LE LINEE GUIDA PER IL PROGRAMMA:

Rifondazione Comunista presenta il suo programma per il Lazio

Il lavoro, l'occupazione costituiscono le priorità assolute dell'azione di governo nella Regione, con particolare attenzione all'occupazione giovanile e al lavoro femminile.
Ciò comporta, in primo luogo.
a) L'attivazione di un piano coordinato e intersettoriale orientato a creare in tempi brevi nuovi lavori stabili nei settori della manutenzione del territorio nella riqualificazione ambientale, nello sviluppo delle attività di tutela e valorizzazione dei beni culturali, che sia la base di una programmazione organica dello sviluppo del territorio regionale, incentrato sulla valorizzazione delle reali potenzialità dei territori e che contrasti con la parcellizzazione degli interventi o la realizzazione di iniziative estemporanee risultanti in contraddizione con le linee di sviluppo di valenza territoriale.
b) La stabilizzazione con contratti a tempo indeterminato, di tutti i lavoratori e lavoratrici impegnati nei progetti Socialmente Utili e nei lavori di Pubblica Utilità, anche utilizzando tutte le possibilità nella Pubblica Amministrazione.
c) La finalizzazione di tutte le risorse finanziarie disponibili, sia regionali che nazionali ed europee esclusivamente a quelle imprese pubbliche o private, che si impegnino a sviluppare occupazione stabile e al rispetto delle norme contrattuali e di sicurezza sul lavoro e all'osservanza delle norme a tutela dei diritti contrattuali delle lavoratrici.
d) La selezione delle attività di formazione e riqualificazione professionale orientata agli sbocchi professionali certi.
e) Il potenziamento delle strutture di vigilanza e di controllo finalizzate alla sicurezza e alla tutela della salute nei posti di lavoro, con particolare attenzione agli specifici problemi relativi alla salute della donna.
In questo quadro il ruolo dell'Agenzia Regionale per lo Sviluppo deve marcare una totale discontinuità rispetto alla vecchia FILAS e caratterizzarsi come promotore di progetti capaci di rafforzare la struttura produttiva della Regione anche attraverso il ruolo attivo degli enti locali e delle agenzie e delle aziende, pubbliche che operano nei diversi settori.
La sicurezza sociale dovrà costituire l'obiettivo di qualità per un governo regionale che, nella legislatura compiuta, ha dato alla regione gli strumenti di programmazione che vedano partecipi e protagonisti le Province e i Comuni.

Elementi fondamentali sono certamente:
a) La politica della casa sviluppando la linea del recupero e del riuso e portando a compimento la riforma degli IACP specialmente quelli di Roma e Provincia.
b) L'estensione della rete di servizi all'infanzia e all'adolescenza e un piano per il sostegno alle iniziative culturali e sociali dei giovani. In questo quadro è necessario ricondurre la attività del cosiddetto "settore no profit" nel quadro di una politica che veda gli enti locali promotori di servizi e organizzatori degli stessi e non soltanto stazioni appaltanti per le cooperative sociali.
c) L'estensione della rete di servizi per la terza età, sia sotto forma di "assistenza domiciliare" sia promuovendo la realizzazione di luoghi di residenza, di socializzazione e di attività per gli anziani autosufficienti, come indicato nella Convenzione firmata con le Associazioni e i Sindacati dei pensionati.
d) La attivazione di politiche di accoglienza verso i lavoratori immigrati rendendoli partecipi pienamente dei diritti di cittadinanza (salute, formazione, abitazione, previdenza), che siano concretizzate anche con la chiusura dei centri lager, come quello di Ponte Galeria.
e) L'ulteriore sviluppo e qualificazione della rete di servizi sanitari secondo le linee del Piano regionale in modo da garantire a tutti i cittadini un livello di servizi adeguati nella qualità e nella quantità in tutto il territorio regionale. In particolare va posta la massima attenzione al problema dell'applicazione della Legge 194, che tocca un aspetto fondamentale della salute delle donne e del diritto all'autodeterminazione. Per questo è opportuno riconsiderare la dimensione delle Aziende Sanitarie Locali in rapporto alle problematiche territoriali; il Piano Sanitario regionale deve continuare a sviluppare e qualificare la sanità pubblica in tutte le specializzazioni, sia attraverso le strutture ospedaliere che con opportuni e diffusi presidi sanitari, contrastando processi espliciti o striscianti di privatizzazione.
f) L'attività di prevenzione, deve costituire in tutti i settori la funzione principale che occorre sviluppare attraverso un piano coordinato tra tutte le ASL della Regione.
g) Un piano regionale orientato alla tutela dei diritti degli animali e specificamente rivolto alla
prevenzione del randagismo e alla custodia ed accoglienza in strutture sanitarie e di rifugi adeguati.
Lo sviluppo sostenibile della Regione Lazio deve essere guidata da politiche di incentivazione e disincentivazione che siano finalizzate ad accrescere la capacità produttiva della Regione senza compromettere la qualità ambientale, territoriale e paesistica.

Per questo è necessario che:
a) i piani di settori non siano sottoposti a tensioni e variazioni che ne snaturino la funzione di equilibrata distribuzione dei pesi e delle potenzialità; in questo quadro va data piena attuazione del piano di sviluppo agricolo regionale e alla legge sulla biodiversità. La legge Urbanistica, il Quadro Territoriale di Riferimento e il prossimo Piano Territoriale Regionale Generale, insieme al nuovo Piano Territoriale Regionale Paesistico devono costituire gli strumenti guida dello sviluppo sostenibile nella nostra regione. In questo quadro, il piano regionale del Commercio e il piano delle aree produttive devono rappresentare strumenti capaci di tutelare il commercio al dettaglio, il piccolo commercio, la piccola e la media impresa e l'artigianato nel rispetto dei diritti dei lavoratori dipendenti e del diritto dei cittadini a servizi e produzioni di qualità e a prezzi compatibili.
b) La politica dei trasporti, saldamente ancorata sulla società pubbliche, sia orientata allo sviluppo del trasporto su rotaia, per passeggeri e merci, e volta a rafforzare sistema a rete nella Regione contro la logica radiale che vede Roma al centro del sistema con costi sociali e ambientali insostenibili per la città e la regione.
c) Il piano energetico regionale sia prioritariamente orientato al risparmio energetico e alla cogenerazione e allo sviluppo delle tecnologie a minimo impatto ambientale;
d) piano regionale dei rifiuti sia ridefinito e ancorato saldamente agli obiettivi di:
· riduzione dei volumi dei rifiuti (imballaggi, confezioni, vuoti a perdere, etc.)
· raccolta differenziata spinta incentivata da una opportuna politica tariffaria in grado di sostenerla orientando i comportamenti individuali;
· formazione e organizzazione delle attività di recupero e riciclaggio di tutti i materiali (carta, legno, plastica, metalli, etc.) e destinazione dei residui opportunamente trattati, alla rinatularizzazione delle aree compromesse e agli usi agricoli adeguati;
· in questo quadro la regione deve inibire la realizzazione dei cosiddetti termovalorizzatori che costituiscono, oltre ad una possibile fonte di grave inquinamento ambientale e di danno alla salute pubblica, una alternativa alla politica di riduzione dei rifiuti, di raccolta differenziata e di riciclaggio dei materiali;
e) il piano di sviluppo delle attività produttive che orienti la localizzazione degli interventi nelle aree opportunamente predisposte e soprattutto verso i costituendi "poli tecnologici" promuovendo la costituzione di zone produttive integrate. Nel piano di sviluppo integrare un intervento regionale che preveda la riconversione delle aree industriali dismesse con un programma di riconversione degli eventuali lavoratori coinvolti.

