dei ticket che tenga conto
dell'età, del reddito oltre che delle patologie croniche.
Eliminazione dei ticket sulle visite e sulle diagnosi precoci.
Per i malati cronici si propone di stabilire una quota di
partecipazione alle spese pari al 60% del reddito pensionistico ad esclusione
delle pensioni sociali.
Modificazioni dei metodi di erogazione dei fondi destinati alle
cliniche convenzionate: oggi tali fondi sono parte integrante ed indistinta del
complessivo bilancio delle Asi. Ciò comporta ritardi enormi nell'erogazione dei
fondi con notevoli disagi, sia per l'erogazione dei salari dei lavoratori
addetti, sia per l'assistenza degli utenti. Ciò deve essere strettamente
collegato ad un particolareggiato rendiconto di tali spese da parte della
direzione delle strutture in questione, da verificare anche con ispezioni a
sorpresa.
POLITICHE PER I DIRITTI SOCIALI
Istituzione sul bilancio regionale di un Fondo per il diritto
all'assistenza, all'integrazione sociale e alla vita indipendente delle persone
in condizione di bisogno.
Il Fondo, da finanziarsi con fondi regionali, nazionali e comunitari,
dovrà avere le seguenti principali destinazioni.
Finanziare prestazioni e servizi finalizzati a rimuovere situazioni di
grave svantaggio
Persone portatrici di handicap, garantire i seguenti servizi:
· trasporto e interpretariato, ovvero il diritto alla mobilità e alla
comunicazione;
· personale di sostegno per l'inserimento nella scuola o nel mondo del
lavoro;
· centri di socializzazione ed integrazione sociale per chi ha gravi
limitazioni nell'autonomia.
Persone con grave disagio di socializzazione (minori allontanati per
legge dalla famiglia, persone senza fissa dimora), garantire i seguenti
servizi:
· prestazioni di pronto intervento;
· centri di prima accoglienza e sostegno di personale specializzato
(psicologi, assistenti sociali).
Finanziare prestazioni e servizi finalizzati a garantire l'assistenza
sociale agli inabili al lavoro (temporanei e definitivi)
In particolare:
· riconoscimento di condizione di insufficienza di mezzi per vivere
della persona inabile con reddito personale inferiore alla pensione minima INPS
per dipendenti con 781 settimane di contributi settimanali versati (attualmente
710.000 lire);
· garanzie di un reddito vitale che preveda anche la totale esenzione
dalle spese di assistenza sociale e dei servizi essenziali (gas, luce, acqua,
riscaldamento.....).
Garantire l'erogazione di prestazioni e servizi sociali obbligatori
Su tutto il territorio regionale dovranno essere garantiti tutte le
prestazioni ed i servizi sociali obbligatori, per i quali vengono definiti
criteri uniformi di esenzione parziale della partecipazione alla spesa, sulla
base di fasce di reddito della famiglia anagrafica, non inferiori a quelle
individuate per l'esenzione dalla partecipazione alla spesa sanitaria.
In particolare dovrà essere assicurata un'azione di promozione nei
confronti degli uffici preposti alla sanità, all'istruzione, alla casa, ai
trasporti ed agli altri settori con carattere di universalità, per ottenere una
erogazione corretta e tempestiva dei loro interventi di competenza.
Alcuni esempi:
· centri di consulenza e sostegno economico per il superamento delle
condizioni di bisogno;
· assistenza domestica per persone non autonome e per anziani;
· centri di promozione sociale per giovani e anziani;
· procedure, percorsi e strumenti che rendano i diritti concretamente
esigibili, con rilascio di attestati di esenzione, totale o parziale, dalla
partecipazione alla spesa per le prestazioni e i servizi.
Sostenere l'associazionismo per la promozione sociale
Finanziamenti per il sostegno di spese di gestione e assegnazione di
spazi pubblici ad associazioni che operino in particolare nei seguenti ambiti:
· integrazione di migranti e nomadi, lotta al razzismo e alla
xenofobia;
· sportelli legali, casa, lavoro, assistenza;
· promozione alla solidarietà internazionale, alla convivenza civile
tra i popoli, al commercio equo-solidale;
· promozione della memoria storica e culturale, difesa del patrimonio
ambientale e dei beni culturali.
