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Tutti gli articoli del quotidiano di lunedi 15.12.00
Quasi sicuramente è stato sventato un nuovo incendio all'ospedale di Torrette. Durante la notte in un locale del nosocomio, sempre nei sotterranei, sono state trovate due taniche, una piena di benzina e l'altra di pericoloso solvente. La scoperta è stata consentita da una porta che doveva essere chiusa e che invece è stata trovata aperta. Sono fatalmente insorti sospetti e così sono state scoperte le due taniche. Il locale è poco distante dal punto in cui si sviluppò il primo incendio. Ieri inoltre hanno dato fuoco a delle sterpaglie su via Tenna, nel tratto sopra l'ospedale regionale. E un altro messaggio anonimo è arrivato all'Ansa. Una poesia che annuncia altri attentati e dove spunta l'acronimo di Forza Nuova. Il movimento però smentisce e gli inquirenti non lo ritengono attendibile.

Le associazioni di volontariato che operano nell'ambito della sanità provinciale prendono posizione sulla questione degli attentati incendiari che, come tutti sanno, hanno preso di mira, ospedali ed altre strutture di Ancona e provincia in questo mese di dicembre. Riunitesi di recente in un Comitato provinciale di coordinamento Avulls, Ambalt, Amici, Ail, Associazione Fibrosi Cistica ed altre ancora manifestano la loro piena solidarietà agli ammalati, che dormono sonni agitati nelle corsie degli ospedali, nelle case di cura e perfino nelle case di riposo dell'area di Ancona. Chiunque sia l'autore di questi atti e qualunque sia la motivazione che lo spinge a farlo — riferiscono dal Comitato — deve prendere coscienza che sta facendo del male alle persone più fragili e più indifese, gli ammalati. Perchè prendersela con i più deboli? Con coloro che il più delle volte non possono mettersi in salvo autonomamente? Anche se non vivono in prima persona questa drammatica esperienza — dato che gli episodi avvengono solitamente di notte — i volontari dell'assistenza conoscono bene i nosocomi della città e sono consapevoli delle difficoltà nel gestire situazioni di emergenza. Il senso di smarrimento tra i pazienti ed il personale è palpabile. Ed a proposito del personale, il coordinamento ringrazia di cuore gli infermieri ed i medici che hanno dimostrato — e chissà se saranno costretti a farlo ancora? — un grande attaccamento al dovere e altrettanto coraggio e prontezza di riflessi. Nei confronti dell'azienda ospedaliera «Umberto I — Torrette», il comitato è invece più critico: «perchè non interpellarci, non coinvolgerci ? — propone il portavoce Gilberto Montebelli —. Anche, ma non solo, alla luce di questi fatti, la Direzione dovrebbe rivedere tante questioni: l'ospedale di Torrette è un colosso, sta diventando un policlinico, vanno riconsiderate oltrechè la vigilanza, la segnaletica, l'accoglienza, la ristorazione, per dirne alcune». Qualche sospetto? No, nessuno in particolare. Pensare ad complotto contro la sanità dorica, per evidenziarne punti deboli, sembra una macchinazione perversa. Un appello, però, lo si vuole lanciare: «Non si scherza con la salute, con la sofferenza umana. Chiunque sia, desista dai suoi propositi». Tra poco è Natale, che sia un Natale senza angoscia negli ospedali, dove di dolore ce n'è già abbastanza.
Federica Zandri

Ancora fiamme a Torrette. Un piccolo incendio di sterpi e tralci di vite secchi all'aperto, a poche centinaia di metri dal pronto soccorso, mercoledì notte ha messo in allarme tutto l'ospedale. Il fuoco è divampato alle dieci di sera in via Tenna. I carabinieri che da più di una settimana stanno presidiando l'area ospedaliera, in uno dei pattugliamenti notturni attorno agli edifici, all'improvviso hanno sentito un forte odore di fumo. Si sono guardati intorno. Su una collinetta di fronte all'ingresso dell'ospedale hanno subito notato una colonna di fumo denso farsi largo tra la nebbia. Immediatamente è stata allertata la squadra interna dei vigili del fuoco ora in servizio permanente a Torrette. Le fiamme sono state subito spente. L'ennesima provocazione dei piromani o il gesto di un mitomane emulatore? Difficile dirlo. Sicuramente l'incendio è doloso. E' del tutto improbabile che nell'aria umidissima di mercoledì sera i cespugli abbiano potuto prendere fuoco per autocombustione. Secondo gli inquirenti, se ad agire è stata sempre la stessa mano, si può fare una ipotesi. Lo scopo potrebbe essere stato quello di creare un diversivo per distogliere l'attenzione di vigili del fuoco e carabinieri dall'ospedale e quindi agire più liberamente all'interno. In questo caso il piano non è riuscito visto che nella struttura non si sono verificati altri incendi. Più difficile credere invece che il piromane volesse creare un grande incendio. Lì vicino infatti c'erano dei grossi covoni di fieno. Se avessero preso fuoco quelli, allora sì che i pompieri avrebbero dovuto lavorare tutta la notte. Sarebbe in ogni caso evidente, sempre considerando un unico filo conduttore, che l'attentatore si trova in difficoltà grazie ai serrati controlli delle forze dell'ordine. Non riesce più a colpire obiettivi centrali come l'Umberto I o Torrette ed è costretto a giocare sul fattore sorpresa cercando focolai periferici, come quest'ultimo appunto o come quello nella casa di riposo di Jesi. Sta di fatto che questa è la terza volta che Torrette viene preso di mira. Nei precedenti incendi nei sotterranei dell'ospedale erano andati distrutti per ben due volte i pannelli elettrici.
Claudia Pasquini