Per questo è necessario che:
· le aree artigianali vengano opportunamente attrezzate in forma consortile con servizi a rete di tecnologia avanzata e dotati di criteri di assistenza in grado di sgravare il singolo artigiano di compiti burocratici e organizzativi insostenibili per la gestione aziendale;
· siano sostenute le forme di integrazione tra le attività agricole e quelle di trasformazione industriale che garantiscano alta qualità, valorizzazione della biospecificità naturale, collegamento con i mercati di consumo.
La programmazione democratica deve costituire il metodo ordinario di governo della Regione.
Ciò è tanto più importante a fronte delle competenze e dei poteri trasferiti dallo Stato e al ruolo primario delle Regioni nell'uso dei programmi comunitari e nell'indirizzo delle funzioni degli Enti Locali. Lo sviluppo di questo metodo di governo è necessario per assumere programmaticamente gli obiettivi di priorità indicati ed evitare che siano i poteri forti o le rappresentanze degli interessi a determinare l'uso delle risorse. L'alternativa al neoliberismo e alle sue forme perverse di concertazione corporativa può e deve essere costruita attraverso un sistema di governo regionale attento alle ragioni e alle domande dei più deboli ed in grado di dare ad essi le risposte adeguate.
A questo fine occorre agire affinché:
il governo regionale superi la parcellizzazione tuttora forte degli interventi e delle competenze e orienti la propria azione su piani di valenza territoriale.
· Le strutture dipartimentali e operative dell'Amministrazione, attraverso una adeguata definizione della legge n. 25\97, siano riorganizzate in funzione degli obiettivi da raggiungere e non delle competenze burocratiche;
· Sia attivato il Comitato Regionale per la Programmazione Economica e venga adottato il Piano Regionale di Sviluppo Sostenibile;
· Siano attivati i Comitati Interassessorili sulle materie che investono competenze plurime e integrate.

LAVORO E SVILUPPO

Costituzione di un fondo per l'occupazione da finanziarsi annualmente nelle leggi di bilancio per interventi tesi a favorire la creazione di nuova occupazione. Tutte le risorse comunitarie, statali e regionali per l'occupazione e il lavoro (comprese quelle relative alla formazione professionale) dovranno confluire nel fondo per una gestione organica e pianificata degli interventi.
La gestione del fondo dovrà essere realizzata attraverso: una programmazione di medio periodo (triennale) mediante un piano regionale per il lavoro e l'occupazione (PRLO) e una programmazione attuativa di breve periodo (annuale) collegata alla legge di bilancio con la specificazione degli obiettivi e delle modalità degli interventi.
Occorrerà articolare nell'ambito dei programmi i progetti relativi a nuovi posti di lavoro specie nella difesa e tutela del territorio, nella gestione delle risorse culturali e nelle nuove attività produttive di sviluppo-compatibile.
L'accesso al fondo sarà permesso a quanti osserveranno, come per le altre misure del presente programma, le leggi in materia di sicurezza sul lavoro, contratto di lavoro, norme previdenziali e assicurative, a pena di revoca, e di reintegro nelle casse della regione in caso di inadempienza.

Il PRLO potrà articolarsi sui seguenti assi:
Interventi atti a tutelare la
· Crezione di nuova occupazione: finanziamento di progetti con enti locali, enti pubblici e nuove imprese giovanili e femminili per azioni di tutela e risanamento ambientale, servizi aggiuntivi di assistenza e cura delle persone, valorizzazione del patrimonio culturale.
· Qualificazione e riconversione professionale della forza lavoro: orientamento del sistema della formazione professionale verso le effettive esigenze della qualificazione dello sviluppo e dell'occupazione anche attraverso una integrazione funzionale con gli organismi pubblici del mercato del lavoro (agenzie regionali per l'impiego, centri per l'impiego, osservatorio occupazione) nati con la riforma del collocamento.
· Trasferimento alle Province della gestione del sistema di formazione professionale: la Regione dovrà riservarsi compiti di programmazione, di indirizzo, di controllo e di distribuzione territoriale delle risorse. In questo modo è più agevole integrare le funzioni relative al collocamento pubblico, trasferite alle province, con il sistema della formazione professionale.
· Contrattazione programmata.
1. Approvazione a condizione che siano garantiti i diritti contrattuali e le norme urbanistiche che governano il territorio.
2. Predisposizione e applicazione di una metodologia di formazione del bilancio tale da consentire una valutazione delle ricadute occupazionali di ogni singolo intervento regionale (istituzione del VIO, valutazione dell'impatto occupazionale).
3. Inserimento in ogni atto amministrativo o legislativo che preveda l'erogazione di contributi alle imprese o la fornitura di beni e servizi agli enti pubblici di una clausola relativa al rispetto dei contratti collettivi di lavoro e delle norme di sicurezza a pena di revoca dei contributi o dell'appalto.
4. Ricomposizione del sistema dei processi produttivi con il riassorbimento delle attività esternalizzate.
5. Per superare il precariato, la condizione salariale e l'utilizzo della forza lavoro di tipo anomalo, occorre garantire stabilità e diritti contrattuali agli LSU, anche mediante l'assunzione negli enti pubblici, con apposite quote, ed in generale con la qualificazione e la stabilizzazione delle attività, secondo un intervento nazionale che preveda un ruolo attivo delle Regioni, tenendo conto della proposta articolata che avanziamo nell'apposito titolo LSU/LPU.

