Il migliore, se non l'unico, significato di "costruire ecologicamente", è rintracciabile nell'intendere l'ambiente come un insieme di componenti indesiderabili e desiderabili, come una fonte di problemi ma anche di opportunità.
Acquisito questo atteggiamento, diventa istintivo scegliere un materiale naturale al posto di uno artificiale, considerare i costi energetici di fabbricazione oltreché di utilizzo dei materiali da costruzione, proteggere l'edificio dalle intemperie senza impedire che vi entri luce e calore, utilizzare il progresso tecnologico per migliorare l'interfaccia edificio-ambiente, invece che per separarli nettamente, e per ottenere energia gratuita e senza sprechi.
Si è visto, nei paragrafi precedenti, che gli investimenti a tempo di ritorno più basso sono quelli per il solare termico, le cui applicazioni attive e passive potrebbero provvedere, per intero, alle necessità di acqua calda e riscaldamento di un edificio massiccio e ben coibentato. Non è detto però che, in un prossimo futuro (ma già nel '97 la crescita del mercato è stata del 42%), non si assista ad un exploit della conversione fotovoltaica, soprattutto per la presa di coscienza dei governi sul bilancio positivo incentivi-spesa pubblica, più che per i progressi tecnologici.
Da parte dei produttori, occorrerebbe una maggiore attenzione verso ricerca e sviluppo di materiali ed applicazioni per le energie rinnovabili.
Sarebbe desiderabile una evoluzione delle attuali multinazionali del petrolio in multinazionali dell'energia, con evidenti guadagni per l'ambiente, l'economia mondiale e le stesse aziende; due esempi di chi si muove già in questa direzione: ENI (con la consociata EUROSOLARE) e British Petroleum (con BP Solar).
Infine, da parte degli utenti (chi non lo è?), si dovrebbe mettere da parte una certa "pigrizia mentale", per cercare risposte meno affrettate e di più ampia visione (in senso finanziario ma anche ambientale) alla domanda "quanto mi costa?"; il risultato potrebbe essere sorprendente, soprattutto per chi si percepisce come contribuente dello Stato e come usufruttuario del Pianeta.
Da parte mia, ho cercato di "lanciare un sasso nello stagno" e di provocare curiosità e desiderio di saperne di più, senza pretendere di esaurire l'argomento (e non avrei potuto pretenderlo, vista la sua continua evoluzione e la multidisciplinarietà delle conoscenze richieste a chi se ne occupa per mestiere); sarei soddisfatto se, con questo lavoro, fossi riuscito almeno a sfatare alcuni dei più vecchi pregiudizi sulle fonti energetiche rinnovabili e sul solare in particolare, perché si cominci a costruire con ecologia (nel senso etimologico di studio dell'ambiente), in modo da utilizzare al meglio le risorse che l'ambiente ci mette a disposizione.
gli ingg. Felice Apicella ed Angelo Sarno dell'ENEA di Portici (NA);
l'ing. Telesca del Centro di Consulenza Energetica Integrata ENEA di Potenza;
il prof. ing. Gianpaolo Ruocco della facoltà di Agraria dell'USB;
il sig. Norberto Frati dell'ADICONSUM di Roma;
l'ing. Giorgio Piccinetti, presidente dell'Associazione Italiana Solare Termico (ASSOLTERM) di Roma;
la dott.ssa Alessia Malossi della Warex srl di Roma;
il sig. Sergio Cazzulini della Uflex Trade srl di Busalla (GE);
la Costruzioni Solari srl di Cavallino (LE);