Lunga vita al DOS
 

Nel gennaio 2001 una nota softwarehouse notarile ha annunciato un cambiamento di programma: l'abbandono del DOS è rinviato sine die. Nulla di particolarmente originale. E' una situazione che sta riguardando, in un modo o nell'altro, decine di milioni di utenti al mondo. La pagina pubblicitaria dell'ultima release IBM del DOS (per intenderci: quella adeguata al 2000 e col supporto per l'euro) si rivolge a quanti sono alla ricerca di un aggiornamento del DOS, per proteggere gli investimenti fatti in programmi ed hardware.

Non sta a me stabilire se IBM mantenga ciò che promette: mi interessa qui osservare che il mercato del DOS è sufficientemente importante da meritare l'attenzione di un gigante come Big Blue. Anche il mercato degli applicativi mantiene una sua vivacità: Arachne, generalmente riconosciuto come il miglior programma DOS per Internet (per alcuni migliore anche di Explorer, sotto diversi aspetti), ha avuto la sua ultima release il 20/1/2001; si dice un gran bene in Rete della suite DOS per ufficio NewDeal, che svolge in modo semplificato le funzioni di Office: l'ultima release qui è più vecchiotta, ma pur sempre del luglio 99.

Perchè questo perdurante interesse per DOS, contro ogni evidenza? La mia personale analisi è la seguente.

Vi è stata una fase, alcuni anni fa, in cui l'inevitabile migrazione verso Windows appariva altamente desiderabile. Troppo clamorosi i vantaggi dell'interfaccia grafica (clicca e vai), soprattutto in termini di riduzione dei tempi di addestramento. E' un fatto: scarichi dalla Rete un programma Windows, lo installi, e dopo un quarto d'ora lo adoperi già al cinquanta per cento delle potenzialità.

Mentre tutti andavano verso Windows, Windows si è mosso.

Sul mondo del computer si è abbattuto il ciclone Internet; sono calati i prezzi dell'hardware, specie per alcune periferiche; si è cominciato ad intravedere una confluenza tra computing e televisione. Ciò ha fatto sì che l'utenza domestica sia diventata di primario interesse per Microsoft. Qualcuno ha giustamente scritto: la maggior concentrazione di potere di spesa al mondo sta nel soggiorno delle famiglie americane, ed è lì che Bill Gates vuole regnare incontrastato.

Questo ha avuto la sua influenza sull'architettura del sistema. Prendiamo il plug-and-play. Vado al negozio all'angolo, compro una qualunque stampante, torno a casa, infilo la spina della corrente, collego il computer Windows alla stampante, accendo e sono pronto a lavorare. I primi tempi non era proprio così (i maligni dicevano che anzichè plug-and-play, infila la spina e vai, era plug-and-pray, infila la spina e prega) ma oggi funziona molto bene. Per una stampante da trecentomilalire non c'è alternativa: come si può pensare di far uscire un tecnico ad ogni vendita? Negli studi professionali e nelle aziende si installano stampanti da sei milioni che restano lì magari dieci anni, il tecnico viene comunque, e del plug-and-play non importa nulla. Attenzione: non serve ma c'è. Ed ogni funzione (specie se raffinata e complessa come il plug-and-play) occupa spazio sul computer, ne appesantisce il funzionamento e ne mina l'affidabilità. Un po' come se girassimo tutti i giorni con la roulotte attaccata al gancio dell'automobile.

Col tempo quindi, Windows si è progressivamente allontanato dalle esigenze dell'utenza professionale. Le strepitose capacità tecniche e di marketing della Microsoft e la genialità assoluta di Bill Gates hanno saputo trovare rimedi incredibili, ma il problema resta. Soprattutto per i mercati di nicchia, i softwares specializzati che interessano una clientela limitata. Sviluppare un buon programma Windows costa moltissimi soldi, troppi. Si rischia di trovarsi tra le mani un prodotto dallo sviluppo lento e faticoso, al cui confronto un ben rodato programma DOS continua a fare la sua figura per un bel po' di tempo.

Molta utenza professionale ha cominciato quindi a guardare altrove. E' significativo che un sistema come Linux, gratuito ma più vicino alle esigenze professionali, si sia ritagliato un parco clientela di spaventosa qualità: poste americane e francesi, esercito e marina USA, NASA, Ikea, Sony, Daimler/Chrysler, Netscape, IBM, l'Oreal, Alcatel, Siemens, il National Disaster Communication Team (quelli che negli USA hanno la responsabilità di far funzionare i sistemi informatici e di telecomunicazione in caso di disastri naturali). Curioso, no? Queste organizzazioni, neanche fossero ragazzini squattrinati, usano un sistema operativo scritto da uno studente finlandese e distribuito gratis su Internet, in luogo delle soluzioni professionali del numero 1 al mondo. Un motivo ci sarà pure.

Molti sono migrati verso Solaris (i computer più potenti di Notartel, la struttura telematica del notariato italiano, hanno questo sistema operativo, ad esempio, mentre i più vecchi hanno Windows NT) od altre soluzioni del mondo UNIX. Ed altri tengono duro col DOS, sperando in bene.

Resta un problema. Quella softwarehouse, per continuare ad assistere il DOS, chiede un'una tantum di sette milioni di lire. Neppure qui sono originali. Lyle Ball, vicepresidente di Lineo, che vende DR-DOS, una celebre versione professionale del DOS (si acquista solo in confezioni da 50 licenze operative; appartenne in passato anche a Digital, Novell e Caldera) ha recentemente dichiarato che la commercializzazione del DOS continua a generare utili per milioni di dollari. Si vede che ha fatto scuola.
 

ugo bechini

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