LAVORI SOCIALMENTE UTILI E DI PUBBLICA UTILITA'

Al fine di incentivare l'impiego in modo stabile dei lavoratori impegnati in lavori socialmente utili e di pubblica utilità la Regione Lazio s'impegna a concordare con il Governo l'erogazione d'incentivi non inferiori a quelli previsti per le imprese private e le imprese cooperative (art. 4 D.L.vo 468/97) anche per le Regioni, gli Enti locali, gli Enti Pubblici, gli Enti d'emanazione pubblica, le Aziende Municipalizzate, le Società Multiservizi e le S.p.A. Pubbliche.

Nei primi 4 mesi della VII° legislatura la Regione, in accordo con gli Enti e le Aziende di cui sopra varerà un piano straordinario per l'occupazione nel quale realizzare l'inserimento in pianta stabile dei lavoratori impegnati nei progetti LSU/LPU attraverso chiamata numerica fino alla 4° qualifica, concorsi riservati per titoli ed esami fino all'esaurimento del bacino e fino al completamento delle piante organiche, comprensive degli attuali LSU/LPU nella misura del:

- 50% nella Regione Lazio
- 30% Agenzia dei Parchi
- 30% nella Formazione Professionale
- 50% nell'Istituto Autonomo Case Popolari
- 40% nelle Aziende di emanazione Regione (ARPA, ADISU)
- 30% nelle ASL e delle Aziende Ospedaliere
- 40% nelle Province
- 30% nelle biblioteche pubbliche
- 50% all'ANAS
- 30% E.P.T.
- 40% nei Comuni e nelle Comunità Montane
- 50% nelle Aziende Municipalizzate e nelle S.p.A. Pubbliche (COTRAL, ATAC, ACEA, AMA)
- 50% negli Enti gestori delle aree protette (Parchi pubblici, Regionali e provinciali)
- 40% nelle Scuole e nelle Università
- 100% nelle Società Multiservizi Pubbliche di nuova costruzione

La Regione:

farà incontri con gli Enti Pubblici (INPS, INPADAR ecc.) per verificare la disponibilità a riservare nelle assunzioni da parte degli stessi una quota per i lavoratori LSU/LPU.
Sulla base dei propri indirizzi programmatici varerà un programma di formazione professionale finalizzato alla stabilizzazione occupazionale dei lavoratori provenienti dai progetti LSU/LPU;
approverà la proroga d'ulteriori 12 mesi per i lavoratori LSU/LPU rimasti nei progetti, prevedendo successive proroghe fino all'esaurimento del bacino e realizzando per gli stessi la trasformazione dell'idennità in salario contrattuale con copertura assicurativa di tutti i periodi anche pregressi;
varerà un regolamento per il riconoscimento dei diritti sindacali e di rappresentanza per i lavoratori LSU/LPU a pari di tutti gli altri lavoratori.

PIANO ENERGETICO

Il Piano Energetico Regionale dovrà tenere conto di alcuni punti fondamentali legati alla produzione di energia nel Lazio che possono essere così sintetizzati:
· forte dipendenza dai prodotti petroliferi e conseguente vulnerabilità del sistema energetico;
· una quasi totale assenza di fonti rinnovabili di energia;
· un intollerabile impatto ambientale dei sistemi di produzione legato soprattutto alle percentuali di inquinanti immessi nell'atmosfera;
· una percentuale di consumi energetici per abitante, nel Lazio, inferiore del 16,5 % rispetto alla media nazionale.

Il Piano energetico dovrà quindi prevedere una rimodulazione del bilancio energetico basato sulle reali necessità del Lazio con gli obiettivi imprescindibili della tutela dell'ambiente, dello sviluppo delle fonti energetiche rinnovabili, dell'uso razionale dell'energia ed il risparmio energetico, attraverso la tutela e la crescita dei livelli occupazionali.
Una tale rimodulazione non può non tenere conto della necessità di un forte ridimensionamento del settore termoelettrico da cui dipende la quasi totalità della produzione di energia elettrica (96,4%), a favore di "produzioni pulite" di energia quali: eolico, minidraulica, solare. Nell'immediato appare necessario garantire l'alimentazione esclusivamente a metano della centrale ENEL di Montalto di Castro (oggi alimentata ad olio combustibile) e contestualmente procedere alla riduzione della taglia sull'intero polo energetico Montalto-Civitavecchia.
La valutazione negativa derivata dall'esperienza maturata nella provincia di Viterbo con la centrale geotermica di Latera induce ad un ripensamento dell'utilizzo della geotermia che si è rivelata una fonte energetica di forte impatto sulla qualità della vita delle popolazioni e sulle politiche di sviluppo dei territori interessati.
Va inoltre esclusa qualsiasi ipotesi di utilizzare i rifiuti come fonte di produzione di energia in quanto l'unico bilancio energetico conveniente in questo caso è il riuso ed il riciclo dei materiali.
Si può oggi bloccare la crescita di nuovi impianti con una seria politica di efficienza nell'uso finale.
E' possibile cioè soddisfare la crescita prevista della domanda investendo in tecnologie efficienti anziché alimentare tecnologie inquinanti e pericolose per la salute e l'ambiente.
L'utilizzo ad esempio di motori a frequenza variabile (nei settori interessati) potrebbero consentire risparmi molto consistenti (dal 30 all'80% a seconda delle applicazioni) sia in termini energetici che economici. E' necessario costruire un "sistema di convenienze" che renda vantaggioso per tutti l'investimento in efficienza, riconoscendo, agli investimenti in tecnologie efficienti rispetto all'uso finale, pari valore e opportunità rispetto alla costruzione di nuovi impianti di produzione elettrica.
Rinnovare il parco delle tecnologie d'uso dell'elettricità è peraltro un'occasione di innovazione tecnologica per l'industria. Spostare le risorse economiche dalla costruzione di impianti allo sviluppo delle tecnologie efficienti, può creare molti posti di lavoro, da 2 a 3 volte secondo l'analisi condotta da Greenpeace a livello europeo.
Un'attenzione particolare va riservata alla formazione nel campo delle energie alternative, così come avviene in altre regioni italiane (es. parco dei venti in Abruzzo).

POLITICHE SULLE AREE NATURALI PROTETTE

La gestione e lo sviluppo del sistema delle Aree Naturali Protette (Parchi e Riserve Naturali) del Lazio (LR 29/97), dovrà essere parte integrante delle politiche di assetto territoriale e di sviluppo socio-economico ed occupazionale.
Per rilevanza territoriale e pluralità di aspetti e convergenze settoriali, il sistema delle Aree Naturali Protette della Regione dovrà essere oggetto di definizioni politico-programmatiche coordinate e pluriennali da parte della Giunta reguionale, entro sei mesi dal suo mandato.
A tale scopo dovrà esere approvato un Piano Regionale delle Aree Naturali Protette.

