Poesia sperimentale legata a tematiche sociali nella silloge LinguaJá di Goulart Gomes (Cultura e Turismo – Salvador – Brasile 2000) 

L’ultima silloge di poesie di Goulart Gomes, “LinguaJà”, presenta una chiara innovazione stilistica e contenutistica. Il libro sorprende infatti per i suoi temi, «emoziona per la sua immensa forza poetica e sbigottisce per tutto ciò che presenta di bello», scrive nella prefazione Carlos Pimentel. L’amore e la ricerca del bello in effetti è idea ossessionante e principale di Gomes. Si prenda ad esempio la lirica “Belezamento”, dove «Uma mulher è seu vulto / e o que lhe compreende de intocável / de impertur-bável / ou quando se renova pelas crias». La donna diventa quasi simbolo di bellezza e nel contempo si tramuta in qualcosa di intoccabile e imperturbabile. Se “LinguaJá” presenta un linguaggio moderno ed innovatore come nelle liriche “Antioposto” e “De como redomo desvirou gente”, giunge anche ad un elevato lirismo come in Algaravia: «Ciò che si conosce di me / è che rubo parole al vento, / porto via ore al tempo / e immagini alle pellicole dei film». Ma il linguaggio non è altro che una scoperta della propria lingua. LinguJá, cioè «lingua ora, lingua qui, lingua adesso – come si esprime lo stesso autore nella premessa: - questi sono gli obiettivi del libro: parlare i nostri molteplici linguaggi: il linguaggio dell’uomo comune, il linguaggio tecnologico, il linguaggio reinventato ogni momento attraverso modernismi e neologismi». In effetti la poesia di Gomes è piena di neologismi, ma offre pure un linguaggio metafo-rico e intimo nello stesso tempo. La silloge è divisa in quattro parti: “Personagens que passeiam por aí”, volto alla creazione di caratteri attraverso un linguaggio nordestino; “Eus que não saem de dentro” è invece una sezione più intimista che cerca di guardare proprio l’interiorità dell’uo-mo; “Navegar è preciso” parla del mare e delle emozioni che esso suscita; e infine “Miragens que ficaram por aqui” parla proprio delle Muse, senza le quali non si potrebbe avere la poesia. Goulart Gomes, nato a Salvador nello stato di Bahia in Brasile, ha pubblicato diversi libri, tra cui “Anda Luz” (1987), “Todo desejo” (1990), “Sob a Pele” (1994), “A greve geral” (1997) ed ha ottenuto una quaran-tina di premi in concorsi letterari.

Diversi critici si sono interessati di lui. «I suoi libri rappresentano una grande sfida letteraria per la sua gente e per il mondo intero» scrive il poeta portoricano Roberto Alvarado, mentre la rivista “Brasilia” evidenzia la sua sensibilità e il suo straordinario talento poetico. «Il ritmo comunque e l’armonia costituiscono una costante nei suoi versi» scrive Silverio da Costa. «La sua poesia comunica. Nessun credito nell’arte che non comunica, fatta solo per una spinta interiore dell’artista, senza nessun compromesso con il pubblico» (Adinoel Motta Maia), ma Gomes è pure «un poeta che presenta tematiche sociali romantiche, surreali e metafisiche» (Ari Lins Pedros). Infatti se nella poesia “Xes” abbiamo un linguaggio modernissimo che soprattutto tiene presente la telematica, in “Guerra santa” è il tema a diventare moderno: «A fé estava morta, / crucificada em tiros de canhão (cannone), afogado o sertão no / mar de sangue dos que não se perdem». «Uccidere è facile» dice nella lirica “Coriolano”, ma il desiderio interiore è quello della pace e della serenità, passando dalla materia all’eterno e all’interiorità. Il linguaggio spesso è metaforico: la nascita e la crescita del grano simboleggia l’uomo e le sue conquiste interiori, come ad esempio nella poesia “Semeadura”, ma a volte è il ricordo a riportare al presente. Il ricordo è quasi una congiura del tempo che non esiste, mentre il futuro è fermento, quasi «un grido di Munch sotto un cielo di Van Gogh». Il grido è l’uomo che non vuole annullarsi, ma vuole perpetuarsi nel tempo. E la poesia di Gomes mira proprio a quest’eternarsi.

Angelo Manitta