Marx e l'Umanesimo
Riuscire a definire la posizione di Marx(1818-1883) riguardo al tema dell’Umanesimo è un problema di difficile soluzione in quanto il suo pensiero è stato interpretato in diversi modi non tutti compatibili con una visione umanistica del mondo. Tuttavia è innegabile riconoscere una forte influenza delle idee del marxismo sulle proposte del Movimento umanista in tema economico, soprattutto per ciò che riguarda il rapporto tra capitale e lavoro. Non avendo alcuna velleità di riuscire a chiarire in questa breve trattazione il problema della posizione di Marx, mi occuperò di individuare i punti più interessanti della filosofia marxiana dai quali abbiamo tratto motivi d'ispirazione.

Tutti i temi più cari ed interessanti secondo la prospettiva dell'Umanesimo si possono trovare
prevalentemente nell'opera giovanile del grande pensatore tedesco. Infatti, il cammino intellettuale di
Marx non è stato certo lineare. Nel periodo dell'università aveva abbracciato gli ideali del liberalismo e della sinistra hegeliana, poi, entrato in polemica con i suoi vecchi amici, si convertì al comunismo,
cioè prese una posizione radicalmente critica nei confronti del sistema capitalistico e dell'ideologia
borghese. In questa fase della vita di Marx si può distinguere un periodo giovanile, rappresentato
soprattutto dai Manoscritti economico-filosofici, nel quale l'attenzione dell'autore è concentrata su
temi che riguardano l'essenza e la condizione dell'uomo oltre ad una critica dell'ideologia borghese,
che rimarrà una costante di tutti i suoi scritti successivi. Nel periodo della maturità il pensiero di Marx prende una vera e propria svolta che sarà interpretata da alcuni (soprattutto dal leninismo sovietico e dal filosofo francese Luis Althusser) in chiave antiumanistica. Per ora ci occuperemo dei rapporti di Marx dei Manoscritti con l'Umanesimo.

Per quanto riguarda la condizione dell’uomo è di grande interesse il tema dell’alienazione e della conseguente liberazione da essa. Secondo Marx l’alienazione è la condizione tipica del lavoratore salariato nella società industriale capitalistica, in quanto si trova costretto in un’attività nella quale non ha nessun controllo su ciò che produce e si trova ad essere un semplice strumento per costruire il profitto del suo padrone. Si tratta di una forma d'alienazione che interessa la stessa essenza umana. Il lavoratore salariato si sente bestia quando si trova ad essere costretto a produrre qualcosa per il profitto di un altro, si sente uomo nelle attività più simili a quelle animali (in quanto sono le uniche nelle quali ha una certa libertà d'azione) come il mangiare, il bere, il procreare, etc. C’è insomma una sorta di ribaltamento della situazione ideale nella quale un essere umano si dovrebbe trovare a vivere. Causa di quest'alienazione, secondo Marx, è la proprietà privata dei mezzi di produzione. Quindi la liberazione dell’uomo deve passare attraverso l’abolizione della gestione privatistica dell’economia. Su questo punto occorre fare una precisazione. Secondo Marx l'abolizione della proprietà capitalistica dei mezzi di produzione non doveva portare ad una proprietà collettiva degli stessi, ma ad una gestione collettiva. La proprietà collettiva è caratteristica solo della prima fase del passaggio al comunismo, fase ancora legata ad una civiltà fondata sul puro possesso e consumo: - la proprietà privata ci ha resi così ottusi ed unilaterali che un oggetto è considerato nostro soltanto quando lo abbiamo, e quindi quando esso esiste per noi come capitale o è da noi immediatamente posseduto, mangiato, bevuto, portato sul nostro corpo, abitato, etc., in breve quando viene da noi usato. - Solo in una società collettivistica, caratterizzata dalla cessazione dei rapporti di possesso e consumo e in grado di dare a ciascuno secondo i propri bisogni, ricevendo da ognuno secondo le sue capacità, l’uomo si può esprimere liberamente realizzando una forma di lavoro, creativa, nella quale non esiste più quella scissione tra attività manuale e attività intellettuale. Ci troviamo di fronte a quello che Marx chiama uomo onnilaterale, cioè in grado di esprimersi in più dimensioni. In altre parole l'uomo nuovo, dedito al lavoro libero e creativo, sostituirà l'homo oeconomicus, ossessionato dall'avere.