Piano Regionale delle Aree Naturali Protette

Il Piano, già previsto nella LR 29/97, dovrà essere adottato entro 12 mesi e dovrà realizzare tre obiettivi prioritari:
· pianificazione territoriale
· qualità ed efficacia gestionale
· rispondenza/sostenibilità "strategica" delle finalità ecologiche e sociali del sistema e delle singole Aree
Il Piano, come parte integrante del Quadro di Riferimento Territoriale Regionale, dovrà essere recepito in termini di salvaguardia ambientale ed integrazione degli indirizzi programmatrici già previsti. Per l'attuazione del Piano, ossia per la realizzazione dei suoi obiettivi, è indispensabile un impegno programmatico regionale che dovrà adempiere almeno ai seguenti punti essenziali.

Riordino e Istituzione di Aree Naturali Protette

Il riordino dovrà essere coordinato con la prevista istituzione di nuove Aree Naturali Protette. In particolare nei primi 24 mesi dovranno essere promossi e istituiti il Parco Naturale Regionale dei Monti della Tolfa (Rm-Vt), il Parco Naturale Regionale dei Monti Lepini (Rm-Lt), il Parco Naturale Regionale dei Monti Ernici (Fr), il Parco Naturale Regionale dei Monti Cimini (Vt) e il Parco Naturale Regionale Salto-Cicolano (Ri).
Sono inoltre da definire accordi per la realizzaxione di Parchi interregionali.

Personale, formazione professionale e occupazione

Entro i primi tre mesi si dovrà procedere a:
· adeguamento della dotazione organica degli Enti di gestione
· corsi di formazione professionale per il personale e per gli addetti ai servizi di gestione, in particolare per le quote di LSU-LPU da assumere
· promozione di Società Multiservizi a capitale maggioritario pubblico, che operino nei servizi socio-ambientali (raccolta di rifiuti, tutela e gestione forestale,monitoraggio e recupero ambientale...).

Gestione e risorse economiche per le Aree Naturali Protette

La Giunta Regionale dovrà emanare una direttiva di criteri guida per la realizzazione ed integrazione del piano e del programma pluriennale di promozione economica e sociale delle Aree Naturali Protette.
Dopo l'approvazione del Piano Regionale delle Aree Natrurali Protette, la Regione dovrà garantire per ogni nuova Area da istituire, risorse per la prima fase di attivazione gestionale.
Per i Comuni/Enti di gestione delle Aree Naturali Protette già esistenti, dovranno essere disponibili risorse economiche per la realizzazione di nuovi interventi, con occupazione duratura (DOCUP).

Agenzia Regionale per i Parchi (A.R.P.)

L'attività dell'Agenzia Regionale dovrà seguire gli indirizzi politico-programatici del Consiglio Regionale e le direttive della Giunta (LR 21/93 e DCR 827/93).
Dovrà essere approvata una pianta organica dell'A.R.P. e valutare suoi eventuali adeguamenti normativi, in particolare riguardo alla sua funzionalità ed efficacia ed ai suoi ruoli di competenza tecnico-amministrativa.

POLITICA AGRARIA NEL LAZIO

Le politiche neoliberiste agricole stanno producendo la distruzione delle piccole e medie aziende e una profonda crisi nella nostra società. Noi riteniamo che ogni paese abbia il diritto a produrre un' alimentazione sicura e di qualità per i propri consumatori, con una grande varietà di prodotti ed un consumo adatto alle loro esigenze nutrizionali e alle loro preferenze culturali.
Il recente fallimento del Millennium Round a Seattle ha messo in risalto come l'opposizione alle politiche neoliberiste, in particolare in agricoltura, sia estremamente diffusa tra strati diversi delle società attraverso tutto il Pianeta.
Noi riteniamo che non si possa ridurre lo sviluppo agricolo a semplice sviluppo del sistema agro-industriale, così come non accettiamo nessuna divisione netta tra agricoltura e ambiente, tra sviluppo agricolo e sviluppo rurale: l'economia agricola deve restare settore centrale dell'economia dei territori rurali. Le aziende agricole del Lazio sono circa 180 mila, di cui 175 mila (l'80%), impiegano esclusivamente mano d'opera familiare. Malgrado la concorrenza sleale da parte di una produzione alimentare priva di effettive qualità, queste aziende resistono e quindi vanno sostenute con misure specifiche.

Il Programma

· Il territorio e la sua complessità è lo spazio in cui si devono muovere le linee di politica agraria, e lo sviluppo rurale durevole è l'obiettivo da raggiungere.
· Una economia diversificata accompagnata da un'agricoltura diversificata, secondo le specificità storiche, economiche ed ecologiche dei territori regionali.
· Una economia articolata, coordinata in cicli corti, capace di potenziare la qualità dei prodotti e dei sistemi di produzione.
· Una funzione politica regionale innovativa capace di ristabilire un contatto ed un dialogo diretto con i consumatori, sui prezzi, sulla qualità, sui vincoli della produzione, per riattivare il legame tra città e campagna.
· Un sistema di normative regionali che sostengano economicamente quegli agricoltori che rispettano disciplinari di produzione finalizzati a favorire l'occupazione e l'uso durevole delle risorse naturali disponibili.

Gli obiettivi

· Riconversione ecologica dell'agricoltura, con alto impiego di lavoro, riportando le attività agricole in collina e in montagna, con sistemi di produzione biologica e biodinamica;
· migliore qualità delle materie prime agricole, escludendo l'uso di OGM (Organismi Genetica-mente Modificati);
· ricerca agricola per il miglioramento della qualità e per un migliore adattamento delle coltivazioni e degli allevamenti all'agroecosistema regionale;
· accesso alla terra per le aziende direttocoltivatrici e per i giovani;
· iniziative di permuta e riaccorpamento per favorire l'allargamento della maglia poderale, incentivando i Comuni all'acquisizione di terre con i proventi derivanti dall'alienazione degli usi civici. Rafforzamento delle Università Agrarie, recupero delle terre di comprensori industriali dismessi;
· sviluppo del mercato regionale, favorendo il rapporto tra produttori e consumatori;
· nuova contrattualistica che favorisca l'accesso all'erba per i pastori;
· potenziamento dei servizi sociali nelle zone rurali ((asili nido, scuole, trasporti)
· coordinamento tra Assessorato alla Sanità e Assessorato all'Agricoltura per la sanità animale;
· valorizzazione del patrimonio ittici regionale e delle professionalità connesse;
· trasformazione del fermo biologico da interruzione tecnica ad interruzione biologica.

