dello stesso autore vedi:  Stelle e zanzare

 

ALBERTO PALMUCCI

Vincitore I premio di poesia " Janua 1997" (sez. B)

Da "L'ultima muraglia", Genova 1997

OPERA PRESENTE AL PRIMO POSTO IN "GOOGLE" ALLA CATEGORIA "OPERE LETTERARIE DI POESIA - 31/05/2001

 


 

PROEMIO A L' ULTIMA MURAGLIA (Poesie e Prose)

 IL MATTO

  Ci sono certi fatti che si perdono nella memoria; e, quando ci tornano in mente, sembrano riflessi da una lontananza divenuta mitica; tanto più che quei fatti non si presentano  mai in scansione spaziale ed in successione temporale, ma lumeggiano gli occhi della memoria come il lampo di un flasch per lasciarla poi abbagliata e stordita.

 Così, noi non dovremmo raccontare il nostro passato cominciando dai fatti più lontani per finire ai più vicini, come fanno gli storici, bensì fissare i singoli fantasmi che di volta in volta  salgono alla mente dalla memoria come nei sogni.

 Veramente, questo è il procedimento ideale per scrivere poesie o un diario di autoanalisi; ma, nella vita, non sarebbe opportuno rimanere come il matto dei Tarocchi che guarda la luna, e sta con un piede sull'orlo del precipizio, e con l'altro proteso nel vuoto, mentre un cane lo tira pei pantaloni e lo salva.

 Io ho vissuto così la mia vita. Non ho avuto certezze se non di ciò che di volta in volta il cuore mi comandava. Ho scritto poesie e racconti che un giorno ho gettato nella pattumiera.

 Oggi, cerco di recuperare scritti e fatti man mano che affiorano singolarmente nella memoria; e, con la mano rivolta ancora verso il cielo che mi illuse, cerco di ricomporli per riempire quel mosaico di vuoti che è il mio presente. Sì, perché quando tu sei silenzioso e appartato, e non fai, non pensi, non vuoi e non sei niente, allora se un pensiero ti invade la mente, tu veramente non sai, e nemmeno sai di non sapere, quando, dove, come e se veramente quel pensiero esiste; sicché, come il matto dei Tarocchi, potresti anche riempire il tuo vuoto con tutte le galassie che sono nello spazio infinito. Ma può anche accadere che quel vuoto si colmi d'un'angoscia che ti restringa tutto in un punto, e sembri che ti uccida.

P O E S I E

                                                                                                                          

 PARTE PRIMA: A N O N I M A

   Componimenti non visualizzabili per pagina in ricostruzione

 

 

PARTE SECONDA:  L' U L T I M A     M U R A G L I A   

                                                       

      L'ULTIMA MURAGLIA (1957)

  Superarsi è la vita,

andar sempre e di là

dal muro che sembrava la meta;

volgersi indietro,

veder un orizzonte di muraglie

come antiche cinte

che circondino i nostri sogni.

 

 Son giunto al punto morto

dove le gambe tremano.

Ho incontrato due occhi, neri,

che m'hanno inchiodato

il dosso dei piedi

alla terra, dura,

che scotta ancora

sotto il sole autunnale.

 Se quegli occhi non sciolgono

la dura pietra che li fa ostili

morirò nel tentativo vano

di grattare con l'unghie

la vernice smaltata

sull'ultima muraglia.


                       NEVROSI (1957)

  Perché

più che per porre una maschera

sul viso

si bleffa per porcela

sul cuore.

 Ma il mio cuore non tace,

ha scarti audaci,

sobbalza, m'inganna.

 E un giorno si fermerà.

 Allora, sarà come destarsi

quando il sogno ci ha spinti

sull'orlo del precipizio,

e il cuore ci balza in gola

e ci salva.

 Sarò contento del nuovo giorno.

 Io non avrò più voli,

non crisi, non sobbalzi.

 Il ritmo del cuore

avrà un ultimo schianto,

e via.

 Di là, riudrò in sordina

i tremiti del sangue,

i sobbalzi del cuore,

le fitte, i sogni, i crampi.

 Ma sarà come dormire

placidamente,

eternarsi.


                                                               ILLUMINAZIONE(1958)                                    

  Addormentarmi,

finire come un animale,

non essere niente,

come muoiono gli alberi,

come finisce un sogno.

 

 Io, questa parola,

mi sento vuoto e muoio.

 Io non sarò mai più.

 Mi prendesse

una forza più grande

e mi portasse oltre le stelle

a morire in eterno.


                                              IL FARO (1959)

  Sono solo stanotte

ad ascoltare il vento

che fischia fra le case,

sui fili telegrafici,

fra le antenne stecchite

come braccia di spettri,

protese a una preghiera.

Lunga, come un fantasma,

il faro allunga

la sua bianca polvere di luce

sulla città

a perdersi nel mare.

 

 Forse di là,

sull'orizzonte che non vedo,

per qualcuno varrà la vita

quest'ombra di luce

che scivola via.

per me è come una fiammella

che brucia dalla tomba

di un'altra vita.

