FIORENZA CEDOLINS



Non è nostra consuetudine inserire nel Sito della Val d'Arzino avvenimenti, fatti e persone che non abbiano ancora acquisito, se non altro per l'età, il diritto di entrare a far parte della memoria storica e culturale di questa piccola terra.
Infatti si tratta per la quasi totalità di riferimenti riconducibili a periodi antecedenti il sisma del '76, una barriera temporale imprescindibile nella memoria storica e culturale asìna.
Riteniamo però doveroso fare un piacevole strappo a questa regola dedicando questo spazio alla nostra illustre concittadina, Fiorenza Cedolins, il soprano che fa brillare nel mondo un lembo della nostra bella Valle: i Cedolins, il borgo in cui è nato papà Fiorello.

Riportiamo, di seguito, alcune note biografiche del grande soprano liberamente tratte, con le immagini, dal sito ufficiale di Fiorenza Cedolins.

Per gentile concessione
di Fiorenza Cedolins
presentiamo alcune splendide
fotografie tratte dal suo
album artistico.

Fiorenza Cedolin, in arte Cedolins, è nata ad Anduins da una famiglia composta dal padre Enzo Fiorello, un uomo di forte volontà che all'epoca era capo officina in una piccola azienda metalmeccanica; la mamma Francesca, una donna che metteva sempre al primo posto le esigenze della famiglia; la sorella Maura di tre anni più giovane e la gatta siamese Minou, primo esemplare di una lunga stirpe.
Ha trascorso la sua infanzia dedicandosi alle attività predilette: leggendo libri che divorava spesso in una sola notte; aiutando il padre in piccoli lavori nell'officina che, nel frattempo, si era costruito sul retro della casa; dedicandosi a giochi creativi, dal disegno alla pittura, all'invenzione e costruzione di piccoli oggetti, alla scultura del legno; tutte cose che la appassionano tuttora... Ha ereditato la passione per la musica dal padre, che suonava - da dilettante - il clarinetto e l'armonica a bocca, oltre a far parte di un coro di amatori.
Cantavano sempre: canzoni di montagna, dello "Zecchino d'oro", di San Remo, spesso a tre voci, con la sorella. Il timbro vocale, invece, è quello della madre che, tuttora, al telefono viene scambiata per lei.
Un evento triste, il terremoto che nel 1976 distrusse una parte del Friuli, è stata la causa del distacco da questo ambiente di isolata ma serena infanzia, al quale seguirono anni di collegio, sacrifici, solitudine; anni difficili, ma molto utili per la maturazione e le scelte della giovane Fiorenza. Accanto a regolari corsi di studi superiori, ha coltivato sempre l'autentica passione per l'arte e la musica, oltre che l'amore per la Natura e gli Animali.
Disegnava, dipingeva, costruiva oggetti, sculture, restaurava mobili antichi di casa ma, al contempo, continuava a studiare privatamente il pianoforte, suonava l'organo e istruiva il coretto nella chiesa del paese, oltre a cantare in un coro polifonico che si esibiva in un repertorio piuttosto raffinato.
Una volta compiuti gli studi, ha deciso che il canto era il suo Destino e quindi si è iscritta al Conservatorio.
I suoi genitori, nel frattempo, avevano fondato un'azienda artigiana con una quindicina di dipendenti. Erano talmente presi da questo loro difficile progetto che vedevano la sua scelta come una follia e questo l'ha portata a lavorare per mantenersi agli studi (del resto, già trascorreva da alcuni anni l'estate lavorando in officina).
Inoltre era circondata da un ambiente scettico sulla possibilità che le sue scelte di vita potessero sfociare in qualcosa di positivo.
La frequenza del Conservatorio era frutto di sacrificio.
Raggiungere Trieste e poi Udine con una Fiat 126 di terza mano era un'impresa e purtroppo i risultati non la ripagavano a causa degli orari inconciliabili con il lavoro e dell'inconsistenza delle lezioni.
Per fortuna, dopo "appena" due anni di questa vita, è entrata far temporaneamente parte del coro del Teatro G. Verdi di Trieste. Era la più giovane del coro, ma la sua voce già si emergeva. Infatti, all'inizio molti l'avevano erroneamente giudicato un mezzosoprano e altri un soprano lirico-spinto verista; ma, al contrario, lei era affascinata dal repertorio belcantistico e, in particolare, del personaggio di Leonora ne "Il Trovatore".
Infatti, all'inizio molti l'avevano erroneamente giudicato un mezzosoprano e altri un soprano lirico-spinto verista; ma, al contrario, lei era affascinata dal repertorio