PROPOSTA PER UN PIANO REGIONALE DI GESTIONE DEI RIFIUTI URBANI

Per quanto riguarda la gestione dei rifiuti è fondamentale come primo atto politico-amministrativo, la ridiscussione dell'attuale Piano Regionale, ribadendo l'assoluta indisponibilità ad installare impianti di termocombustione o di termovalorizzazione sul territorio regionale.
La redifinizione del Piano Regionale dovrà prevedere due obiettivi essenziali: la prevenzione e riduzione della produzione di rifiuti; la raccolta differenziata finalizzata al riciclaggio dei materiali.

Prevenzione e riduzione della produzione dei rifiuti

Tale obiettivo può essere raggiunto, ad esempio, attraverso:
· incentivazione dell'uso di imballaggi a rendere;
· incentivazione dell'autocompostaggio e del compostaggio locale verde;
· accordi di programma tra le Camere di Commercio per istituire uffici per l'informazione e l'assistenza, nonché sostegno, per gli esercizi commerciali che realizzano obiettivi verificabili di riduzione dei rifiuti;
· obbligatorietà della sostituzione dei materiali a perdere in tutte le mense pubbliche;
· sostegno ad iniziative per l'attività di manutenzione e ripristino di beni durevoli;
· incentivi per le industrie che introducono cicli produttivi "chiusi" producendo meno rifiuti.

Raccolta differenziata "spinta" finalizzata al riciclaggio

E' questa una scelta organizzativa e gestionale che deve governare l'intero Piano Regionale.
In particolare il Piano dovrà:
· fissare le percentuali e i tempi certi per ogni tipologia di rifiuto per la raccolta differenziata;
· definire due livelli per la raccolta differenziata: uno minimale ed uno premiante
· stabilire un livello minimo di invio al compostaggio di qualità dell'80% della frazione organica umida contenuta nella totalità dei rifiuti per la realizzazione di compost verde;
· vietare lo smaltimento in discarica dei rifiuti provenienti da raccolta differenziata;
· monitoraggio delle industrie riconvertibili al riciclaggio (es.ATA di Bagnoreggio);
· divieto di "importazione" nella Regione Lazio di rifiuti indefferenziati provenienti da altre regioni o stati esteri;
· incentivare le aziende che nella ristorazione non utilizzino oggetti "Usa e Getta".

La Regione dovrà inoltre decentrare alcune competenze ed attribuire maggiori risorse agli enti locali, in particolare alle Province, affinché possano dotarsi di strutture tecnico-amministrative finalizzate agli obiettivi previsti.

Imballaggi

Dovranno essere fissati obiettivi di recupero degli imballaggi differenziati, distinti tra imballaggi primari, secondari e terziari; gli strumenti di incentivazione per la riduzione di rifiuti di imballaggio, con accordi, tramite le Camere di Commercio, con le imprese e la grande distribuzione; l'obbligo per tutti gli enti pubblici di utilizzare imballaggi a rendere.
Tutte le informazioni raccolte dalle strutture provinciali dovranno essere trasmesse all'Osservatorio Regionale per la redazione di statistiche.

Impianti di compostaggio

La Regione dovrà istituire un fondo per il finanziamento di impianti di compostaggio con caratteristiche qualitative elevate, secondo il DMA 5/2/98 in attuazione del D.LGS 22/97.

Il Piano Regionale di Gestione dei Rifiuti Urbani, dovrà evitare la proliferazione di impianti di smaltimento (discariche e inceneritori) e favorire la realizzazione di piccoli impianti di compostaggio, anche a livello comunale.
Per evitare la proliferazione di impianti di trattamento e smaltimento dei rifiuti sarà opportuno agire sugli iter autorizzativi dei singoli impianti, evitando procedure semplificate e agevolando invece una effettiva partecipazione degli enti locali e dei cittadini.

VIA (Valutazione Impatto Ambientale)

L'introduzione della VIA regionale è il principale strumento per verificare la "congruità" di un impianto di gestione dei rifiuti. I contenuti della VIA dovranno essere quelli indicati dal DPR 12/4/96 (studi di impatto, pubblicizzazione, fase di audizione e contraddittorio); la procedura dovrà essere rigorosa e dovrà riguardare gli impianti esplicitati nel DPR 12/4/96.
Occorrerà prevedere uno strumento di identificazione e certificazione dei professionisti abilitati alla stesura degli studi del VIA. In tutti i casi va prevista "l'opzione zero" e le alternative anche strutturali all'opera proposta.
La VIA regionale va applicata a tutti gli impianti per rifiuti classificati come pericolosi.

Per gli impianti esclusi dalla VIA regionale, per tipologia e dimensione, rimarrebbe lo strumento dello studio di compatibilità ambientale. Al fine di controllare il rischio sanitario e ambientale l'ente competente all'autorizzazione di un impianto di smaltimento dei rifiuti deve verificare da parte dell'ente gestore lo stanziamento di un fondo sufficiente per il monitoraggio del territorio in un raggio non inferiore a 5 km. La scelta dell'ente incaricato per il monitoraggio è deliberata dal Consiglio Comunale, sulla base di un'apposita Commissione Comunale.

Non sono sottoposti alle procedure VIA:
· i lavori di manutenzione ordinaria;
· i lavori di manutenzione straordinaria ove non venga modificata la potenzialità dell'impianto;
· le attività di riutilizzo, riciclo e recupero, nonché le piattaforme comunali e le aree di stoccaggio dei materiali soggetti a raccolta differenziata.

Per le opere sottoposte a VIA non possono essere rilasciate da parte della Regione, della Provincia, degli enti locali o dei pubblici uffici, autorizzazioni, concessioni, nulla osta anche parziali prima della positiva conclusione della procedura di valutazione di impatto ambientale.

SANITA'

Le tematiche sanitarie sono un nodo importante delle politiche generali della Regione Lazio, basta pensare a quanto incide la spesa sanitaria sul bilancio regionale.
Le politiche del governo nazionale, nonostante alcuni elementi positivi contenuti nella Riforma del Ministro Bindi, non hanno risolto i problemi del settore.
Il programma della Sanità di Rifondazione Comunista del Lazio, ricalca in gran parte le proposte fatte a livello nazionale dal Partito.

