Le
tematiche sociali di Vincenzo
Muscarella in Oltre il buio un raggio di
speranza, (Libroitaliano 2001) Un
breve, recentissimo volumetto di versi, questo, del napoletano Vincenzo
Muscarella, che affronta dal vivo le tematiche sociali che s’affacciano
all’alba del nuovo millennio, «luci,
ombre, problematiche, e il disagio del vivere quotidiano»: la povertà
e la solidarietà fra i popoli, la disoccupazione, il Medio Oriente, la
diversità e la tolle-ranza, la malattia e la speranza… E ancora la
recente guerra in Kosovo, l’anelito alla pace, l’aspirazione ad un
“villag-gio globale”, pur tuttavia nel rispetto delle tradizioni
locali, l’infanzia violata ed il diritto all’innocenza, e, al di sopra
di tutto e di tutti, una profonda sete di fede, di divino. Del resto, come
si può leggere in quarta di copertina, «all’alba di un nuovo millennio, mentre stendiamo il velo
dell’abbandono su un secolo di caos politico e sociale, in cui la poesia
ha sviluppato un percorso complesso e contraddittorio, ma sempre in linea
col progresso, ci si aspetta, da ogni poeta, un forte impegno umano e
civile, tale da lasciare una traccia significativa nella letteratura
contemporanea», e la poesia di Muscarella può, a buon diritto,
definirsi di profondo impegno umano e sociale. Ciò
non impedisce all’Autore di entrare in una casistica più intima e
vicina, rievocando episodi ch’egli ha toccato con mano, che ha vissuto
sotto i propri occhi, come l’inspiegabile suicidio di un amico: «Perdonaci
/ di non esserti stati vicino, / anche se ci vedi / dall’alto dei cieli,
/ prega per noi, / muti della tua presenza» (da: In
memoria di Carlo); o la cecità, vissuta e accettata attraverso i
valori dell’amicizia e di un’esistenza densa di interessi: «…Nel
tuo buio sei solidale ed amico / tollerante, pacifico, hai mille
interessi, / ascolti la musica silente degli altri, / hai passioni e
amori… / ma hai dovuto respirare e soffiare / come il vento per vivere
quasi normale / tra mille difficoltà! / Non sono io che ho aiutato te, /
ma tu che hai aperto il mio cuore» (da Un
amico non vedente). C’è poi un altro suicidio, che però resta solo un momento velleitario, superato da una sorta d’illuminazione divina: «La misericordia di Dio / gli va incontro, / ora l’uomo / nel buio della sua esistenza / vede una luce: / una speranza amica / nel suo futuro imminente!» (da Suicida). Un mondo problematico, quindi, che però non rifugge, non chiude la porta alla speranza, che lascia intravedere una via d’uscita per ogni momento buio, in quanto l’Autore, sorretto da una fede capace di farlo trascendere dalle momentanee vicissitudini, ha modo di ritemprarsi, anche attraverso la riflessione, la contemplazione, la solitudine, momento ineludibile ma indispensabile perché l’uomo si misuri con sé stesso, uscendone migliorato e pronto al confronto con i suoi simili, come nella poesia che, non a caso, conclude la raccolta, Sorella Solitudine: «M’abbracci / tutti i giorni, / a volte mi rallegri, / a volte mi rattristi. / Nel trascorrere / del tempo, / valore inestinguibile, / tiranno e infinito / di un’opaca esistenza, tu sorella solitudine / rendi forte la volontà / e il piacere di socializzare con il prossimo, / amici e nemici. / Così, vivo in sintonia / con le stelle / e in armonia / con il firmamento / tutto, / in movimento / con le maree / e le nuvole! / Ti ringrazio / ad ogni tuo abbraccio / o sorella solitudine». Maristella Dilettoso |