Io e te, una silloge di poesie di Francesco Romeo Guzzetta incentrata sulla famiglia e sull’amore (edizioni Ferdinandea, Catania 2001)

Francesco Romeo Guzzetta è nato a Catania nel 1931 ed è un infaticabile operatore culturale. Non solo ha organizzato ed organizza premi letterari, ma soprattutto è il fondatore dell’Accademia Ferdinandea, il cui atto costitutivo è stato registrato il 24 giugno 1987. Ma il Guzzetta è pure un poeta, come suol dirsi, che va sulla cresta dell’onda. Infatti ha ricevuto numerosissimi riconoscimenti e soprattutto hanno parlato di lui molti periodici e quotidiani. Non solo. Ma è pure un infaticabile scrittore. Soprattutto predilige i temi politico-sociale. Per fare qualche esempio cito alcuni titoli delle sue opere: Sesso rubato, La terra è Dio, I perché di Eltsin-Corbaciov, I perché di Bush-Saddam, Le guerre del dopoguerra, Dio esiste?. Ma in questa occasione si vuole prendere in esame soprattutto la sua silloge di poesie “Io e te”, che desume il titolo dalla lirica che funge quasi da epigrafe, lirica che è stata tradotta in numerosissime lingue come, per citarne alcune, il coreano, il greco, il cinese, l’arabo, l’ebraico, per non menzionare le numerosissime lingue europee. La silloge è dedicata alle «coppie che si sono sempre volute bene», scrive lo stesso autore. «Difatti “io e te” raffigurano gli intramontabili personaggi della vita in comune, fatta di tutto e di niente, ma costruita, giorno dopo giorno, con amore» scrive nella prefazione Davide D’agata. La silloge si presenta come un diario (così anche suona il titolo di una lirica) dove «fogli di cellulosa / arati di bianco / dove un missile / semina il nero / del futuro ormai passato». Questo diario esprime non solo il sentimento più alto dell’umanità: l’amore, ma pure la quotidianità dell’esistere, espressa nelle azioni più banali, che però nella vita a due non sono mai banali, ma vengono permeate di un simbolismo ed un valore totalmente personale. Ovviamente non poteva man-care, nel ciclo della vita, la poesia dedicata alla mamma, al bimbo che nasce, all’amore, al viaggio, alla propria terra, alla nonna, agli amici, alla casa, agli oggetti più comuni con cui si ha ogni giorno a che fare, alla Sicilia e pure alla divinità. Dio, infatti, nell’opera di Francesco Romeo Guzzetta ha una parte essenziale. Nella poesia “Chiesa e Fede” così si esprime: «Gruppo di persone / riunite / per rinnovare il Sacrificio, / in questa Babilonia / chi cerca nella verità la Fede / e nella Fede la Verità, / quale Verità?». La silloge, che praticamente rappresenta la parabola della vita, non poteva non fare a meno del ricordo. Il ricordo è poesia. La poesia è liricità. Ed altamente lirica è “La bella capinera”: «Rigido / è l’inverno. / Triste / è la sera. / Non ho visto / al mattino / volare / la capinera». E tutta la poesia di Francesco Romeo Guzzetta è soffusa di liricità.

                       Angelo Manitta