Prevenzione

Aumento delle risorse finanziarie per garantire la prevenzione con particolare attenzione agli incidenti nel lavoro. Nel Lazio nel 1997 abbiamo avuto 53312 casi di infortunio e malattie professionali e 71 infortuni mortali.
Chiediamo perciò che nella prossima legislatura incidenti ed infortuni vengano perlomeno dimezzati attraverso specifici investimenti come prevede una legge nazionale che stanzia il 5% delle risorse in questo settore.
Chiediamo l'aumento delle risorse per la prevenzione anche negli altri settori e l'avvio di campagne mirate di diagnosi precoci su argomenti specifici.
Chiediamo l'ospedalizzazione a domicilio, l'assistenza domiciliare integrata, l'attivazione delle RSA, strutture per la riabilitazione.
Il rispetto della 194 attraverso un potenziamento del centro regionale di coordinamento che ha sede nell'ospedale romano del S.Camillo in cui sono rimaste solo due impiegate e il rafforzamento delle strutture nel territorio.
Inserimento anche gestionale delle strutture ospedaliere universitarie all'interno del sevizio sanitario nazionale, come in parte è stato fatto al policlinico Umberto I.
Un impegno della Regione verso il Governo Nazionale per la riunificazione contrattuale tra i lavoratori del pubblico e del privato.
Assunzione e copertura delle piante organiche. Riapertura dei concorsi.
La proposta di Piano Regionale Sanitario presentato dall'Assessore Cosentino limita i processi di liberalizzazione attraverso la funzione di "ADVOCACY" cioè della rivendicazione del diritto alla salute, ma se non si agisce sulla salvaguardia dei lavoratori non può frenare i processi di privatizzazione.
Esiste infatti oggi una pletora di situazioni contrattuali non più sostenibili.
Superamento del precariato e incremento del personale dei servizi territoriali.
Superamento della libera professione "intramoenia" attraverso un controllo serio della applicazione della legge nazionale.
Attivazione di servizi sul territorio (casa famiglia, comunità alloggio etc.) per garantire la chiusura degli ospedali psichiatrici.
Riqualificazione degli ospedali di provincia in Centri di Salute sviluppati e collegati in rete (medicina di base, poliambulatori, consultori, sert, primo soccorso, centri diurni, piccola chirurgia, Day Hospital, Rsa, centri epidemiologici e di prevenzione).
Un controllo più puntuale sui flussi finanziari specie nel rapporto pubblico privato, con un serio ed effettivo controllo dei bilanci preventivi e consultivi.
La fine di appalti ed esternalizzazioni che mettono i servizi sanitari in un'ottica di guadagno economico e non di reale risposta ai bisogni degli utenti e dei lavoratori.
La Regione deve attuare al più presto l'organo di controllo per i DRG (raggruppamenti omogenei diagnosi) per evitare ricoveri impropri.
La modifica del finanziamento a prestazione definendo un sistema misto che veda l'utilizzo dei DRG affiancato a criteri qualitativi, quali i metodi diagnostici, la verifica sulla qualità e di conseguenza dell'accreditamento, il rispetto delle linee guida, i risultati effettivamente ottenuti.
Introduzione di un sistema di esenzione dei ticket che tenga conto dell'età, del reddito oltre che delle patologie croniche.
Eliminazione dei ticket sulle visite e sulle diagnosi precoci.
Per i malati cronici si propone di stabilire una quota di partecipazione alle spese pari al 60% del reddito pensionistico ad esclusione delle pensioni sociali.
Modificazioni dei metodi di erogazione dei fondi destinati alle cliniche convenzionate: oggi tali fondi sono parte integrante ed indistinta del complessivo bilancio delle Asi. Ciò comporta ritardi enormi nell'erogazione dei fondi con notevoli disagi, sia per l'erogazione dei salari dei lavoratori addetti, sia per l'assistenza degli utenti. Ciò deve essere strettamente collegato ad un particolareggiato rendiconto di tali spese da parte della direzione delle strutture in questione, da verificare anche con ispezioni a sorpresa.

POLITICHE PER I DIRITTI SOCIALI

Istituzione sul bilancio regionale di un Fondo per il diritto all'assistenza, all'integrazione sociale e alla vita indipendente delle persone in condizione di bisogno.
Il Fondo, da finanziarsi con fondi regionali, nazionali e comunitari, dovrà avere le seguenti principali destinazioni.

Finanziare prestazioni e servizi finalizzati a rimuovere situazioni di grave svantaggio

Persone portatrici di handicap, garantire i seguenti servizi:
· trasporto e interpretariato, ovvero il diritto alla mobilità e alla comunicazione;
· personale di sostegno per l'inserimento nella scuola o nel mondo del lavoro;
· centri di socializzazione ed integrazione sociale per chi ha gravi limitazioni nell'autonomia.

Persone con grave disagio di socializzazione (minori allontanati per legge dalla famiglia, persone senza fissa dimora), garantire i seguenti servizi:
· prestazioni di pronto intervento;
· centri di prima accoglienza e sostegno di personale specializzato (psicologi, assistenti sociali).

Finanziare prestazioni e servizi finalizzati a garantire l'assistenza sociale agli inabili al lavoro (temporanei e definitivi)

In particolare:
· riconoscimento di condizione di insufficienza di mezzi per vivere della persona inabile con reddito personale inferiore alla pensione minima INPS per dipendenti con 781 settimane di contributi settimanali versati (attualmente 710.000 lire);
· garanzie di un reddito vitale che preveda anche la totale esenzione dalle spese di assistenza sociale e dei servizi essenziali (gas, luce, acqua, riscaldamento.....).

Garantire l'erogazione di prestazioni e servizi sociali obbligatori
Su tutto il territorio regionale dovranno essere garantiti tutte le prestazioni ed i servizi sociali obbligatori, per i quali vengono definiti criteri uniformi di esenzione parziale della partecipazione alla spesa, sulla base di fasce di reddito della famiglia anagrafica, non inferiori a quelle individuate per l'esenzione dalla partecipazione alla spesa sanitaria.
In particolare dovrà essere assicurata un'azione di promozione nei confronti degli uffici preposti alla sanità, all'istruzione, alla casa, ai trasporti ed agli altri settori con carattere di universalità, per ottenere una erogazione corretta e tempestiva dei loro interventi di competenza.
Alcuni esempi:
· centri di consulenza e sostegno economico per il superamento delle condizioni di bisogno;
· assistenza domestica per persone non autonome e per anziani;
· centri di promozione sociale per giovani e anziani;
· procedure, percorsi e strumenti che rendano i diritti concretamente esigibili, con rilascio di attestati di esenzione, totale o parziale, dalla partecipazione alla spesa per le prestazioni e i servizi.