 O almeno diventassi

come quelle antenne lassù

sulle case:

come una croce

tener le palme aperte

sul mondo

a un vano abbraccio.


                CIVITAVECCHIA, 14 MAGGIO 1943  (1959)

  Crollavano le chiese

nella città urlante,

e udivo i vivi

bestemmiar la vita,

e i morti iddio.

 

 Dopo, sulle spente macerie

andai cercando un fiore.

C'era chi mi diceva:

<<rinchiudilo nel cuore

ché il vento che confonde

la polvere e le pietre

non te lo porti via>>.

E c'era chi diceva:

<<buttalo in pasto ai cani>>.

 

 Io lo portai nel cuore,

aperto ai vivi e ai cani,

al vento e al mondo.                        

Il vento entrò come una furia,

e ad uno ad uno i petali

sfogliando e turbinando

portò lontano.

Qualcuno, infine,

con un fiammifero acceso,

frugando,

trovò ed arse

lo sterpo di quel fiore.

 

 Ed ora io sono

come le pietre e al polvere

del mio paese

quando gli dèi morirono

sotto il fuoco del cielo.

Ma la mia vita

è ancora aperta ai cani e al mondo.

Qualcuno potrebbe entrare,

disperdere la cenere,

e ripiantarvi un fiore.


      L'ERRORE (1957)

  Fu uno sbaglio iniziale,

una rottura che mi portò di là

perché, bambino, vidi

le case crollare nel mio paese.

 Vidi gente diversa

che pestava le aiuole

che mio padre con zelo

aveva curate. Vidi,

sotto le rosse ali del

cielo in fiamme,

correr la vita

verso la morte, come

se tutti i sogni,

la volontà e la fede

che hanno creato il mondo

cadessero nel nulla.

 Poi che il cielo si spense

poveri bimbi

chiesero a frotte

il pane ai vincitori.

E c'era chi fuggiva

spinto da quel miraggio

che ai vinti è il Nuovo Mondo.

 Ma a me che importava

se di là dall'oceano

miriadi di luci

correvano impazzendo

sulle le vie di New York.

 Le luci del mio paese

s'erano spente sotto

il fuoco del cielo.

 Io sapevo che tutta la vita

precipita quando

Lucifero sbatte l'ali

sul declino d'un popolo.

 

 Ma,

forse la mia rottura vera

avvenne un tempo

così lontano

che ne ho perduto il senso:

nel grembo di mia madre,

forse in un'altra vita.


    PARTE TERZA: SPUTNIK

       SPUTNIK 5-10-1957

         I            

 E' salito il mio cuore

con te

di là dal cerchio

che chiude il nostro mondo,

di là, negli orizzonti

che furono il mio sogno

quando invocai, bambino,

un missile nel cielo

che portasse la vita,

la mia gioia, il mio amore

a vivere di là

per farsi eterni.

 

 Salivamo rombando.

La tua fibra è d'acciaio,

ma il mio cuore è umano:

sobbalza ad ogni scarto,

ha chiesto tutto il sangue,

s'è impennato

ed è morto.

 

 Perché più da vicino

tu vedrai le stelle,

se nel tuo giro immenso

incontrassi per caso

i sogni che m'hanno impazzito,

ti prego, mandami un cenno                                                                                    

          II 

 Non voglio che tu cada,

perché la mia vita cadrebbe.

 Meglio, per me, che tu restassi

eterno lassù, o ti perdessi.

 Tu hai violato a ritroso

il cammino del tempo,

e sei approdato nell'infinito

dove un giorno fuggì la mia vita.

 Certo, tu avrai incontrato

le vecchie stelle

che vidi brillare

nel cielo del mio paese.

 Vedi? Le avevo amate

come puoi amare Dio.

 Se ti perdessi

resterebbero sole,

vedove, eterne di dolore,

vive solo di luce.

 Ma se cadessi

morrebbero con te

e tornerebbero a me

da una plaga antica

che non voglio rivivere.                                                                

      III 

 Credevo d'esser finito,

finché un giorno la Sputnik

salì nel cielo

e percosse l'anima mia

ch'era fuggita un giorno

di là dal firmamento.

 Lei, come un gong,

vibrò nell'infinito

fino quaggiù

dov'io, stupito,

sentii la voce antica del cielo

che mi chiamava ancora.  


                                                 DIETRO LA LUNA  (1957)

 Approderai sul mare opaco

della deserta luna,                

e guarderai l'altra faccia

dei suoi pensieri

pudici, inconfessati,

quella che volse un giorno

dall'altra parte

per non guardare il mondo.   


PARTE QUARTA:  ANNA.

                                           ERBA E PENSIERI (1961)

 

 Andavamo per un viale ombroso,

noi, piovuti dal cielo.

 Il tuo amore era come un'erba

fresca, bagnata dalla rugiada

dei tuoi pensieri.


                                             GRANDINE SUGLI OCCHI (1961)

  Miriadi di stelle

grandinarono a noi sugli occhi.     


         

                                               IL PUNTO (1962)

   Mi trovai fra le braccia una bambina

piccola come un punto.

 E fu quell'attimo

che invase tutto il tempo,

e mi fece sorridere.