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belcantistico e, in particolare, del personaggio di Leonora ne "Il Trovatore". Pertanto nel corso degli anni ha studiato tanto da riuscire a piegare la sua vocalità esuberante alla raffinata disciplina e tecnica belcantistica, proprio per una precisa scelta estetica. Ha trascorso i cinque anni successivi alternando contratti in coro a piccole parti da solista.
Nel contempo, lasciato (per sfinimento) il Conservatorio, iniziava lo studio a Milano con il Maestro Roberto Benaglio già famoso Maestro di Coro alla Scala, che era un conoscitore raffinato della tradizione interpretativa del melodramma italiano. Avendo, infatti, lavorato dal 1930 al 1960 a fianco dei più grandi interpreti della lirica, aveva maturato una grande esperienza come Maestro di Spartito, attività alla quale si era dedicato dopo essersi ritirato dal palcoscenico.
E' stata la persona che ha aperto a Fiorenza i grandi orizzonti interpretativi, grazie alla sua intelligenza e sensibilità e che le ha fatto capire che nel canto la voce è "soltanto" uno strumento e che, per quanto quest'ultima sia eccellente, la mente ed il cuore sono la vera essenza dell'Arte.
Dopo alcune audizioni, si è presentata a Fiorenza un'occasione allettante: debuttare come Santuzza nella "Cavalleria Rusticana" al Teatro "Carlo Felice" di Genova. Si era alle solite: nonostante fosse ancora "una bambina" dal punto di vista artistico, la sua voce aveva impressionato al punto da procurarle un contratto in un ruolo che, di solito, è cantato da un mezzosoprano o da un soprano lirico spinto verista, già avanti con la carriera. Nonostante i lusinghieri apprezzamenti, si rende conto che quella strada la stava portando lontano dai suoi obiettivi.
Decide dunque di accettare l'offerta di cantare il "Mosè" di Rossini al Festival "Estate di Spalato" in Croazia. Una scelta non facile, anche in considerazione del fatto che la guerra serbo-croata era in pieno svolgimento, ma questo apriva la strada verso il repertorio ambito. Ha così inizio una collaborazione che nel corso di tre anni ha consentito a Fiorenza Cedolins di debuttare nelle opere che desiderava, "I Lombardi alla Prima Crociata", "Il Trovatore", "La Traviata", "Messa di Requiem".
Dopo questa ulteriore gavetta, Fiorenza si sentiva abbastanza matura per affrontare il mondo operistico italiano e, nel 1995, ne ha la conferma vincendo il Concorso Pavarotti International. "Big Luciano" l'ha voluta accanto a sé a Philadelphia per cantare, nel 1996, il terzo Atto di "Tosca", nel gala dei vincitori. In quella occasione è stata notata da un'Agenzia italiana e proposta al Maestro Muti per la "Cavalleria Rusticana" del Ravenna Festival 1996.
Ancora una volta le viene proposto un repertorio diverso da quello che, in realtà, voleva interpretare! Ma non poteva dire di no ad un'occasione così prestigiosa. La scelta si rivelò felice perché questo le ha permesso di entrare nel mercato italiano: il Direttore Artistico del C.E.L., Alberto Paloscia, infatti, ha chiesto a Fiorenza Cedolins di interpretare, ancora una volta (l'ultima, per ora) il personaggio di Santuzza nella "Cavalleria Rusticana" che sarebbe andata in scena a Livorno nell'autunno del 1997.
