IL CONTE GIACOMO CECONI

Imprenditore di straordinaria grandezza e lungimiranza, ha sfruttato le proprie capacità professionali sempre a favore dei suoi concittadini e della sua Valle.

I testi di questa presentazione sono liberamente tratti dal volume "Giacomo Ceconi un impresario friulano" di Lucia D’Andrea e Alessandro Vigevani, edito dalla Camera di Commercio di Udine (1994).

 

 

 

 

 Il castello

 Lo stemma

 Strada Reg. Margherita

 La chiesa di S. Antonio

 Il traforo dell'Arlberg

I rimboschimenti 

 Altre opere in Valle

Mario Ceconi 

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Il grande successo di Giacomo Ceconi come impresario si basò sulla solidarietà, sull'obbedienza, sulla collaborazione e sulla fiducia incondizionata dei suoi uomini. Nel periodo culminante superarono le 16.000 unità, sparsi per i vari cantieri. Provenivano quasi esclusivamente dalla Valle d'Arzino, dal Canal del Ferro e dai paesi della valle del Tagliamento. Il suo sistema di costruzione delle gallerie venne premiato all'Esposizione Internazionale di St. Louis.

 

Alcuni componenti dell'impresa Ceconi, ritratti con il Conte che all'epoca aveva circa 70 anni, in occasione della costruzione della galleria ferroviaria di Wochein ..... (1901-1904).

 

La Direzione dell’impresa sempre in occasione del Traforo del Wochein. Accanto al Conte, vi è il fedele terranova Wodan. Foto dello Studio Borghesan (n.29 dell’albo).

 

 

A Innsbruck, in occasione dell'inaugurazione della nuova linea ferroviaria dell'Arlberg, Francesco Giuseppe gli portò personalmente il diploma di investitura a nobile dell'impero.

 

 

 

 

Giacomo Ceconi nasce il 29 settembre del 1833 in Val Nespolaria, una località che si dirama nella parte centrale della Val d’Arzino, molto prossima all’abitato di Pielungo. La famiglia molto modesta è gestita dall’energica madre, Maddalena Guerra, detta "la Biela di Cerdevol". Il diciottenne Giacomo, parte analfabeta nel 1851 da Pielungo e giunge a Trieste, città cosmopolita e ricca di fermenti culturali, per imparare il mestiere di muratore. Il giovane Ceconi si dedica subito allo studio, seguendo corsi serali. Apprende così, nel volgere di poco tempo, anche i rudimenti del disegno geometrico da manovale diviene muratore e quindi, essendosi conquistata la fiducia dei propri datori di lavoro, ottiene pure degli incarichi di particolare importanza. A partire dal 1857, Giacomo Ceconi assume delle opere in proprio, alla guida di un gruppo di compaesani, quali la costruzione dell'importante viadotto ferroviario di Borovnica e della ferrovia che univa Klagenfurt a Maribor. Non ancora venticinquenne, ottiene appalti di lavori ferroviari in Croazia, in Carinzia e anche in Ungheria. Nel 1865 inizia la sua vera attività di impresario indipendente, costruendo i fabbricati lungo la linea Sopron - Sabaria, ottenendo lavori sulla ferrovia che avrebbe unito Verona al Tirolo, erigendo le stazioni di Vipiteno, Colle Isarco, Brennero e Gries. Importanti sono pure le opere ferroviarie che realizza, sempre nell'Impero Asburgico, nel triennio 1869 -1871: le linee da Kreuzstätten a Mislitz e da Grüssbach a Znojmo; dal 1872 al 1875 costruisce le stazioni ferroviarie di Fiume e di San Pietro del Carso; successivamente è impegnato in Baviera; poi, nel biennio 1877-79, realizza le stazioni di Tarvisio e di Pontafel. Verso la fine degli anni Settanta sposta i suoi cantieri nel Regno d'Italia, per la posa in opera del tratto Pontebba-Tarvisio. Nel 1879, prende la cittadinanza austriaca e così tacita il vespaio di proteste che l'imprenditoria asburgica aveva sollevato contro il costruttore straniero che prevaleva sui concorrenti, aggiudicandosi i lavori del Vorarlberg, opera con la quale Giacomo Ceconi si conquista il titolo nobiliare. Il traforo dell'Arlberg, è un imponente e ambizioso lavoro che l'imprenditore friulano si aggiudica, associato ai fratelli Lapp per la parte occidentale e da solo per la parte orientale. Il contratto viene sottoscritto il 23 dicembre 1880. La galleria dell'Arlberg, la terza al mondo in ordine assoluto di realizzazione, è stata la prima in territorio austriaco e viene dunque completata in soli tre anni, con ben oltre tredici mesi di anticipo rispetto a quanto stipulato nel contratto. Tale prestazione frutta all'impresa Ceconi la ragguardevole cifra di ottocento fiorini per ogni giorno di anticipo. Pertanto al Ceconi viene corrisposto il premio di 276 mila fiorini. L'eccellente successo che corona l'intraprendenza e le capacità di Giacomo Ceconi è reso possibile dalla perfetta organizzazione di cui l'impresa gode e dalle innovative tecniche di lavorazione utilizzate, che sopperiscono alle difficoltà legate all'esigenza di ampi raggi e di pendenze soltanto lievi, all'opera di perforazione e allo sgombero del materiale di scavo. Già il 24 giugno del 1881 (solo cinque mesi prima sono effettivamente iniziati i lavori) viene festeggiato il primo chilometro di galleria. Il 19 novembre del 1883 (27 mesi dopo) il ministro von Pino, con atto simbolico, fa brillare la mina che abbatte la parete di roccia che ancora divide i due tronconi della galleria, i quali lateralmente risultarono combaciare con uno scarto di appena 43 millimetri, rispetto ai calcoli di progettazione. Il successo conseguito dall'impresa Ceconi è tanto più memorabile in quanto durante tutto il periodo di scavo, i lavori non vengono funestati da alcun infortunio grave. Nulla viene tralasciato, pur di scongiurare l'eventualità di qualche sciagura. Benché il lavoro in galleria proceda senza soluzione di continuità, i turni per ogni squadra non superano mai le otto ore giornaliere. Le ragioni di questo incontenibile successo, vanno individuate non solo nella fedeltà delle squadre di operai, per lo più dirette da compaesani, ma anche nelle sue abili qualità di organizzatore. Negli anni 1885-87 attende alla linea Tàbor - Hornì Cerekev, realizzando in tale occasione il secondo viadotto, per altezza, della monarchia asburgica (viadotto di Cervena, alto 67 metri). L'opera fu tanto più mirabile in quanto venne innalzata senza l'ausilio di armature. Si dedica quindi a lavori nel porto di Trieste e in varie località portuali della Sardegna fino al 1900. Ormai in età avanzata, chiude la sua attività imprenditoriale, lontano dal suo paese natale, con la costruzione del traforo del Wochein.

Muore a Udine il 18 luglio 1910.