                    

           SPOSA (1963)

 T'aspetterò sulla soglia

d'una chiesa che non conosco.

A me, come da un tempo infinito,

saliranno alla mente

tutti i ricordi.

 Tu avanzerai pallida e bionda

nel tuo velo di sposa.

E sentirò la tua giovinezza

venirmi incontro.

 Tu sola hai sciolto il nodo

che strinse la mia vita.


                                                       L'AMORE (1963)

  L'amore è il cielo dei tuoi occhi,

il sapore della tua pelle. 

 L'amore è un prato d'erba,

un tesoro di bacche,

un nido tra le fronde,

una grotta nel bosco,

il trillo di una rondine,

il canto d'un gabbiano. 

 Il tuo corpo

pioggia di veli bianchi

quando cadde sui fiori.

Sapore di pesche, d'arance,

di mele agre.


                                              TENERAMENTE (1977)

 T'ho amata

teneramente assorto

ed incantato

come a ridar la vita a un fiore

spezzato sopra un prato.


   DIETRO GLI OCCHI 

  E' finita.

Te ne vai.

La barca ti porta

sulla marina immensa

a perderti nell'aria

tremula di calura

fra le scaglie di sole

che di rimbalzo

dall'onda

mi feriscono gli occhi.

Ma non è il sole

a farmi lacrimare.

Nel buio,

dietro gli occhi,

un triste male

mi ferisce il cuore.


          I  O

Io!

 Io sono un pover'uomo

che guarda la luna.   


PARTE QUINTA: FRAMMENTI.

                                                           FRAMMENTI 

 Sul mare,

lampare vagolanti

come frammenti di stelle antiche.


                                                               MIAGOLIO 

  Miagolio di gatti sull'orizzonte.

Che siano le voci antiche

delle sirene,

che ascoltai fanciullo.


     MORTE DEL SOLE

  Quella sera il sole

non voleva morire,

e il cielo lo premeva

e lo schiacciava

fra cime di monti.

 Ammiccava,

chiudendosi in un punto,

come un occhio,

il sole,

e scoppiò

Insanguinò le stelle.


   LO SCOGLIO

  Lo scoglio.

Parla col vento,

ride con l'onda sommessamente;

e, a sera, stanco,

sorride alla luna.


        LO STERPO

  No, non strappate lo sterpo.

E' solo. Sull'arida scogliera

chissà.. che sogna d'altre colline.

Chissà. che polline di fiori

aveva chiesto al vento,

che foglie gli aveva promesso

il seme che lo portò.

 E' solo. La mano dell'uomo

lo prende e butta via.

Forse è caduto in cielo.


        CONCERTO  (1956)

  Stasera, nel mio paese,

c'era in giro

un concerto di voci di donne. 

 E' stato come un volo.

Quando il cielo s'è spento,

l'ultima voce

ha acceso nell'aria

un concerto di stelle.


                                                             VIAVAI (1957) 

  Stasera che il sole

è tramontato ancora,

la lava rossa è scesa

sul paese d'incanto

divenuto animato

dal viavai della gente.

 Ora si sciolgono

le pietre del mio cortile.


 IN TRENO (1957)

  Piovi, ché la mia fronte è calda,

gli occhi mi bruciano.

Piovi, ché spegnerai l'arsura

sulle mie labbra.

Alle mie nari saliranno

gli umidi odori

della polvere spenta.

  Sulla vetrata, le gocciole

scendono come girini

che vadano in frotta.

 E piovi. E' di là.. mia vita.


                                                     FRAGILITA' (1957)                        

 Sono così fragili le stelle,

che un lampione le acceca.


                                                          LE  PALME (1957)

  Che pena mi fanno le palme

sospese nel cielo,

curve verso il gelido sole,

nel vento di tramontana.   


                                                         PIOGGIA (1959)

  Piove lontano,

piove sui monti,

piove forse sul mare.

Piovesse in tutto il mondo. 


                                                  INGANNO

  Avresti potuto prendermi per mano,

dirmi che di là c'era il cielo,

e buttarmi in un pozzo. 


                         LAMA DI LUNA                       

  Lama di luna,

tagliami il cuore.

 Ho baciato la terra.

 Ha morso le mie labbra

e la mia lingua

il mio amore.

 Seno di donna

proteso a una carezza.

 Luna, tagliami il cuore.

 La mia vita

ha coltelli che sanguinano

come ferite.


                  MATTINO A ROMA (1989)                                                                   

 Usciti dallo scrigno di vetro della stazione,

allo sguardo ammirato dell'adolescente

si staccavano, nell'aria azzurra e assolata,

auree madonne,

fontane e statue di dei.


                                                   MISTICA                                      

 Sei la prima visione

che appare al pensiero che emerge.

 Sei l'estremo sussulto

quando la mente travalica nel nulla.


                                               GRIDO (1996)                                                       

  Agli occhi,

come un grido d'amore,

si slargò improvvisa

la marina immensa.


                                              TRAMONTO (1996)

 Oltre il mare,

sui monti,

stasera,

disteso in un sorriso

è tramontato il sole.