DISTRIBUZIONE E COMMERCIO
Fra gli impegni della Regione nella programmazione delle politiche
sulla distribuzione vanno indicati interventi di sostegno alle piccole attività
commerciali localizzate nei centri minori, nelle aree interne e montane e nelle
periferie urbane per salvaguardare una diffusione capillare della rete
distributiva e per contrastare la concentrazione monopolistica. E' da
pianificare un intervento per la promozione di consorzi di piccoli dettaglianti
distribuiti a rete sul territorio.
POLITICHE DELLO SPORT
In questa specifica materia di carattere sociale e per certi versi
culturale (verso il benessere del corpo)
La Regione deve impegnarsi seriamente nella promozione e nel sostegno
dello sport per tutti (compresi i portatori di handicap e gli anziani)
impartendo specifiche direttive agli Enti locali, favorendo attraverso
l'istituzione di una sfera di servizi sportivi e di indirizzi, tesi a
facilitare attività che impegnano sul piano dell'agonismo oppure dell'esercizio
fisico individuale o collettivo, le capacità motorie fisico-psichiche del
soggetto con intenti ricreativi, igienici e socializzanti.
Va inoltre tenuto presente che una corretta attività fisica è
fondamentale per tutti in modo da prevenire seriamente le malattie o i difetti
da postura quelle da invecchiamento e da stress producendo da subito immediati
benefici psicofisici.
Una riflessione di base può motivare in modo decisivo la nostra
convinta scelta in materia tutto il tempo "buttato via" (come a volte
si dice) per una attività fisica accorta e continuativa si tramuta in tempo
risparmiato alle attese nelle sale degli ambulatori ed in un considerevole
risparmio in medicinali e cure (si pensi alla spesa sanitaria Regionale e
nazionale).
Pertanto proponiamo:
1. il censimento preciso e analitico delle realtà di base esistenti sul
territorio distinte per discipline;
2. il censimento delle società o gruppi operanti sul territorio sempre
per specialità;
3. il censimento di tutti gli impianti sportivi esistenti e loro
classificazioni per specialità (specie se polifunzionali);
4. il sostegno finanziario attraverso i servizi ai gruppi sportivi di
base (C.A.S.) che operano nella formazione dei giovani soggetti;
5. l'utilizzo degli impianti pubblici e "privati" a tariffe
convenzionate;
6. il regolare controllo da parte dei competenti organi sulla sicurezza
e dell'igiene degli impianti sportivi;
7. la predisposizione di servizi territoriali di medicina dello sport e
di campagna di lotta al doping e all'illecito sportivo;
8. incentivazioni per quei Comuni che gestiscono direttamente gli
impianti sportivi in modo da calmierare il settore, creando nuove figure
professionali;
9. la creazione di un Osservatorio permanente per lo sport e le
attività ludico-motorie.
TRASPORTI
La Regione dovrà rilanciare il suo impegno affinchè le ristrutturazioni
e le trasformazioni delle società che erogano servizi di trasporto nel Lazio,
possano determinare una deregolamentazione.
La Regione dovrà attivare con urgenza iniziative, programmi e
finanziamenti per una politica di investimenti infrastrutturali mirati al
mantenimento del ruolo pubblico nelle linee ferroviarie, su gomma, del
cabotaggio e della intermodalità, garantendo allo stesso tempo i livelli
occupazionali e la qualità del servizio.
Per questo si rende necessario un confronto con il Governo Nazionale
perché al passaggio di competenze sul trasporto ferroviario regionale,
corrisponda una adeguata dotazione di risorse finanziarie.
In particolare occorrono investimenti mirati al collegamento
Porti-FS-Gomma-Aeroporti.
Aeroporti
· Nel contesto di riequilibrio fra gli aeroporti di Malpensa e
Fiumicino, la Regione assume l'impegno per la costruzione di un Tavolo
Istituzionale che riunisca tutte le Organizzazioni Sindacali, la Regione, gli
Enti Locali e le Imprese al fine di sviluppare strategie per lo sviluppo e il
rilancio delle aree aeroportuali, per garantire i livelli occupazionali e la qualità
del lavoro.
· Si propone la costituzione di un Ente di Formazione Professionale
permanente sia per i neoassunti sia per il personale aereoportuale.
