As perdas luminosas, un saggio critico di Iacyr Anderson Freitas sul poeta brasiliano Ruy Espinheira Filho, attraverso un’analisi stilistica e contenutistica (Casa de Palavras, Brasile 2001) 

“As Perdas luminosas” è una approfondita analisi stilistica e strutturale dell’opera di uno dei poeti contemporanei brasiliani più rilevanti: Ruy Espinheira Filho, nato a Salvador nello stato di Bahia nel 1942. L’autore del saggio, il poeta Iacyr Anderson, non è nuovo a tale tipo di ricerca.  Ha pubblicato, infatti, altri due saggi e questo si legge «come un viaggio nel mondo dei sentimenti e delle forme poetiche di Ruy Espinheira… Si tratta di un dialogo tra poeti: Ruy per la qualità della sua poesia e Iacyr per l’acume e il tirocinio critico» scrive Aleilton Fonseca nella presentazione «dando anche un valido contributo allo studio della poesia brasiliana contemporanea».

Il saggio, analitico e dettagliato, scopre quindi particolari che sfuggono al comune lettore. Esso è diviso in sei parti. Nella prima vengono messi in evidenza alcuni concetti come l’idealizzazione del passato, l’appello al ritorno, l’evocazione mnemonica. Questi portano però all’incapacità assoluta della realizzazione esistenziale nel tempo presente e all’impossibilità di ricostituire il passato attraverso la rievocazione dell’infanzia e il sogno.  La vita può essere allora intesa come un eterno esilio, dal quale si esce solo attraverso la morte, quasi un tortuoso passaggio attraverso il nulla e la dissoluzione totale. La presenza della morte nella poesia di Ruy Espinheira viene analizzata in maniera più dettagliata nel secondo capitolo, dove si evidenzia il suo implacabile dominio sulla vita e l’incubo dell’eterno ritorno attraverso il richiamo alla finitudine e all’annullamento completo della soggettività. Nel terzo capitolo l’analisi verte su alcuni aspetti formali, come la metrica e la disposizione strofica, oltre alla musicalità interna, evidenziata attraverso la lirica “A Canção de Beatrix” (La canzone di Beatrice), dove l’immagine acu-stica rafforza il richiamo dell’uomo al passato e all’infelicità del presente, elemento base della poetica del poeta baiano. L’analisi si sposta quindi a livello lessicale, attraverso l’esame di alcune figure retoriche come l’antitesi e la ripetizione (anafora), mentre nel quarto capitolo vengono prese in considerazione le immagini visive, le comparazioni e i principali tipi di metafora, facendone un confronto con la lirica moderna. Ma soprattutto viene evidenziata la continuità tra passato e presente, tra memoria e tempo. Particolare attenzione viene posta pure al tema della morte. Ad emblema viene presa la poesia “Soneto de uma morte”, dove si legge: «Um outubro evolado há quinze anos / viu essa morte, o pranto (pianto) em duplo rosto (volto). / Que no morto ainda está, intimo rosto / de imarcescível morte, imune aos anos».  Nel quinto capitolo si ha l’applicazione pratica dell’analisi fatta nei capitoli precedenti, mentre nel sesto si trovano le considerazioni finali di Anderson, il quale evidenzia l’esistenzialismo della poesia di Ruy Espinheira, l’aspetto devastatore della morte, la perdita crescente di tutte le certezze, e di conseguenza la necessità disperata dell’uomo di ritornare al passato e di eternare il sogno, quale tentativo di evasione dalla realtà. La poesia di Ruy tenta di denunciare d’altra parte la crescente disumanizzazione della vita moderna, l’alienazione amara e insopportabile, la dispersione dell’individuo nell’esteriorità, la sua spersonalizzazione totale, il suo dissolversi nella massa attraverso processi massificatori capaci di trasformare la realtà in un incubo di vaste proporzioni.

Angelo Manitta