Macerata 1831, un racconto storico di Pacifico Topa (Oceano edizioni, Macerata 2000).

L’Autore, uomo di cultura e di lettere, stimato docente ma anche poeta, critico, collaboratore di varie testate a carattere letterario, tra cui anche “Il Convivio”, «testimone dello sviluppo letterario della seconda metà del Novecento, pur allineandosi alle evoluzioni culturali, non ha mai disdegnato di attingere al patrimonio culturale ottocentesco». E infatti Macerata 1831 è un racconto risorgimentale, ambientato durante la prima metà dell’Ottocento, nelle Marche, che vivono allora grandi momenti storici: il tramonto dell’astro napoleonico, il passaggio dalla soggezione allo Stato Pontificio ai nuovi stati nazionali, ed i primi fermenti rivoluzionari e unitari. È per certi versi un’opera “a quattro mani”, nata, come ci racconta l’Autore stesso nella presentazione, «dall’amicizia che mi ha legato al Colonnello Antonio Sbriscia Fioretti, uomo di vastissima cultura, poeta, gentiluomo di vecchio stampo… conclusa la sua carriera ebbe modo di dedicarsi alla letteratura… Negli incontri avuti con lui nacque l’idea di storicizzare un periodo poco conosciuto della vita maceratese, quello del 1831. Antonio Sbriscia, con la meticolosità che gli era abituale, ha curato la parte storica, a me il compito di assemblarla in un racconto». E, a onore del vero, va detto che la ricerca, puntuale e ben documentata sui fatti, sui luoghi e sui personaggi, è stata abbellita dal Topa in forma di racconto, senza falsarne minimamente la storicità, ma, per di più, aggiungendovi di proprio notazioni d’atmosfera e d’ambiente, ottenendo, alla fine, un insieme unitario e coerente, dove sarebbe impossibile peraltro distinguere i due diversi contributi.

Già fin dalle prime battute si entra in medias res, ma la vicenda è tutta da leggere, in chiave storica, impreziosita dall’ambientazione d’epoca, che si manifesta nel tenore dei dialoghi, nelle scene d’interni, nei dettagli; e benché l’Autore faccia ricorso a degli pseudonimi, i fatti sono ben collegati e inseriti nel contesto storico locale. Da quei luoghi passa il vento della storia, i protagonisti hanno risonanza reale, seppur con i nomi alterati: D’Azeglio, Giacomo Leopardi, Luigi Bonaparte… Come afferma lo stesso Sbriscia Fioretti «nella espressione letteraria di Pacifico Topa si nota l’assoluta preminenza del pensiero da cui emerge il contenuto etico. La sua è una meditazione serena e distaccata della realtà vissuta, della esperienza visibile, senza accenti di artificiosità, la sua modernità è sobria, corretta, pacata, corrispondente al suo carattere dialogico, mai elusivo». Resta il plauso ad un tentativo - riuscito peraltro – attraverso un genere letterario che tanta risonanza e successo ebbe nel secolo XIX, di avvicinare la storia al sentire comune, ai luoghi, ai personaggi d’ogni giorno, sì da poter affermare, come il nonno nell’epilogo di Macerata 1831: «C’ero anch’io, figlioli miei, c’ero anch’io!»

Maristella Dilettoso