Sostenere l'associazionismo per la promozione sociale
Finanziamenti per il sostegno di spese di gestione e assegnazione di spazi pubblici ad associazioni che operino in particolare nei seguenti ambiti:
· integrazione di migranti e nomadi, lotta al razzismo e alla xenofobia;
· sportelli legali, casa, lavoro, assistenza;
· promozione alla solidarietà internazionale, alla convivenza civile tra i popoli, al commercio equo-solidale;
· promozione della memoria storica e culturale, difesa del patrimonio ambientale e dei beni culturali.

DISTRIBUZIONE E COMMERCIO

Fra gli impegni della Regione nella programmazione delle politiche sulla distribuzione vanno indicati interventi di sostegno alle piccole attività commerciali localizzate nei centri minori, nelle aree interne e montane e nelle periferie urbane per salvaguardare una diffusione capillare della rete distributiva e per contrastare la concentrazione monopolistica. E' da pianificare un intervento per la promozione di consorzi di piccoli dettaglianti distribuiti a rete sul territorio.

POLITICHE DELLO SPORT

In questa specifica materia di carattere sociale e per certi versi culturale (verso il benessere del corpo)
La Regione deve impegnarsi seriamente nella promozione e nel sostegno dello sport per tutti (compresi i portatori di handicap e gli anziani) impartendo specifiche direttive agli Enti locali, favorendo attraverso l'istituzione di una sfera di servizi sportivi e di indirizzi, tesi a facilitare attività che impegnano sul piano dell'agonismo oppure dell'esercizio fisico individuale o collettivo, le capacità motorie fisico-psichiche del soggetto con intenti ricreativi, igienici e socializzanti.
Va inoltre tenuto presente che una corretta attività fisica è fondamentale per tutti in modo da prevenire seriamente le malattie o i difetti da postura quelle da invecchiamento e da stress producendo da subito immediati benefici psicofisici.
Una riflessione di base può motivare in modo decisivo la nostra convinta scelta in materia tutto il tempo "buttato via" (come a volte si dice) per una attività fisica accorta e continuativa si tramuta in tempo risparmiato alle attese nelle sale degli ambulatori ed in un considerevole risparmio in medicinali e cure (si pensi alla spesa sanitaria Regionale e nazionale).
Pertanto proponiamo:
1. il censimento preciso e analitico delle realtà di base esistenti sul territorio distinte per discipline;
2. il censimento delle società o gruppi operanti sul territorio sempre per specialità;
3. il censimento di tutti gli impianti sportivi esistenti e loro classificazioni per specialità (specie se polifunzionali);
4. il sostegno finanziario attraverso i servizi ai gruppi sportivi di base (C.A.S.) che operano nella formazione dei giovani soggetti;
5. l'utilizzo degli impianti pubblici e "privati" a tariffe convenzionate;
6. il regolare controllo da parte dei competenti organi sulla sicurezza e dell'igiene degli impianti sportivi;
7. la predisposizione di servizi territoriali di medicina dello sport e di campagna di lotta al doping e all'illecito sportivo;
8. incentivazioni per quei Comuni che gestiscono direttamente gli impianti sportivi in modo da calmierare il settore, creando nuove figure professionali;
9. la creazione di un Osservatorio permanente per lo sport e le attività ludico-motorie.

TRASPORTI

La Regione dovrà rilanciare il suo impegno affinchè le ristrutturazioni e le trasformazioni delle società che erogano servizi di trasporto nel Lazio, possano determinare una deregolamentazione.
La Regione dovrà attivare con urgenza iniziative, programmi e finanziamenti per una politica di investimenti infrastrutturali mirati al mantenimento del ruolo pubblico nelle linee ferroviarie, su gomma, del cabotaggio e della intermodalità, garantendo allo stesso tempo i livelli occupazionali e la qualità del servizio.
Per questo si rende necessario un confronto con il Governo Nazionale perché al passaggio di competenze sul trasporto ferroviario regionale, corrisponda una adeguata dotazione di risorse finanziarie.
In particolare occorrono investimenti mirati al collegamento Porti-FS-Gomma-Aeroporti.

Aeroporti
· Nel contesto di riequilibrio fra gli aeroporti di Malpensa e Fiumicino, la Regione assume l'impegno per la costruzione di un Tavolo Istituzionale che riunisca tutte le Organizzazioni Sindacali, la Regione, gli Enti Locali e le Imprese al fine di sviluppare strategie per lo sviluppo e il rilancio delle aree aeroportuali, per garantire i livelli occupazionali e la qualità del lavoro.
· Si propone la costituzione di un Ente di Formazione Professionale permanente sia per i neoassunti sia per il personale aereoportuale.
Porti
· Piena realizzazione del protocollo d'intesa sottoscritto tra gli Assessorati ai Trasporti delle Regioni Lazio e Sardegna, dove il Porto Di Civitavecchia diventa "L'ancoraggio stabile ed organizzato del sistema produttivo e commerciale della Sardegna, con evidenti vantaggi per l'economia delle due Regioni".
· Piena attuazione del recente "Piano regionale dei porti".
· Valorizzazione ed incentivazione dello sviluppo cabotiero, attraverso il potenziamento dei nodi regionali di interscambio ferro-gomma- nave e la realizzazione di una rete infrastrutturale necessaria a sviluppare tale modalità, nella logica della sicurezza e del ridimensionamento del trasporto su gomma rispetto alle altre modalità.
· Declassamento della A 12 nel tratto S. Marinella - Civitavecchia, riammodernamento ed allargamento dell'Aurelia nel tratto Civitavecchia - Grosseto.

Li.La
· Definizione del ruolo della Regione nella pianificazione e sviluppo della S.P.A. pubblica Regionale LI.LA; con provvedimenti per assunzioni a tempo indeterminato, potenziamento e rinnovo del parco autobus, ridefinizione del programma di esercizio, definizione di contratti di servizio.
· Potenziamento della nuova Società regionale LI.LA per rispondere alla domanda di trasporto pubblico in termini quanti/qualitativi.
· Ridefinizione del ruolo della LI.LA nel sistema regionale di trasporto con l'obiettivo di porre la nuova Società nella condizione e nella posizione di capacità tecnico/economico/finanziaria di concorrere alle gare per vincerle.
· Rafforzamento della nuova Società con l'obiettivo del consolidamento del ruolo centrale della S.p.A. pubblica nell'integrazione modale del trasporto regionale.
· Assegnazione alla LI.LA di risorse e di strumentazione tecnica e finanziaria finalizzata alla ricerca e allo sviluppo di nuove tecnologie rispondenti alle esigenze di contenimento dell'inquinamento ambientale.
In tutti i settori del trasporto vengano rivisitate le scelte di esternalizzazione di aspetti importanti della produzione, prevedendo soluzioni di ricomposizione del ciclo produttivo.Deve essere superata la divisione e la frammentazione prodotta dalle forme di lavoro atipico e di C.F.L., attraverso la riunificazione contrattuale di comparto, il riassorbimento dei lavoratori che operano nei settori esternalizzati e la trasformazione del lavoro precario in lavoro a tempo indeterminato.

