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gli articoli del quotidiano di mercoledi 24 gennaio 2001
Ancona: Non c'è stato alcun pericolo per i 66 passeggeri del volo Alitalia 1122
Ancona - Roma. E nemmeno per quelli a bordo dell'altro volo Alitalia 1752 Catania - Roma.
I due aerei alle 18 e 47 dell'altra sera stavano entrando sul punto d'ingresso del vor
(very high frequency omnidirectional range) di Campagnano: una delle aree di entrata per
iniziare la procedura che porta gli aerei all'atterraggio a Fiumicino. Entrambi gli aerei
(un Atr72 da Ancona, un MD80 da Catania) volavano a 11.000 piedi (circa 3.500 metri) su un
circuito stabilito. Il problema è nato dal fatto che il controllo radar di Roma ha visto
che le distanze tra i due aeroplani si erano ridotte dalle 5 miglia standard a tre miglia,
su rotte convergenti. E contemporaneamente il T cas (il sistema elettronico
anticollisione) ha allertato i piloti dell'anomalia. Così il controllo di Fiumicino ha
imposto ai due jet di virare uno da una parte e l'altro (l'MD80) dall'altra, scendendo di
mille piedi. La manovra, forse brusca, ha provocato qualche accenno di panico tra i
passeggeri sul jet da Catania, anche perché nella manovra di discesa l'aereo ha
incrociato la scia dell'Atr72. Questo fattore, in alcuni casi, si può rivelare
potenzialmente pericoloso perché la turbolenza nell'aria se investe un aereo può
arrivare anche alla perdita di controllo con repentini sbalzi di quota e difficoltà nella
condotta del volo. Durante il volo ad alta o media quota difficilmente le conseguenze sono
fatali, ma nelle manovre di atterraggio, a volte ci scappa l'incidente. La Federal
Aviation Administration qualche anno fa impose una separazione molto più alta rispetto
alle 5 miglia standard agli aerei che seguivano i Boeing B767 in atterraggio, perchè i
vortici provocati da questo bireattore creavano forti instabilità ai jet che seguivano.
Addirittura, in un caso un piccolo turboelica imbardò violentemente e solo l'abilità del
pilota evitò una tragedia. Gli studi nella galleria del vento confermarono che i vortici
provocati dal B767 erano talmente violenti da imporre una separazione superiore alle 5
miglia standard per atterrare in sicurezza.
di Marco Tavasani
Un «salto» nel vuoto di oltre 600 metri a quattromila piedi di altezza sul cielo sopra
Roma. Cinquantotto passeggeri e sei membri dell'equipaggio che lunedì sera si trovavano a
bordo dell'Md 80 AZ1752 diretto da Catania a Roma hanno vissuto momenti terribili.
L'aereo, che si preparava ad avviare la procedura di atterraggio sulla pista di Fiumicino,
proprio sopra il lago di Bracciano ha accusato una forte turbolenza. Un vuoto d'aria, il
velivolo ha perso quota. A bordo è stato il panico. L' Md80 era entrato nella scia di un
altro velivolo, un Atr72 decollato alle 18.05 dall'aeroporto «Raffaello Sanzio» di
Ancona-Falconara. L'aereo con a bordo 66 passeggeri e quattro uomini dell'equipaggio agli
ordini del comandante Maurizio Noè era in perfetto orario. L'orario di atterraggio a
Fiumicino era previsto per le 19.05. Entrambi gli aerei si sono inspiegabilmente trovati
nella stessa scia. Entrambi avevano già avviato le procedure di atterraggio. Le
ripercussioni della forte turbolenza che ha portato l'aereo siciliano a scendere in quota
sono state vissute soltanto dai passeggeri del volo Alitalia proveniente da Catania. Le 66
persone che si trovavano a bordo del volo proveniente da Falconara non si sono
praticamente rese conto di nulla. Stando alle informazioni apprese ieri nello scalo
marchigiano, l'Atr 72 diretto a Roma conduceva un volo perfettamente nella norma.
L'Aerdorica, la società che gestisce l'aeroporto di Ancona-Falconara dice di non aver
ricevuto nè lunedì sera, nè ieri mattina alcuna segnalazione. «Sul nostro volo
ha spiegato il direttore dell'Aerdorica Marcello Marinelli non è successo nulla.
Forse i problemi sono stati creati dall'altro aereo che ha incontrato un vuoto d'aria,
andandosi così a trovare in una vicinanza troppo stretta. Ma si tratta di eventi che
rientrano in uno standard del tutto normale». Nello scalo falconarese, dunque, le notizie
su quello che è accaduto nei cieli sopra il lago di Bracciano sono arrivate soltanto
dalle agenzie di stampa. I passeggeri marchigiani, al loro arrivo a Roma hanno saputo che
il loro aereo e quello proveniente da Catania si erano trovati ad otto chilometri di
distanza l'uno dall'altro e a quanto pare alcuni sono anche rimasti meravigliati. Il
comandante dell'Atr72 ha attivato le normali procedure di atterraggio. Il volo ha toccato
la pista romana solo con dieci minuti di ritardo. Sicuramente in fase di atterraggio il
comandante ha diminuito la velocità dell'aereo, ma nulla più. E pensare che si è
rischiato grosso. A poco distanza un altro aereo stava per essere risucchiato in un
vortice d'aria.
Andrea Massaro |