Giovedì 18 Ottobre
2001, speciale Tecnologie, pagina 12
Velocizza gli
atti pubblici
Sfreccia
la firma digitale
Dublino, quattro settembre
1998. L’allora presidente americano Bill Clinton e il premier irlandese
Bertie Ahern, per la prima volta nella storia, firmano digitalmente un
trattato internazionale. La pomposa cerimonia ha però un curioso
epilogo, quasi profetico sul difficile destino della «sottoscrizione
elettronica»: apposta la firma, i due leader si alzano e con ostentata
convinzione si scambiano le smart card (contenenti la firma digitale).
«Probabilmente non avevano ben chiaro cosa stessero maneggiando -
spiega Ugo Bechini, notaio e componente della Commissione informatica del
Consiglio nazionale del notariato - ma è come se si fossero scambiati
i passaporti, un gesto del tutto incongruo. E in effetti da quel giorno,
la domanda "a cosa serve e quali sviluppi può avere la firma digitale"
è divenuto un quesito sempre più ingombrante». Se infatti
all’inizio del boom di Internet sembrava che questo sistema di sicurezza
(basato su chiavi «asimmetriche»: firmo con la mia chiave privata
e tutti possono riconoscermi con una chiave pubblica con cui però
non si può fare una firma equivalente) potesse avere ampia diffusione
nell’home banking e nell’ecommerce , presto si sono affermati nuovi circuiti
più agili e meno costosi tra cui l’Ssl (Secure sockets layer ).
«Nel commercio elettronico e nell’home banking siamo di fronte a
"sistemi chiusi" - aggiunge Bechini - e come avviene per il bancomat, è
sufficiente un "pin" mentre la firma dev’essere riconosciuta e usata universalmente:
un software complesso, non facile da installare e piuttosto costoso».
Ecco allora che si restringe il suo campo di applicazione che pure resta
vastissimo perché riguarda tutta la pubblica amministrazione. «L’atto,
formato in maniera tradizionale su carta, viene poi trasposto in plico
digitale con la firma elettronica del notaio e può raggiungere in
maniera veloce ed efficiente gli uffici pubblici - continua ancora Bechini
- e questo, oltre che per procure o altri atti notarili, vale per le sentenze
dei giudici, le citazioni degli avvocati, i verbali d’esame dei professori
universitari. O ancora per la polizia internazionale: un ordine di cattura,
ad esempio, con il sistema informativo Schengen può essere velocemente
trasmesso ai valichi di frontiera. La ricaduta sul cittadino è in
termini di rapidità e sicurezza nella comunicazione dei dati».
In ambito notarile, l’Italia, insieme con l’Austria, è all’avanguardia
in Europa mentre la Francia ha una pubblica amministrazione poco informatizzata
e la firma digitale stenta a decollare. Negli Stati Uniti, e in Florida
in particolare, al notaio tradizionale di stampo anglosassone che al contrario
dei nostri non è responsabile del contenuto di un documento ma soltanto
della firma, si è affiancato il cybernotary di diritto latino. «Una
figura che è andata a colmare una lacuna nel sistema notarile statunitense
perché i notai americani non hanno formazione giuridica e all’estero
non sono considerati troppo affidabili».
Flavia Fiorentino
ffiorentino@rcs.it
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