Un substrato filosofico si nasconde dietro la ricerca dell’essere nel racconto di Elsa Emmy: (Missione impossibile, Edizioni d’arte, 2001) “Missione
impossibile”: racconto snello, avvincente e affascinante: questi sono
solo alcuni degli aggettivi che si possono attribuire all’opera di Elsa
Emmy. L’autrice permette al lettore di fare un viaggio attraverso mondi
sco-nosciuti,
nei quali ci si può rifugiare con la mente e scoprirne le meraviglie,
fatte da figure acquatiche che emanano
colori sfavillanti, da galassie, stelle comete e buchi neri. Ma ovviamente
non è solo fantasia,
quella che impregna le pagine del volume, in quanto un substrato
filosofico si nasconde dietro la ricerca dell’essere, del bene e del
primordiale. Una ricerca intrinseca, quella della protago-nista,
che permea l’attrazione innata per l’acqua, elemento essenziale per la
sopravvivenza di tutti gli esseri viventi, conducendo il lettore alla
filosofia naturalista, o meglio a Talete, il quale attribuiva all’acqua
il «principio delle cose», ma anche ad Omero, il quale sosteneva «l’origine
degli dèi dall’Oceano». In tutto questo resta sempre la parte
introspettiva dell’essere donna, che nel proprio grembo consente la
nascita di una nuova vita. Ed è la “vita” il punto cruciale del
racconto. Così una giovane donna accompagnata da una straordinaria
creatura d’acqua si ritrova ad essere stata scelta come messaggera di
“Vita” e di “Pace” su una misteriosa Stella lucente, ma la
missione viene spezzata dall’avarizia e cattiveria dell’essere
terrestre che,
ambizioso del potere,
distrugge i sentimenti e li trasforma in angosce e desolazione, morte e
distruzione. Dietro di tutto questo vi è il male che viene personificato
dalla “mafia”. Così la protagonista dopo aver superaro molte prove ed
essere diventata fattorino e complice di una cosca mafiosa, consegnando
uranio e droga e depositando bombe, finalmente riceve i tanto attesi
embrioni, indispensabili per poter portare la vita su una Stella lucente.
Adesso si tratta di condurre a termine la missione e intraprendere il
misterioso viaggio in compagnia dell’essere acquatico, scelto come
messaggero di quel mondo misterioso. Il viaggio si è con-cluso con il trasloco degli embrioni terrestri in un
fanto-matico
utero intergalattico. E qui emerge un altro aspetto della società
contemporanea:
la possibilità di stabilire, o meglio imporre e programmare la vita che
sempre più viene standardizzata da super cervelloni. Ma
si scopre l’amara consapevolezza di essere
prigioniera di una strano destino, solo dopo aver constatato che quegli
embrioni sono prescelti come campioni di vita per
le Gerarchie della Stella. Ma si
tratta di un destino. È, come affermava Eschilo,
«il fato come necessaria connessione tra colpa e
punizione anche nella discendenza: i figli scontano le colpe dei padri».
Così la protagonista giunge
alla conclusione: «Avrei dovuto portare pace e
ripristinare la continuità,
una continuità di vita sulla stella lucente, invece ho portato la morte».
Questo per il desiderio infrenabile verso la carne che su quella stella,
dove il tempo scorreva a velocità impressionante, fa
in modo che alla nascita immediatamente subentri la
morte. «L’anima dell’uomo non manifesta la sua potenza se non in
quanto è congiunta col corpo: staccata da esso non è che un’ombra,
fornita di semplice parvenza di vita»
scrive Omero. Così tanti punti interrogativi sul
perché di tale viag-gio
e di tale conclusione e la consapevolezza che in fondo «la Pace è un
bene tanto grande che, anche nelle cose terrene e temporali, nulla vi è
di più dolce e di più desiderabile» (Sant’Agostino).
E Rennyson: «Ah! Quando il bene sarà di tutti e
la norma di ciascuno, e la pace universale sarà come uno strale di luce
sulla terra, e come un sentiero di raggi attraverso il mare?». Forse un
punto interrogativo questo di Rennyson che ben riprende i molti perché
della protago-nista
di “Missione impossibile” di
Elsa Emmy che rispecchiano
i perché di ogni uomo: la
morte, la guerra e il grigio-re
degli uomini che cercano di imporre i propri principi. Enza Conti |