Porti
· Piena realizzazione del protocollo d'intesa sottoscritto tra gli
Assessorati ai Trasporti delle Regioni Lazio e Sardegna, dove il Porto Di
Civitavecchia diventa "L'ancoraggio stabile ed organizzato del sistema
produttivo e commerciale della Sardegna, con evidenti vantaggi per l'economia
delle due Regioni".
· Piena attuazione del recente "Piano regionale dei porti".
· Valorizzazione ed incentivazione dello sviluppo cabotiero, attraverso
il potenziamento dei nodi regionali di interscambio ferro-gomma- nave e la
realizzazione di una rete infrastrutturale necessaria a sviluppare tale
modalità, nella logica della sicurezza e del ridimensionamento del trasporto su
gomma rispetto alle altre modalità.
· Declassamento della A 12 nel tratto S. Marinella - Civitavecchia,
riammodernamento ed allargamento dell'Aurelia nel tratto Civitavecchia -
Grosseto.
Li.La
· Definizione del ruolo della Regione nella pianificazione e sviluppo
della S.P.A. pubblica Regionale LI.LA; con provvedimenti per assunzioni a tempo
indeterminato, potenziamento e rinnovo del parco autobus, ridefinizione del
programma di esercizio, definizione di contratti di servizio.
· Potenziamento della nuova Società regionale LI.LA per rispondere alla
domanda di trasporto pubblico in termini quanti/qualitativi.
· Ridefinizione del ruolo della LI.LA nel sistema regionale di
trasporto con l'obiettivo di porre la nuova Società nella condizione e nella
posizione di capacità tecnico/economico/finanziaria di concorrere alle gare per
vincerle.
· Rafforzamento della nuova Società con l'obiettivo del consolidamento
del ruolo centrale della S.p.A. pubblica nell'integrazione modale del trasporto
regionale.
· Assegnazione alla LI.LA di risorse e di strumentazione tecnica e
finanziaria finalizzata alla ricerca e allo sviluppo di nuove tecnologie
rispondenti alle esigenze di contenimento dell'inquinamento ambientale.
In tutti i settori del trasporto vengano rivisitate le scelte di
esternalizzazione di aspetti importanti della produzione, prevedendo soluzioni
di ricomposizione del ciclo produttivo.Deve essere superata la divisione e la
frammentazione prodotta dalle forme di lavoro atipico e di C.F.L., attraverso
la riunificazione contrattuale di comparto, il riassorbimento dei lavoratori
che operano nei settori esternalizzati e la trasformazione del lavoro precario
in lavoro a tempo indeterminato.
DEMOCRAZIA E ORDINAMENTO ISTITUZIONALE
La Regione può costituire un importante elemento dell'assetto
democratico, contro il prevalere di logiche trasformistiche e contro la caduta
della partecipazione politica dei cittadini e delle cittadine. Questo obiettivo
può essere raggiunto:
· con l'allargamento della sfera di autonomia della Regione:
· con la salvaguardia dei poteri di programmazione e di legislazione di
ispezione e di controllo delle Assemblee Elettive;
· con l'approvazione di una legge elettorale Regionale che garantisca
stabilità dei governi, attraverso un premio di maggioranza e una rappresentanza
garantita da una quota proporzionale non inferiore a quella dell'attuale legge,
nonché da un meccanismo vincolante di riequilibrio della presenza femminile;
· con la costituzione di un assessorato per le Pari Opportunità, per
l'attivazione di politiche che permettano alle donne di accedere alla sfera
decisionale in tutte le scelte politico amministrative;
· con la promozione di una rete di partecipazione dal basso di comitati
e associazioni, riconosciuti come interlocutori delle istituzioni regionali.
DIRITTO ALLO STUDIO E ALLA FORMAZIONE
L'istruzione costituisce uno dei settori chiave per lo sviluppo
economico e culturale della nostra società, al contempo rappresenta uno strumento
chiave per il superamento delle disuguaglianze sociali.
La rete scolastica e formativa deve rispondere alle esigenze della
crescita culturale dell'intera popolazione del paese per garantire a tutte e a
tutti il diritto allo studio; il diritto allo studio reclama strutture e
risorse, e richiama l'esigenza di un approfondimento sui terreni legislativi,
con particolare riferimento ai contenuti formativi, che devono essere
recuperati dal sistema pubblico.
