11 Settembre 2001
di Rosalba Masone Beltrame
 
Come folgori impazzite:
palle di fuoco
missili umani
e
- un brevissimo attimo -
crolla l’immagine.
In frantumi
- a terra
mille miglia allintorno -
polvere e sangue.
La civiltà smarrita smarrisce se stessa.
               Il gigante abbattuto
l’umanità tutta
sgomenta inorridita
incollata al terrore
senza volto
né cuore
né nome
I frantumi
più vivi dei vivi.
Dio salvi
il tempo
il futuro
il vacillante comune vascello
sinuoso
ondeggia
misteriosamente fresco
nell’infuocato oro
e sfiora
avvolge
sciupa la scritta pagina.
               Disorientata
l’attenzione
polverizza
ogni fiorita giada.
Uno e una - di millenaria pietra –
uniti stanno
e immoti
tu li guardi
e li vorresti vivi.
               E va – com’è venuto -
profetizzando
il continuo eterno
non di sé
(di noi)
ma della forza
che tutto dolcemente
fortemente serra.
Sulla spiaggia
- in riva al mare -
anche al più distratto
più e più nitidamente chiara
diventa la lezione
tra cormorani e folaghe
e l’insondabile dilata
l’ombra dell’oblio.
               Immortale sete
respiro di eternità.
A poco a poco
si chiudono i cancelli.
               Si spegne l’ombrellone
(ogni caducità)
e
la sabbia
irresistibilmente resta
col suo segreto d’ombre.