Poesia tra la riflessione filosofica e la coscienza del presente, quella di Agnese Buzzi, nella silloge Piccoli pensieri (Sovera, Roma 2001)

«Agnese Buzzi ha operato una lunga riflessione sulla vita, sull’essere, e ne parla in sintesi. Infatti chi può ancora sostenere che pensiero e poesia vivono su piani diversi e non intersecabili?» Attraverso questa espressione il critico ed editore Aldo Onorati evidenzia la poetica di Agnese Buzzi, nata a Pratoianni, ma che vive a Rieti, dove svolge l’attività di impiegata. L’autrice in questa silloge, frutto di molte letture e di lunghe riflessioni, indica una via d’uscita al dramma tutto umano e contemporaneo dell’esistere in sé. Infatti è quasi una “filosofia dell’essere” che la poetessa evidenzia attraverso le sue liriche, delle quali emblematica è quella che apre la silloge: “Pensieri”, dove viene evidenziata la vacuità dell’esistere. «Di me conosci il guscio / che racchiude questo corpo / che si divincola tra / l’inquietudine di mille domande, / la frenetica ricerca di altrettante risposte, / e l’incapacità di trovarle». Questa lirica assume quindi un valore programmatico. Infatti è il vuoto interiore, il trambusto personale ad essere scandagliato, uno scandaglio continuo e martellante, che però si permette alcuni attimi di pausa, un invito a vivere alla giornata, un “carpe diem” oraziano, come si evidenzia in “Ballo in maschera”. Infatti la sua poesia corre tra gioia e tristezza, ma tutto collocato nel presente. Ricordiamo che «non viviamo nell’eternità / ma dobbiamo agire all’istante / senza rimandare all’incerto domani». È il tempo a dominare però ogni cosa con il suo intreccio tra presente, passato e futuro. Ho vissuto il mio «tempo terreno per non scoprire se la vita / è un dolce addio alla giovinezza per / raggiungere la saggezza…». In questo rapporto temporale è però il presente ad avere una parte determinante, è quello che permette di vedere la vita nella sua nuda realtà, ma soprattutto permette la riflessione e quindi il potere decisionale dell’individuo. Oltre il pensiero… forse nulla. «Dal nulla veniamo e nel nulla torniamo, / in questo intervallo cos’è che facciamo? / Qualche volta amiamo, altre odiamo, rara-mente gioiamo, spesso soffriamo…» scrive la poetessa. In effetti il richiamo può essere a Parmenide, il filosofo di Elea, il quale afferma che la realtà è Nulla, è solo illusione, e l’essere può essere colto solo con la ragione. Mentre Gorgia di Lentini, anch’esso filosofo del V secolo a.C.,  afferma che Nulla esiste, ma anche se fosse non sarebbe conoscibile, e anche se fosse conoscibile non sarebbe comunicabile. Ma queste riflessioni non portano la Buzzi alla disperazione. Anzi nella vita deve predominare l’equilibrio (così infatti si intitola una sua lirica) ed ognuno deve agire, ma senza esagerare. Allora anche le piccole cose assumono il loro valore. La quotidianità e i luoghi in cui si vive diventano a misura d’uomo, si rivalorizzano gli affetti familiari, si apprezza la libertà: «Vorrei morire ogni istante per vivere libera». Eppure «la libertà non esiste – scrive l’autrice nella lettera ad un caro amico, mai spedita e posta in appendice al volume. – Esiste una libertà relativa ma non assoluta. Ci sono tanti fattori che ci condizionano». Ebbene proprio in questa analisi e in questa riflessione, tra filosofica e interiore, è da ricercare la poesia in Agnese Buzzi.

Angelo Manitta