DEMOCRAZIA E ORDINAMENTO ISTITUZIONALE

La Regione può costituire un importante elemento dell'assetto democratico, contro il prevalere di logiche trasformistiche e contro la caduta della partecipazione politica dei cittadini e delle cittadine. Questo obiettivo può essere raggiunto:
· con l'allargamento della sfera di autonomia della Regione:
· con la salvaguardia dei poteri di programmazione e di legislazione di ispezione e di controllo delle Assemblee Elettive;
· con l'approvazione di una legge elettorale Regionale che garantisca stabilità dei governi, attraverso un premio di maggioranza e una rappresentanza garantita da una quota proporzionale non inferiore a quella dell'attuale legge, nonché da un meccanismo vincolante di riequilibrio della presenza femminile;
· con la costituzione di un assessorato per le Pari Opportunità, per l'attivazione di politiche che permettano alle donne di accedere alla sfera decisionale in tutte le scelte politico amministrative;
· con la promozione di una rete di partecipazione dal basso di comitati e associazioni, riconosciuti come interlocutori delle istituzioni regionali.

DIRITTO ALLO STUDIO E ALLA FORMAZIONE

L'istruzione costituisce uno dei settori chiave per lo sviluppo economico e culturale della nostra società, al contempo rappresenta uno strumento chiave per il superamento delle disuguaglianze sociali.
La rete scolastica e formativa deve rispondere alle esigenze della crescita culturale dell'intera popolazione del paese per garantire a tutte e a tutti il diritto allo studio; il diritto allo studio reclama strutture e risorse, e richiama l'esigenza di un approfondimento sui terreni legislativi, con particolare riferimento ai contenuti formativi, che devono essere recuperati dal sistema pubblico.
Per quanto riguarda il patrimonio edilizio scolastico, occorre provvedere all'adeguamento a condizioni di vivibilità e sicurezza, e alle dotazioni di strumentazioni necessarie ad una didattica di laboratorio aggiornata tecnologicamente. Per ciò che riguarda il finanziamento pubblico alle scuole, il diritto allo studio va garantito a tutti gli studenti sulla base del reddito familiare e del rendimento scolastico. Il diritto allo studio deve riguardare i libri e gli strumenti didattici, i trasporti e le mense attraverso leggi regionali.
L'azione della Regione Lazio deve:
· tendere alla rimozione degli ostacoli d'ordine economico e sociale che determinano il condizionamento precoce, l'evasione all'obbligo scolastico, l'emarginazione e l'abbandono scolastico;
· assicurare il proseguimento degli studi ai capaci e ai meritevoli, specie se privi di mezzi, favorendo il compimento dell'obbligo scolastico da parte degli adulti e l'accesso alla scuola da parte dei lavoratori;
· garantire ai minori in difficoltà di sviluppo e di apprendimento, ai disadattati e agli invalidi l'inserimento nelle normali strutture scolastiche.

La corretta integrazione fra istruzione e formazione professionale deve partire da una precisa distinzione fra i due settori, tenendo presente che la Costituzione non nega la possibilità di finanziamenti pubblici alla formazione professionale privata, mentre il divieto di finanziamento alla scuola privata è esplicito (art. 33, comma 3).
Per ciò che riguarda i contributi alle scuole non statali va ribadita la necessità che l'azione della Regione Lazio si svolga nell'ambito del citato articolo 33 della Costituzione e che quindi tali contributi siano diretti esclusivamente alle scuole comunali non statali.
La Regione Lazio deve impegnarsi, sia nei tempi definiti dal DPR 233/98, sia dopo (a causa dell'entrata in vigore della riforma dei cicli) a riconsiderare le situazioni di dimensionamento che si rivelino, dopo un'indagine più accurata e sulla base delle richieste degli utenti, non pienamente rispondenti al criterio del miglioramento dell'offerta formativa.

Formazione professionale

Occorre programmare l'intervento formativo tenendo conto del tessuto esistente nel settore industriale, del terziario e dei servizi e delle prospettive di sviluppo attinente alle scelte di pianificazione regionale dei settori di propria competenza.
Il passo che dobbiamo fare è quello di rendere il sistema che ruota intorno alla Formazione Professionale funzionale al processo formativo e all'inserimento nel mondo del lavoro; occorre qualificare o riqualificare coloro che escono dal mondo del lavoro per prepararne il loro reinserimento.
Si devono in primo luogo potenziare i percorsi formativi di vario livello per i giovani provenienti dalla scuola dell'obbligo, dalle scuole medie superiori e dalla università, finalizzando la specializzazione su specifiche competenze.
La Formazione Professionale, comunque, non può essere in nessun caso sostitutiva del sistema scolastico. Dobbiamo tenere conto che con la riforma dei cicli scolastici e con l'innalzamento, per il momento a 15 anni, dell'età scolastica nella scuola dell'obbligo, si rende necessario un dialogo con la scuola pubblica per integrare al suo interno percorsi formativi legati ai piani di sviluppo e alla vocazione occupazionale presente nel territorio.
E' necessario istituire un apposito ufficio che rilevi in modo sistematico quali sono le figure professionali richieste dal mercato del lavoro ed organizzare corsi di formazione che vadano in quella direzione e del PRLO.
La validità dei corsi va verificata in relazione allo sbocco occupazionale che producono e vanno cancellati i corsi che non raggiungono risultati (ISTITUZIONE V.I.O.).
Non devono essere affidati corsi professionali agli Enti di emanazione sindacale quando queste organizzazioni siano coinvolte in accordi, con le aziende, per processi di riorganizzazione ristrutturazione aziendale.

Diritto dei partecipanti ai corsi

Prima dell'iscrizione ai corsi di formazione, agli interessati devono essere forniti i dati relativi al programma, alla durata del corso, al tipo di specializzazione prevista e allo sbocco occupazionale registrato fino a quel momento per quella specializzazione.