Il mistero diVilla Igea forse non è più così oscuro.
La telecamera a circuito chiuso situata nell'atrio della struttura questa volta potrebbe (il condizionale è d'obbligo visto lo stretto riserbo in cui si stanno svolgendo le indagini, ndr) aver filmato qualcosa di meglio di qualche sagoma irriconoscibile nel buio. Sembra infatti che abbia filmato un uomo. Quell'uomo che martedì notte da una finestra della clinica sarebbe entrato in una stanza dei sotterranei chiudendo a chiave la porta alle sue spalle per poter agire indisturbato. Lo sconosciuto sarebbe poi stato costretto a fuggire dall'arrivo di un infermiere. Nella stanzetta dove vengono custodite delle attrezzature la guardia di finanza deputata al controllo della struttura avrebbero trovato non solo dei guanti e una chiave, ma anche l'innesco di un rogo: una busta di plastica colma di rifiuti ospedalieri e garze usate, il tutto imbevuto di alcol. Solito posto e solite modalità. Se così fosse, sarebbe del tutto chiaro che l'uomo voleva appiccare il secondo incendio a Villa Igea, ma come mercoledì notte a Torrette (vedi articolo sopra)non ci è riuscito.

Un identikit che potrebbe ritrarre uno degli incendiari. E' a quanto stanno lavorando gli investigatori per cercare di aggiungere un tassello in più al 'mosaico' delle difficili indagini sugli incendi negli ospedali. La Procura preferisce non sbilanciarsi come ha sempre fatto. I magistrati evitano di arrivare ad ipotesi affrettate, comunque sia strette nel più impenetrabile riserbo, e vanno avanti lavorando sugli elementi e sui fatti. Il rogo nella casa di riposo «Vittorio Emanuele II» di Jesi sembra avvicinarsi sempre più a quello acceso nel nosocomio di Chiaravalle. Ovvero due episodi marginali se non addirittura a parte, rispetto ai fuochi ben più evidenti e con riscontri precisi sulle modalità appiccati nell'ospedale di Torrette, nell'Umberto I e nella clinica privata «Villa Igea». La certezza del dolo nella struttura di Jesi non c'è ancora. Anche perché — come sostenuto più volte dal procuratore Vincenzo Luzi — l'incendio è il migliore dei delitti per cancellare le prove. Difficilmente ne restano. Le indagini, dunque, procedono seguendo i filoni fin qui presi in considerazione. I magistrati attendono i risultati dell'esame del filmato girato dalle telecamere istallate a «Villa Igea». Due gli obiettivi principali: la figura di un uomo che si intravede nella pellicola e il furgone che si allontana poco dopo dal piazzale antistante la clinica privata. Nel frattempo non si contano più le telefonate anonime e le lettere da decifrare come quella ricevuta dall'Ansa. Gli inquirenti raccolgono, confrontano, mettono da parte eppure, pur non tralasciando alcun minimo particolare, non sembrano dare importanza al materiale. A loro dire gli incendi hanno scatenato i mitomani di casa nostra. Come dire: è facile mettere insieme quattro frasi strampalate per catturare l'attenzione. Ad esempio — fa presente un magistrato riferendosi ad una delle missive cheha raggiunto gli organi di informazione — è difficile che l'autore si firmi il «folle», ammettendo così palesemente la propriainstabilità mentale.
Lorenzo Moroni

L'ospedale di Torrette è ancora minacciato. Un messaggio riferito agli incendi negli ospedali, composto da una serie di frasi da cui risulta l'acronimo «Forza Nuova», è stato recapitato per posta ieri mattina alla sede dell'Ansa (Agenzia nazionale stampa) di Ancona, in una normale busta bianca con l' indirizzo scritto a penna. La lettera era stata inviata mercoledì da Falconara. «Fumo-fuoco e la Fiamma per noi un valore per voi un dramma», esordisce l'autore, che poi cita il sindaco Galeazzi e varie questioni irrisolte della città in un contesto pieno di riferimenti di natura politica. Nella conclusione il riferimento ad un nuovo incendio a Torrette.
Il messaggio è scritto al computer e punti e accenti sono stati messi a penna. Per la magistratura, le lettere arrivate in questi ultimi giorni compresa questa, sono «troppo tardive» per essere considerate possibili rivendicazioni. I documenti sono comunque al vaglio degli investigatori. «Si tratta di una banalissima forma di depistaggio — ha commentato il coordinatore provinciale di Forza Nuova Marco Gladi — . Inutile sottolineare — ha aggiunto — la nostra estraneità al comunicato e ai gesti incendiari. È una cosa ridicola. C'è chi approfitta di una situazione drammatica per dare una caratura politica ai fatti di questi giorni e diffamare Forza Nuova. Colpire gli ospedali e le persone più deboli è ignobile, e non rientra nello spirito cavalleresco-medievale, direi romantico, del nostro movimento. Questa lettera può essere una goliardata, come pure materiale propagandistico buono per la sinistra e per i seguaci di Galeazzi. E comunque, i riferimenti filosofico-culturali di chi scrive sono molto limitati. Sorrido ma sono un po' dispiaciuto: questi sono input che poi restano nella testa della gente».