Il sentimento e la concezione del tempo nella poesia odeporica di Luigi Tribaudino (Sette giorni in Sicilia, Blu di Prussia Editrice) “Sette
giorni in Sicilia”, una silloge di appena undici composizioni, è poesia
d’occasione. Il poeta Luigi Tribaudino, durante un suo soggiorno in
Sicilia, visita la stupenda isola del sole. Si tratta di «un susseguirsi
di luoghi, di atmosfere e situazione di cui se ne percepiscono i colori, i
suoni, le valenze, i significati, le immagini» come ben evidenzia Eugenio
Rebecchi nella breve nota introduttiva. Se la poesia è d’occasione,
evidenti sono il sentimento e la partecipazione, che manifestano una
profonda emozione. Le immagini sono molto forti e nitide. Si tratta di un
viaggio, quasi un periplo dell’isola, che parte da Messina, passa poi
per Trapani, giunge a Segesta, Alcamo, Gibellina, Siracusa, Taormina e
nuovamente si attraversa lo stretto per ritornare a Torino, quasi ideale
punto di partenza. Se questo è il percorso fisico, concettualmente invece
si fa il tentativo di fermare il tempo attraverso gli oggetti e i luoghi.
Di fronte a Mozia Luigi Tribaudino scrive: «Gazza che sale sui tetti di
sale / tra quei mulini sospesi nel vento / che come l’incanto fermano il
tempo». Il tempo è ciò che emerge dalle liriche, un tempo che scorre
quasi autonomamente rispetto al volere umano. Il Poeta ancora aggiunge: «Immersi
dentro un tempo non più nostro / quasi come alieni d’altra galassia / a
passi felpati ci aggiriamo / tra le ombre dei palazzi feriti / da questo
nostro mondo smemorato». Giuseppe Manitta |