Poco tempo prima, Fiorenza aveva conosciuto il suo attuale Manager, Filippo Militano, il quale, affascinato dalle sue qualità vocali, le ha presentato il Direttore dell'Opera di Nizza, Giancarlo Del Monaco. Il famoso regista ha subito creduto nel giovane soprano offrendole una produzione di "Tosca" per il 1999. Di comune accordo con il suo Manager, subito dopo la "Cavalleria" di Livorno, nonostante il grandissimo successo riscosso, hanno stabilito di rifiutare ogni proposta che andasse in direzione di ruoli troppo drammatici e di vocalità "spinta".
E' stata una scelta difficile, che ha significato "no", anche pesanti! Ma la decisione ha dato i risultati sperati. E' arrivata infatti la proposta per un "Simon Boccanegra" all'Opera di Montecarlo, con la direzione di Daniel Oren.
Da quel momento è iniziato un sodalizio artistico che è stata la vera grande svolta della carriera del soprano Fiorenza Cedolins. Infatti Daniel Oren la presenta nei più grandi Teatri italiani, e con lui si rinnova in ogni spettacolo una straordinaria intesa musicale che la arricchisce artisticamente e umanamente.
Il 1998 è stato un crescendo di successi: da Piacenza dove ha debuttato il ruolo di Amalia ne "I Masnadieri", a Tel Aviv ancora per "Simon Boccanegra" con la Israel Philharmonic Orchestra diretta da Daniel Oren; da "Tosca" per il Teatro dell'Opera di Roma a "La Battaglia di Legnano" al Teatro Filarmonico di Verona e, per concludere, l'"Aida" al San Carlo di Napoli.
Il 1999 ha visto la sua definitiva affermazione nel panorama operistico italiano: "La Battaglia di Legnano" nel Circuito Piacenza-Parma-Modena, "Tosca" all'Opera di Nizza, "Suor Angelica" al San Carlo di Napoli, "Tosca" all'Arena di Verona, e soprattutto "Madama Butterfly" allo Sferisterio di Macerata con De Bernart e Brockhaus, hanno segnato un grande sviluppo della sua carriera.
L'anno si è chiuso in bellezza con l'assegnazione del Premio "Tosi" dell'Associazione "Parma Lirica" e con un gala al Teatro Lirico di Cagliari diretto da Lorin Maazel.
Il 2000 per Fiorenza inizia con una grande sfida: "Norma" al Teatro Bellini di Catania; poi un bel gala a Tel Aviv diretto da Zubin Mehta, due produzioni di "Trovatore", una al Teatro Regio di Parma e l'altra alla Frankfurter Oper.
Un altro debutto estremamente significativo è stato quello in "Adriana Lecouvreur" con la direzione di Daniel Oren a Trieste. Un'esperienza felicissima, come quelle di "Bohème" allo Sferisterio di Macerata e della "Messa da Requiem", diretta da Maazel all'Arena di Verona.
La Fondazione "Verona per l'Arena" l'ha inoltre insignita del Premio "Zenatello" come migliore cantante debuttante nella stagione 1999.
Dopo la pausa estiva Fiorenza Cedolins ha ripreso l'attività con la "Tosca" inaugurando la stagione all'0pera di Nizza e subito dopo è volata in Israele per il bellissimo debutto in "Manon Lescaut" di Puccini, all'auditorium della Israel Philharmonic Orchestra sotto la guida del sempre eccezionale Daniel Oren, un altro meraviglioso personaggio entrato nel suo animo.
Al rientro da Tel Aviv una sorpresa inimmaginabile: il referendum indetto dalla rivista l'Opera (Opera Awards) , l'ha designato quale migliore soprano nel 1999 per la "Madama Butterfly" di Macerata. Un grande gioia per Fiorenza nell'apprendere che tante persone hanno così apprezzato la sua piccola Cio Cio-San!