Per quanto riguarda il patrimonio edilizio scolastico, occorre
provvedere all'adeguamento a condizioni di vivibilità e sicurezza, e alle
dotazioni di strumentazioni necessarie ad una didattica di laboratorio
aggiornata tecnologicamente. Per ciò che riguarda il finanziamento pubblico
alle scuole, il diritto allo studio va garantito a tutti gli studenti sulla
base del reddito familiare e del rendimento scolastico. Il diritto allo studio
deve riguardare i libri e gli strumenti didattici, i trasporti e le mense
attraverso leggi regionali.
L'azione della Regione Lazio deve:
· tendere alla rimozione degli ostacoli d'ordine economico e sociale
che determinano il condizionamento precoce, l'evasione all'obbligo scolastico,
l'emarginazione e l'abbandono scolastico;
· assicurare il proseguimento degli studi ai capaci e ai meritevoli,
specie se privi di mezzi, favorendo il compimento dell'obbligo scolastico da
parte degli adulti e l'accesso alla scuola da parte dei lavoratori;
· garantire ai minori in difficoltà di sviluppo e di apprendimento, ai
disadattati e agli invalidi l'inserimento nelle normali strutture scolastiche.
La corretta integrazione fra istruzione e formazione professionale deve
partire da una precisa distinzione fra i due settori, tenendo presente che la
Costituzione non nega la possibilità di finanziamenti pubblici alla formazione
professionale privata, mentre il divieto di finanziamento alla scuola privata è
esplicito (art. 33, comma 3).
Per ciò che riguarda i contributi alle scuole non statali va ribadita
la necessità che l'azione della Regione Lazio si svolga nell'ambito del citato
articolo 33 della Costituzione e che quindi tali contributi siano diretti
esclusivamente alle scuole comunali non statali.
La Regione Lazio deve impegnarsi, sia nei tempi definiti dal DPR
233/98, sia dopo (a causa dell'entrata in vigore della riforma dei cicli) a
riconsiderare le situazioni di dimensionamento che si rivelino, dopo
un'indagine più accurata e sulla base delle richieste degli utenti, non
pienamente rispondenti al criterio del miglioramento dell'offerta formativa.
Formazione professionale
Occorre programmare l'intervento formativo tenendo conto del tessuto
esistente nel settore industriale, del terziario e dei servizi e delle
prospettive di sviluppo attinente alle scelte di pianificazione regionale dei settori
di propria competenza.
Il passo che dobbiamo fare è quello di rendere il sistema che ruota
intorno alla Formazione Professionale funzionale al processo formativo e
all'inserimento nel mondo del lavoro; occorre qualificare o riqualificare
coloro che escono dal mondo del lavoro per prepararne il loro reinserimento.
Si devono in primo luogo potenziare i percorsi formativi di vario
livello per i giovani provenienti dalla scuola dell'obbligo, dalle scuole medie
superiori e dalla università, finalizzando la specializzazione su specifiche
competenze.
La Formazione Professionale, comunque, non può essere in nessun caso
sostitutiva del sistema scolastico. Dobbiamo tenere conto che con la riforma
dei cicli scolastici e con l'innalzamento, per il momento a 15 anni, dell'età
scolastica nella scuola dell'obbligo, si rende necessario un dialogo con la
scuola pubblica per integrare al suo interno percorsi formativi legati ai piani
di sviluppo e alla vocazione occupazionale presente nel territorio.
E' necessario istituire un apposito ufficio che rilevi in modo
sistematico quali sono le figure professionali richieste dal mercato del lavoro
ed organizzare corsi di formazione che vadano in quella direzione e del PRLO.
La validità dei corsi va verificata in relazione allo sbocco
occupazionale che producono e vanno cancellati i corsi che non raggiungono
risultati (ISTITUZIONE V.I.O.).
Non devono essere affidati corsi professionali agli Enti di emanazione
sindacale quando queste organizzazioni siano coinvolte in accordi, con le
aziende, per processi di riorganizzazione ristrutturazione aziendale.
Diritto dei partecipanti ai corsi
Prima dell'iscrizione ai corsi di formazione, agli interessati devono
essere forniti i dati relativi al programma, alla durata del corso, al tipo di
specializzazione prevista e allo sbocco occupazionale registrato fino a quel
momento per quella specializzazione.