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     Giovani del 2001!?
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Tutti gli articoli del quotidiano di martedi 16 gennaio 2001
ANCONA — Qualcuno l'ha presa come una sparata, qualcun altro come una sfida al sistema, comunque un'apertura verso temi che i giovani, tanti se non proprio tutti, sentono in modo particolare. Il ministro della sanità Umberto Veronesi nei giorni scorsi ha affermato che circa il 50% degli studenti e dei professori fa uso di spinelli. Polemica garantita: chi grida allo scandalo e chi parla di ammissione di una realtà di fatto che andrebbe affrontata seriamente. Il mondo dei ragazzi è variegato, eterogeneo, ma c'è un'esigenza comune che emerge: «Che se ne parli, che si possa dibattere, che si possa trovare un interlocutore, una sponda con cui aprire un dialogo e non un muro di gomma che le assorba senza rimandare nulla». Questo al di là delle singole posizioni: c'è infatti chi considerare il "farsi una canna" un fatto grave e paragona lo spinello comunque ad una droga, pur facendo le dovute distinzioni con quelle pesanti; d'altra parte non maca la schiera di chi ritiene "il fumo" un fenomeno non allarmante. Il ministro Veronesi ha posto un problema, ha fotografato una situazione. A molti è parsa un'opportunità per arrivare a delle riflessioni, come quella di Andrea Brusca che commenta: «Bisognerebbe parlarne anche a scuola certo. Credo che la cosa migliore sia però quella di invitare qualche esperto o magari qualcuno che abbia fatto esperienza di droghe perché su tali questioni i professori raramente vengono ascoltati dagli studenti. Compito della scuola sarebbe quello di organizzare questo tipo di incontri, equiparabili a delle ore di educazione civica. L'attenzione sarebbe garantita». Per Emanuela Acampora i ragazzi sono liberi di fare quello che vogliono: «Lo spinello è illegale è vero, ma la vita è la loro e pertanto possono gestirla come meglio credono, a loro rischio e pericolo». Nella scuola, mormora qualcuno, possono girare droghe leggere. «Conosco qualcuno che ne fa uso. Personalmente — dice Marco D'Angelo — ritengo le canne negative, perché fanno male e sono contro la legge. Certo che chi fuma nel pomeriggio potrebbero anche farlo la mattina a scuola, anche se io non ho mai visto nessuno farlo». L'elevata diffusione dello spinello sembra segnare una sorta di normalizzazione del suo utilizzo, privato ormai del suo antico significato di trasgressione: «Io non considero un drogato chi fuma, né una persona che vuole andare contro la società —dice Sergio Simoncini —, è solo uno che ha fatto una scelta come la fa chi beve alcolici». Infine Francesco Foligni: «Dico questo: ci sono comunità di alcolisti e di tossicodipendenti, ma si sono mai viste comunità per chi fa uso di hashish e marijuana? Come considerarle allora droghe? Una distinzione tra queste e le altre pesanti è necessaria. Poi certo che ci vogliono controlli nelle scuole, è giusto che il ministro li aumenti, la scuola non deve diventare un luogo di spaccio. Certo che il dialogo con i professori su questi argomenti è zero, si detta un proibizionismo senza arrivare mai ad un vero scambio».
di Andrea Zaccarelli

ANCONA — Che il 50% dei professori fumi spinelli è considerata un'affermazione azzardata, contenente inesattezze in almeno due punti: la percentuale e l?utilizzo del tempo presente. Troppo il 50%, sbagliato probabilmente dire oggi, ma ieri chissà... «I nostri professori hanno avuto più o meno la nostra età negli anni settanta, hanno partecipato al '68, magari una volta se le facevano davvero le canne ma adesso mi sembra difficile— dice Sara Gambelli — . Hanno sui quarat'anni insomma, non ce li vedo proprio». L'opinione è largamente condivisa: «Non si possono fare generalizzazioni ma penso che il 50% sia una percentuale esagerata, ce ne saranno uno, al massimo due in ogni scuola» sostiene Francesco Pistelli. Una provocazione anche per Andrea Baldassari che comunque precisa: «Non è che se un professore fuma spinelli diventa automaticamente meno bravo o inattendibile». Gli insegnanti da parte loro affrontano il dibattito. La professoressa di educazione fisica Daniela Dobrilla afferma:«Penso che il ministro abbia, pur esagerandone le dimensioni, posto un problema riguardante i ragazzi. Per i professori tenderei ad escludere queste ipotesi. Non bisogna eludere la questione: abbiamo già la "figura obiettiva" nelle scuole, un referente specifico rientrante nelle mansioni extra-curriculari ed uno psicologo che affrontano tali ed altre situazioni». Il preside Silvano Catena assicura che la questione spinelli a scuola non rappresenta una vera emergenza. «Di maggior gravità, per la dimensione del fenomeno, è la questione tabacco, sono il consumo smodato, anche ad età molto basse, di sigarette. Lo vietano all'interno, ma fuori...».