Oltre al tema dell'alienazione vale la pena di trattare brevemente della critica di Marx alla cultura borghese. Questa offre un'immagine mistificata della realtà, perché deforma il giusto modo di vedere il mondo per difendere i propri interessi di classe. In sostanza, quello che afferma Marx, è che la cultura borghese considera il sistema capitalista quale unico, naturale modo di gestire l'economia e i rapporti di produzione, dimenticando che questo sistema è, come tutti i sistemi, il frutto di ben determinate condizioni storiche, quindi è soggetto anch'esso ad uno sviluppo e ad un cambiamento anche completamente radicale nel tempo. Si tratta di un tema di grande attualità perché tuttora, grazie anche al fallimento dei regimi comunisti nell'est europeo, si sta imponendo una sorta di pensiero unico, cioè il dominio dell'ideologia neoliberista. Questa ha la pretesa di essere non un'interpretazione della realtà, bensì una visione oggettiva, una maniera scientifica di considerare i fatti. Inoltre non si può certo negare l'influenza del pensiero di Marx sulla critica che nel Documento del Movimento umanista (nella sesta lettera ai miei amici di Silo) viene fatta al rapporto che esiste tra capitale e lavoro, dove il profitto spetta al capitale e il salario al lavoratore, e ciò è considerato un fatto assolutamente naturale, così che chiunque tenti di mettere ciò in discussione è accusato di atteggiamento ideologico.

Nella critica di Marx all'ideologia borghese è interessante accennare al rifiuto della democrazia
rappresentativa. Secondo Marx questa è solo una forma mascherata di egemonia della classe
dominante in quanto, nel fittizio gioco dei partiti, si cela una forma di uguaglianza formale cioè solo
giuridica, quindi solo potenziale e mai possibile nella pratica della sopraffazione tipica della
competitività economica. Anche qui la risposta di Marx è quella di consentire la realizzazione di
un'uguaglianza effettiva attraverso la gestione collettiva dell'economia e l'abolizione dei partiti. Ora, se è vero che non si può umanamente imporre l'abolizione del pluralismo nella politica attuale, ciò non toglie che queste riflessioni abbiano comunque ancora validità. L'attualità di questo tema sta nel senso che ancora adesso è necessario il passaggio da una democrazia formale ad una reale per permettere la partecipazione effettiva delle persone alle decisioni politiche attraverso forme di
democrazia il più possibile diretta e, dove non si può fare a meno delle forme rappresentative,
almeno che non si falsino con stratagemmi vari (vedi, per esempio, l'affermazione del sistema
elettorale maggioritario) le reali proporzioni del voto con lo scopo palese di garantire la governabilità,
e con quello sottinteso, di mettere ai margini ogni forma di alternativa al pensiero unico. Sempre su
questo tema si deve aggiungere che una democrazia non sarà mai reale se non si estende anche al
mondo delle imprese la possibilità di poter decidere collettivamente. Quale libertà può esserci se sei
in grado solo di eleggere dei rappresentanti politici, quando poi, nella tua vita quotidiana sei
sottoposto all'arbitrio di chi gestisce la tua azienda? La vera democrazia deve essere, quindi, una
democrazia integrale e qui il pensiero del Nuovo Umanesimo si riavvicina a quello di Marx.

Naturalmente ci sarebbero tanti altri spunti di approfondimento e discussione, ma concluderei con l'affermare che esistono molti punti in comune tra Nuovo umanesimo e marxismo, anche se molte rimangono le differenze, soprattutto con le interpretazioni più dogmatiche della filosofia di Marx, specie dove essa stessa pretende di essere una scienza. Questa sarà, purtroppo, l'interpretazione prevalente e considerata l'unica ortodossa dal regime leninista sovietico degenerato presto nello stalinismo e, forse, causa del tracollo del comunismo negli anni scorsi. Nonostante ciò, non mi sembra questa una buona ragione per rigettare in toto il contributo di Marx alla critica di questo sistema disumano.